“Come pochi altri del suo tempo seppe risvegliare nell’uomo il brivido
del mistero e il senso della trascendenza”.
Se a dirlo, anzi a
mettere per iscritto questo omaggio al Papa bresciano che guidò la
Chiesa postconciliare nei turbolenti anni della contestazione giovanile
è uno come l’arcivescovo emerito di Milano, il cardinale Carlo Maria
Martini, che resse la Cattedra di Ambrogio dopo l’arcivescovo Giovanni
Colombo, non c’è bisogno di altri attestati. Paolo VI è stato il
timoniere della Chiesa che aprì la strada ai viaggi internazionali e in
particolare la Chiesa al mondo.
Al Maestro nella fede
è dedicato il libro scritto da don Patrice Mahieu per i tipi della
Libreria Editrice Vaticana Paolo VI. Maestro spirituale su cui
riflettiamo insieme a don Giorgio Basadonna, sacerdote milanese che lo
ha conosciuto bene e autore di numerosi scritti sul Papa degli artisti,
al quale abbiamo chiesto quale aspetto della personalità di Paolo VI ama
ricordare.
“Proprio la sua
capacità d’essere maestro. Non perché vuole essere maestro, ma di fatto
il suo modo di parlare, di presentare il mistero di Gesù, della Chiesa e
della vita umana diventa magistrale. Si ascolta volentieri. Da Lui è
possibile apprendere tanto. Papa Montini è davvero maestro spirituale
perché c’introduce al mistero dello Spirito Santo, che agisce dentro di
noi. Maestro e testimone, oltre che santo. Lui stesso amava ricordare
che al giorno d’oggi la gente ama e ascolta i maestri che sono testimoni
credibili della Parola che salva. E lui è stato ed è un testimone
meraviglioso, da questo punto di vista”.
La sua
prima enciclica,
Ecclesiam suam, il suo manifesto
programmatico, quello che segna una svolta nel rapporto Chiesa–mondo, ha
compiuto quarant’anni. Ed è più che mai attuale….
“Sì, ha messo mano al
documento proprio all’inizio del suo pontificato, durante la seconda
fase del Concilio Ecumenico Vaticano II, in cui la Chiesa si riconosce
come luce delle genti. E come Chiesa che si apre alla società
contemporanea, in un dialogo a cerchi concentrici, in cui dobbiamo
leggere il mondo cristiano, quello non cristiano, il mondo credente e
quello non credente. È la ricchezza della Chiesa che si offre a tutti,
indistintamente.
Direi che occorre
sottolineare un aspetto tutt’altro che secondario: l’enciclica è stata
scritta interamente dal Papa. Di suo pugno. C’è un’edizione fotostatica,
infatti, dove è possibile vedere pagina per pagina ogni sua meticolosa
correzione e le sue aggiunte. Anche da questo è possibile comprendere la
profondità spirituale di questo grande bresciano. Che ha il gusto di
migliorarsi sempre. Leggere quelle righe è commovente.”
A ventisei anni dalla conclusione della parabola terrena
di Papa Montini, a suo avviso, Paolo VI è davvero un “Papa dimenticato”
come il titolo di un documentario che gli ha recentemente dedicato Rai
Tre?
“Più che dimenticato,
direi trascurato. È successo per il Pontefice quello che succede al
cammino umano. Quando uno scompare, il suo ricordo si appanna fino a
scomparire. Poi, piano piano, riemerge. Esattamente come è accaduto al
Papa. Mi sembra di poter dire che la sua memoria stia conoscendo una
stagione nuova di luce. Spero che si arrivi presto alla beatificazione.
A parte questo, nel
mondo cristiano e non solo ho notato un generale interesse per la
parola di Paolo VI piena di umanità e
ricca di saggezza. È la sua figura che spicca, a distanza di anni.
Mi è capitato di parlare con tantissime persone che hanno seguito la
trasmissione di Rai Tre e tra queste, persone che non avrei mai
immaginato attente e curiose nei riguardi di un programma televisivo su
un Pontefice. Mi fa molto piacere. Perché ha fatto gustare e apprezzare
un Pastore come Paolo VI. Specialmente adesso. Diversissimo dal Papa
attuale, anche per il diverso contesto storico. Ha operato
coraggiosamente nel suo tempo. Si sta capendo bene oggi che
attraversiamo tempi tristi. Più passa il tempo e più le persone vere
emergono. E diventano luce per tutti noi”.
Lei ha
citato Papa Wojtyla che diventò cardinale per volontà di Papa Montini.
Sappiamo bene che non ci sarebbe il Papa polacco senza quello venuto da
Concesio….
“Lui stesso racconta
che Giovanni Battista Montini è stato suo maestro. Nella copertina di
questo libro edito dalla Lev è riportata una sua frase: “Questo Papa
capisce l’uomo perché lo guarda con gli occhi di Cristo”. C’è molta
sofferenza, attesa e gioia nei suoi occhi. Sono due Papi diversissimi.
Ma l’attuale sa quanto deve al predecessore. Spesso ricorda di essersi
ispirato a Montini per la sua azione, anche se è diverso per carisma,
per momento storico della Chiesa. La porta dei grandi viaggi sa bene che
l’ha aperta Paolo VI. Ha cominciato con il pellegrinaggio in Terra
Santa”.
Nel libro
si legge che “Paolo VI è stato l’uomo delle notti, la sentinella che
annuncia la venuta del giorno”. Lei si sente di condividere quest’affermazione?
“Certamente. Il mondo,
anche oggi, è avvolto dal buio della notte. Anche se quelli attuali sono
diversi dai tempi attraversati da Paolo VI. Ed è stato lui, la
sentinella che ha vegliato e scrutato il panorama alla ricerca di quel
segno di speranza, sempre pronto a incoraggiare l’umanità confusa e
dubbiosa. Non dimentichiamo che Paolo VI si è confrontato con il periodo
della contestazione, con il ’68 e la sua impetuosa ventata di novità.
Direi con un’attenzione profondissima, mista a sofferenza e grande
speranza. Quante volte ha invitato a leggere bene tra i segni dei
tempi perché dentro c’è qualcosa di buono, per cui vale la pena
andare avanti. Sapeva infondere un senso di fiducia e di speranza che
gli veniva dalla sua fede. Un passo da lui compiuto in una fase
storicamente difficile e di grande sofferenza. Anche all’interno della
Chiesa, in cui c’erano situazioni particolarmente dolorose. Eppure la
sua speranza e la sua certezza nel guidare la Barca di Pietro non è mai
venuta meno. Direi con serenità e fiducia. Anche se con fatica”.
Paolo VI,
il Papa dello Spirito Santo: nessuno ne ha parlato quanto lui e come
lui……..
“E’ vero. Questo
richiamo ricorre spesso nelle sue preghiere e nelle sue omelie. C’è una
raccolta di preghiere edita dalla Morcelliana dedicata proprio allo
Spirito Santo in cui spesso invoca lo Spirito Santo ed invita il
credente a fare altrettanto, ad aprirsi allo
Spirito di Cristo e alla
vita, il solo capace di dare la forza di intuire Cristo”.
Ma è stato
anche e soprattutto un papato cristocentrico…
“Sì. Sentirlo parlare
di Gesù era un’emozione indescrivibile. La sua voce era commovente ed
esaltante. I suoi discorsi, come quello pronunciato a Manila in
occasione del viaggio, sono l’espressione concreta di un uomo
entusiasta, innamorato di Cristo. Capace di trascinare tutti gli uomini
ad amare Cristo. Da cardinale, Montini scrisse prima del Concilio
Ecumenico Vaticano II: ‘La Chiesa è tutta per Cristo’. La stessa idea la
sviluppò in seguito, alla fine del Concilio stesso. Nei suoi testi
emerge prepotentemente Gesù Cristo celebrato nel mistero fissato nella
tradizione liturgica, Gesù Cristo presente nel cuore del mondo, Gesù
Cristo fondamento della Chiesa. Ma che cosa c’è di più eloquente di
questa professione di fede a Cristo, pronunciata a Manila, durante il
viaggio in Estremo Oriente? Questo, disse, è il nostro perenne annuncio,
è la voce che noi facciamo risuonare per tutta la terra e per tutta la
fila dei secoli. Ricordate e meditate: il Papa è venuto qua tra voi, e
ha gridato Gesù Cristo”.
Saper
parlare a tutti e la sua gioia contagiosa sono due tratti caratteristici
di questo Papa poco esplorate descritto come un uomo tormentato. Non va
dimenticato la sua esortazione apostolica sulla gioia che ne è un
esempio lampante……
“Scritta in un momento
storicamente non facile come il 1975. Certo un cristiano non può non
soffrire: è la croce della Risurrezione. È giusto dire che Paolo VI è
stato un uomo che ha sofferto. Specialmente di fronte al mondo. In
questo sta la sua grandezza. L’invito a conclusione dell’Anno Santo
dello stesso anno ad edificare la civiltà dell’amore:
anche questo è un segno di speranza e di fiducia nel futuro. Tocca al
cristiano, al credente impegnarsi per un mondo migliore. È
un’espressione che molto spesso usa il Papa attuale”.
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