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Il
6 gennaio 2012, solennità dell’Epifania
del
Signore, la Commissione Episcopale
per il
clero e la vita consacrata ha pubblicato il Messaggio: «Educarsi alla vita santa
di Gesù», per la 16a Giornata mondiale della vita consacrata. Nata per volontà
di Giovanni Paolo
II nel
1997 e stabilita alla data del 2 febbraio, la Giornata vuole aiutare
l’intera
Chiesa a valorizzare sempre più la testimonianza delle persone
che
hanno scelto di seguire Cristo da vicino mediante la pratica dei
consigli
evangelici. Nello stesso tempo, per le persone consacrate è occasione
propizia
per ravvivare la loro donazione al Signore. Come è evidente,
il
Messaggio - che per la prima volta ha un titolo - manifesta la sintonia
con gli
Orientamenti pastorali della Cei per il decennio 2010-2020.
Lasciamo
spazio a questo documento in modo che tutte le nostre lettrici e
lettori
possano assimilarlo, gustarlo e tradurlo in vita.
Dono e impegno
La
celebrazione annuale della Giornata mondiale della vita consacrata ci invita
anzitutto a esprimere un sentito ringraziamento per la testimonianza evangelica
e il servizio alla Chiesa e al mondo offerto da voi, che vi siete consacrati
totalmente nella sequela di Gesù Cristo. La vostra presenza carismatica e la
vostra dedizione, in tempi non facili, sono una grazia del Signore, un segno
profetico ed escatologico mai abbastanza apprezzato. Proprio la stima e la
riconoscenza che nutriamo per voi ci spinge a sollecitarvi ad accogliere
cordialmente gli orientamenti pastorali che la Chiesa in Italia si è data per
questo decennio.
Educare alla
vita buona del Vangelo implica certamente l’educare alla vita santa di Gesù. È
questo il dono e l’impegno di ogni persona che voglia farsi discepola di Gesù,
specialmente di chi è chiamato alla vita consacrata. «Veramente la vita
consacrata costituisce memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù
come Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli» (Giovanni Paolo
II, Vita consacrata 22). Il proprium della vita consacrata è riproporre la forma
di vita che Gesù ha abbracciato e offerto ai discepoli che lo seguivano:
l’evangelica vivendi forma. Questa costituisce una testimonianza fondamentale
per tutte le altre forme di vita cristiana e tratteggia un ideale percorso
educativo, antropologico ed evangelico.
Quattro
note-guida
A partire da
questa prospettiva, intendiamo richiamare quattro note che mostrano la coerenza
della vita con la vostra specifica vocazione e al tempo stesso manifestano la
fecondità di un assiduo cammino formativo.
Il primato di Dio
Papa
Benedetto XVI insiste sul fatto che la sfida principale del tempo presente è la
secolarizzazione, che porta all’emarginazione di Dio o alla sua insignificanza,
per cui l’uomo resta solo con la sua rabbia e la sua disperazione. Urge una
nuova evangelizzazione, che metta al centro dell’esistenza umana il primo
comandamento di Dio, la confessio Trinitatis e la Parola di salvezza, di cui voi
avete profonda esperienza spirituale. Nella misura in cui testimoniate la
bellezza dell’amore di Dio, che segue l’uomo con infinita benevolenza e
misericordia, voi spandete quel «buon profumo divino» che può richiamare
l’umanità alla sua vocazione fondamentale: la comunione con Dio. Nella vostra
esistenza trasfigurata dalla bellezza della sua santità, siete chiamati ad
anticipare la comunità «senza macchie e senza rughe», «il cielo nuovo e la terra
nuova» che ogni uomo desidera (cf Ap 21,1).
La fraternità
La
fraternità universale è il sogno di Dio, Padre di tutti. La dilagante
conflittualità che deteriora le relazioni umane mostra la perenne attualità
della missione di Cristo e dei suoi discepoli: raccogliere in unità i figli di
Dio dispersi. La Chiesa è segno e sacramento di questa comunione. «Per
presentare all’umanità di oggi il suo vero volto, la Chiesa ha urgente bisogno
di comunità fraterne, le quali con la loro stessa esistenza costituiscono un
contributo alla nuova evangelizzazione» (Vita consecrata 45). Che bella
testimonianza ecclesiale possono offrire alle parrocchie, alle famiglie e ai
giovani autentiche fraternità, capaci di accoglienza, di rispetto e di
accompagnamento! Sono segni di un amore che sa aprirsi alla Chiesa particolare,
a quella universale e al mondo. Tocca alle comunità religiose essere scuole di
fraternità che impegnano i propri membri alla formazione permanente alle virtù
evangeliche: umiltà, accoglienza dei piccoli e dei poveri, correzione fraterna,
preghiera comune, perdono reciproco, condividendo la fede, l’affetto fraterno e
i beni materiali (cf At 2-4; 1Pt 3,8-9). Gesù prega, perché i suoi discepoli
«siano una sola cosa», come lui lo è con il Padre (cf Gv 17,21). Come ci insegna
Benedetto XVI, «mediante l’unità umanamente inspiegabile dei discepoli di Gesù
viene legittimato Gesù stesso» (Gesù di Nazaret, II, 112) e tutti possono
giungere alla fede.
Lo zelo divino
In un mondo
monotono e apatico, dominato dagli istinti e dalle passioni, Gesù e i suoi
discepoli testimoniano la forza straordinaria dello zelo divino, che proviene
dallo Spirito Santo. Dio è amore, “fuoco divorante”, roveto ardente che brucia
senza mai consumarsi (cf Es 3,2). Nel Cantico dei Cantici, la sposa grida: «Le
sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina! Le grandi acque non possono
spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo» (8,6-7). Il profeta Elia, «pieno di
zelo per il Signore» (1Re 19,10), ha comportamenti e parole che lo rendono
simile al fuoco. Il profeta Geremia non riesce a contenere nel suo cuore il
fuoco ardente di un’irresistibile seduzione (cf Ger 20,7). Gesù è venuto «a
portare il fuoco sulla terra» per accenderla del suo amore (cf Lc 12,49). Dove
passa porta la pace, il perdono, la guarigione, ma anche la divisione. I
discepoli, vedendolo, si ricordano delle parole del salmista: «Lo zelo per la
tua casa mi divorerà» (Gv 2,17; cf Sal 69,10). Benedetto XVI, rivolgendosi ai
superiori e alle superiore generali degli istituti di vita consacrata e delle
società di vita apostolica ebbe a dire: «Appartenere al Signore vuol dire essere
bruciati dal suo amore incandescente, essere trasformati dallo splendore della
sua bellezza [...]. Essere di Cristo significa mantenere sempre ardente nel
cuore una viva fiamma d'amore» (Discorso del 22 maggio 2006).
Dovremmo
preoccuparci non tanto della contrazione numerica delle vocazioni, quanto della
vita tutto sommato mediocre di molti, in cui sembra persa la traccia dello zelo,
della passione, del fuoco d’amore che animava Gesù e i santi. Per la nuova
evangelizzazione a cui la Chiesa oggi è chiamata occorrono nuovi santi,
appassionati di Gesù e dell’uomo, sentinelle che sanno intercettare gli
orizzonti della storia, in cui ancora una volta Dio ha deciso di servirsi delle
creature per realizzare il suo disegno d’amore. Da sempre la vita consacrata è
stata laboratorio di nuovo umanesimo, cenacolo di cultura che ha fecondato la
letteratura, l’arte, la musica, l’economia e le scienze. È un impegno a cui
siamo fortemente chiamati in questo tempo difficile.
Stile di vita
La povertà
evangelica favorisce uno stile di vita all’insegna dell’essenzialità, della
gratuità, dell’ospitalità, superando le derive dell’omologazione e del
consumismo. La castità consacrata aiuta a riqualificare la sessualità e a dare
ordine e significato vero agli affetti, orientandoli a un amore fedele e
fecondo. L’obbedienza libera dall’individualismo e dall’orgoglio, per renderci
servi di Dio e disponibili a fare la sua volontà mettendoci a servizio delle
persone che lui ci affida, specialmente i poveri. Vissuti sull’esempio di Cristo
e dei santi, i consigli evangelici costituiscono una vera testimonianza
profetica dal profondo significato antropologico, che suppone e richiede un
grande impegno educativo. È un cammino da compiere con umiltà, discrezione e
misericordia, perché tale Gesù si è mostrato a noi. Lo zelo divino si è
coniugato in lui con la costanza che ha vinto le resistenze più dure, con la
paziente fiducia che ha superato i pregiudizi più perversi, con l’amore
misericordioso che lo ha spinto a dare se stesso in offerta per tutti. Se lo
Spirito di Gesù abita nei nostri cuori, anche noi potremo fare quel che ha fatto
lui.
Vi
accompagni e vi protegga la Vergine Maria, perfetta discepola e dolce maestra.
Vi benedicano dall’alto i santi fondatori, i cui carismi illuminano il vostro
cammino, tracciando per voi la strada della vita buona del Vangelo.
Amiche
lettrici e cari lettori, il fascicolo di Consacrazione e Servizio che avete tra
le mani, il terzo del 2012, presenta puntuali tematiche nelle solite rubriche.
Qui richiamiamo la vostra attenzione sui contributi del «Dossier». Sotto il
titolo: «Gesù camminava con loro», tratto da Luca 24,15, sono raccolti cinque
studi che aprono l’orizzonte su una tematica centrale della spiritualità:
«L’accompagnamento spirituale». Si parte dall’icona biblica dei discepoli di
Emmaus (B. Secondin), per poi illustrare brevemente il carisma della
paternità-maternità spirituale e le caratteristiche essenziali (G. Palmieri - G.
Marani), la necessità dell’accompagnamento spirituale da distinguere da altre
modalità di aiuto (M. M. Pedico), l’esperienza del colloquio spirituale (M.
Tenace). L’argomento è vasto, per questo rimandiamo per ulteriori approcci e
approfondimenti alla bibliografia citata nelle note.
Anche questo
è un fascicolo ricco e impegnativo. Non resta allora che augurare: buona
lettura!
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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