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La
Porta Stretta
Angelo Bagnasco,
Cantagalli, Siena 2013,
pp. 438, € 18,00
La
porta stretta come metafora evangelica. La grazia della fede che ci è
stata donata, ma che di fatto, per essere pienamente accolta richiede
uno ‘sforzo’ di intelligenza e di libertà. In questo libro si raccolgono
le prolusioni del Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova,
presidente CEI. Egli invita la Chiesa stessa,
immedesimandosi nel suo
autentico esodo pasquale, a vivere questo passaggio arduo come
un vero e proprio kairós che è quello della piena
consapevolezza.
In queste pagine si traccia un
percorso, si pregustano frutti, si invita alla condivisione. Uno stile
mite ma anche coraggioso e persuasivo. Una lezione di pastorale in senso
alto e preciso che invita il popolo di Dio alla sua sequela, che
amplifica il dono di verità, grazia e giustizia nella prossimità e
nell’amicizia. Una voglia smisurata di cercare insieme e in unità un
discernimento collegiale e sapienziale. Cogliere con gli occhi della
fede i segni dei tempi, gli impulsi dello Spirito, vivere ed agire con
pertinenza evangelica e responsabilità umana. Ri-centrare Dio,
ricentrarsi in Dio nell’esistenza personale e comunitaria. Altra grande
caratteristica del magistero di Bagnasco è lo slancio, lo sguardo in
avanti, l’entusiasmo. E’ quindi necessario impostare una missione
pastorale che sappia attingere dalla modernità senza però
assolutizzarla, sapendo come bilanciare l’essenza dell’animo cristiano,
bisognoso di tradizione storico- culturale, bisognoso di perseguire il
bene integrale e il rispetto del Vangelo. L’aspetto antropologico che ci
riguarda è quello di ritrovare un nuovo grande umanesimo in cui la
relazionalità è importante al pari della fede religiosa. Dio Trinità è
il riflesso di questo nuovo umanesimo del noi. Per questi motivi la
risposta data dalla Chiesa in questi ultimi anni si è incentrata
all’auspicio per il decennio: Educare alla vita buona del Vangelo.
Rispondere all’emergenza educativa con una comunicazione continua e
aperta. La ricerca del vero, del bene e del bello sono
imprescindibilmente legate, provengono da un’unica radice. I rami del
sapere, tra studio e vita, discepoli e docenti devono farsi prossimi
all’uomo. La Chiesa vigila ed esorta affinché questa unità avvenga. La
porta stretta è una sfida, il canale in cui deve incunearsi un soggetto
unitario plurale costituito dalla nuova comunità ecclesiale. La
comunità deve esprimerlo in tutti i campi, adoperando capacità di
interlocuzione e incisività, al proprio interno e in dialogo con le
varie espressioni della società civile. Di fronte alla crisi non serve
recriminare ma, piuttosto, guardare con coraggio alla realtà concreta
dei problemi e delle sfide che sono davanti, mettendosi “in ascolto” e
aiutandosi reciprocamente a “cogliere il soffio della voce di Dio” per
“discernere la strada giusta” (lettera del Papa ai Sacerdoti del 18
Ottobre 2010 per l’Anno Sacerdotale).
Il vaticano II e la
comunicazione
Dario Edoardo
Viganò,
Paoline, Milano 2013, pp.
222, € 22,00
I
lavori conciliari furono inizialmente coperti da segreto. Poi presero
sempre maggiore spazio nelle cronache di tutti i quotidiani fino a
diventare, tra il 1962 e il 1965, un vero e proprio fenomeno mediatico
globale. Durante le numerose sessioni, a cui presero parte quasi tremila
vescovi provenienti da ogni parte del mondo, furono approvate quattro
Costituzioni, nove Decreti e tre Dichiarazioni. In particolare Inter
mirifica è il documento con cui il Vaticano prende in carico e
regolamenta il fenomeno della comunicazione di massa. La Chiesa cerca di
valorizzare la dimensione comunicativa della sua azione, di mettere a
punto una teologia della comunicazione al passo con i tempi.
Dall’eredità del Concilio nasceranno tante nuove prospettive legate al
filo conduttore della ricerca di rinnovamento e adeguamento. Su tutte
l’Istruzione pastorale Communio et progressio. Come gestire i
media? Come formare gli animatori? Che tipo si strumenti fornire, come
renderli efficaci? A cinquant’anni dal Concilio ci si interroga sullo
stile dell’essere Chiesa oggi. Soprattutto tenendo conto che il processo
comunicativo attuale non è più solo un semplice passaggio di
informazioni ma è un gioco relazionale tra architetture di senso che
definiscono anche i soggetti stessi coinvolti. Il testo cerca di muovere
da alcune tappe che rendono maggiormente comprensibile la complessità
del contesto storico e religioso da cui prese inizio il Concilio. I
cambiamenti geopolitici, i nuovi consumi culturali, lo sviluppo dei
media ci offrono un documento conciliare ancora acerbo e insufficiente.
Molte lacune verranno sopperite dall’Istruzione pastorale Communio et
progressio del 21 gennaio 1971. Bisognerà poi aspettare il
Direttorio Comunicazione e Missione (2004) per sancire nel
dettaglio le figure degli animatori della cultura e della comunicazione.
Il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni produrrà due importanti
documenti: Etica nelle comunicazioni sociali, Etica in
Internet. Con Benedetto XVI si aprirà una nuova frontiera nel web e,
attraverso il canale The Vatican, la Chiesa avrà una grande occasione
per ampliare il suo disegno pastorale non solo nella prospettiva
dell’annuncio ma anche in quella del fare comunità. Con il Concilio si
avvia una sempre maggiore attenzione alla dimensione storico-salvifica
dell’avvenimento cristiano. Si inizia una riflessione teologica
maggiormente aperta al dispiegarsi quotidiano della storia. La
comunicazione non più vista come concezione strumentale ma cartografia
nella quale ridisegnare attestabili forme dell’essere Chiesa oggi.
a cura di Romina Baldoni
usminforma@usminazionale.it
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