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La figura di Pietro nel Nuovo Testamento
Settimio Cipriani

Pietro di Bethsaida, oscuro pescatore di Galilea, dopo l’incontro con Gesù di Nazareth, è diventato una figura preminente nella letteratura e nella storia del Nuovo Testamento. Così, ad esempio, i quattro Vangeli ce lo presentano come il discepolo più intraprendente nel gruppo dei Dodici, più capace degli altri di entrare in sintonia, o anche in contrasto, con il Maestro; gli Atti degli Apostoli concordano nel presentarcelo come animatore della primitiva comunità di Gerusalemme e iniziatore della missione, dapprima fra i Giudei a incominciare da Gerusalemme e poi anche fra i pagani; Paolo stesso, in alcuni riferimenti delle sue lettere, ne riconosce l’autorevolezza o, comunque, il particolare rilievo nel determinare gli orientamenti, sia pastorali che teologici, della primitiva comunità cristiana. Come spiegare questo "eccellere" di Pietro sopra tante altre figure che circondano il Cristo?

L’autore, passando in rassegna i testi neotestamentari, descrive, anzi scolpisce, la vivace figura del "Simone della storia" che la chiamata di Gesù trasforma gradualmente in "Pietro (roccia) della fede".

Sono pagine scritte con chiarezza e competenza: presentano la grandezza e la fragilità di quest’uomo chiamato a diventare apostolo, mentre rilevano la fondatezza storica della narrazione dei fatti relativi alla sua figura, utilizzando a questo scopo alcuni studi recenti, i più significativi, di grande rilievo scientifico e di chiaro orientamento ecumenico. Ne emerge il tipo concreto del discepolo di Cristo, con i suoi momenti di generosità e di affidamento, ma anche con le sue incertezze, paure e perfino tradimenti. In ogni caso sempre oggetto dell’amore e del perdono di Cristo. Proprio per questo, un personaggio molto vicino a ciascuno di noi.

Ancora, Milano 2006. € 14,50

    

Lo spartiacque. Ciò che nasce e ciò che muore a Occidente
Marco Guzzi (a cura di)

Il libro parte dal presupposto che l’umanità si trovi attualmente su un crinale di portata epocale, su un ponte, attraversato il quale un intero mondo apparterrà al passato, mentre nuovi scenari appariranno. Questo passaggio è perciò una sorta di spartiacque che divide e dividerà sempre più nettamente ciò che muore da ciò che sta nascendo, ciò che non è più utilizzabile da ciò che invece appartiene alla nuova umanità che si sta configurando in ognuno di noi e sul pianeta terra sempre più unificato.

Siamo urgentemente chiamati a elaborare un pensiero nuovo che sappia interpretare il senso evolutivo di ciò che (ci) sta accadendo, per facilitarne il corso; in altri termini, a immaginare una rivoluzione possibile, perché un enorme rivolgimento è già in corso e non possiamo far finta di niente o subirne passivamente gli scossoni. Solo un nuovo pensiero, una nuova e più profonda interpretazione dei segni dei tempi, potrà evitare che il travaglio della trasformazione produca troppo dolore.

I saggi qui raccolti, redatti da alcune tra le personalità più autorevoli del mondo culturale contemporaneo, costituiscono un’ottima mappa per orientarsi in questo passaggio, per ricominciare a pensare all’altezza della sfida dei tempi, per ritrovare il coraggio del giudizio e dell’invenzione culturale. Ogni saggio analizza un ambito specifico dell’esperienza umana dal punto di vista della transizione in corso: il rapporto spiritualità e politica, cristianesimo e altre religioni, spiritualità e arte, donna e religioni… alcuni tra gli ambiti vitali della cultura contemporanea sono ri-visitati con l’intento di individuare ciò che davvero è destinato al passato e scoprire tracce di percorsi nuovi.

La cosa più rilevante è che ogni analisi di settore illumina l’altra, e tutte insieme ci mostrano con una certa chiarezza i caratteri complessivi della figurazione umana che sta tramontando e di quella che sta faticosamente tentando di emergere; ci aiutano a scorgere i primi lineamenti di questa nuova figura di umanità che sembra per ora configurarsi più che altro in tante piccole esperienze , a volte addirittura marginali; ci chiamano ad un’esperienza cristiana radicale, a farci assobire e trans-figurare appunto dal mistero della nostra nuova nascita dall’acqua e dallo Spirito.

Paoline, Milano 2006. € 13,00

    

Quale volto di Dio rivela il Crocifisso?

 

Fernando Taccone (a cura di)
 

Il libro presenta i risultati di un Forum sull’immagine di Dio che il Crocifisso rivela e sugli interrogativi che essa suscita nell’uomo del nostro tempo, nel momento storico in cui stiamo uscendo da un’epoca. Uscita annunciata e favorita dalla crisi della civiltà occidentale, dalla nascita della filosofia esistenzialista e dall’affermazione del ‘pensiero debole’, il quale è facilmente collegabile con la paolina kenosi e la luterana theologia crucis, che postulano una nuova immagine di Dio. La ricerca si colloca nel momento in cui l’uomo, deluso dalle ideologie, torna a cercare nelle religioni un’ulteriore parola sulla realtà e sulle cose ultime. All’immagine che si ha di Dio infatti è collegata la concezione di ciò che vale nella vita. Il cristianesimo è l’unica religione che ci presenta un Dio che scende, un descensus Dei. Si comprendono facilmente perciò le domande che sorgono dalla riflessione sulle ricerche fatte: quale immagine di Dio ci offre il Cristo Crocifisso? E quale immagine dell’uomo fonda? Quale etica? Quali rapporti fra persone, gruppi umani, Stati? E’ possibile condividere tutti insieme dei valori, in un areopago aperto a tutti gli uomini di buona volontà, secondo un’immagine cara a Giovanni Paolo II, per la costruzione di quella che Paolo VI chiamava una civiltà dell’amore? Un’etica condivisa al di là delle barriere di cultura e di religione dovrà fondarsi necessariamente su principi di diritto pensati indipendentemente dal cristianesimo e da qualsiasi altra religione, oppure su principi condivisi da tutti anche se storicamente provenienti da specifiche fedi e tradizioni? L’immagine di Dio proposta da insigni pensatori ebrei e cristiani non interpella l’umanità perché si muova verso un nuovo codice di valori? Non accade che l’umanità non riesca più ad evitare il pericolo dell’autodistruzione senza passare ad un livello dei rapporti fra uomo e uomo diverso da quelli vissuti finora? Il punto di arrivo del processo proposto è l’invito ad una revisione di acquisizioni considerate definitive, rivolto, almeno implicitamente, a tutti i raggruppamenti umani, un’etica della solidarietà che, in quanto tale, implica da parte di tutti un atteggiamento che si potrebbe chiamare ‘kenotico’, con la persuasione che questo giova veramente alla felicità di tutti.

Edizioni OCD, Roma Morena 2006. € 14,00

    

Cattolicesimo Italiano e futuro del Paese
Settimo Forum del Progetto culturale


Servizio Nazionale per il Progetto culturale della CEI
 

A un anno di distanza dal VI Forum del Progetto Culturale (A quarant’anni dal Concilio. Ripensare il Vaticano II di fronte alle attuali sfide culturali e storiche), il settimo appuntamento ha cercato di rilanciare la riflessione a partire proprio dal riferimento dinamico allo stesso Concilio, sintonizzandola sulle prospettive che si aprono oggi per l’Italia.

Si è subito capito che l’obiettivo non poteva essere quello di scattare l’ennesima "fotografia" dei rapporti tra il cattolicesimo e l’Italia. Al centro dei lavori si è posto l’impegno a pensare, immaginare il contributo che il cattolicesimo italiano può dare alla costruzione di un futuro condiviso e credibile per il nostro Paese. E questo tanto più di fronte a una questione politica e civile - dunque culturale - più complessiva, che riguarda l’insieme della società italiana e la sua capacità di progettare un futuro a partire dalla propria peculiare identità e dalle sue risorse. E’ chiaro che qui emerge una domanda sintetica e specifica: quali figure di credente e di Chiesa saranno necessarie per l’Italia di domani?

Una risposta a questa domanda non può che accompagnarsi a una riflessione su quale uomo e quale società vogliamo edificare: la questione antropologica, su cui da qualche anno riflette la Chiesa in Italia, si rivela così un modo per raccogliere e rilanciare gli stimoli del concilio Vaticano II. E’ proprio in questa prospettiva che il cattolicesimo italiano può dare un contributo serio e duraturo al "futuro del Paese".

La centralità della persona nel suo essere soggetto di relazione, e in particolare con Dio, la cui Parola resta il criterio attraverso il quale comprendere la nostra cultura, rappresenta la chiave di volta di una rinnovata capacità progettuale della nostra società.

A partire da queste considerazioni si è sviluppata la discussione del Forum, raccolta in queste pagine. Apre il volume la prolusione del Cardinale Camillo Ruini, seguita dalle riflessioni introduttive di Luigi Alini, Gianni Ambrosio e Dino Boffo. Gli oltre sessanta interventi raccolti nel volume – a fronte di circa centotrenta partecipanti – sono stati ordinati nel senso di un ulteriore contributo all’elaborazione dei contenuti del Convegno di Verona del 2006, secondo questa suddivisione: la persona: affetti, fragilità, lavoro; tradizione ed educazione; cittadinanza e bene comune (dalla Premessa).

EDB, Bologna 2006, pp. 405, € 24,00

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