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English version
“Progetto missionario
Sacro Cuore”: è il nome di una proposta nata a Roma che vede insieme
Salesiani di Don Bosco e Missionarie di Cristo Risorto per aiutare i
giovani della capitale a scoprire il volto missionario del Santuario del
Sacro Cuore. Si tratta di una missione di evangelizzazione e di carità
educativa verso i giovani che si propone secondo lo spirito
dell’oratorio di Valdocco di ravvivare l’attenzione delle giovani
generazioni su Gesù. Abbiamo incontrato don Valerio Baresi, parroco
della Basilica e motore dell’iniziativa articolata in diverse linee di
intervento. Quella che segue è la storia di questo progetto.
“Ho lavorato in
equipe insieme a tre miei confratelli. Non solo andavamo a vedere le
diverse case dell’ispettorìa. Ma dovevamo riconoscere che pur essendo
case nostre che amavano, mostravano gravi lacune nella fantasia
operativa, in campo educativo e nella profondità spirituale. Questo è
servito soprattutto per ragionare insieme sull’aiuto da fornire alle
case per dare maggiore profondità spirituale, più che per criticare, e
per puntare sull’essenziale. Troppe opere si fermavano alla
pre-evangelizzazione, con l’illusione che prima i ragazzi vanno tolti
dalla strada, impegnandoli in attività ed in un secondo momento
avvicinati a Gesù. Nessuno di noi tre la pensava in questo modo. Ci
rendevamo conto che immediatamente vanno condotti a Gesù. Non esiste
cioè un piano umano da sedimentare per poi costruire sopra il cristiano.
Ma puntiamo immediatamente sul cristiano, nella consapevolezza che se è
profondamente cristiano, è anche umano”.
Chi parla è
don Valerio Baresi,
parroco della Basilica del Sacro Cuore, a pochi passi dalla stazione
Termini. Fuori, il traffico con i suoi rumori ti inghiotte, dentro
appena varcato il cancello di accesso, si apre alla vista lo spazio di
un grande cortile avviluppato negli striscioni multicolor per le
festività natalizie imminenti. Un fiume in piena don Valerio nel
raccontare le tante iniziative della parrocchia che in breve l’hanno
fatta amare dalle giovani generazioni. E quella che vi proponiamo è la
storia di un progetto unico nel suo genere, che merita di essere
conosciuto. Ma lasciamo spazio sempre a don Valerio Baresi e alla sua
proposta per rimettere Gesù al centro della vita dei giovani:
“I giovani hanno
una grande sete di autenticità, profondità e di verità. C’è una cattiva
comprensione della Chiesa e di tutto ciò che è legato al Signore. Per
cui tutto ciò che è legato a Dio è pesante, doloroso e faticoso. Poi
invece si accorgono che non è vero. È assolutamente il contrario. Il
Signore ci ha indicato la via della speranza, della felicità, della
vita. Quando noi facciamo fare esperienza ai ragazzi, puntando sulle
cose belle, essenziali, l’incontro con Gesù fa dire ai giovani: “ho
incontrato Gesù e non lo voglio mollare. Ora sì che sono felice”. Non ce
lo dicono dopo una serata di festa o una gita. Per esempio, lo hanno
detto al termine di una due giorni di ritiro intenso.
Settembre 2008 è
nata la nuova circoscrizione del Sacro Cuore, abbiamo incontrato quattro
missionarie di Cristo risorto che erano state sfrattate
dall’appartamento dove vivevano. Si erano rivolte al rettor maggiore per
trovare una dimora e per chiedere di far parte della famiglia salesiana.
Il rettor maggiore le inviò qui da noi tramite il vicario per trovare
una soluzione e noi, che eravamo nuovi, ci siamo domandati, notando che
eravamo sulla stessa lunghezza d’onda in tema di spiritualità, cosa
avremmo potuto fare insieme. Chiedendoci cosa il Signore ci stesse
chiedendo. Supportati da una famiglia che desiderava vivere l’esperienza
di fraternità e del matrimonio in pienezza, insieme a noi. All’inizio ci
siamo domandati: chissà cosa potrebbe venirne fuori di buono se
mettessimo insieme vita consacrata maschile, vita consacrata femminile e
matrimonio. Abbiamo deciso di incontrarci il giovedì sera per fare
adorazione e per chiedere aiuto a Dio se aveva qualche progetto per noi.
Per un anno intero abbiamo pregato e ci siamo interrogati sul nostro
futuro. Abbiamo poi accolto le missionarie di Cristo risorto
nell’appartamento destinato un tempo al centro minori, all’ultimo piano
nell’abside della chiesa, dopo qualche lavoro di ristrutturazione.
Queste suore
vivono nella nostra opera, anche se in realtà distinte, dal 2009. Sono
entrate il giorno di Pasqua, all’epoca io ero direttore della comunità
ispettoriale, legato all’equipe di pastorale giovanile. Da maggio 2009
la casa di don Bosco è diventata, da santuario e casa di accoglienza,
parrocchia e punto di riferimento per i ragazzi dell’intera area ed io
sono diventato parroco della Basilica nell’ottobre dello stesso anno.
Nel 2010, abbiamo lavorato sul progetto ‘Europa’ che è un tutt’uno con
la parrocchia, e che parte dall’idea che il vecchio continente è terra
di missione, necessita quindi di essere rievangelizzata, e soprattutto
occorre far entrare in dialogo culture diverse. Lo straniero in casa
spesso è scomodo, ma se c’è Gesù ad unire insieme le persone, tutto è
possibile. L’unità va cercata partendo da Gesù come centro di tutto. Il
progetto è piaciuto molto al rettor maggiore Chavez ed è articolato in
diverse proposte per i ragazzi, mettendo insieme la comunità maschile
dei salesiani e quella femminile delle missionarie di Cristo Risorto.
Pur mantenendo
ognuno la propria identità e la distinzione delle due comunità, abbiamo
redatto un unico progetto educativo pastorale e ci riferiamo ad una
unica comunità educativa pastorale. Due comunità religiose, ma un solo
progetto educativo. Inizialmente abbiamo lavorato in quattro come
salesiani per chiarire bene il progetto. Le missionarie lavorano da
tempo con gli universitari, sono presenti a Roma da otto anni, e in
tutto il mondo sono trentacinque. Stanno ultimando le costituzioni e
hanno fatto richiesta di essere inserite nella famiglia salesiana. Il
rettor maggiore è in attesa di questi documenti per dare il via libera.
Per parte nostra stiamo lavorando benissimo con loro. Sta venendo fuori
una esperienza di chiesa dove il maschile e il femminile desiderano
mettere il meglio di ognuno, e dove pur nella fatica di accogliere il
maschile e il femminile, si gioisce della presenza dell’altro, senza
entrare in competizione e senza temere il successo dell’altro.
A volte nella
Chiesa scatta questo meccanismo, magari involontario, del ‘ci portate
via i ragazzi, ma perché non mi avete avvisato’ e via di questo passo.
Il che fa chiaramente capire che si è perso di vista l’obbiettivo
principale: i giovani e il Regno di Dio. Se lo scopo è che i giovani
incontrino Cristo e si innamorino di Lui e gli permettano di entrare
nella loro vita per cambiarla, a me non interessa chi porta a Gesù. Le
missionarie lavoravano con i rifugiati del Centro Astalli, negli
ospedali, negli atenei. Noi invece abbiamo la parrocchia, l’oratorio e
il santuario conosciuto come centro di misericordia spirituale, ma con
un occhio ai poveri e ai senza fissa dimora ai quali distribuiamo
normalmente alimenti. Abbiamo messo insieme tutti questi elementi, con
il desiderio di unire i rifugiati e gli universitari per un reciproco
arricchimento. Il nostro desiderio è di lavorare con i giovani e dire
agli universitari: ‘dateci una mano per aiutare i giovani rifugiati che
hanno bisogno di tante cose come la patente e di avviarsi al lavoro, ma
prestando attenzione all’arricchimento spirituale dei giovani
universitari.
Abbiamo cominciato
ad incrementare le attività partendo il giovedì sera, dalle 20.30 alle
22.00, con la preghiera per i giovani dai 18 anni ai 30, incontri aperti
non solo ai ragazzi della parrocchia. Abbiamo riaperto l’oratorio per
tre giorni alla settimana. Ora abbiamo 64 ragazzi impegnati nella
catechesi di iniziazione cristiana. Le parrocchie vicine mandano i loro
ragazzi qui da noi. Anche perché qui possono trovare tante proposte,
adatte anche ai loro genitori e agli adulti, come danza latinoamericana.
Abbiamo ripreso il contatto con il territorio.
In questo secondo
anno mi sto dedicando molto ai giovani, che occupano il primo posto nei
nostri pensieri, seguiti poi dalla parrocchia, per la quale ho speso
molte energie il primo anno. Per loro è pensata la messa domenicale alle
11.30, i ritiri spirituali per i giovani a cui qualche giorno fa hanno
partecipato 44 ragazzi. Risultato sorprendente se si pensa che è stato
raggiunto in appena due anni. Poi ci sono gli incontri del mercoledì con
Gesù destinati a quanti sono tiepidi o lontani dalla fede e che vogliono
saperne di più. Iniziative che prevedono alcuni gesti da compiere per
cogliere lo sguardo di Gesù. Sono otto incontri per due mesi. È capitato
spesso che i ragazzi portano altri coetanei, attirati dalla curiosità
per le nostre attività. Una specie di catechesi in atto, di natura
esperienziale. Hanno la possibilità di essere affascinati da Gesù e
dalla sua Parola di vita. Qui possiamo contare su ben duecento giovani
impegnati in attività di servizio o di formazione”.
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