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La caduta
Regia di
Oliver Hirschbigel

Produzione: Germania 2005

Si tratta della caduta del Fuhrer raccontata da un tedeso.
Raccomandabile (ma fa soffrire) il film va utilizzato anche in programmazione per le scuole medie e superiori” consiglia esplicitamente la Valutazione Pastorale della CEI. Si presta ad  avviare una riflessione seria su un personaggio tragicamente centrale della storia del secolo scorso. È tratto dal libro dello storico tedesco Joachim Fest “Dentro il bunker di Hitler” e da “Fino all’ultima ora”, testo redatto dalla giovanissima segretaria Traud Junge. In sintesi si potrebbe definire come il ‘referto clinico’ di un mostruoso piano di autodistruzione, che culmina in una serie di suicidi. E la cosa più impressionante (vedi Magda Goebbles che obbliga i suoi bambini a bere il veleno) è che nessuno reagisca, opponendosi al perseguimento del programma. “Fissa nella mente il livello fanatico di autodistruzione generato da quell’idolatria e di-venta un monito incisvo per quanti oggi cercano di mettere in atto simili forme di comportamento”, conclude la valutazione pastorale, ed indica un effetto certo in chi decide la visione del film.

Il tutto è detto con gli occhi di chi era ‘dentro’. La sua denuncia arriva quindi in diretta, e senza sconti, soltanto  dalla descrizione della vita “quotidiana” dei personaggi in gioco. Dal 20 aprile 1945, l’ultimo compleanno del Fuhrer, al 2 maggio: dodici giorni narrati dalla segretaria che lo affincò per quasi due anni e mezzo rimanendogli vicina con il più ristretto gruppo dei suoi uomini, anche nei giorni della fine dentro il bunker di Berlino. Kohol in persona ha premiato Ganz per “aver fornito una presentazione artistica straordinaria nel mostrare i crimini mostruosi e l’aspetto ‘privato’ di un dittatore come Hitler”.

Un film per ragazzi – Scuola


La febbre
Regia di Alessandro D'Alatri

Produzione: Italia 2005

L’orizzonte che l’opera propone va dibattuto ed  interroga in particolare giovani/adulti. Una favola moderna, libera ma concreta, politica ma senza bandiere, che arriva al cuore in punta di piedi e chiede la pazienza di lasciarla ‘entrare’ scena dopo scena. Perché è un racconto di vita normale, di tutti i giorni… senza gli acuti e il ritmo, la souspence del grande spettacolo. Il suo protagonista coniuga le due anime della nostra Italia, quella sognatrice e creativa e quella che si lascia vivere e rubare la propria dignità/vitalità confidando in un domani migliore che potrebbe non arrivare mai. Con "La febbre" D'Alatri invita alla rottura di questo meccanismo, raccontando la storia di un uomo che, attraverso l'amore, trova il coraggio di essere impopolare, di lottare per riappropriarsi della propria vita e del proprio futuro Siamo in provincia, a Cremona, mentre sta lavorando con alcuni amici al progetto dell'apertura di un nuovo locale, il giovane Mario Bettini riceve una lettera inattesa: il Comune lo assume in qualità di geometra. Accetta, prende servizio ed entra a poco a poco nei meccanismi della macchina burocratica. Nel frattempo conosce Linda, se ne innamora, ma lei è in partenza per una  borsa di studio. Sempre più ostacolato sul posto di lavoro Mario viene dirottato ad occuparsi del cimitero comunale e vi si adegua, finché degli eventi d’occasione lo favoriranno e riuscirà ad ottenere “in cambio” tutti i permessi per il suo sogno: aprire il locale. Così avviene, ma… rassegnerà le sue dimissioni, e si ritirerà in campagna dove Linda lo troverà tornando dagli Stati Uniti. “Se l'Italia è malata, una febbre morale è il passaggio per costruire un possibile futuro” sembra dire il regista, e vi aggiunge l’invito ad immettere fantasia e intelligenza. Bello, ma possibile e indolore? quale l’equilibrio richiesto?  

E’ un film per animatori, non per i loro ragazzi.

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