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Suor Eliana Pasini è
l’autrice insieme a Sergio Zavoli ed Enrico Garlaschelli di un volume
incentrato sulla personalità e sul cammino spirituale di suor Maria
Teresa dell’Eucarestia, suora carmelitana che, lasciato il Carmelo,
fondò la comunità delle
Piccole sorelle di Maria
a Spello. Il libro si intitola “Madre Maria Teresa dell’Eucarestia”
(Paoline, 2009).
Suor Eliana Pasini
della diocesi di Mantova, risiede all’eremo della Trasfigurazione dal
1976. La sua è stata la prima scelta di consacrazione.
Ha percorso tutte le
tappe al seguito di Madre Maria Teresa condividendone le grazie e le
innumerevoli difficoltà del cammino. Nella notte del 17-18 giugno 2007 è
stata testimone dell’incontro di Madre M. Teresa con il Signore: meta a
cui la Madre sempre guardava e che costituì la sua testimonianza di fede
più rilevante a partire dal documentario “Clausura”. Nel 1990 ha steso
la Regola propria delle Piccole Sorelle di Maria sotto revisione e
approvazione della Madre. E’ Responsabile dell’Eremo della
Trasfigurazione dal 2005. A lei abbiamo rivolto alcune domande sulla
vita consacrata e sulla nuova forma di vita contemplativa fondata da
madre Maria Teresa.
Chi era Madre Maria Teresa dell’Eucarestia e
come la presenterebbe a chi non la conosce?
“Madre M.Teresa è
stata una monaca carmelitana che mentre viveva con intensità e con
dedizione la propria vita monastica ha avuto intuizioni e ha maturato
delle vedute innovative nell’ambito della struttura claustrale, nella
collocazione della vocazione contemplativa nel mistero e nella struttura
di una Chiesa/comunione, come ci ha indicato il Concilio e,
particolarmente, nell’apertura al mondo.
Presento Madre
M.Teresa così come di fatto è stata: una Testimone di Dio. La si può
immaginare prossima ad ogni realtà umana, ad ogni persona come strumento
della presenza di Dio. Chi l’accostava in verità, coglieva dentro e
oltre la sua umanità poliedrica l’Altro che l’abitava. Era semplicemente
donna di preghiera e presenza di Dio per i fratelli”.
Quale messaggio lascia all’uomo della
strada Madre Maria Teresa?
“Indicava il silenzio come valore indispensabile per tutti, al fine di
conoscere la verità in se stessi e quindi la verità che è Dio. Il
silenzio da porre su se stessi per svelare Dio. Diceva appunto: “il
nostro silenzio sia vivo di Dio”. E puntava sulla carità che fa sentire
ogni persona fratello o sorella sempre e prima di ogni altra
identificazione o valutazione. La carità è frutto del vero silenzio…E
faceva si che ognuno potesse guardare sempre oltre, verso una meta colma
di speranza. Puntava sul presente, un presente concretissimo; e sul
futuro come realtà certissima a cui continuamente tendere. Insomma
testimoniava un Dio presente, il Suo Amore e la fine di tutto, in Lui”.
Perché questo libro dedicato a Madre
Maria Teresa?
“L’idea
del libro a lei dedicato è nata al termine del Convegno tenutosi a
Piacenza il 23 febbraio del 2008. A proporla fu Sergio Zavoli allorché
notò l’interesse del vasto pubblico per la figura e la missione di Madre
Maria Teresa e comprese che il Convegno non ne aveva esaurita la
presentazione. Ne parlò al giornalista Enrico Garlaschelli, alla
presenza anche degli altri organizzatori del Convegno. E io ne fui
coinvolta”.
Madre Maria Teresa dell’Eucarestia ha
dato vita alla comunità delle Piccole Sorelle di Maria nell’Eremo della
Trasfigurazione. Vuole raccontarcene la genesi?
“Madre Maria Teresa ha fondato le Piccole Sorelle di Maria ancor prima
di realizzare l’eremo della Trasfigurazione. Appena ottenuta
l’esclaustrazione, nel 1964 si unì a lei un’altra sorella suor Ida
Pinto, e con lei diede inizio al nuovo cammino. Solamente dopo anni di
esodo nel 1972, si trasferì all’eremo che nel frattempo, tra il
1970-1972 aveva fatto interamente edificare, e che denominò della
Trasfigurazione. Il carisma possiede particolarità proprie come ad
esempio il riferimento a Maria e l’apertura universale, ma il suo
principale valore sta nell’essere una via, ardita, del rinnovamento
della vita contemplativa nella Chiesa. Si tratta di una innovazione
radicale nelle tre direzioni accennate più sopra e inoltre in questo
altro senso. Ad esempio, nella vita contemplativa noi troviamo dei
filoni di spiritualità precisi e ben arginati. Questo carisma ha le sue
sponde sì, precise e salde, ma nel contempo deborda ovunque. Lo
definirei la vita contemplativa della Chiesa”.
Come vivere la vita contemplativa in rapporto
con il mondo esterno?
“E’
talmente radicata la concezione che la vita contemplativa sia
imprescindibile dalla clausura che facciamo fatica a cogliere la verità
di una vita contemplativa, totalmente contemplativa che includa la
presenza del “mondo”.
E ciò dovrebbe farci
riflettere, dato che quello che ci dice la Scrittura; quello che ci
testimoniano i personaggi contemplativi della Sacra Scrittura; ciò che
ci dice Gesù al riguardo, ad esempio:”…né su questo monte né a
Gerusalemme adorerete il Padre…ma in Spirito e verità perché il Padre
cerca tali adoratori” (Gv.4,21. 23) è chiaro. Il dono di Dio non può
essere disturbato, distolto dal mondo se è custodito nella verità. Per
Madre Maria Teresa è stata una scoperta importante capire che i fratelli
non possono distoglierci dalla concentrazione in Dio. E che il dono di
Dio va custodito nell’intimo e poi offerto.
Detto questo, per noi
le cose stanno così. All’eremo viviamo il ritmo di preghiera liturgica,
personale, di adorazione. E poi c’è l’esperienza della cella o del bosco
in cui ci troviamo. C’è il lavoro manuale e c’è l’attenzione ai fratelli
o alle sorelle che passano o, nei tempi stabiliti che condividono la
nostra vita. E quindi il “mondo “ viene all’eremo, cioè entra nei mezzi
QUALI IL SILENZIO, LA SOLITUDINE E LA COMUNITA’ ,attraverso i quali
normalmente il Signore parla. Mezzi che aiutano a entrare nella verità
e ad ascoltare il grido dello Spirito, e le Sue ispirazioni.
Se poi ci troviamo
fuori dall’eremo, non ci sorprendiamo di nulla e stiamo in mezzo agli
altri naturalmente, semplicemente senza diaframmi.
Il dono della
contemplazione non lo si può nascondere ma neanche ostentare: ha una sua
modalità di portare frutto che è quella disposta da Dio.”Chi rimane in
me, e io in lui, porta molto frutto” (Gv.15,5) Noi crediamo,non abbiamo
bisogno di vedere. E se vediamo non per questo ci rallegriamo perché la
nostra comprensione sarà comunque imprecisa e anche insicura. Fidiamoci
e basta”.
Come mettere in contatto la clausura con
le esigenze spirituali degli altri?
“Premetto
che il termine Clausura per noi significa solitudine (fisica)con Dio,
oppure attenzione e docilità a Lui anche in mezzo agli altri, a persone
con altre vocazioni. Intendiamo che questa apertura aiuti tutti ad
orientarsi a Dio offrendo la possibilità di accompagnarsi a noi in
questo orientamento.
Vediamo la vita
contemplativa come realtà che passa dal deserto al mondo e il mondo che
entra nel deserto e il deserto che si inoltra nel mondo. Insomma la
contemplazione è una dimensione della Chiesa che necessità di essere
estesa e diffusa tra tutti i membri, in quanto prima fonte di
evangelizzazione.
Essa è infatti fede
nell’opera di Dio, e per testimoniare Dio dobbiamo lasciargli spazio,
più spazio per manifestarsi perché non è vero che dobbiamo fare tutto
noi sebbene per certe vocazioni, ad esempio quella laicale, c’è più
spazio per una opera autonoma. Debbo comunque confessare che questo
nuovo cammino ha conosciuto e conosce le sue difficoltà ed è con
l’esperienza che si impara a superarle. Perché per viverla occorre
spogliazione di sé, coraggio nella solitudine e rinnegamento
nell’apertura.
E’ necessario un
lungo apprendimento per crescere nella propria vocazione contemplativa,
e per essere e stare tra gli altri, chiunque altro senza distinzioni, in
maniera fruttuosa ma è ciò che si cerca di fare: Madre Maria Teresa ci è
riuscita e noi continuiamo nella consapevolezza piena della grande
necessità che ha il mondo, quello reale concreto, di incontrare e
conoscere il Signore attraverso i contemplativi”.
E’ possibile oggi vivere un cammino
ascetico rigoroso come quello di Madre Maria Teresa?
“Credo che
il rigore ascetico sia indispensabile in questa vocazione. Per Madre
Maria Teresa l’esperienza mistica ed ascetica si intrecciavano, e così
deve essere. Ma l’ascesi come lei l’aveva appresa era espressa
diversamente da come la si deve esprimere oggi. Ciò che conta è il
cammino di crescita che deve avere tenuta salda sia sul piano umano che
su quello contemplativo.
Madre Maria Teresa aveva una maturità umana integrale, non intendo dire
perfetta, ma certamente elevata, favorita da un’esperienza famigliare
positiva, una maturità che le aveva permesso di allacciare un rapporto
umano di amore intenso con il Signore, nella modalità di santa Teresa
d’Avila, e poi le virtù teologali ben radicate nella sua vita di
preghiera.
Penso che la nostra vocazione sia molto impegnativa perché deve
affrontare da subito grandi prove: spirituali perché l’eremo è luogo di
combattimento e umane per il distacco richiesto su tutti i fronti.
Ma in qualsiasi
vocazione, se la meta è elevata, occorre impegno nel sostenerla e nel
raggiungerla: naturalmente la meta sottintesa è la santità. Oggi però
difficilmente una risposta vocazionale mediocre può perseverare e perciò
occorre un’ascesi intesa come modalità di coerenza costante e seria che
sia aderente alla propria vocazione.
Pensando a Madre Maria Teresa il rigore che esprimeva era nel silenzio,
nella vigilanza, nel dominio di sé, nel sacrificio da affrontare: “costi
quel che costi”.
Come sintetizzerebbe il percorso spirituale
di Madre Maria Teresa dell’Eucarestia?
“Non siamo
delle vive,noi che seguiamo più da vicino Te perenne novità? Non siamo
delle responsabili chiamate ad una risposta personale e cosciente?” (No,
non ho saltato il muro pag,136). E, “Il Signore mi ha provato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte” (Sl 117,18).
Forse non è possibile sintetizzare l’esperienza spirituale e di eventi
che ha caratterizzato il cammino di Madre Maria Teresa. Ho scelto questi
due passaggi: l’uno da lei scritto nel lontano 1956 e l’altro da lei
scelto come leit- motif di molti anni dopo, quando tutto sembrava
finisse e la prova del fallimento la sovrastava. Madre M.Teresa fino
all’ultimo è stata”viva” e io non temo di sbagliare nel tetimoniare che
la morte non l’ha raggiunta nemmeno nella presa finale, e che ora è
assolutamente viva”.
Servire Gesù per una Religiosa di vita
contemplativa è una sfida quotidiana da affrontare con quali armi?
“Penso che ci siano
delle armi che sono comuni a tutte, e poi ci sono quelle del cammino
personale, perché le prove sono diverse per ciascuna, sia per la
diversità di natura(carattere, storia personale ecc.) sia per i doni e
il progetto di Dio che non si ripetono mai.
Quelle comuni a
tutte, sono la fedeltà alla preghiera,alla Parola, ai sacramenti, alla
propria Regola ecc.
Quelle personali sono
l’attenzione alle ispirazioni,l’ascolto al Dio che ci inabita e che ci
chiede una fede vigile; la perseveranza in ogni contrarietà, l’abbandono
confidente quando non si comprende. Insomma la fedeltà personale
all’Amore al fine di realizzare il Suo progetto che è unico per ciascuna
anche nelle “missioni” comunitarie”.
A quale ideale vi ispirate?
“Non mettiamo in
conto gli ideali, ma cerchiamo solo Dio, nel mistero Trinitario, nel
mistero dell’Incarnazione e della Pasqua, nel mistero della Chiesa che è
il Corpo di Cristo, nell’Umanità che è l’Oggetto dell’amore appassionato
di Dio.
Diciamo inoltre che
sentiamo la nostra missione contemplativa anche come lotta contro
l’invisibile male e tutti i mali che colpiscono gli uomini. La nostra
fede e la nostra preghiera sono molto orientate a questi combattimenti
che come ci testimonia anche Mosè, ci trovano vittoriose nella misura
che sappiamo tenere, perseverando, le mani alzate.
Madre Maria Teresa ha
visto nella fede e nell’atteggiamento di ascolto e di docilità di Maria,
il modello e la guida di questa forma di vita contemplativa che vuole
essere libera dalla cristallizazione delle strutture, e in grado di
essere orientata sempre nuovamente da Dio. E dunque una caratteristica
di questo carisma contemplativo è la disponibilità ad adattare le forme
per esprimere ciò che è più idoneo a testimoniarlo in un determinato
luogo. Questa via aperta da Madre Maria Teresa, è ora espressa
nell’Eremo della Trasfigurazione in una precisa modalità, ma avrà
comunque delle diversificazioni altrove. Concludendo possiamo definire
la via aperta da Madre Maria Teresa una via tutta in divenire tesa alla
ricerca della volontà di Dio e non a un ideale”.
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