Assemblea UCESM
 

nelle parole di
Madre Pierina Scarmignan
 


Rita Salerno (a cura di)


 

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English version

Si è svolta dall’8 al 14 febbraio scorso a Czestochowa in Polonia la 14.esima Assemblea generale promossa dall'Unione delle Conferenze europee dei superiori e delle superiore maggiori (UCESM). Vi hanno preso parte i delegati delle 37 Conferenze di vita religiosa, membri dell'UCESM, di 25 paesi d'Europa in rappresentanza di circa 400.000 religiosi e religiose. Il tema scelto per le riflessioni è stato "Vita religiosa in Europa: storie di speranza, speranza per la storia". Tra i presenti c’era anche madre Pierina Scarmignan, madre generale delle  Figlie di Maria Immacolata di Verona e consigliera USMI nazionale, esperta di vita consacrata e profonda conoscitrice della missione ad gentes, a cui abbiamo rivolto alcune domande sull’evento.

Come collocare questa Assemblea UCESM promossa in Polonia nell’attuale fase storica che attraversa l’Europa?

"Di volta in volta il Comitato esecutivo dell’Unione sceglie un Paese diverso per lo svolgimento dell’Assemblea. Quest’anno è stata scelta la Polonia per la sua 14° Assemblea. Personalmente non conosco le ragioni della scelta (è la prima volta che vi partecipo), tuttavia giudico oculata questa scelta. La Polonia è un grande Paese; geograficamente fa da "cerniera" tra l’Est e l’Ovest europeo; storicamente ed ecclesialmente vive ed attinge a due tradizioni cristiane: latina e ortodossa.

La Polonia è, inoltre, terra ricca di vita religiosa. Anche se è in atto, come in tutta l’Europa, una diminuzione di vocazioni, si nota qui una presenza numerosa e viva di religiosi e religiose.

Infine la Polonia è anche un Paese che sta vivendo la grazia e il travaglio del "dopo la caduta del muro di Berlino", come tutti gli altri Paesi dell’Est, ma con modalità diverse: Per questo può essere di aiuto alla vita religiosa sia dell’Est, sia dell’Ovest.

Uscita dalla morsa del comunismo e ritrovata la tanto attesa e invocata libertà, la vita religiosa deve oggi fare i conti con il difficile binomio: grandi strutture, grandi opere apostoliche… e la qualità profonda della radicalità della sequela Christi.

È da rilevare inoltre che l’UCESM (Unione Conferenze Europee dei/delle Superiori/e Maggiori) è organismo che si pone "al servizio della vita religiosa in Europa". Ogni due anni organizza un incontro a carattere formativo, ed è occasione di condivisione, di riflessione, di conoscenza reciproca tra i rappresentanti di tutte le Conferenze Europee.

Non ha compiti legislativi anche se dà degli orientamenti. Unisce attualmente 37 Conferenze Nazionali di 25 Paesi d’Europa per un totale di circa 400.000 religiosi e religiose".

A fare da filo conduttore dei lavori di questa Assemblea 2010 il tema della speranza. Intesa come?

"Il tema dell’Assemblea: "Vita religiosa in Europa: storie di speranza, speranza per la storia"è stato ampiamente trattato dal p. José Cristo Rey García Paredes, cmf. Accolto e riflettuto dai partecipanti, il tema è stato lavorato e riformulato dai 9 gruppi – laboratorio e arricchito dalle testimonianze dei partecipanti e dalle visite a luoghi significativi della Polonia. Il tema dell’Assemblea ha, infatti, "preso volto"soprattutto nel contatto diretto con alcune realtà di male e di morte sul territorio polacco, dove la vita e la speranza sembrano sepolte per sempre dal peccato dell’uomo.

La speranza è stata intesa come il luogo teologico dove trovano integrazione, nella fedeltà di Dio alla sua Alleanza con l’umanità nell’incarnazione di Cristo, tutte le ferite e le paure dell’uomo; come spiritualità del "sabato santo", del silenzio e dell’ascolto della Parola e dello Spirito, dell’attesa, delle lacrime, del seme caduto in terra che deve morire perché nasca il germoglio di vita; come spiritualità dell’Apocalisse perché libro della rivelazione della compassione e fedeltà di Dio per l’uomo. Il contesto nel quale vivere la spiritualità della speranza è il tempo che ci è dato, il Kairos: tempo di salvezza, dono di Dio che suscita la nostra responsabilità personale e di gruppo".

Quali esperienze di vita religiosa all’insegna della speranza l’hanno particolarmente colpita e perché?

"Nella visita ad Auschwitz – Birkenau, mentre il nostro cuore era angosciato dalla domanda: "ma dov’era Dio? Dov’era l’uomo? Dov’era il credente cristiano?", emergeva in noi la certezza della fede che ci ha permesso di intuire e credere che Dio, nel suo Figlio, era presente anche ad Auschwitz; Lui il Crocifisso per amore era con e tra i crocifissi della terra; che l’odio, il male, il peccato è stato assunto e redento per sempre nella sua Pasqua e che quindi l’ultima parola non è la morte, ma la vita. Nell’ascolto delle testimonianze di alcune Conferenze dell’Est (Bielorussia, Lettonia, Bulgaria…) e dell’Ovest (Francia, Austria, Inghilterra…), toccanti sono stati i cenni fatti alla situazione della vita religiosa durante il comunismo e all’attuale urgenza di rileggere se stessi e la realtà con umiltà e coraggio; altrettanto toccanti i cenni ai numerosi fratelli e sorelle anziani e ammalati, alle pochissime vocazioni, ai processi di fusione di Istituti, al numero elevato di Congregazioni che "spariscono"; soprattutto toccante è stata l’espressione della rinnovata fiducia in Dio che in Cristo cammina al nostro fianco e per questo anche il nostro tempo è bello. Infine, nell’incontro con i santi della Polonia, abbiamo toccato con mano come non esista tenebra che la Luce non possa vincere. Edith Stein e Massimiliano Kolbe ci testimoniano che l’amore di Dio e dei fratelli è l’unica strada di vita oltre la morte."

Come incarnare la speranza cristiana oggi in un continente come quello europeo preda della secolarizzazione e della crisi economica che tutto mina?

"Incarnare la speranza cristiana in un tempo di ambivalenza, di vulnerabilità, di fatica ad integrare il passato e a vivere la libertà tanto attesa… è prima di tutto entrare nella logica della "missio Dei": il primo responsabile della missione è Dio stesso. Se la missione è di Dio dobbiamo intensificare sempre più il legame con Cristo per imparare da Lui ad affidarsi al Padre; vivere in ascolto invocante dello Spirito, lasciarci cambiare e portare dallo Spirito; educarci all’ospitalità della mente e del cuore, al rispetto e al dialogo nella vita religiosa tra Est e Ovest; prendere sul serio le aspirazioni della gente; mostrare la bellezza di Dio, anche con i tratti del Servo sofferente."

A quale immagine si rifarebbe per raccontare la bellezza della vita consacrata al femminile ad una giovane desiderosa di affrontare questa scelta?

"Nell’Eucarestia conclusiva, celebrata nel santuario della Madonna di Czestochowa, davanti all’immagine della Jasna Gora, in un clima di intensa preghiera abbiamo rinnovato il nostro credo conclusivo: la speranza cristiana si fonda nell’esperienza della salvezza donataci da Cristo, parlare di speranza è allora parlare di salvezza, noi cristiani non abbiamo nulla di più prezioso da offrire all’Europa di Gesù Cristo".

Da tempo l’Europa vive una stagione non facile sul fronte delle vocazioni. Come affrontarla?

"Noi religiosi abbiamo bisogno di imparare l’alfabeto della speranza partendo dalla cura dello sguardo: uno sguardo simbolico sulla realtà che sa tenere insieme luci e ombre, il male, il peccato e la vita; che permette di vivere l’ambivalenza nella convinzione che non esiste situazione di vita che non sia già stata raggiunta dalla Pasqua di Cristo e nella quale non si riveli l’amore di Dio e nella quale l’uomo non possa amare.

Allora, oggi, forse più che in altre epoche, il servizio dei religiosi è una missione di speranza. Nel contesto europeo, dove i buchi neri di morte abitano ancora la memoria dei popoli e dei singoli, la nostra missione è la compassione, partecipazione alla missione di Cristo. Coma Cristo ha rivelato la misericordia di Dio e riconciliato il mondo con il Padre per mezzo della sua Pasqua, così i religiosi sono chiamati a dire parole e a porre gesti di misericordia".

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