trasp.gif (814 byte) trasp.gif (814 byte) trasp.gif (814 byte)

Rosmini e la sua teoria della conoscenza

Vladimir Francevič Ern,

San Paolo, Cinisello Balsamo 2010, pp. 520, € 32,00

L’autore, grande filosofo russo, prematuramente scomparso a soli 35 anni, si trovò a Roma tra il 1911 e il 1913. Durante questa permanenza ebbe modo di reperire materiale e documentarsi sulle figure di Antonio Rosmini e Vincenzo Gioberti.

I suoi appassionati studi sono mossi dalla forte convinzione che il pensiero filosofico dei due Autori italiani sia fortemente connesso con quello russo. E ciò nonostante le rispettive peculiarità nazionali o la diversa concezione teoretica che caratterizzava gli stessi due italiani tra loro.

Quello che Ern intravede è in realtà un unico tratto saliente nell’approfondimento metafisico delle loro coscienze e nel risalire alle vive radici ontologiche del proprio essere.

Fu così che nel 1914, al suo rientro in patria, per mezzo della casa editrice Put’ e col supporto della Società Solov’ëv, fondate da lui stesso insieme ad un manipolo di menti illustri attive nel promuovere l’idea filosofico-religiosa russa, viene pubblicata la sua poderosa opera monografica: Rosmini e la sua Teoria della conoscenza.

Le basi che muovono la speculazione di Ern sono quelle di voler trovare delle adeguate argomentazioni ontologiche ai fondamenti della conoscenza, ovvero alla gnoseologia, che per forza di cose amplia il suo campo di ricerca oltre all’essere in quanto tale, per entrare in quello metafisico che cerca di darsi risposte anche al di là del dimostrabile e dell’evidente.

Per Ern, Rosmini ebbe la capacità di bussare alle porte della verità, ponendosi la domanda basilare sulla natura ultima del principio di conoscenza.

Questa capacità è per Ern il frutto di una partecipazione dell’uomo eletto all’intimità dell’Amore concepito nel disegno divino, poiché egli risale alla propria radice assoluta, diventa creatura pensabile in se stessa o per se stessa, addentrandosi nell’esplorazione più autentica della Sofia.

La magnificenza di questi grandi pensatori, fu rappresentata dal tentativo accorato di promuovere una filosofia viva, che non vuole escludere un Logos di principio e una Sapienza Divina di base, così come un intelletto puramente appartenente all’uomo e la capacità di ottimizzarlo per mezzo di una ricerca interiore nella vita vissuta.

La loro ambizione sembra oggi rivalutata fortemente dagli eventi.

Dopo che la storia ha dimostrato che l’uomo scientifico, chiuso nell’esigenza di darsi un senso muovendosi esclusivamente nella logica dell’empirismo, finisce per cadere vittima di un drastico impoverimento culturale, si riscopre la Sofia come unità basilare “divina - umana”, “increata - creata”, che non è altro che una visione del Cristo cosmico.

Da Platone a Rosmini, passando per i Padri e Vico, l’intelligenza è tale perché capace di un’idea, ovvero di vedere “dentro” la realtà delle cose che sono, secondo una dinamica interna alla stessa razionalità in quanto umana.

E’ questo che affascina Ern, è questo che unisce il pensiero dei filosofi russi con la cultura occidentale: conoscere la verità. Non solo quella fatta di realtà apparente.

Questo bisogno supremo diventa un dato di fatto non tanto perché se ne indaga la genesi o l’origine storica ma perché se ne constata la sua esistenza e il fatto stesso che senza di esso l’uomo non è più uomo.

(a cura di) Rosalia Azzaro Pulvirenti

nata a Catania, è ricercatore del CNR/CERIS di Roma. Laureata a Genova con M.F. Sciacca, ne eredita la passione per Rosmini la "filosofia dell'integralità". Membro della Commissione di Bioetica del CNR, trasfonde per anni le sue competenze al servizio dell'etica della ricerca, parte essenziale del Public Understanding of Science. Socio fondatore del Centro Studi "Sofia: idea russa, idea d'Europa",  si dedica alla ripresa di un confronto metafisico tra Oriente e Occidente.
Tra le pubblicazioni: Miceli e Rosmini, con l'opera inedita di Miceli `Idea di un nuovo sistema' (Sodalitas, 1990); Bioetica: le ragioni della vita e della scienza (Franco Angeli, 1996); Il piano su scienza e società del VI PQ e l'etica, della ricerca in: `Rapporto sul sistema scientifico e tecnologico in Italia (Franco Angeli, 2003)

   

Cammini di Speranza  
Formazione aperta alla creatività di Dio

AA.VV.

Paoline, Milano 2011, pp. 144, € 12,00

“Ogni cammino formativo che si realizza nella micro storia della persona è un avvenimento della grande storia del mondo che ne è arricchita, ed è sempre e comunque un cammino di speranza… Mettersi a servizio della formazione di un fratello o di una sorella, significa accogliere che la speranza teologale attraversi in profondità tutta la persona. La figura del formatore, in questo senso, è perfettamente consapevole di rappresentare un collaboratore a un mistero che, da sé, fa germogliare germi di vita già posti nel formando, il suo ruolo è quello di entrare in dialogo, accogliere il mistero e farlo proliferare… Servire la formazione significa accogliere la vocazione di collaborare con Dio e farsi viandanti in un cammino che porta al di là di se stessi, verso un’ascesa che è dono e amore” (dalla Presentazione di sr M. Viviana Ballarin).

Nel documento Direttive sulla Formazione negli Istituti religiosi (DF 2 febbraio 1990), lo Spirito Santo è infatti presentato come il primo agente della formazione. Si tenta allora di analizzare i veri compiti e le peculiarità del servizio alla formazione, i punti da cui partire affinché la formazione sia piena e in totale armonia con l’umanizzazione della nostra vita.

Questi i riferimenti principali tenuti presenti durante il Corso di formazione organizzato dall’USMI nel marzo 2010 e poi raccolti nel presente volume. Nella piena consapevolezza che in questo mondo, travagliato e offuscato da mille angosce per il futuro, ogni consacrato deve essere fortemente radicato nel tempo di Dio, al fine di essere apostolo di speranza. In una fase crepuscolare di una civiltà oramai ripiegata su se stessa i consacrati sono chiamati ad indicare nuovi sentieri di giustizia e di recupero della dignità umana.

Soprattutto i consacrati testimoniano la ricchezza rappresentata dallo Spirito Santo che dimora in ogni uomo. Nell’attesa della risurrezione degli uomini e dell’intera creazione, ogni sofferenza patita verrà riscattata, sarà semplicemente il cammino che ci condurrà alla liberazione. Ogni cosa al fine ritroverà la propria verità, il proprio ordine e la propria bellezza perché sarà il frutto del nostro essere vincitori sulla corruzione e sul peccato. Per questo è necessario essere incarnazione di speranza. I consacrati sono i reali custodi del segreto della speranza e ne diventano diffusori attivi mettendosi in completo servizio della gioia altrui.

E’ un dato di fatto che il mondo è continuamente in grado di sorprenderci. E noi? Siamo pronti anche noi alla novità creativa dello Spirito, ad accogliere ogni sua forma di amore incarnato?

a cura di Romina Baldoni
usminforma@usminazionale.it

Archivio recensioni