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23 novembre 2012
Le grandi storie d’amore e d’amicizia della Bibbia
Allan F. Wright,
San Paolo, Cinisello
Balsamo 2012, pp. 150, € 14,00.
Le storie d’amore ci
appassionano e ci intrigano in ogni loro forma, così come le grandi
amicizie. Sono spezzati di vita in cui il sentimento e il coinvolgimento
sono amplificati. La passione in ogni sua forma è qualcosa di forte,
impulsivo, vitale, energico. Risveglia i nostri sensi e il nostro
ordinario, ci dà motivazioni di senso per vivere, per costruire
progettualità, per accrescere la nostra autostima e la nostra
sensibilità. Anche nella Bibbia sono presenti alcune affascinanti storie
d’amore. In genere la Sacra Scrittura viene percepita come qualcosa di
elevato e distaccato. Qualcosa che esula dalla nostra esperienza e che
assume connotazioni astratte. Ma Dio si è rivelato a uomini e donne come
noi, con i nostri stessi dubbi, limiti, fragilità, debolezze, paure,
aspirazioni, ambizioni. Cercare Dio è sempre un percorso faticoso e
lungo. Trovarlo è una lotta con se stessi. La nostra esperienza passa
attraverso errori e inceppamenti, conoscenza graduale di se stessi e del
proprio senso per arrivare alla riconciliazione, al perdono, alla luce
della fede. Nella Bibbia si narrano storie di paternità, matrimoni,
adulteri, tradimenti, vendette. Le relazioni umane tutte sono un
riflesso dello straordinario, radicale e geloso amore che Dio riserva a
noi, sue creature preziose. Prima di ogni cosa è importante ricordare
che il vero amore è quello che ricerca il bene altrui e va oltre
l’esigenza di giustizia, è un tipo di amore forte, in grado di cambiare
la vita, un amore che suscita una risposta. Le storie su cui si punta
l’attenzione vanno dalla prima in assoluto, quella di Adamo ed Eva, a
quelle tra Abramo e Sara, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Rachele, Tobia e
Sara, gli amanti del Cantico dei Cantici, Elisabetta e Zaccaria, Maria e
Giuseppe. Poi ci sono le amicizie, quella sofferta tra Giuseppe e i
fratelli che porta al dono della riconciliazione, quella tra Davide e
Abigail e Davide e Gionata. Ancora Rut e Noemi, Gesù e la peccatrice,
Gesù, Lazzaro, Maria e Marta, Paolo e Barnaba, Gesù e Pietro, Pietro e
Giovanni. Ed ancora meno conosciute ma non meno sorprendenti come tra
Aquila e Prisca, Paolo, Onesimo e Filemone, Paolo, Sila e Lidia. L’amore
agisce sempre e dà sempre i suoi frutti. Gesù offre amore e ci chiede
amore. L’amore si dona con generosità e si riceve con umiltà. Alla fine
di ogni capitolo il libro riporta una preghiera, delle citazioni e
spunti di riflessione adatti per Lectio e meditazioni ma anche
riflessioni, confronti e dibattiti di gruppo.
A che punto siamo arrivati!
Francesco Mattioli,
Paoline, Milano 2012,
pp.197, € 15,50
Siamo pronti a chiedere
rispetto ma ci risulta difficile manifestarlo verso gli altri. Il
rispetto è una forma di adeguamento a regole civili che ci consentono di
poter aspirare a un bene comune, una specie di compromesso basato sul
vivi e lascia vivere. Formalmente, nella superficialità, nella
prepotenza, nella sete di ambizione che scandisce i nostri giorni e il
nostro quotidiano il rispetto è questo. Poi c’è una forma di rispetto
convinta e partecipata che nasce dal cuore e che ci viene trasmessa
soprattutto nel Vangelo di Gesù. Una regola morale interiore che ci fa
assumere una diversa predisposizione e ci fa percepire le cose sotto un
altro punto di vista. L’indignazione facile per la maleducazione altrui
è un modo per fomentare rabbia e malcontento, disagio e insofferenza che
poi si traducono in altra insofferenza e irritabilità. Nel nostro
sociale fatto di piccole esperienze anche molto banali regna il
disprezzo e la prepotenza e tutto questo il più delle volte viene
liquidato come segnale dei tempi. Così facendo la colpa è
automaticamente riversata sull’andamento della società che si sta
degradando. Dallo sgarbato al villano, dallo sgraziato allo scortese si
capisce che molti dei comportamenti “non appropriati” sono il derivato
di ordini normativi che di volta in volta sono stati imposti dalla
cultura dominante. Spesso poi il concetto di rispetto generale, inteso
cioè come rispetto per ogni creatura, è stato oscurato da forme
abitudinarie o di comodo che hanno imposto pertinenze assai discutibili.
Ne sono un esempio gli omaggi al più forte, le forme di servilismo, la
galanteria verso le donne che in realtà si consideravano esseri
inferiori, i duelli tra nobili, gli uomini ‘d’onore’ della mafia. Ogni
individuo dalla nascita compie un processo di socializzazione che lo
porta ad integrarsi nella società a cui appartiene. In famiglia, a
scuola, nel gruppo dei pari e comunque nelle frequentazioni dell’età
adolescenziale si apprendono dinamiche e rudimenti che poi ciascuna
personalità farà propri. In termini più profondi però si può sostenere
che non è facile e non lo è mai stato, arrivare ad una concezione del
rispetto che sia sentimento assoluto e profondo. E’ invece nella natura
di ciascun essere umano, arrivare all’amore per il prossimo senza scopi
e senza opportunismi. Questa è una forma di altruismo ma anche una
consapevolezza interiore e spirituale che ci fa ‘vedere’ l’altro come
essere con una sua dignità, una sua personalità, una sua peculiarità che
si erge al di sopra della realtà materiale. Questa visione in termini
assoluti fa bene a noi, fa bene alla nostra anima e ci eleva oltre la
pura fenomenologia, dandoci spiragli di divino ed esorcizzando la
finitudine.
a cura di Romina Baldoni
usminforma@usminazionale.it
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