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Adriana Valerio,
teologa, è da più di vent’anni impegnata nel reperire fonti e
testimonianze per la ricostruzione della memoria delle donne nella
storia del cristianesimo. Laureata in Filosofia e in Teologia, è docente
di Storia del Cristianesimo, presso la Facoltà di Lettere della Federico II di Napoli. Dal 2003 al 2007 è stata
presidente dell’AFERT (Associazione Femminile Europea per
la Ricerca Teologica) e attualmente è presidente della “Fondazione Pasquale Valerio per la
storia delle donne”, con sede a Napoli.
Con la Fondazione ha avviato tre progetti internazionali (L’ Archivio, I luoghi della
memoria e La
Bibbia e le Donne) che coinvolgono studiosi da tutto il mondo impegnati nella
ricostruzione dell’identità storico-religiosa delle donne. È inoltre
autrice di numerose pubblicazioni tra cui “Donne e Religione a Napoli”,
“La Bibbia nell’interpretazione delle donne” e “Donne e Bibbia”. Ed è stata la
coordinatrice dei lavori dell’ultimo Congresso dell’ESWTR svoltosi a
fine agosto a Vico Equense.
Il
congresso che si è appena svolto a Napoli rappresenta una novità per
molti versi. Perché?
“Il XII Congresso
dell’ESWTR (European Society of Women for Theological Research) ha
rappresentato una novità per molteplici aspetti. Prima di tutto, per la
prima volta il Congresso Internazionale dell’Associazione ha avuto luogo
in Italia (precisamente a Vico Equense). Come prima italiana a rivestire
il ruolo di presidente, ci tenevo ad organizzare un momento così
importante nella mia terra. Inoltre,
fino ad oggi non si
era mai registrata la presenza di un così ampio e, soprattutto,
variegato numero di studiose (150 sono le teologhe che vi hanno preso
parte, provenienti da 23 nazioni europee, più Canada e USA),
appartenenti a tutte le confessioni cristiane, nonché a quella ebraica,
riunite non solo per discutere sul tema della vita (“Becoming Living
Communities”), ma anche per lanciare nuove proposte, nuove sfide.
Per la prima volta
dalla sua fondazione, avvenuta a Ginevra nel 1986, si è registrata una
presenza alta delle italiane (30) e delle spagnole (31), a riprova di un
sempre maggiore interesse delle donne per la teologia nei paesi
cattolici.
Anche
la presenza del mondo religioso è stata particolarmente significativa:
una decina di religiose provenienti dall’Italia, dalla Croazia, dalla
Francia e dalla Spagna manifesta il vivace dibattito presente nelle
comunità femminili. Devo anche dire che non è mancata la partecipazione
ortodossa che ha arricchito lo scambio tra le confessioni religiose.
Questo coinvolgimento delle donne provenienti da diverse tradizioni –
che si è espresso anche attraverso la proposta nelle mattinate dei
diversi culti - è, a mio avviso, l'elemento di forza di questa
organizzazione, perché mostra del Cristianesimo il volto dell'incontro
dialogante e fruttuoso, dell'ascolto della fede nella diversità delle
esperienze di studio e di preghiera”.
Su
quali argomenti in particolare avete appuntato la vostra attenzione?
“Il tema del convegno
è stato la vita, o meglio, la tematica di come le donne rendano vivi i
luoghi che abitano: le famiglie, le società, le chiese. Ci si è
interrogati sulla teologia della vita che le donne possono elaborare,
partendo dalla loro esperienza (relazioni di Andrea Guenter e Hanna
Strack); sulle ricadute ecclesiologiche di una “cittadinanza femminile”
da costruire nelle sue articolazioni vitali, ma anche nel senso della
fragilità (relazioni di Cettina Militello e Serena Noceti); sul
significato di genealogia femminile nell’Antico Testamento (Irmtraud
Fischer), nei suoi mutamenti semantici presenti nei vangeli e nella
letteratura cristiana antica (Elena Giannarelli), nonché nella sua
rilettura storica attraverso l’opera di Cristina da Pizzano (Valeria
Schifer); sull’esperienza vitale delle donne nei primi secoli,
attraverso il discepolato di uguali della comunità giovannea (Elisabeth
Schuesslerr Fiorenza); sulle esperienze pastorali delle donne nelle
diverse chiese (Kari Veiteberg, Michéle Jeunet, Vassiliki Mitropoulou);
sulla possibilità di elaborare una libertà delle donne in contesti
vitali di società e di Chiesa (Teresa Forcades)”.
Come descriverebbe la situazione in Europa ed in Italia, in particolare,
della ricerca teologica al femminile?
“Le Seicento donne
iscritte all’Associazione sono la punta di un iceberg di più vaste
proporzioni: ciò è indice di una esigenza, da parte delle donne
appartenenti a tutte le confessioni religiose, di approfondire la
propria fede, di dare forza argomentativa al loro essere credenti. La
loro presenza nelle facoltà teologiche è sempre più alta, nonostante
difficoltà, diffidenze e pregiudizi. Le pubblicazioni sono numerose,
qualificate e specialistiche. Purtroppo a questo vasto impegno non
corrisponde un’adeguata accoglienza degli studi e degli impegni delle
donne, ragione per cui le teologhe in Europa dobbiamo considerarle
‘donne di frontiera’, coscienza critica dell’universo religioso, ancora
troppo statico ed escludente. Alcune Facoltà Teologiche (in Germania,
Austria, ma anche Spagna e Italia) hanno anche integrato i tradizionali
corsi di studio con insegnamenti specifici in studi ‘di genere’, ma il
cammino è ancora lungo perché il mondo accademico riconosca e assimili
tali risultati”.
Da presidente della Fondazione Valerio ha avviato tre iniziative:
“I luoghi della memoria. Istituti religiosi femminili a Napoli”,
“Archivio per la storia delle donne” e “La Bibbia
e le Donne”. Di che cosa si tratta?
“L’Archivio per
la Storia delle donne
è una pubblicazione annuale,
unica nel suo genere in Italia,
costruita muovendo dal desiderio di proporre studi, basati su materiali
assolutamente inediti, che spaziano nei più
diversi ambiti, il religioso, l’artistico, quello
politico-istituzionale, il letterario ed il musicale.
Grazie a capillari e articolati rapporti con archivi pubblici e privati,
l’Archivio intende offrire agli studiosi materiali di prima mano
per l’interpretazione della storia delle donne.
Il
progetto I Luoghi della Memoria,
il cui primo frutto è stato il volume Istituti Religiosi Femminili a
Napoli dal IV al XVI secolo,
rappresenta un ulteriore filone storiografico (avviato anche con le
città di Salamanca e di L’Avana) di recupero della
storia socio-culturale, economica e religiosa dei più importanti
istituti religiosi femminili napoletani.
Da esso è nata la collana, Donne e Religione a Napoli: monasteri,
conservatori, ospedali. Storia, arte, spiritualità, nella quale,
attraverso il contributo di studi interdisciplinari, si vuole
ricostruire la vita interna, i ruoli delle protagoniste, le dinamiche
politiche delle famiglie aristocratiche che sostengono quelle
istituzioni religiose, luoghi di spiritualità, di cultura e di potere,
dando particolare rilievo agli aspetti storico-artistici: alle
committenze delle opere d’arte, all’iconografia, agli aspetti
architettonici e monumentali. Seminari, con la partecipazione di
studiosi internazionali, affiancheranno la preparazione dei volumi.
L’altro filone - l’anima teologica della Fondazione - è rappresentato
del progetto internazionale
La Bibbia e le donne,
che prevede la pubblicazione di 20 volumi in 4 lingue, con il
coinvolgimento di specialisti europei e americani. Il rapporto
donne-Sacra Scrittura è un luogo d’indagine privilegiato non solo
dell’universo religioso, ma della stessa identità femminile, attraverso
i secoli. Eppure negli studi di storia delle donne, la Bibbia,
fondamento della vita cristiana, appare poco. La storia dell’esegesi
femminile è, dunque, ancora tutta da scrivere.
I volumi, sotto la direzione di un comitato internazionale composto
dalle teologhe Irmtraud Fischer, Mercedes Navarro Puerto, Jorun Økland
e Adriana Valerio, si caratterizzano per una lettura esegetica e
storico-esegetica delle Scritture sacre, ebraiche e cristiane.
A questo scopo, i libri biblici, oltre che come documenti di fede,
saranno presentati come espressione di determinati ambienti
storico-culturali, punti di arrivo di un lungo cammino di esperienze
significative e di vive tradizioni. La finalità è far conoscere,
attraverso una metodologia interdisciplinare, l’interpretazione storica
della Bibbia relativamente alle donne, alle loro identità e ai loro
ruoli”.
Incontrando lo scorso anno le televisioni tedesche, Benedetto XVI ha
parlato di collegialità nella Chiesa e di maggiore spazio alle donne. In
particolare, ha fatto capire di voler valorizzare al massimo il ruolo
delle donne, la cui esclusione dal sacerdozio non deve precludere altri
ruoli. "Noi riteniamo - ha aggiunto - che la nostra fede e la
costituzione del Collegio degli Apostoli ci impegnino e non ci
permettano di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne. Ma non
bisogna neppure pensare che nella Chiesa l'unica possibilità di avere un
qualche ruolo di rilievo sia di essere sacerdote". Come interpreta
queste parole?
“Credo che ci sia una sempre maggiore attenzione da parte della
gerarchia sul ruolo delle donne nella Chiesa e credo siano estremamente
importanti le parole del papa circa la necessità di valorizzare il ruolo
della donna, nonché di favorire una maggiore responsabilità femminile
all'interno della Chiesa. Aspettiamo che queste spinte trovino una loro
concretizzazione e che vengano fatti ulteriori passi per un superamento
dell'attuale tabu ancora esistente in molte chiese circa la presenza
femminile nell'ambito della ministerialità ordinata”.
L’Italia si conferma sempre più terra di forte immigrazione, con la
presenza consistente di persone non cristiane. Come ad esempio nel caso
dei rom. Di recente la notizia della morte di quattro bambini a Livorno
a causa dell’incendio della loro misera baracca ha suscitato forte
impressione. Una situazione non facile perché richiede di conciliare le
esigenze dell’annuncio del Vangelo con quelle di un dialogo rispettoso
delle altre religioni. In che modo le religiose possono rispondere a
questa duplice sfida?
“E’ la sfida di oggi: vivere nella complessità e nella diversità. Il
dialogo non impedisce la testimonianza della nostra fede, ma la
testimonianza non deve implicare imporre la nostra verità e fare
proselitismo. Sarà la nostra capacità di vivere l’amore a far maturare i
germogli della fede che vengono seminati. La verità lacera le nostre
chiese perché schiaccia le diversità e tende a giudicare, condannare,
allontanare. E’ l’amore condiviso il solo luogo della vita e della
comunità di vita. “Da questo riconosceranno che siete miei discepoli…”
A Loreto il Papa ha appena incontrato i giovani delle diocesi italiane,
futuro e speranza della Chiesa. Le giovani generazioni vivono una
stagione di incertezza che li porta non di rado ad imboccare strade
pericolose come la droga. In quanto docente all’università “Federico II”
di Napoli, quali suggerimenti può offrire affinché ogni piccolo
fallimento non si trasformi in una cocente sconfitta con drammatiche
conseguenze per la vita dei giovani che si affacciano alla vita?
“La mia esperienza di docente, mi fa dire che i giovani hanno bisogno di
ideali alti cui tendere, di orizzonti ampi, di sogni; allo stesso tempo,
non bisogna evitare che affrontino le frustrazioni e le sofferenze, in
mancanza dei quali la fragilità ha il sopravvento. Sono necessari sia i
punti fermi che i paletti (i “no”) per costruire personalità mature che
non crollino alle prime difficoltà”.
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