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Per il Lavoro. Rapporto-Proposta sulla situazione
italiana
A cura del Comitato per il progetto culturale della CEI
Laterza, Bari 2013, pp. 194, € 15,00
I due precedenti lavori di
cui si era occupato il Comitato per il progetto culturale, attraverso un
rapporto-proposta, avevano riguardato la demografia e l’educazione. Ora
si prosegue sulla strada della trattazione specifica di problemi
cruciali per l’Italia, prendendo in esame il fattore lavoro. L’intento
dello studio è sia propositivo che conoscitivo. La metodologia è quella
di una descrizione dettagliata, di un’analisi approfondita e della
ricerca di possibili suggerimenti per superare le difficoltà. Nella
prefazione al volume del card. Camillo Ruini, si sottolinea l’intento di
connessione tra i tre argomenti presi in considerazione:
«interdipendenza che esiste tra la qualità dell’educazione, l’andamento
demografico e le dinamiche del lavoro. Più specificamente, in ciascuno
di questi ambiti si profila un significativo paradosso: quanto maggiori
e più favorevoli sono le possibilità e le opportunità che sembrano
disponibili, tanto minori, più stentati e precari risultano invece gli
esiti a cui si perviene». La riflessione che sicuramente viene da porsi
è l’apparente contrasto che si sta verificando tra la disponibilità
sempre più ampia delle nuove tecnologie, dei mezzi di comunicazione di
massa e l’impoverimento sia in termini materiali che culturali che
affligge il nostro Paese. Il tutto si amplifica se si prende in
considerazione il fatto che l’impressionante escalation della
disoccupazione giovanile sta avvenendo in un contesto in cui i giovani
sono percentualmente diminuiti rispetto agli anziani. Viene automatico
rivalutare le parole profetiche di Giovanni Paolo II che nell’enciclica
Laborem Exercens aveva in parte preso le distanze dal progresso
tecnologico per ribadire con forza la soggettività del lavoro: la
persona e la sua dignità da mettere avanti all’oggetto e all’oggettività
del lavoro. Una chiave interpretativa che prova a ripartire dalla
dimensione antropologica. Un tentativo di valorizzare a livello teorico
e pratico la consapevolezza che nel lavoro si rispecchia la dignità del
cittadino, la base relazionale che forma ed eleva la società, il fulcro
produttivo del cosiddetto ‘bene comune’ che va inteso sia in termini di
ricchezza che di benessere esistenziale e spirituale. Solo ragionando in
questi termini ci si può riappropriare di un’autentica cultura del
lavoro e attuare le strategie idonee per valorizzarlo nel giusto
contesto in cui viviamo. I quattro capitoli del libro sono suddivisi in:
- una riflessione
sistematica sulla dimensione antropologica del lavoro;
- un quadro statistico
analitico del lavoro in Italia, le trasformazioni strutturali del
mercato del lavoro;
- analisi di ambiti
lavorativi specifici con criticità e opportunità che offrono;
- futuro del lavoro,
mercato e immagine mediatica legata ad esso.
Nel contesto generale si
prova a rimettere in discussione alcuni metodi tradizionali che nei
tempi di oggi non sono più considerabili adatti ad affrontare la crisi
lavorativa. La cultura amministrativa che tende ad operare incongrue
separazioni nei diversi soggetti coinvolti (imprese, lavoratori,
istituzioni, giurisdizione, contesto politico). Una rigidità che viene
spesso fatta ricadere sui sistemi di welfare invece che su un
progressivo impoverimento di investimenti, una scarsa tutela di
determinate categorie sociali, un sistema di formazione professionale
lacunoso, una ricerca che non si sviluppa perché non avviene la giusta
valorizzazione del capitale ‘intellettivo’ né un adeguato sostegno del
talento. Sembra molto condivisibile l’idea di ritrovare slancio
propositivo nel dialogo cooperante tra istituzioni politiche, imprese e
sindacati, scuole e famiglie, parrocchie e mezzi di comunicazione.
Il Teatro e il Sacro. Storia, riflessioni, esperienze
A cura
dell’Uff. Naz. CEI per le
comunicazioni sociali -
Servizio nazionale CEI per il progetto culturale -
Federgat - Diocesi di
San Miniato
San Paolo, Cinisello
Balsamo 2013, pp. 140, € 14,00.
Nell’antica Grecia la
rappresentazione teatrale ebbe un rapporto profondo con la sfera del
sacro. Rapporto ripreso e fatto proprio successivamente dalla tradizione
cristiana. La stessa celebrazione liturgica ha attinenza con la viva
manifestazione dell’incontro tra uomo e Dio. Ma già dalle origini si può
riscontrare una grande attinenza tra le varie manifestazioni artistiche
e culturali ed i vari fenomeni di pietà popolare, l’uso delle Laudi e le
criptiche rappresentazioni medievali, impastate di suggestione, fede,
paganesimo, e non da ultimo drammaturgia, esternazione dei sentimenti
umani più comuni. Il cosiddetto ‘dramma popolare’ ha inscindibilmente
legato il teatro e il sacro e tale connubio si è tramandato intatto fino
al teatro contemporaneo che si è sviluppato a partire dal dopoguerra. La
diocesi di San Miniato dal 2008 sta portando avanti un’interessante
edizione dedicata a “I Teatri del Sacro”, proponendo una selezione
nazionale di tematiche affini per tentare una qualificata riflessione e
un approfondimento. Stanno rispondendo compagnie professionali e
amatoriali non solo vicine alle comunità ecclesiali ma anche in qualche
modo non espressamente affini al mondo cattolico. Probabilmente questo è
dovuto alla varietà degli spunti espressivi e creativi dai quali è
possibile partire, dalla grande suggestione e fascinazione di alcune
narrazioni, dai legami storici e antropologici che si possono andare a
ritrovare e esplorare. Con il presente volume si vuole provare a fornire
uno strumento capace di delineare un percorso in cui cultura e
comunicazione possano trovare spunti dibattimentali e riflessioni
sociologiche. Il linguaggio teatrale si presta a saper cogliere le
ambiguità e i dilemmi che agitano l’animo umano. Può provare a fornire
interpretazioni inintelligibili capaci di restituire le tinte fosche dei
nostri dubbi, la ricerca spirituale, il bisogno di misurare noi stessi
tra inquietudine e creatività. Attraverso la rappresentazione scenica si
incontrano mente e corpo, interiorità e relazionalità, fantasia e
realtà. La multimedialità del linguaggio è predisposizione ad aprirsi
verso un oltre. Si fonde con la metacomunicazione del rituale e del
rito. Si attribuisce all’emozione una valenza conoscitiva, l’esperienza
del bello affonda nell’efficacia della poetica e della tensione
educativa racchiusa nella parola. Nel teatro del sacro non si ravvisa la
pura esteriorità che caratterizza l’odierna società liquida, in cui ogni
relazionalità è tenue e superficiale, avviene bensì una congiunzione
etica che rivaluta ed eleva la nostra corporalità, esplora il senso del
logos e della charitas, prova a saggiare profondità
inedite e trasmetterne all’unisono le vibrazioni.
a cura di Romina Baldoni
usminforma@usminazionale.it
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