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Nel
mese tradizionalmente dedicato a onorare la Madre di Dio vogliamo rileggere la
Lettera alle donne di Giovanni
Paolo II (29 giugno 1995) e soffermarci sui brani che ritraggono il profilo di
Maria, dove risplende in modo evidente il suo essere icona del genio femminile.
Se si vuole far luce sul mistero della donna, non c’è punto di partenza migliore
che mettere a fuoco la figura di Maria di Nazaret. Come credenti siamo tutti
impegnati a far circolare tra le persone inquiete e disorientate del nostro
tempo la verità racchiusa in Colei che Giovanni Paolo II haindicato quale
«massima espressione del “genio” femminile». In Maria la femminilità è pura
gratuità, è dono coraggioso e audace, è slancio di amore e di unità. Il termine
biblico «donna» assume in lei perfetta evidenza. Nella sua femminilità esemplare
la Chiesa trova una fonte
incessante d’ispirazione.
L’evangelista Luca, ricorda il Papa,
nell’episodio dell’Annunciazione presenta Maria che si dichiara «serva del
Signore». Questa autodefinizione non riconduce tanto la Vergine al servizio che
le è proprio, iscritto quasi nel suo corpo, in quanto sposa e madre. Sottolinea
invece chi è il termine del
servizio, di chi Maria si proclama serva. Presentandosi quale «serva del
Signore», ella risponde alla domanda più profonda e assillante della vita, cioè
alla domanda su chi ella sia, perché sia, quale sia lo scopo della
sua esistenza. Mariaè la serva del Signore. L’uomo/donna, ogni uomo/donna, è
chiamato a riconoscere la signoria di Dio ponendosi al suo servizio.
Di fronte a una cultura dominata da
prepotenza, autoaffermazione, violenza, schiavitù, contese, guerre, odio, la
Serva del Signore testimonia che al di fuori del riconoscimento della sovranità
di Dio non resta, per l’uomo, che l’alienazione da se stesso, dall’altro, dal
creato. L’uomo diventa se stesso nella misura in cui vive
per l’altro. Il servizio è la chiave
risolutiva dell’esistenza umana, la risposta ai problemi che ci travagliano. In
effetti, «mettendosi al servizio di Dio – afferma Giovanni Paolo II – Maria si è
posta anche al servizio degli uomini: il suo è un servizio d’amore». Proprio
questo stile di servizio «le ha permesso di realizzare nella sua vita
l’esperienza di un misterioso ma autentico “regnare”. Non a caso è invocata come
“Re-gina del cielo e della terra”. L’invoca così l’intera comunità dei credenti,
l’invocano “Regina” molte nazioni e popoli. Il suo “regnare” è servire! Il suo
servire è “regnare”» (Lettera alle donne 10). Riconoscere la signoria di
Dio e professarsi sua «umile serva» rendono partecipe Maria di quella regalità
cui Dio, in principio, ha chiamato la sua creatura. Una regalità che sul
paradigma del divino donarsi, non è autoritario sottomettere a sé l’altro, ma
piuttosto un aprisi all’altro, accogliendone la novità.
In Maria si è avverato soprattutto il «dono
sincero di sé». Riflettendo sulle due note della Vergine di Nazaret, «serva» e
«regina», papa Wojtyla pone il rapporto tra «regnare e servire», tra «servire e
regnare». «Così, dice il Papa, dovrebbe essere intesa l’autorità tanto nella
famiglia, quanto nella società e nella Chiesa. Il regnare è rivelazione della
vocazione fondamentale dell’essere umano, in quanto creato “ad immagine” di
colui che è Signore del cielo e della terra,
chiamato ad essere in Cristo suo figlio
adottivo. L’uomo è la sola
creatura sulla terra “che Iddio abbia voluto
per se stessa”, come insegna il Vaticano II, il quale in modo significativo
aggiunge che l’uomo “non può ritrovarsi pienamente se non attraverso il dono
since-ro di sé”. In questo consiste il materno regnare di Maria»
(Lettera alle donne 10). Un amore a
servizio della vita, della pace, dell’unità, della comunione, di un’esistenza
qualitativamente più umana fa del servire un regnare e del regnare un servire.
Questo percorso fatto proprio da Maria manifesta la sua genialità femminile.
Facendosi dono per il Figlio ella è diventata dono anche per l’intera famiglia
umana. Questo itinerario ella propone, svelando alle donne e agli uomini del
nostro tempo come non sia possibile perseguire il traguardo che Dio ci ha
assegnato se non per questa via.
Il servizio d’amore di Maria è illuminato dal
Figlio di Dio dive-nuto “servo” per amore; il servizio della Madre imita quello
stesso del suo Figlio, messo in atto nella sua incarnazione e nella sua morte in
croce. Cristo è disceso dalla condizione divina e ha fatto propria quella di
schiavo (cf Fil 2,6-11). Il Padre ha gradito la su
kenosi e lo ha glorificato (cf Gv
13,31-32). L’incarnazione del Figlio di Dio rivela la vocazione originaria
dell’uomo: essere per l’altro, accogliere l’altro, donarsi. Il che a ben
pensarci è già iscritto nel circolo dell’amore trinitario. Maria fa pienamente
sua questa logica e questa esperienza oblativa. Per tutti noi non si tratta di
uno dei percorsi possibili, ma dell’unico atteggiamento che davvero ci consenta
di realizzare la nostra vocazione. Solo la via del servizio - che è amore -
salverà il mondo. Si tratta di cooperare a realizzare una cultura nuova nel
segno del dialogo e della solidarietà, impossibili senza lo spirito del
servizio.
Maria inoltre si manifesta icona del genio
femminile in quanto è sorella
nostra. Titolo mariano antico, «sorella» indica la condizione comune a Maria di
Nazaret e ai discepoli di Cristo nell’ordine della natura e della grazia. Paolo
VI ebbe una particolare predilezione per tale titolo, Nel nostro tempo compare
con una certa frequenza nella letteratura della vita consacrata. Esso dice
vicinanza e comunione di esperienze di vita: le persone consacrate infatti
sentono Maria vicina nel loro cammino di fede, nelle modalità esistenziali della
sequela di Cristo, nella determinazione a vivere in modo stabile la regola
dell’amore fraterno e sororale. In Maria nostra sorella i consacrati scoprono la
creatura in cui tutto, perfino il suo fiat, è opera della grazia; l’umile
serva in cui si manifesta in modo eminente lo stile di Dio, che sceglie gli
ultimi e si rivela ai piccoli (cf Mt 11,25); la «sorella povera» che Dio ha reso
grande e ricca di grazia; l’icona esemplare dell’accoglienza della Parola,
dell’apertura allo Spirito, della fede piena di stupore, di riconoscenza e di
gioia.
Amiche lettrici e cari lettori, il presente
numero di Consacrazione e Servizio,
come già evidente dalla raffigurazione della copertina, dedica il Dossier
al tema della donna, scelto dal consiglio di Redazione in occasione della
ricorrenza dei vent’anni della Lettera apostolica «Mulieris dignitatem» (1988).
Sotto il titolo «Alcune donne ci hanno sconvolti», espressione tratta dal
Vangelo di Luca (24,22), nel Dossier sono raccolti cinque studi, pensati
ed elaborati tenendo presente la prospettiva biblica (Lilia Sebastiani, Rosanna
Virgili), ecclesiologica (Cettina Militello), mariologica, (Bernardo Antonini),
antropologica (Marcella Farina). Completa questo itinerario interdisciplinare la
riflessione sul recente Convegno programmato dal Pontificio Consiglio per i
Laici sulla vocazione e missione della donna (Luciagnese Cedrone).
Non è compito facile quello che la società e
la Chiesa affidano e attendono dal «genio della donna». Contemplando Maria
«massima espressione del genio femminile» ci sentiamo chiamati a mettere in atto
l’invito di Giovanni Paolo II: «vedere con il cuore». Con lo sguardo del cuore -
ispirandoci a Maria serva del Signore e sorella nostra - ognuno di noi penetra
anche la realtà più semplice e piccola, quella più ostinata e avversa, per
essere dono illimitato, dimora calda e accogliente della vita. Per elargire
“tenerezza di donna”, come recita il titolo dei seguenti versi di suor Bianca
Gaudiano rivolti a Maria:
«Nella circolarità
sempre in atto
della creazione unificante,
saldata con il Verbo fatto carne,
versi nei legami
dello Spirito ardente,
tenerezza di donna».
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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