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M. Viviana
Ballarin, appartiene alla Congregazione delle Suore Domenicane di S.
Caterina da Siena. E’ stata insegnante di Educazione artistica, di
Storia dell’Arte e Disegno nel Liceo Scientifico ‘S. Alberto Magno’ a
Bologna (1971-1982). Nel suo Istituto ha svolto il mandato di maestra
delle novizie per 12 anni (1982-1994) e di Priora generale anni dal
1994-2000 e per un secondo mandato dal 2000 al 2005, durante il quale ha
accompagnato il suo Istituto all’unione con
la Congregazione “sorella” di Francia, avendo in comune la stessa Fondatrice.
Effettivamente il
14 giugno 2005
la CIVC-SVA concede il decreto di unione: il nome della nuova Congregazione rimane
“Suore Domenicane di S. Caterina da Siena”. Di essa è stata
priora generale per tre anni (2005-2008). Ma la vita di M. Viviana è
molto legata a tutta la vita religiosa, come membro effettivo della
UISG: nel 2005 è nominata membro del Comitato Coordinatore per
la
Costellazione di Roma e nel 2007 è stata eletta membro del Comitato Direttivo e come
membro effettivo dell’USMI. Negli anni
2000-2005 è stata membro del Consiglio di Presidenza offrendo un contributo di
consulenza nell’area della Formazione. Infine il
28 marzo 2008 ne è stata eletta Presidente.
Può spiegare quali sono i suoi compiti?
Sono una religiosa
e appartengo alla Congregazione delle suore domenicane di Santa Caterina
da Siena. Ho terminato da un anno il mio servizio di autorità come
Priora generale della mia Congregazione. Nel 2008 sono stata eletta
presidente nazionale USMI (Unione Superiore Maggiori di Italia) per un
quinquennio. Terminerò perciò il mio mandato nel 2013.
Vivo a Torino e
svolgo il servizio di autorità come priora nella mia comunità.
Come ritiene si manifesti in lei "il genio femminile" nell'adempimento
del suo lavoro? In altri termini, quale ritiene sia il contributo
originale che lei offre nello svolgimento del suo incarico in quanto
donna?
Sono profondamente
convinta che, nella misura in cui maturo come donna, sono me stessa e
contenta di me, nella misura in cui rispondo alla mia vocazione in
quanto donna, manifesto il genio femminile. Non ho niente di speciale da
fare, ma ho tutto da essere.
Dio infatti ha
posto la donna, per vocazione, al centro del mistero salvifico nella
storia: Maria.
«Ecco, concepirai
un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (cf Mulieris dignitatem,3).
Perciò, solo
abitando la casa della mia vera identità ho la “capacità di vedere con
gli occhi e con il cuore” in tutto quello che faccio o mi è chiesto di
fare, perché questo è il genio femminile.
Che ruolo ha la donna consacrata all'interno della vita della Chiesa?
Come ne illustrerebbe la preziosità?
Ha il ruolo di
essere sorella, sposa e madre e di rendere visibile la
bellezza del volto stesso della Chiesa:
Ø
Attraverso l’esercizio della sororità si fa prossimo, vive e sta accanto
a tutti ma con una predilezione speciale verso chi è abbandonato,
disprezzato, ignorato dagli altri fratelli e sorelle. Rimando, per chi
lo desiderasse, al mio intervento in aula al Sinodo dei Vescovi, ottobre
2008.
Ø
Attraverso l’esercizio della sponsalità rende testimonianza della
fedeltà ad un Amore unico e assoluto, quindi della libertà di donarsi ai
fratelli senza riserva, gratuitamente, costruendo famiglia.
Ø
Attraverso l’esercizio della maternità manifesta la fecondità e la
bellezza dell’amore che si prende cura. In questo modo diviene icona
della chiesa così come Gesù l’ha pensata e la vorrebbe.
Un’icona
evangelica? Maria alle nozze di Cana.
Sta cambiando questo ruolo nell'odierna società italiana? E se sì, in
che modo?
La società è in
continua evoluzione ed il ritmo dei cambiamenti nell’era
globale/digitale si è fatto davvero velocissimo fino a disorientare e
sconvolgere la capacità di comunicazione e di comprensione dei valori.
Il ruolo della donna oggi sembra assumere connotati diversi da quelli di
qualche anno fa.
Se da una parte
cresce l’emancipazione femminile nel senso che la donna diviene sempre
di più un tu nei confronti dell’uomo, protagonista originale del nostro
tempo, dall’altra parte si tende ad annullare e persino svilire ciò che
è il suo proprium. Non è semplice dire in che modo sta avvenendo
questo perché tutt’ora siamo dentro il ciclone.
Mi pare però
importante sollecitare l’impegno delle donne ad essere e rimanere
presenti al loro tempo come protagoniste, e di non delegare altri a
scrivere la storia che è loro.
A
conclusione della Mulieris Dignitatem Giovanni Paolo II scrisse:
"meditando il mistero biblico della "donna", la Chiesa prega affinché
tutte le donne ritrovino
in
questo mistero se stesse e la loro "suprema vocazione". "
Le
domando: (pur sapendo che le generalizzazioni hanno sempre dei limiti) a
suo giudizio le donne cattoliche, nel nostro paese, stanno
ritrovando
se stesse in questo mistero? Quali sono le strade da percorrere per
favorire questo
ritrovamento?
A mio avviso sì,
anche se sono ancora un po’ troppo silenziose. Ma credo che sia proprio
del genio femminile fare più che parlare. Le donne si raccontano
facendo. La concretezza fa parte del loro DNA, ma è necessario che la
nostra società, (chiesa compresa) impari ad essere maggiormente attenta
alla presenza femminile, a mettersi in ascolto e a rispettare di più la
diversità per accoglierla e per lasciarle lo spazio dovuto.
La donna d’altro
canto deve credere di più in se stessa e nelle proprie potenzialità che
sono tante! La donna deve imparare a non delegare e a non tirarsi
indietro nel momento in cui le viene offerta una opportunità, piccola o
grande che sia.
Mi
baso sulla mia esperienza, dunque limitata: a quanto vedo nella maggior
parte dei casi, i ritiri spirituali o gli esercizi spirituali che
vengono organizzati nel nostro paese sono predicati da sacerdoti o
monaci o frati: più raramente da suore o monache.
Le
domando: le risulta che sia così?
E
se sì, lei ritiene che nel popolo di Dio ci sia una - magari anche
inconscia - preferenza per la predicazione maschile, come se le donne
consacrate fossero "meno preparate spiritualmente"?
Direi di sì.
Ma, anche in
questo ambito stanno avvenendo dei cambiamenti di rotta. Sta crescendo
il numero di donne, laiche e consacrate, ben preparate, donne dello
Spirito, donne amanti della vita a cui viene chiesto di parlare:
conferenze, lezioni, ritiri e ritiri spirituali, ecc…
E’ sempre
un’esperienza molto ricca e arricchente perché la donna più dell’uomo
riesce a comunicare un’esperienza o un dono di vita anche attraverso le
parole che dice.
Oggi, la gente
cerca soprattutto testimonianze di vita e speranza.
Può spiegare (se pur brevemente) cosa si intende per maternità
spirituale e qual è la bellezza e la ricchezza di questa forma di
maternità?
Credo, sento e
sperimento che maternità spirituale è il più bel frutto della sponsalità:
evento in cui la donna è chiamata ad abitare costantemente, sin dal
momento dell’Incontro con la Persona che ha cambiato direzione alla sua
vita.
La maternità
spirituale si accende da una sponsalità fedele e contenta. E’ come un
carbone che brucia nelle viscere, che non può essere contenuto, che
incendia quindi altri.
Maternità è
prendersi cura del fratello o della sorella che sono donati, camminare
con loro finché la vita che sta crescendo in loro li spinge a esclamare:
“non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre ci spiegava le
scritture?”.
La maternità
spirituale è farsi strumento perché la vita possa sbocciare, crescere,
maturare nell’altro/a.
La sua bellezza?
La vita stessa!
Nota.
L’intervista è stata pubblicata sulla rivista Il messaggero di S.
Antonio nel mese di Novembre 2010 all’interno dell’articolo dal tema
Quel genio tutto femminile.
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