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M. Viviana Ballarin,
attuale presidente dell’USMI nazionale è nata ad Adria nel 1948,
appartiene alla Congregazione delle suore Domenicane di s. Caterina, E’
stata insegnante di educazione fisica, della storia dell’arte, maestra
delle novizie; dal 1994 al 2000 superiora generale del suo istituto e
durante questi anni è stata pure membro del Consiglio di presidenza
del’USMI nazionale. Nel 2000 è stata rieletta superiora generale del suo
istituto durante il quale ha promosso la riunificazione delle due
Congregazioni dallo stesso nome e che avevano avuto un’unica origine,
quindi la stessa fondatrice ad Albi (Francia) nel 1852. Il decreto di
riunificazione è stato firmato il 14.06.2005 e M. Viviana è stata eletta
come priora generale della Congregazione, ritornata una, il 31. 12.2005.
Da lei abbiamo avuto alcuni pensieri per una vita quaresimale
all’insegna delle beatitudini.
Beati i
poveri in spirito,
il Regno dei cieli appartiene a loro.
Oggi, più che mai
siamo molto preoccupati per la povertà che sta avvolgendo nella spirale
della non speranza molti esseri umani, molte famiglie, molti giovani che
non hanno prospettive rosee per il loro futuro. Non vogliamo questa
povertà perché è una minaccia alla vita e a quell’impegno di
umanizzazione che vede i religiosi e le religiose sempre in prima linea
quando c’è da lavorare per la giustizia e la dignità della persona.
Ma allora, quando un povero è beato?
Quando la sua povertà non lo porta alla disperazione, ma piuttosto lo
arricchisce perché tutta la sua vita è nelle mani accoglienti e
provvidente di un Padre creatore, Signore e custode della vita, di ogni
vita, in ogni momento e a queste mani si affida totalmente e sta sicuro
come un bambino in braccio a sua madre.
E, questa povertà beata non dipende dall’avere o non avere beni
materiali.
Beati i
miti,
possederanno la terra,
non solo, la renderanno bella.
La vita, ogni
forma di vita è una forza mite. Nella misura in cui ciascuna di noi
libererà in sé questa forza mite, sarà artefice di bellezza attorno a
sé.
Ma come può essere?
Per comprendere basta fermarsi un attimo e porre attenzione alla terra
brulla nel passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile. Poco
a poco, in un lento silenzio che si muove, le zolle indurite dal freddo
si spaccano, si aprono e tenerissimi germogli spuntano fino a colorare
di verde e di colori tutto, così un albero che sembrava secco e morto,
così ogni pianta.
La mitezza è frutto di una forza per la quale noi non dobbiamo fare
niente per averla, soltanto dobbiamo aprirci ad essa, in altre parole
dobbiamo aprirci al dono della vita che già è in noi per il battesimo e
che vuole occupare tutto lo spazio della nostra persona, della nostra
esistenza, della nostra missione.
Beati i
puri di cuore,
vedranno Dio.
Se il Signore
chiama beati coloro che sono puri di cuore, ciò significa che il nostro
cuore può anche non essere puro e quindi non sperimentare la beatitudine
di vedere Dio, e sarebbe davvero un peccato.
Vedere Dio è un anelito che ci portiamo dentro, quasi una nostalgia di
ritorno alle nostre radici, sì perché da Dio veniamo e siamo inquieti
fino a quando a Lui non ritorniamo.
Ma Dio è semplicità, Dio è verità, perciò la strada per diventare puri
di cuore è un cammino di conformazione alla sua semplicità, è crescere
giorno dopo giorno nella verità di noi stessi.
Solo nella misura in cui saremo semplici potremo vedere Dio e questa
stupenda esperienza può iniziare già da ora.
Beati
quelli che hanno fame e sete di giustizia,
saranno saziati.
Tu o Dio sei come
un mare pacifico; quanto più entro in Te tanto più Ti desidero e quanto
più Ti desidero tanto più entro in Te. Ti cerco e quanto più Ti cerco
tanto più Ti trovo, ma trovandoTi cresce in me il desiderio di cercarTi
ancora. E così mi sazio della Tua verità, Trinità Beata.
Così pregava Caterina da Siena, donna affamata e assetata della santità
di Dio, del suo amore, del suo perdono, della sua giustizia appunto.
Ella molto bene ci fa comprendere questa beatitudine evangelica, che se
compresa e vissuta anche da noi, ci trasformerà in donne di fuoco e
felici perché sazie di Lui e libere.
Beati
quelli che sono nel pianto,
essi
gioiranno.
Questa è la
beatitudine che più di tutte si nutre di fede e di speranza.
L’accoglienza del dolore non per spirito masochista, ma perché è la
paziente accoglienza del vissuto umano con le sue delusioni e con le sue
difficoltà, fragilità e limiti, con i suoi fallimenti e amarezze, non ha
paura delle lacrime.
Le lacrime, il pianto non sono segno di debolezza o di rifiuto del
dolore, ma piuttosto manifestano che il nostro cuore di pietra si va
trasformando in un cuore di carne. Le lacrime impastano sentimenti,
pensieri, emozioni, azioni, tutto il vissuto e plasmano in noi un cuore
docile che, superando ogni forma di arresa o di passività, diviene
profondamente credente e colmo di speranza nella Promessa.
Beati i
misericordiosi,
troveranno misericordia.
I fondatori e le
fondatrici dei nostri Istituti religiosi normalmente hanno affondato le
radici della loro esperienza spirituale nella misericordia di Dio e
l’hanno trasmessa ai loro figli e alle loro figlie, di generazione in
generazione fino a noi. E di questa misericordia sono divenuti servi e
strumenti per coloro ai quali la compassione apostolica li ha condotti.
Contemplando questo fiume di amore che continuamente scorre e dilaga in
infiniti gesti di bene possiamo dire, inebriate da questa beatitudine
insieme a Caterina da Siena che, “ovunque volgiamo lo sguardo, troviamo
solo misericordia!”. La misericordia è come un pozzo artesiano che, dove
si attiva fa fiorire o rifiorire la vita e la bellezza.
Beati
gli operatori di pace,
saranno chiamati figli di Dio
Spesso Gesù chiama
con l’appellativo di figlia, figlio qualcuno che si lascia incontrare da
Lui, che lascia cadere ogni barriera, accoglie la sua parola e la
guarigione di tutta la sua persona.
Alla donna emorroissa, finalmente arresa davanti a Lui, dice: figlia!
Sii guarita dal tuo male e va’ in pace.
E’ stupendo!
Diventiamo figli nel Figlio se lasciamo che Lui diventi la nostra pace,
guarendoci.
E’ Lui che costruisce la pace!
A noi è chiesto di offrirgli apertura e accoglienza.
Beati i
perseguitati per la giustizia,
di
essi è il Regno dei cieli
Ogni giorno si
grida o si manifesta nelle strade, nelle piazze, dalle cattedre o dai
pulpiti per la causa della giustizia e la persecuzione, a volte
manifesta altre volte tacita, dilaga contro coloro che hanno fatto della
difesa e della promozione della giustizia una scelta di vita.
E’ terribile pensare alle forme di repressione, distruzione e violenza
di diritti umani in atto ai nostri giorni.
Chi decide di fare il bene su questa terra deve mettere in conto che
sicuramente in qualche modo troverà opposizione. E’ stata l’esperienza
dei profeti, di Gesù e sarà l’esperienza di chiunque voglia seguire il
cammino indicato dal Signore.
Ma qui, di quale giustizia ci parla il vangelo?
Di quella che illumina ogni giustizia umana e dà un senso anche alla
persecuzione fino a considerarla una beatitudine: la santità di Dio.
Essere santi perché Lui è santo, costi quel che costi.
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