A
spasso con Daisy
Regia di Bruce
Beresford
Titolo originale:
DRIVING MISS DAISY
Genere:
commedia
Interpreti:
Jessica Tandy (Daisy Werthan), Morgan Freeman (Hoke Colbum), Dan Aykroyd
(Boolie Werthan), Patti Lupone (Floride Werthan).
Nazionalità:
Stati Uniti
Distribuzione:
Life International
Anno di uscita:
1990
Soggetto e
Scenegiatura: Alfred Uhry
Fotografia:
(normale/a colori) Peter James
Mus:
Hans Zimmer
Montaggio: Mark
Warner
Durata: 102’
Produzione:
Richard e Lili Zanuck
Giudizio:
Accettabile/semplice
Tematiche:
diversità, razzismo, solitudine, amicizia, multiculturalità
Il film ha vinto 4
oscar (film, attrice protagonista, sceneggiatura, trucco) e 2 orso
d’argento al festival di Berlino (miglior attore e miglior attrice)
Soggetto:
ad Atlanta nel
1948, Daisy Werthan, un’anziana vedova ebrea vive agiatamente nel Sud,
attiva e intraprendente, ma intrattabile, a causa di fissazioni e
pregiudizi, che sono diventati parte del suo temperamento stizzoso e
indipendente. Un giorno perde il controllo della propria auto, che
finisce sfasciata in un groviglio di cespugli del parco, lasciandola
miracolosamente illesa. Perché non abbia più a correre rischi, il figlio
Boolie decide di assegnarle a proprie spese un autista. Viene scelto un
cinquantenne di colore, Hoke Colburn, messo opportunamente sull’avviso
da Boolie, perché si prepari ad incassare senza reagire i prevedibili
malumori e le inesauribili bizzarie della vecchia signora. Hoke ha
bisogno di quel lavoro per sopravvivere: quindi si affianca senza
obiezioni alla governante pure di colore, Idella, la tuttofare di Daisy,
nel sopportare con una massiccia dose di pazienza non scevra da qualche
guizzo di ironia l’incontentabile padrona, che lo rifiuta e cerca
continuamente pretesti per liberarsi di lui. Il tempo, l’incredibile
capacità di sopportazione di Hoke, e la morte improvvisa di Idella,
finiscono con smorzare gli spigoli più taglienti di Daisy nei confronti
del fedele autista, che non disdegna ora che la bisbetica vecchia è
completamente sola d’improvvisarsi giardiniere, cuoco, cameriere e
tuttofare. Ormai novantaquattrenne miss Daisy entra in uno stato
confusionale e crede di essere tornata indietro nel tempo e di essere di
nuovo a scuola ad insegnare: Hoke che non l’ha mai abbandonata le tiene
compagnia, la imbocca, ascolta i suoi vaneggiamenti. Per Daisy ora Hoke
è il suo migliore amico.
Per la riflessione
“Dì quello che
vuoi, io mi tengo la mia verità”
Così Daisy
rispondendo al figlio Boolie, si descrive efficacemente nelle prime
scene del film. Una persona che nel tempo non ha mai voluto spogliarsi
delle proprie convinzioni e pregiudizi.
La difficoltà
nell’accettare l’altro nasce dalla diffidenza verso ciò che non si
consosce.
Daisy pur
affermando di non avere pregiudizi non riesce ad accettare tutto quello
che si allontana dal suo orizzonte, lei ebrea benestante del Sud non
accetta i protestanti, i cristiani, i neri e tutto il mondo che non
riconosce come suo.
“…non ce li
potevamo permettere quelli,…far da sé è sempre il modo migliore…io non
ho pregiudizi…”
dice obiettando al figlio sulla necessità di avere un autista.
Daisy è il centro
del suo piccolo mondo, è tutta coinvolta dal suo ego e per questo non sa
rinunciare alla sua indipendenza e si protegge dall’esterno adottando
toni burberi, dispotici e perentori: ha paura di abbattere gli argini
del proprio egoismo. Sceglie di non andare incontro all’altro perché
teme il confronto.
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