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Nuovi media e vita consacrata

Josu M. Alday (ed.), Ancora, Milano 2011, pp. 175, € 18,00

Dal 14 al 17 dicembre 2010 si è tenuto il XXXVI Convegno sulla vita consacrata. Ne è sicuramente emersa una maggiore consapevolezza di tutti sull’importanza che va assumendo la nuova “cultura” della comunicazione mediatica e i relativi modi di incidere sulla vita consacrata stessa. L’era digitale rappresenta una sfida, per tutti, i consacrati in particolare, devono riuscire a volgere positivamente e a servizio di una evangelizzazione sempre più coinvolgente e partecipata, le potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione. Papa Benedetto XVI già alla Giornata per le comunicazioni sociali, aveva preparato un significativo messaggio intitolato «I nuovi media a servizio dell’evangelizzazione». E’ quindi parso consequenziale avviare un discorso relazionale su: «Cultura della comunicazione mediatica e vita consacrata».

L’oggetto della filosofia della comunicazione è la sua stessa fenomenologia, ovvero il comunicare; questa fenomenologia va anche capita poiché attraverso essa si riflette il nostro modo di essere, riuscire ad incanalare tutto ciò in sentieri giusti, cristianamente ed eticamente può essere determinante. E’ quindi chiaro che ogni comunità usufruisce, assume ed esprime, a modo suo, i vantaggi della comunicazione digitale. In questo caso la Chiesa si interroga su alcuni modi efficaci per affiancare ad una pastorale di presenza attiva, una forma di pastorale mediatica di ascolto rivolta al mondo contemporaneo, alle sue problematicità. Del resto la teologia cristologica riconosce nella gestualità di Gesù il Logos del Padre, la liturgia con le icone e la ripetizione rituale di alcuni gesti, ci parlano di una tradizione e di una permanenza incentrata su comunicatività. Si chiede perciò al mondo religioso di mettere l’anima per tirare fuori le potenzialità di questo nuovo fronte della comunicazione, di farlo con libertà e responsabilità. Molti Istituti religiosi possono sopperire in tal modo alla perdita di visibilità e all’offuscamento sociale della loro identità  causata dall’era moderna. Chiaramente tutto questo va affrontato con la giusta preparazione, con dinamismo e consapevolezza che sappiano mantenere le distanze dai tranelli dell’abuso, della superficialità, del facile proselitismo. Durante il Convegno autorevoli psichiatri mettono in guardia dal fascino narcisistico e ammaliatore di Internet rivolto e congeniato per l’abitatore della società liquida postmoderna, saperlo convogliare ad una formazione iniziale e permanente per il consacrato è una sfida insidiosa che necessita di proposte operative mirate ed ingegni che sappiano far coesistere globalità e specificità di ognuno.

a cura di Romina Baldoni
usminforma@usminazionale.it


Bibbia ed educazione

Michele Mazzeo, Paoline, Milano 2011, pp.318, € 20,00

Il Dio della Bibbia fin dalla creazione ama ogni essere umano. Secondo la tradizione rabbinica tutto nasce dall’amore e ad esso si ispira l’agire, in osservazione di ciò nelle Scritture sono presenti testi intensi sulla formazione e sulla famiglia. Il card. Martini, educatore dei nostri tempi, afferma che: «molti insuccessi educativi hanno la loro radice nel non aver noi capito che Dio educa il suo popolo, nel non aver colto la forza del programma educativo espresso nelle Scritture, nel non esserci alleati con il vero educatore della persona».

Così la formazione e la nuova evangelizzazione si configurano come un’opera che affonda nella vita intima stessa di Dio e della persona umana creata e lasciata libera nel suo mistero per diventare a “sua immagine e somiglianza”. Ma come educa Dio? Sappiamo che il soffio dello Spirito rende viva la Parola, che la sua azione è insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia. Al momento le comunità ecclesiali sono chiamate ad avviare e realizzare un percorso di cambiamento nell’evangelizzazione. A tale fine si è provveduto a stabilire linee guida con l’istituzione del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione fondato nel 2010, il Sinodo convocato per ottobre 2012, gli orientamenti pastorali Cei per il decennio 2010-2020. Lo scopo è quello di far convergere il soggetto educante e i destinatari in un processo di rinascita permanente che abbracci: conversione, verità, contenuti intelligenti, competenze. C’è quindi da ritornare a riflettere sulla sapienza educativa di Dio, di Gesù e anche su quella giudaica che pone al centro il Dio biblico, proprio dell’esperienza rabbinica dove Dio è formatore e creatore, dove esiste la relazione formativa maestro-discepolo-tôrāh-comunità.

Il nostro pontefice Benedetto XVI ci ricorda a tal proposito che le istituzioni educative «da sole non bastano, perché lo sviluppo umano integrale è anzitutto vocazione e, quindi, comporta una libera e solidale assunzione di responsabilità da parte di tutti». Per poter arrivare a questo ampliamento di prospettive c’è bisogno di accogliere la presenza di Dio per non cadere nella presunzione dell’autosalvezza o in uno sviluppo disumanizzato. In ogni epoca si deve accogliere i Libri Sacri e fare un lavoro di comprensione profonda scindendo l’eternità di Dio e le realtà differenti in cui alcuni fatti si sono svolti. Lo studio deve comprendere la dimensione del passato, del presente e del futuro. Questo volume, diviso in quattro capitoli, prova a condurci per tappe ad una comprensione su più fronti, dalla tôrāh come istruzione-direzione che raccoglie l’invito «impara dal tuo Creatore» (Bereshit Rabba 8,8), al Gesù maestro, alla trasformazione nello Spirito, al profilo dell’educatore.

Un itinerario formativo completo con tappe di crescita, momenti di crisi, processi di incomprensione, svolte in avanti che riflettono l’autenticità del cammino di vita reale; un confronto di progetti educativi chiamati a convergere. Per tale motivo la conclusione è in una prospettiva “aperta”, come la formazione stessa è aperta sul mistero della vita dell’uomo.

a cura di Romina Baldoni
usminforma@usminazionale.it


       

DVD CORPO CELESTE

Scheda del FILM

REGIA: Alice Rohrwacher
ATTORI:
Salvatore Cantalupo, Yile Vianello, Pasqualina Scuncia FOTOGRAFIA: Hélène Louvart
DISTRIBUZIONE: Cinecittà Luce
PAESE: Italia, Svizzera, Francia 2011.
GENERE: Drammatico
DURATA: 100 Min
FORMATO: Colore

Produzione
: Amka Films Productions, Jba Production,Tempesta;
in collaborazione con Rai Cinema, ARTE France, RTSI Televisione Svizzera, SRG SSR idée Suisse.

                                   

TRAMA:

Marta ha 13 anni ed è tornata a vivere alla periferia di Reggio Calabria (dove è nata) dopo aver trascorso 10 anni in Svizzera. Con lei ci sono la madre e la sorella maggiore che la sopporta a fatica. La ragazzina ha l'età giusta per accedere al sacramento della Cresima e inizia a frequentare il catechismo. Si ritrova così in una realtà ecclesiale contaminata dai modelli consumistici, attraversata da un'ignoranza pervasiva e guidata da un parroco più interessato alla politica e a fare carriera che alla fede.

Alice Rohrwacher debutta alla regia di un lungometraggio con una prova che testimonia la sua abilità nel dirigere attori e non attori, garantendo quella naturalezza che per un film come Corpo celeste è una qualità indispensabile. Deve infatti sostenere la veridicità di una condizione di degrado culturale e ambientale locale con il massimo possibile di verosimiglianza.

Un appiglio affinché una sua possibile fede possa non essere totalmente dissolta nell'acido muriatico di un'insipienza eretta a sistema potrebbe venirle da un anziano e isolato sacerdote che le fa conoscere la ‘follia' di Cristo.

Ciò che non convince nella sceneggiatura è la compressione dell'ottica. Noi conosciamo Marta solo per quanto attiene la sua vita in casa (in misura minore) e la sua attività in parrocchia. Come se il Catechismo per una ragazzina di 13 anni fosse oggi pervasivo come per un'educanda in un collegio di inizio Novecento. Marta non sembra avere altre occasioni di vita o di relazione sociale (la scuola ad esempio?). Non avendo esperienza diretta della realtà calabra che Rohrwacher ha voluto portare sullo schermo non ci si può permettere di negarne la verosimiglianza. Si può solo constatare che, per fortuna, il mondo ecclesiale italiano è molto più complesso e articolato.


DVD IL GRANDE SILENZIO

Scheda del FILM

Durata: 164 minuti.
Regia
: Philip Gröning.
GENERE: documentario, religioni
Paese: Francia Svizzera, Germania 2005
Produzione: 20th Century Fox Home Entertainment
Lingue: Italiano e portoghese.

TRAMA:

In un tempo di cinema chiassosamente sonoro, che tutto riempie e trabocca, diventa necessario sperimentare il silenzio. Quello grande e silente "registrato" nel monastero certosino de La Grande Chartreuse, situato sulle montagne vicine a Grenoble. A salire sulle Alpi francesi con la macchina da presa è stato il regista tedesco Philip Gröning, che per diciannove anni ha cullato il desiderio di realizzare un documentario sulla vita dei monaci e sul tempo: quello della preghiera e quello del cinema. Perché quel tempo potesse scorrere sulla pellicola, il regista ha condiviso coi monaci quattro mesi della sua vita: partecipando alle meditazioni, alle messe, alle lodi, ai vespri, alla compieta (l'ultima delle ore canoniche), ritirandosi in una cella in attesa di ripetere nuovamente l'ufficio delle letture.

 Il suo film, apparentemente immobile e privo di uno sviluppo narrativo, trova invece un suo modo straordinario di procedere inserendo un dialogo muto tra l'uomo e la natura, scandito fuori dal monastero dalle stagioni e dentro le mura, vecchie di quattro secoli, dalla rigorosa liturgia dei monaci. Separati materialmente dal mondo mantengono con esso una solidarietà espressa attraverso un'incessante preghiera. La partecipazione dello spettatore alla vita del monastero è affidata unicamente alle immagini, che non si aggrappano quasi mai a un suono, a una voce esplicativa fuori campo, a una musica applicata alla pellicola, a una parola, se non a quella di Dio. I salmi e le preghiere, sgranate come un rosario e costantemente ripetute, sono l'unico linguaggio concesso, lo strumento verbale alto per pensare il divino, per comunicare con Lui.

La lunghezza della pellicola, che ha impaurito i più o peggio li ha spazientiti, è al contrario funzionale all'esperienza contemplativa che il regista ha voluto raccontare. La sua visione disciplina la mente inducendola, e non poteva essere altrimenti, a chiarire e a purificare il pensiero.

a cura di Romina Baldoni
usminforma@usminazionale.it

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