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English version
Laureato in teologia presso l'Università Lateranense, dove ha conseguito
anche la licenza in filosofia; ed in pedagogia presso l'università di
Urbino. E' stato ordinato sacerdote il 15 marzo 1970, è stato rettore
della Chiesa di Sant'Egidio in Trastevere. Dal 1981 al 2000 è stato
parroco nella Basilica di Santa Maria in Trastevere e Prefetto della
terza prefettura di Roma. E' postulatore della causa di beatificazione
del vescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero. Il 2 aprile del 2000 è
stato ordinato vescovo di Terni Narni Amelia nella Cattedrale di San
Giovanni in Laterano e ha fatto il suo ingresso in diocesi il 16 aprile.
E’ stato nominato dalla Santa Sede, nel settembre del 2002, Presidente
della Federazione Biblica Cattolica Internazionale.
Dal
maggio 2004 è Presidente della Commissione Ecumenismo e dialogo
della Conferenza Episcopale Italiana. E' stato Assistente Ecclesiastico
Generale della Comunità di Sant'Egidio che segue sin dall'inizio degli
anni '70. Partecipa attivamente all'Associazione "Uomini e Religioni"
della Comunità di Sant'Egidio che organizza incontri ecumenici e
interreligiosi. Iscritto all'Ordine dei giornalisti del Lazio,
collabora con riviste, giornali e a programmi radiofonici e televisivi.
A Lui abbiamo rivolto alcune domande sulla vita consacrata e sulle Sacre
Scritture, in occasione del Congresso internazionale su “La Bibbia nella
vita della Chiesa” tenuto a Roma dal 14 al 18 settembre u.s.,
organizzato dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei
Cristiani e dalla Federazione Biblica Cattolica. In esso il 14 settembre
alle ore 16 egli aveva tenuto il discorso inaugurale
In
che modo la Bibbia interpella la vita consacrata?
“Se guardiamo alla
storia della Chiesa di questi duemila anni, noi dobbiamo dire che la
vita consacrata genericamente intesa è la dimostrazione del primato
della Parola di Dio. In tutti i versanti fondamentali della storia della
Chiesa cristiana, ogni volta che la Bibbia è stata accolta con
radicalità sono nati nuovi movimenti religiosi. Pensiamo, ad esempio,
alla grande svolta del monachesimo nel primo millennio oppure all’altra
grande svolta nel primo millennio quando Francesco d’Assisi volle
ascoltare il Vangelo sine glossa, cioè alla lettera. E questo
vale anche per le altri grandi figure religiose e ai movimenti dell’età
moderna. O anche quelli nati a cavallo tra l’otto e il novecento.
Quindi, direi che la Bibbia in qualche modo interpella oggi la vita
consacrata perché sia essa, siano i religiosi a ridare a tutta la Chiesa
la coscienza della bellezza e della profondità della forza di vivere il
Vangelo senza aggiunte”.
La
vita religiosa oggi si trova a vivere tempi di grandi cambiamenti
attraversati da sfide complesse in una società dai segnali contrastanti.
A Suo avviso, la Bibbia può essere strumento privilegiato per far sì che
le religiose possano essere testimoni credibili di Cristo e speranza di
un mondo ancora non pacificato?
“Credo che
all’inizio di questo millennio le religiose e i religiosi dovrebbero
manifestare a tutti la forza del Vangelo che cambia, che cambia la vita
personale. Quindi, anche quella del mondo. Perché è da un cuore
pacificato che il mondo può cogliere la pace. Diceva San Serafino di
Sarov, il grande santo russo,’acquista la pace nel tuo cuore e in
migliaia accorreranno attorno a te’. Il mio augurio e la mia preghiera è
che tutte le congregazioni religiose, in particolare quelle femminili,
possano come fece Maria correre incontro a questo nuovo secolo che è già
vecchio, che vive già momenti di così grande pericolo, manifestando la
bellezza di credere in Dio, la bellezza di vivere fraternamente, la
bellezza di spendere la propria vita per gli altri. Perché questo è, in
fondo, ciò che la Parola di Dio testimonia al mondo: c’è più gioia nel
dare che nel ricevere. E chi, più delle donne, sa cosa vuol dire dare la
vita per gli altri?”
In
occasione della conferenza stampa di presentazione del congresso
internazionale, Lei ha detto che nella vita dei credenti la Bibbia ha
troppo poco spazio. Come colmare questa lacuna e questo desiderio dei
fedeli della Parola di Dio? E quale ruolo possono svolgere in questo
senso le religiose?
“Non c’è dubbio
che questa piccola inchiesta condotta in Italia, in Francia e in Spagna
mostra quanto sia ancora poco presente la Bibbia nella vita dei fedeli,
come anche spesso nella vita pastorale. Ed è per questo che talora le
nostre comunità sono un po’ asfittiche e con poco respiro. Le religiose
che trovano la ragione della loro vita nella Parola di Dio, con
l’esempio e con la Parola, debbono comunicare il primato dell’amore di
Dio per tutti. Allora, mi permetterei di dire che le religiose
dovrebbero mostrare a tutti che la Bibbia è il primo Libro della loro
vita, che la Bibbia, quella personale di ciascuna da cui non si separano
mai neanche per andare in vacanza, è il tesoro che tutti i cristiani
dovrebbero avere. Quindi, come mi piacere vedere la religiosa all’inizio
di questo millennio? Con la Bibbia sotto braccio, testimoniandola con la
vita e con la Parola”.
L’Anno dell’Eucaristia è per tutti un invito pressante a rimettere al
centro della propria vita il mistero eucaristico. Come viverlo, giorno
dopo giorno, a Suo avviso?
“Partendo da quel
che ho detto sulla Parola di Dio, direi che ogni giorno dovremmo vivere
Emmaus, ogni giorno dovremmo avere Gesù che apre la nostra intelligenza
alle Scritture per poterlo poi vedere nel sacramento della frazione del
pane e quindi, nei sacramenti fuori delle nostre chiese, che sono i
poveri. La Bibbia, l’Eucaristia, i poveri sono un unico itinerario che
può testimoniare la bellezza della vita cristiana e la forza di
cambiamento in questo mondo”.
In
tempi carichi di minacce a causa degli attentati di matrice
fondamentalista, c’è anche il rischio, Lei ha ricordato, che la Bibbia
sia male interpretata o peggio relativizzata. Come evitare tutto ciò,
alla luce della situazione internazionale?
“Penso che la
Bibbia non va slegata dalla vita concreta della comunità cristiana. La
Bibbia va letta sempre, come diceva s. Agostino, ‘sulle ginocchia della
Chiesa’. E questo evita, sia, il fondamentalismo, sia il relativismo. La
Bibbia diventa il Libro nel quale siamo riscaldati nel cuore per vivere
insieme la vita che ci viene indicata dal Signore ogni giorno. E se si
ha il cuore scaldato dalla Parola del Signore, credo che vedremo meglio
le situazioni nelle quali viviamo e sapremo essere accanto a loro con
maggiore efficacia. Mi permetterei di suggerire quel che Karl Barth,
grande uomo e grande teologo, amava dire: ‘il cristiano deve avere in
una mano la Bibbia e nell’altra, il giornale’. Leggere assieme questi
due giornali, queste due parole, credo che sia il modo migliore per
aiutare noi stessi e coloro che incontriamo a vivere sulla via di Dio”.
Il
congresso internazionale promosso nel 40.esimo anniversario della
promulgazione della Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione
mirava ad abbozzare una prima verifica del cammino fatto in questi 40
anni e nello stesso tempo studiare alcune prospettive. Le sue opinioni
in merito quali sono?
“Negli ultimi
quarant’anni certamente è avvenuta una rivoluzione, dopo il Concilio,
nella vita della Chiesa. Una delle cause più solide per questa
rivoluzione è stata proprio l’ascolto della Bibbia. Abbiamo fatto un
cammino enorme, in questo senso. Certo, resta ancora un cammino
lunghissimo da fare. L’ottanta per cento dei praticanti, in Italia
Spagna e Francia, ascoltano la Bibbia solo la domenica a Messa. E solo
il tre per cento dei praticanti la legge tutti i giorni. Mi chiedo,
nonostante che la Bibbia sia stata ancora poco letta, siamo riusciti a
fare un progresso considerevole nella vita della Chiesa e nella sua
presenza nel mondo, cosa potrà accadere se ancor più largamente tutti
accorreremo a questa fontana di grazia, che è la Parola di Dio? Ecco
perché, se noi ancor più ci nutriremo del pane buono della Parola di
Dio, potremo più speditamente e più solidamente percorrere il cammino
che ci resta davanti”.
L’auspicio da Lei formulato di un rinnovato entusiasmo da parte dei
fedeli attorno alla Bibbia contempla anche i mezzi di comunicazione di
massa? La televisione, spesso sotto accusa, si presta a suscitare questo
nuovo entusiasmo?
“Ma non c’è
dubbio! Quando uno si entusiasma di una cosa, la porta dovunque. Perché
il problema dei mezzi di comunicazione è che, appunto, sono mezzi. Il
problema è il contenuto. Se noi con il nostro entusiasmo li riempiamo,
li rendiamo strumenti della Parola di Dio, allora si comprende quanto
sia invece necessario utilizzarli perché, come dice l’apostolo Paolo,
‘la Parola di Dio compia il suo corso e nel modo più veloce possibile e
anche nel modo più largo possibile’. I mezzi di comunicazione possono
accelerare il cammino e allargare l’orizzonte”.
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