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19 ottobre 2012
Il Paraclito
Sergej BulgÀKov,
EDB, Bologna 2012, pp. 567, € 29,00.
L’opera del grande
autore russo Sergej Bulgàkov, scritta nel 1936, è arrivata alla terza
edizione; questo dimostra un certo interesse per
la Teologia
dello Spirito, sebbene non si tratti certo di una lettura semplice.
Viene esposta una dottrina trinitaria e pneumatologia che è un’autentica
parabola spirituale, intellettuale e morale. In parte sicuramente
influenzata dal clima russo e dagli anni a cavallo delle due rivoluzioni
(1905 – 1917) in cui si è prolungata la stesura travagliata di questo
lavoro. Anni in cui il marxismo si è avvicendato con l’idealismo e
l’idealismo con l’ortodossia e l’intera contingenza storica ha plasmato
l’intelligencia nel suo contesto politico e sociale. Si parla del
Consolatore ed ogni parola che illustra lo Spirito pur se nell’approccio
teologico, è povera e arida se priva dello Spirito stesso, dei suoi
gemiti ineffabili, dei suoi profetici oracoli. La creazione invoca lo
Spirito: «Vieni, stabilisci in noi la tua dimora!». Nei sacramenti della
Chiesa, lo Spirito ci dà una vivente comunione con Dio. Egli conserva la
Chiesa e la conduce; per la sua potenza, la Chiesa è per noi suprema
realtà, che non potrà essere soppressa, né ci sarà tolta: gioia dei
secoli, luce dell’eternità in questo basso mondo: lo Spirito, disceso
dai cieli, inviato dal Figlio a partire dal Padre, rivelatore del Padre
e del Figlio.
Bulgàkov centra il
tema facendo perno su quattro capisaldi: il posto della terza ipostasi
nella Santissima Trinità; la processione dello Spirito Santo; Spirito di
Dio e Spirito Santo; la diade del Verbo e dello Spirito Santo.
Lo Spirito Santo,
dicono gli Atti degli apostoli, era la vita stessa della Chiesa
primitiva. Poi, a misura che ci si allontana dalla Pentecoste, questa
fede diventa sempre più lieve. In noi il divino è unito, in modo
inseparabile e senza confusione. L’umano deve essere divinizzato
divenendo teandrico. Non può l’umano rifuggire lo Spirito. Il mondo
freme per il vuoto spirituale: brama ispirazione, è alla ricerca della
profezia, della rivelazione del teandrico sull’umano, sul mondo,
sull’uomo. Conosce e conserva il divino, ma non conosce e non riesce a
trovare il divino-umano. E se Dio non viene in soccorso, l’uomo non si
salverà… Ma Dio ha già salvato perché è venuto nel mondo. Dopo la sua
ascensione egli ha lasciato lo Spirito che dimora nel mondo. Ma i nostri
occhi sono ciechi e non vedono, la nostra brama continua a ricercare una
Rivelazione. Forse perché percepiamo l’assoluto trascendente come.
è un cattivo
infinito negativo, fuggente a se stesso nel vuoto della negazione. Per
Bulgàkov invece l’infinito è positivo perché vi è correlazione tra
essere assoluto e relativo. Relazione che non si basa solo sull’idea di
incarnazione e kenosis ma per l’esistenza di una realtà
intermedia tra Dio e mondo. Si tratta della Sofia, ponte
ontologico di unione sapienziale.
La Sofia è
ipostaticità, qualità intermedia immanente alle due nature che rende
possibile non solo l’incarnazione ma la stessa l’azione dello Spirito
Santo.
Desideri
Accesi
Percorsi
di crescita dell’affettività
Aniello Di Luca, Anna Maria Arnese, Miriam Casale,
Paoline, Milano 2012, pp.
136, € 12,50
Il testo offre una
«riflessione di senso» sulla vita affettiva della persona per imparare
la difficile arte di stare al mondo.
Il lavoro parte
dai racconti che alcune persone fanno di sé, dai quali non emergono
grandi ambizioni, se non: guadagnare soldi, non avere regole; assenza di
progetti e sogni, calpestare l’amicizia, tradire, fare sesso, non avere
voglia di riflettere e di pensare; negare Dio. Al fine di tracciare una
strada per la felicità che passi attraverso la conoscenza di sé e aiuti
la persona a rendere armonica la propria vita, la riflessione degli
autori utilizza un’immagine metaforica -la barchetta è l’IO- e si
sviluppa attraverso la descrizione di un metodo: il quadrante della
personalità.
Sullo scafo della barchetta sono tracciate le tre aperture
dell’individuo: verso le cose, le persone e l’affermazione di sé.
L’albero maestro è diviso nei tre livelli dell’esistenza umana:
- fisiologico
(fame, sesso, paura della morte);
- psicologico
(creatività, socialità, ricerca di senso);
- spirituale
(povertà, castità, obbedienza).
In Appendice
vengono proposti temi e schemi per dei laboratori sulla vita affettiva,
da realizzare a tappe. La prefazione al libro è fatta dal cardinale
Crescenzio Sepe. Egli sottolinea l’importanza di quanto scritto come
cammino educativo, sussidio pastorale che procede per analisi e
riflessioni, per giungere al cuore della fede cristiana: l’Eucaristia.
Non solo sacramento ma Habitus e stile di vita cui ridurre ogni
esperienza. Il vuoto di valori che si avverte e che proietta tristi
ombre sulle giovani esistenze che si affacciano alla vita, può essere
colmato “vivendo secondo la domenica”. Così come per Ignazio di
Antiochia la domenica è il non essere mai soli, la più autentica
tradizione relazionale della Chiesa. L’Eucaristia non ha solo un grande
valore religioso ma anche antropologico e culturale. Aiuta l’umanità a
orientare tutto, anche la dimensione affettiva, verso un fine di bene,
che è l’amore di Dio.
Tristezza
Adalberto Piovano,
San Paolo, Cinisello
Balsamo 2012, pp. 184, € 11,00
A partire da un
precedente lavoro del 2003 apparso in Francia con il titolo: Les
passions tristes. Suffrance psychique et crise sociale. Si era
aperto un inquietante interrogativo sul malessere giovanile, un’analisi
dell’odierna situazione esistenziale come caratterizzata da una serie
innumerevole di angosce e paure. La cosa più drammatica è che lo staff
di psichiatri ed esperti che stava dietro a questo studio, ha potuto
toccare con mano un’autentica piaga sociale, non solo un disagio
diffuso. Alcuni filosofi autorevoli avevano poi additato tra le cause
l’inversione di rotta tra futuro promessa, intravisto dalle vecchie
generazioni, e il futuro minaccia, avvertito invece dalle giovani leve.
Del resto la psiche vive delle problematiche patologiche proprio in
funzione dell’apertura e della proiezione al futuro. I depressi tendono
a raccogliersi nel passato, i maniacali sono eccessivamente attaccati al
presente. Al momento le persone si misurano con un’esistenza in cui
tutto è precario e incerto. Regnano le passioni tristi, ovvero le
tensioni negative, l’abulia del pensare e dell’agire. Le speranze sono
spente e siamo gravati da un senso diffuso di impotenza. La tristezza è
il sunto di tante tipologie di stili di vita che caratterizzano il
nostro oggi. Tristezza nelle relazioni, nelle parole, nei silenzi, nei
comportamenti, nella visione temporale. Alla tristezza succedono poi
tanti altri risvolti come l’invidia, la superficialità, il cinismo,
l’accidia, la diffidenza e la rassegnazione. I Padri della chiesa
dicevano che la tristezza inattiva, la tristezza chiusura, era di fatto
un soffocare l’azione della Spirito, il suo frutto maturo che è l’agápe
e la gioia. In pratica si tratta di un sentimento distruttivo della
relazione con Dio, della fiducia in Lui e nella sua misericordia.
Inoltre l’uomo perde pian piano la stima di sé, non si apre alle sue
potenzialità, al suo estro creativo e al suo senso di responsabilità.
Tristezza quindi come malattia dello spirito, corrosione di vitalità, di
autenticità, di apertura di cuore.
Le pagine di
questo libro si propongono di guardare in faccia questa passione
dell’anima per poi poterla esorcizzare. Il processo è quindi:
identificazione, interpretazione dinamica, consapevolezza, superamento.
Perché la gioia passa sempre lungo il sentiero della verità. D.
Bonhoeffer affermava: «Esiste una gioia che ignora tutto il dolore,
l’angoscia e la paura del cuore umano; essa non ha nessuna consistenza,
può solo anestetizzare per pochi attimi. La gioia di Dio, invece, è
passata attraverso la povertà della mangiatoia e l’angoscia della croce,
per questo è invincibile, irresistibile. Non nega la miseria; ma proprio
lì, al cuore di essa, trova Dio. Non contesta la gravità del peccato, ma
è proprio così che trova perdono. Essa guarda la morte in faccia, ma
proprio lì trova la vita. Ecco di questa gioia si tratta, ed è una gioia
vittoriosa. Solo di essa ci si può fidare, solo essa aiuta e risana».
a cura di Romina Baldoni
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