La catechesi oggi e domani

        
nelle parole di Tonino Lasconi
 
 


Biancarosa Magliano (a cura di)


 

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Appassionato del Vangelo e del suo intramontabile messaggio di speranza, Tonino Lasconi fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1967. Fu subito immesso nella pastorale nell’ambito dell’Azione cattolica a dedicarsi alla conoscenza dei ragazzi e delle moderne forme di comunicazione come il cinema, la televisione, la fotografia, la pubblicità, la canzone, il teatro, il giornalismo. Nel 1969 ricevette l’incarico insieme ad un gruppo di persone di costituire l’Azione Cattolica dei Ragazzi (ACR), per la quale preparò negli anni successivi i sussidi per il cammino di fede. Da anni tiene in tutta Italia seminari per catechisti e operatori pastorali; giornalista per alcune testate cattoliche, ha mandato in stampa una serie di pubblicazioni adottati in molte parrocchie italiane per la catechesi di bambini, ragazzi e adolescenti, per la formazione dei catechisti e utilizzati dai parroci alla ricerca di un linguaggio nuovo, grazie alla sua spiccata sensibilità nel ricercare linguaggi più adatti per comunicare la fede oggi, ai giovani come agli adulti. Molte di queste opere sono state tradotte in spagnolo, portoghese, sloveno e polacco e pubblicati all’estero. Egli afferma che “per comunicare il Vangelo negli anni 2000 sia necessario abbandonare definitivamente i vecchi metodi alla Catechismo di Pio X” e trovare forme nuove, agili, snelle, prendendo spunto dal linguaggio adottato dai mass media. In una delle sue preghiere afferma: “Signore, io lodo la pubblicità, non per quello che dice, ma per come lo dice, (…) perché lo fa investendo soldi, e impegnando cervelli, fantasie, capacità artistiche (…), per la sua scaltrezza, quella che dovremmo avere noi, per te”. Attualmente svolge il servizio di parroco nella Parrocchia di San Giuseppe Lavoratore di Fabriano. E’ assistente diocesano dell’Azione Cattolica e direttore dell’Ufficio catechistico della Diocesi di Fabriano-Matelica.

A lui abbiamo posto alcune domande sulla catechesi, oggi, appunto, e domani.

La catechesi ha avuto da sempre un’importanza d’eccezione. Pensiamo alla Didaché, al testo di sant’Agostino La Catechesi dei principianti. E quant’altri scritti nella storia dell’uomo e della Chiesa. Non ultimo l’esortazione di Giovanni Paolo II Catechesi tradendae (1979). La catechesi effettivamente è nell’essenza stessa del Magistero della Chiesa. Ma che possiamo dire della catechesi di oggi? Può parlarci delle problematiche che vanno sorgendo nei vari ambiti della catechesi stessa: adulti, fanciulli, giovani, famiglia…

“Tra i tanti problemi della catechesi di oggi, ce n’è uno alla base di tutti. Consiste in due difficoltà che si incontrano: quella dei fedeli adulti a capire l’esigenza della catechesi, e quella del clero (con annessi e connessi) a fare la catechesi agli adulti. L’avere per molti decenni abbinato l’idea della catechesi ai bambini per ottenere la Prima Comunione e la Cresima (non il Battesimo) ha fatto sì che gli adulti (a iniziare dai ragazzi appena fatta la Cresima) non comprendano più la necessità della catechesi necessaria per un fede matura e responsabile.

L’avere per tanti decenni fatto la catechesi soltanto ai bambini ha reso il clero poco capace di abbandonare la catechesi “lezione”, per una modalità diversa in grado di interessare gli adulti. Questa difficoltà, poco avvertita finché ha resistito la società “cristiana”, in grado di tramandare verità e valori  del cristianesimo per via familiare e tradizionale, con il cambiamento profondo e velocissimo della società si sta dimostrando un problema gravissimo”.

Quali sono le responsabilità della catechesi nell’accogliere le nuove esigenze e nell’affrontare le nuove problematiche del mondo di oggi?  (Come accordare le linee teologiche basilari con le nuove domande e situazioni che sorgono nella vita di ogni giorno).

“E’ necessario elaborare una catechesi che, non dando per scontata l’adesione adulta e responsabile alla fede cristiana, spesso non presente nemmeno in coloro che praticano, la sappia stimolare e motivare, proponendo il messaggio cristiano come risposta alle domande, ai problemi, alle aspirazioni e ai valori della gente di oggi, con un linguaggio comprensibile alla gente di oggi. Gente di oggi che, abituata dai media a discutere e a dialogare di tutto, non accetta più idee e messaggi calati dall’alto, nemmeno quelli venuti dall’Alto”.

Attualmente quali competenze e abilità sono richieste dalla Chiesa Cattolica per svolgere il ministero di catechista? (Requisiti base ed eventuali nuovi requisiti: preparazione, qualifica).

“Le competenze e le abilità richieste dalla Chiesa ai catechisti sono elencate in maniera molto chiara e completa nel documento dell’Ufficio Catechistico Nazionale: “La formazione dei catechisti nella comunità cristiana” (2006), nei numeri 19-33. Ne ricordo alcune: competenza relazionale, capacità di annuncio e di narrazione, capacità di educare a leggere i segni di Dio, capacità di introdurre nella vita della comunità.  Nello stesso documento, al numero 21, si afferma che il catechista deve essere: testimone esemplare, amico dei fanciulli, maestro in grado di trasmettere la Parola con un linguaggio comprensibile, educatore, costruttore di comunione. Tutte cose vere, belle, importanti.

Nella realtà, raramente i catechisti corrispondono pienamente a questi requisiti, perché molti di loro vengono “arruolati” per necessità. Questo però non giustifica “il lamento sui catechisti”, spesso intonato da coloro che non vivono accanto a loro. Sono tantissimi, infatti, i catechisti laici, sempre più adulti giovani (soprattutto mamme) e giovani adulti, che, una volta “arruolati” si impegnano con grande generosità a svolgere il loro compito. Né sono giustificati i soliti cantori del tempo passato, dal momento che fino a quaranta anni fa l’unica catechesi consisteva in pochi mesi di lezioni prima dei sacramenti, dedicate a fare imparare a memoria le risposte del Pio X; e nemmeno si pensava a una partecipazione delle famiglie, oggi tanto (giustamente!) deprecata. C’è invece da recriminare sul fatto che spesso sono proprio i sacerdoti, anche giovani, a non incoraggiare le catechiste e i catechisti più desiderosi di innovare, e quindi a ritardare il rinnovamento della catechesi”. 

Già la Catechesi tradendae parlava della dimensione ecumenica della catechesi (n. 32) e della cooperazione ecumenica nel campo della catechesi  (n. 33). Lo stesso Benedetto XVI ha auspicato per il proprio pontificato un impegno ecumenico. Nell’attuale impostazione catechistica riscontra  un reale fattore di dialogo e comunione?

“Da quello che ho potuto constatare io girando le diocesi italiane, mi pare che la dimensione ecumenica interessi assai marginalmente la nostra catechesi, soprattutto quella dei bambini e dei ragazzi. Tutt’al più può accadere che si organizzi l’incontro con un rappresentante delle altre religioni durante l’ottavario per l’unità dei cristiani”.

Come giudica la ‘produzione catechistica’ attuale (cartacea, ed eventuali prodotti complementari)

“La produzione catechistica si divide nettamente in due gruppi. Ce n’è uno che cerca di rendere facile il lavoro dei catechisti, offrendo loro la “pappa fatta”, cioè lezioncine da ripetere senza alcuna mediazione personale. Purtroppo questo tipo di produzione sembra stia aumentando, sia a livello nazionale, che, soprattutto, diocesano. C’è poi un altro settore, forse ancora minoritario, che offre sussidi per stimolare la creatività dei catechisti e la loro formazione. C’è però la speranza che questi sussidi “stimolanti” acquistino sempre più importanza. Questo grazie al fatto che i bambini e i ragazzi (figuriamoci gli adulti!) sono sempre più indisponibili e refrattari a una catechesi del tipo: preghierina, spiegazione, disegnino. Tanti catechisti, persone serie e responsabili, una volta accettato il servizio della catechesi, non hanno alcuna voglia di stare a perdere tempo con bambini e ragazzi che non vogliono stare a sentire, e con adulti che fanno finta di stare per sbrigare i sacramenti dei figli. Perciò dedicano tempo ed energie a prepararsi, cercando sussidi adeguati”.  

Secondo lei il percorso del catecumenato risponde alle esigenze e alla domanda di sacro di coloro che approdano alla Chiesa Cattolica? Quali attenzioni occorre mettere in atto?

“Il percorso di tipo catecumenale è molto importante per gli adulti che desiderano entrare nella Chiesa cattolica, a patto che non sia una ripetizione “archeologica” del catecumenato antico, ma una riproposta intelligente commisurata alla gente di oggi.

E’ invece pericoloso quando viene applicato alla catechesi dei bambini e dei ragazzi, ma soltanto in modo nominalistico, cioè proponendo traditio e redditio, consegna del Padre Nostro e quant’altro, senza impegnarsi a provocare l’interesse per Gesù e per la Chiesa, che deve essere all’inizio di ogni vero cammino catecumenale. Attenzione! Noi italiani siamo specialisti a cambiare i nomi senza cambiare la realtà. Adesso non esistono più handicappati. Guai! Ma prima i disabili, adesso i diversamente abili non stanno meglio degli handicappati di una volta”.

Internet e le tecnologie digitali determinano una nuova cultura e una nuova antropologia; che cosa è richiesto al catechista per relazionarsi in maniera adeguata con i “ragazzi multimediali” e favorire cammini di fede?

“Il catechista deve conoscere e aiutare a conoscere queste realtà, la loro cultura e i loro linguaggi. Recita Direttorio C.E.I. Comunicazione e Missione: “Saper leggere e servirsi in modo adeguato degli strumenti della comunicazione è il minimo oggi richiesto a un buon catechista” (57).  Non è possibile che tanti catechisti, in tante parrocchie, non si confrontino con questi mondi che ormai i bambini conoscono fin dalla scuola materna. Questo è un problema gravissimo, perché i bambini e i ragazzi non sono disponibili a mettersi in atteggiamento di ascolto nei confronti di adulti che ne sanno meno di loro. Figuriamoci quali risultati possono sperare catechisti di giovani e di adulti che si dimostrino estranei a questi mondi.

Per concludere, però: niente pessimismo e piagnistei! Si calcola che oggi i catechisti laici, adulti o giovani adulti (non più le ragazzette di una volta) siano più di trecentomila. È una risorsa enorme da incoraggiare, aiutare, coltivare, responsabilizzare. Da ringraziare!”