Essere totalmente di Gesù
Samuele Sangalli
Libreria Ed. Vaticana, Città del Vaticano 2010, pp. 180, € 12,00
Il testo in
questione è il frutto di un’esperienza di Esercizi Spirituali sulla vita
consacrata intrapresi nel luglio 2010 da un gruppo di Suore Missionarie
di Gesù Redentore e alcune giovani in ricerca vocazionale. L’Autrice
mette a disposizione il testo di alcune sue meditazioni proprio nella
speranza e col desiderio di poter testimoniare l’amore per la scelta
della consacrazione come immenso tesoro donato dal Signore alla sua
Chiesa.
Una riflessione che rappresenta un prezioso punto di luce
per i religiosi, per i sacerdoti: come spunto di ulteriore rinnovamento
dell’entusiasmo spirituale con cui hanno risposto alla chiamata, ma
anche per chi è in cerca di risposte, per chi si interroga
sull’eventualità di intraprendere un cammino rivolto al Signore.
Indubbiamente appare quanto mai importante, specie nei
momenti in cui è più forte l’esigenza di rinnovamento, che la Chiesa
accolga e proponga figure spirituali di consacrati che sappiano essere
profeti del loro tempo, che sappiano tracciare itinerari di vita
cristiana esemplari, incarnare la più autentica speranza dell’Evangelo.
La Scrittura ci insegna e ci ribadisce con forza
l’importanza delle vocazioni, il modo determinante in cui queste
concorrono all’edificazione del Corpo di Cristo-Chiesa, come esse
divengano segni tangibili della verità della presenza operante di Dio
nella concretezza degli uomini.
Tutto questo è gioia cristiana, è luce che si riverbera sul
popolo e sulla comunità cristiana, come fu all’inizio con la radicalità
che contraddistinse gli apostoli, pronti a lasciare tutto per Cristo e
come deve essere sempre, attraverso il pieno accoglimento di esistenze
pronte a seguire il Signore e lasciare tutto.
Altro intento del libro inoltre è quello di tracciare un
autentico itinerario di ascolto dello Spirito, rivolto a tutti, affinché
il Signore ci guidi al cuore della nostra vita, alle più autentiche
radici del nostro senso, del nostro esistere.
Ci doni la grazia per capire, per mezzo di un rigenerato
fervore individuale e comunitario, dove condurre i nostri passi, come
vivificare la Chiesa, come fare in modo che l’opera dell’uomo incarni
nel modo più giusto l’opera delle Sue mani.
I poveri hanno sempre ragione
Mimmo Battaglia, Virginio Colmegna
Cittadella Ed., Assisi 2010, pp. 122, € 9,80
La freschezza e la
piacevole immediatezza di questo libro riesce a raggiungere due
importanti traguardi: tracciare il percorso vocazionale di alcuni preti
dediti ad opere di aiuto e vicinanza agli altri e, soprattutto, portare
alla luce ed avvicinare al nostro immaginario, esistenze di marginalità
e di sofferenza che spesso tendiamo a percepire come realtà estranee di
strada piuttosto che drammatiche situazioni in cui precipitano esseri
umani come noi, uomini e donne che si fanno da parte fino ad
identificarsi totalmente con angoli e pezzi di strada, che scelgono il
silenzio e l’incomunicabilità pur avendo ancora molto da dire.
L’opera che svolgono i preti che li
avvicinano, non solo è importante perché rappresenta una delle tante
tappe di carità e di aiuto fraterno insita nelle loro funzioni, ma
perché attraverso loro, mette in ascolto anche il lettore di alcuni
disagi psichici ed esistenziali che appartengono alla nostra natura e
che spesso releghiamo nella parte più nascosta del nostro inconscio per
esorcizzarli, riducendoci alla convinzione egoistica che essi sono
lontani, come appartenenti ad altre realtà, e soprattutto che essi sono
inevitabili e che i nostri mezzi di aiuto e solidarietà non possono
servire.
La verità è che la società e la stessa
comunità cristiana è impreparata ad un accoglimento del male di
vivere, in qualche modo anche gli stessi preti che si ritrovano
volenti o nolenti ad essere “preti di strada” sono impreparati a
collocare nel vocabolario delle cose apprese in Seminario tali disagi
esistenziali così sfaccettati e sfuggenti.
Loro però ci sono, al di là di tutto.
Pur non avendo risposte pronte o spiegazioni
plausibili, adoperano la loro generosità. Ed è in tal modo che si fanno
promotori di biografie nuove da imporre all’attenzione di una platea
assopita e svogliata.
La forza di questo piccolo libro è quella di
testimoniare passioni forti, dare l’esempio di quanto si abbia sempre
più bisogno di intelligenze aperte e critiche, di discepolato
permanente. Ma soprattutto ci fa entrare nella dimensione della
ferialità di un contatto, di una vicinanza che si costruisce e si spiega
nel semplice espletarsi.
Senza chiederci schematicamente dei perché,
senza risalire a delle eventuali cause, o peggio a delle colpe,
semplicemente si entra nell’essenzialità della persona. La vera domanda
alla fine non è che cosa possiamo offrirci l’un l’altro o quanto ci si
può aiutare ma chi possiamo essere per l’altro. E tutto si fa bastare in
piccoli gesti muti che si spiegano da soli: amicizia, pazienza, gioia,
sorrisi, fiducia, amore, gentilezza, generosità, speranza, comprensione.
Fare formazione nella Chiesa
Pensare, organizzare, gestire il cambiamento
Francesco Aprile
Paoline, Milano 2011, pp. 180, € 13,00
Si fa
sempre più fatica a coinvolgere le persone. In ogni ambito oramai, ma di
certo per la catechesi e per chi è impegnato nelle parrocchie e nelle
diocesi, questa sfida diventa fondamentale. Per il mondo ecclesiale,
riuscire a dare una motivazione ai propri interlocutori, è qualcosa di
vitale, una ragione di essere.
Molti esperti di formazione hanno cercato di suggerire
possibili strategie di rinnovamento e di gestione delle attività, al
fine di vivacizzare e rendere fruibili gli obiettivi e gli intenti del
percorso pastorale di una Chiesa al passo con i tempi.
In questo libro in particolare, ’Autore, quale esperto di
animazione giovanile, di catechesi, di psicologia, strategie di
comunicazione e relazioni interpersonali, mette a disposizione la sua
professionalità ed esperienza per tentare di dare risposte efficaci ai
principali problemi emersi, per mettere a punto sul piano pratico tutti
quei suggerimenti che hanno trovato riscontro e che comunque erano
ispirati a principi importanti e basilari della tradizione cattolica ma
affrontati con angolazioni diverse, attinti da sguardi “altri” frutto di
contributi umani più attinenti alla realtà.
Soprattutto, la cosa che appare maggiormente ben riuscita
in questo lavoro, è la presa emozionale e l’interesse suscitato nel
raccontare in modo diretto storie di ordinaria vita pastorale.
Un modo scorrevole per mettere nelle mani di chi legge ed è
in cerca di spunti tangibili, delle logiche e degli strumenti capaci di
rendere dinamicamente coeso un gruppo. Con la dettagliata descrizione di
metodologie per condurre un incontro, per tenere sempre presenti le
realtà specifiche che lo caratterizzano e la sua strutturazione. Inoltre
si puntualizza la necessità assoluta e irrinunciabile di dover
ridefinire la logica e lo stile della formazione su vasta scala al fine
di arginare la discrepanza sempre più accentuata tra teoria e prassi dei
metodi formativi.
L’educazione alla fede coinvolge le famiglie, i ragazzi,
gli educatori dell’oratorio, i catechisti, i responsabili di
associazioni e movimenti, è la linfa da cui attinge l’intera comunità
cattolica per portare avanti il proprio percorso di crescita e di
adesione ai principi religiosi.
Nel mondo ecclesiale è emersa, con sempre maggiore
determinazione, la volontà di rivedere alcuni modelli formativi
improntati ad una logica rigida di mero “travaso di informazioni”;
ovviamente considerando concretamente le difficoltà reali che spesso si
incontrano nello staccarsi dalle abitudini e dalle tradizioni
consolidate.
Ciò che si richiede è qualcosa di piuttosto complicato
poiché esige un ripensamento radicale e profondo che spesso scoraggia o
non è così semplice da seguire. Infatti non basta semplicemente variare
le tecniche di conduzione o singoli elementi di gestione, si deve
lavorare sulla mentalità di chi usa tali mezzi, sull’impianto formativo
di base.
Deve cambiare la logica formativa che guida l’operare di
chi è chiamato ad educare. Deve avvenire una rivoluzione culturale
capace di rispettare il detto evangelico “vino nuovo in otri nuovi”.
A questo sembrano portare le applicazioni di auto-sviluppo
o di didattica prese in prestito affacciandosi in altri settori della
comunicazione, pur rimanendo partecipi della specificità rappresentata
dal percorso di fede. Per ritrovare confronto, per ristabilire solide
basi antropologiche o semplicemente per rispolverare o rivalutare prassi
formative di sapore antico, per saper leggere con occhi nuovi il
messaggio evangelico di Gesù formatore.
a cura di
Romina Baldoni
usminforma@usminazionale.it
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