Cronaca di venerdì 1 aprile
LINEE DI FUTURO
cronaca di giovedì 31 marzo
cronaca di mercoledì 30 marzo
RELAZIONE DI M. TERESA SIMIONATO
VENERdì
1
APRILE
Questa giornata di lavoro conclusiva della 52° Assemblea nazionale aveva
la sua importanza particolare. Si trattava di prendere orientamenti per il
futuro. Perciò non poteva mancare l’invocazione allo Spirito che tutto
vivifica.
La relazione affidata a p.
Lorenzo Prezzi
è stata particolarmente significativa e incisiva. Egli ha accennato
alla situazione culturale odierna e ha inserito le problematiche e le
speranze della vita consacrata in questo contesto. Egli ha detto che “il
campo di tensione culturale ed ecclesiale è ulteriormente turbato dalle
modifiche interne al mondo della vita consacrata”. E ha accennato a due
elementi: la dinamica demografica e la plurietnicità.
Pertanto “il campo
di tensioni in cui la vita consacrata vive la costringe a un ripensamento
profondo che si può evocare attraverso una triplice polarità: violenza e
fortezza, disperazione e speranza, continuità e rifondazione.
Violenza e fortezza.
“Chi ha fatto la
scelta religiosa - ha detto p. Prezzi – conosce la dolcezza e la violenza
di un rapporto con Dio che pretende una radicalità assoluta e una
disponibilità sempre rinnovata. L’annuncio di Dio e della vita eterna è il
proprio che orienta il testimone della fede”. Dopo aver fatto alcuni
accenni alla storia della vita consacrata ha aggiunto: “sarebbe improprio
delegare il futuro della vita consacrata ai paesi del terzo mondo senza
operare per una persistenza della vita consacrata anche nel quadrante
europeo.
Disperazione e speranza.
“La speranza è un
bene fragile. Il suo fuoco è sovente tenue anche nella vita cristiana e
nella vita religiosa. …. La nostra è una stagione che mette alla prova, ma
proprio per questo si configura come promettente… La vita consacrata sa di
non avere altro futuro che quello della Chiesa stessa, della Chiesa nella
sua forma universale come in quella locale. Il trattato sulla Chiesa è
parte della dogmatica, ma anche della teologia spirituale e,
conseguentemente, la teologa della vita consacrata è ultimamente una
teologia spirituale”. E ha riportato una domanda di G. dal Piaz: “Se la
vita religiosa non è memoria e testimonianza di vita evangelica, da chi
altri si potrà andare?”.
Conservazione e o rifondazione.
“L’una e l’altra
questione - ha detto ancora p. Prezzi - rimandano a come si declinano le
ragioni della crisi, alle priorità che vengono riconosciute, al modo con
cui le une e le altre vengono organizzate” Ha parlato inoltre di crisi di
radicamento e di radicalità, di assenza dell’esperienza del sacro e della
dimensione mistica della realtà. Con queste assenze “la vita religiosa si
svuota”. Urge allora “la ripresa di un percorso genetico e della sua
evoluzione. L’atto spirituale di fondazione rimette in una sorta di
status nascenti”. Ma “più che una formula è un travaglio esistenziale
il cui protagonista maggiore è lo Spirito. Non si tratta quindi di
adattamento esteriore, quanto un processo pneumatologico e cristologico
legato alle provocazioni che la storia e la realtà sociale fanno
emergere”.
La
nuova rilevanza della parola, la centralità della vita fraterna,
la cura delle vocazioni, la collaborazione con i laici sia
sul piano professionale che sul piano carismatico, un sistema di
governo sia comunitario che provinciale, la missione ad gentes
e il servizio ai poveri,
confermano che la rifondazione non è un gesto di volontarismo. “E’ un
processo già in atto. La fedeltà allo Spirito saprà condurre ciascun
carisma al proprio frutto”. Questa è stata la sua conclusione ancora
carica di speranza.
Il lavoro è continuato con la presentazione della sintesi ragionata
dei contributi giunti all’USMI sul 2° Forum: La vita religiosa in
Italia, di fronte al fenomeno della mobilità etnica e di una società
multireligiosa. La sintesi è stata presentata da sr. Mara Borsi. Sono
intervenute per la conclusione sr. Biancarosa Magliano che ha richiamato
quanto già lo Strumento di Lavoro del Congresso internazionale della vita
consacrata aveva detto circa la situazione della società odierna
multiculturale e multireligiosa e sulla doverosità di una risposta feconda
che esige preparazione alata, qualificata; sr. Mara Borsi ha rimandato
all’assemblea il tema sempre emergente della formazione, una formazione a
tutti i livelli; ha concluso sr. Assunta Tonini, riprendendo un articolo
dello Strumento di lavoro, (n. 25): “l’inculturazione dei valori del
carisma fondazionale di un istituto sarà possibile nella misura
in cui essi verranno assunti e interiorizzati non per semplice
trasmissione orale, ma per tradizione generazionale”.

Nel
pomeriggio le partecipanti hanno narrato ai “tavoli” le loro esperienze
sulla multiculturalità e dialogo interreligioso comunicate poi
all’Assemblea. Alcune responsabili degli Uffici nazionali hanno presentato
alcune loro iniziative. La conclusione di M. Teresa è stata sintetica, ma
calda e significativa. La pubblicheremo prossimamente.

GIOVedì 31
marzo
La giornata di ieri è stata decisamente feconda per la
ricchezza delle relazioni: quella di
M. Teresa
Simionato (che riportiamo) e di P. Bartolomeo
Sorge, e per i lavori al ”tavolo”. Le partecipanti
non più di 10 per “tavolo” - hanno avuto la possibilità
di esprimersi in totale libertà. Dal loro dialogo è
emersa una priorità che esprime anche compattezza:
l’urgenza di dedicare tempo e risorse alla formazione.
Formazione per tutte e ad ampio raggio: umana, biblica,
filosofica, teologica, sociologica. La trasformazione
epocale cui assistiamo esige risposte qualificate. Ma
tutto ciò deve essere supportato da una forte carica
spirituale.

“Dateci la
speranza”. E’ la richiesta fatta da alcune religiose a S.E.
Mons. Franc Rodé appena nominato prefetto della Congregazione
per la CIVCSVA. Così ha iniziato lui la celebrazione eucaristica
stamattina. In un mondo multiculturale, urge testimoniare la speranza
cristiana che non elude la speranza umana, ma che si distingue da essa.
Non è speranza filosofica perché si fonda su Dio, perché è attesa della
salvezza, della liberazione dal peccato, e permette di conoscere Dio e di
essere da lui conosciuti. La speranza cristiana non è una dottrina, è una
esperienza; non è oppio, è spinta! Speriamo perché cristiani! Per questo
non è consentito essere tristi. Giustificati nella e dalla Speranza – il
Cristo risorto e vivo – possiamo raccontare Dio agli uomini tutti.

P.
Jean Luis Ska sj, rifacendosi alla
“storia” di Giuseppe, ha parlato dei “conflitti di famiglia” dai quali si
possono scoprire luci illuminanti per affrontare percorsi di discernimento
e di riconciliazione. La parola che configura e raccoglie tutto il
messaggio è “prostrarsi”. In un sogno i covoni e in un altro il sole, la
luna e le stelle si prostrano di fronte a Giuseppe. In Egitto i fratelli
si “prostrano” di fronte a Giuseppe. Il gesto risponde ai sogni, ma la
famiglia, dopo molte traversie narrateci nella Scrittura, si ricompone.
Giacobbe vede la realizzazione della sua speranza di rivedere il figlio.
Giuseppe quella di rivedere il padre. Il nostro discernimento, la nostra
riconciliazione e la nostra speranza dipendono anche dalla risposta che
ognuna saprà dare alle domande di Dio.

Diverso il
discorso di P. Giuseppe Brunetta sj.
Dopo aver presentato in una carrellata la situazione statistica della
società italiana, del clero, e della vita religiosa femminile, presente in
Italia, ha lanciato alcune proposte: la riunione delle istituti religiosi,
soprattutto dei più piccoli in Federazioni; possibilmente in fusione,
quando l’ispirazione originante va sulla stessa lunghezza d’onda tanto per
quanto si riferisce alla spiritualità come alle espressioni operative.
Però il tutto deve essere realizzato nel rispetto delle sensibilità, dei
tempi richiesti, che normalmente sono lunghi.

L’assemblea ha
reagito nei “tavoli” offrendo proposte di speranza, per quanto già si
compie all’interno degli istituti, sul territorio, certe che il carisma, è
appunto, un carisma, dono dello Spirito Esiste soprattutto la fede che si
fonda nella certezza di essere sorrette dalle mani paterne di Dio. Ha
proposto una revisione della pastorale vocazionale; la pianificazione
delle presenze sul territorio aiutate, guidate dall’USMI; mettere in
comune le risorse umane; qualificarsi come testimoni. E altro.

Nel pomeriggio
il tavolo della Presidenza era più ricco; vi erano presenti, oltre la
moderatrice e la presidente le tre referenti, che hanno elaborato lo
Strumento di Lavoro: sr Assunta Tonini,
smsd, sr.
Biancarosa Magliano, fsp, sr Mara
Borsi fma. La parola inizialmente è stata concessa a sr Assunta
che ha presentato la sintesi ragionata dei contributi giunti dalle
Congregazioni circa il primo forum che aveva come tema:
La sfida del dialogo/scambio intergenerazionale e
intercongregazionale. Il lavoro ai tavoli è stato ancora una
volta partecipato. Si è parlato della necessità del dialogo, della
esperienza offerta alle di esperienze intergenerazionali e interculrali
anche all’sterro; offrire esperienze di collaborazione tra età diverse e
gesti di sussidiarietà tra anziane e giovani per missioni all’estero. Il
tutto, si ammette, che può richiedere fatica, ma è pur sempre efficace per
la crescita umana, spirituale, carismatica.
mercoledì 30
marzo
La giornata
“comunitaria” è iniziata con l’intronizzazione della Parola e un momento
di preghiera, guidata da sr. Fiorella
Schermidori, pddm , responsabile dell’Ufficio animazione
liturgica dell’USMI. Senza la luce e la forza dello Spirito che potremmo
fare?

“Che
sorpresa! Cantando può nascere una rosa”.
Rifacendosi a questo
canto di Antonella Ruggero, sr. Battistina
Capalbo fsp, moderatrice, ha spiegato i motivi per i quali era
stato scelto questo luogo diverso da quello degli anni scorsi per una
Assemblea USMI. Una scelta conseguente con le premesse: fedeltà al metodo
sinodale-interattivo. Un’Assemblea-laboratorio dove tutte le 400 Superiore
Maggiori presenti, avrebbero avuto la possibilità di esprimersi, di dire
la “loro”, di offrire un ulteriore apporto di riflessione a quanto sarebbe
stato offerto dai relatori/relatrici e “insieme” cercare, scoprire,
definire, percorsi di discernimento e di
riconciliazione per rendere visibile la speranza.

L’USMI è viva – ha
sostenuto -. Esprime la spiritualità forte di donne credenti, disposte
evangelicamente alla testimonianza, alla collaborazione, alla
sussidiarietà, all’interno dei propri Istituti, tra Istituti diversi e a
livello di Chiesa e di società. Perché se il mondo evolve, se la
multiculturalità, e l’inetrreligiosità ci pongono a contatto con una
realtà diversa, è giusto ed è bello constatare che si vanno superando
paure e titubanze, che si sta usando un linguaggio nuovo, frutto di una
mentalità nuova e creativa. Lo Strumento di Lavoro, nato dalla
collaborazione di molte, frutto e sintesi ragionata dei contributi giunti
all’USMI in precedenza, ha chiarito sr. Battistina, “è il punto più maturo
della riflessione collegiale” e potrà essere un sussidio utile per tutti
gli Istituti per il prossimo futuro.

M.
Teresa Simionato, smsd, Presidente, ha valorizzato nel suo
discorso la propria esperienza, soprattutto la sua conoscenza della vita
religiosa presente in Italia e in Europa: la molteplicità delle
Congregazioni; la fisionomia dei diversi istituti, le attese che li
animano e le problematiche che le attraversano. L’USMI, del resto, non
compie un cammino solitario; è sulla stessa lunghezza d’onda della CISM,
dell’UCESM, della UISG e dell’USG. In comunione con tutti è sempre più
necessario prendere visione della realtà: i nostri sono territori abitati
da anziani e da gente di altri popoli e in essi è doveroso esprimere con
speranza nuova una nuova capacità di dialogo. E’ necessaria una pastorale
missionaria, un annuncio a favore della vita; urge essere costantemente
impegnate a favore dei poveri e degli ultimi, convinte che la radice
ecclesiale dell’identità e missione della vita consacrata ci pone in una
posizione di dare e di ricevere, espressione dell’agape che tutti unisce e
sempre rinnova. Tutte del resto, siamo “ospiti e pellegrine” nel cuore
della Chiesa e del mondo.
Prossimamente
pubblicheremo per intero su questo sito la sua relazione.

P.
Bartolomeo Sorge sj, ha fatto una sintesi storica degli ultimi
decenni a livello universale prima, poi a livello europeo e infine
italiano. Una evoluzione lenta, ma profonda. Così pure l’evoluzione in
senso positivo sarà lenta. Le trasformazioni epocali non possono essere
istantanee. Tuttavia si impone avere chiarezze sui valori e i valori che
non cambiano mai sono quelli espressi nella parola di Dio. E la dottrina
sociale cui dobbiamo richiamarci è quella della Chiesa, orientata alla
solidarietà, e non al liberismo.

Tanto dopo le
relazione di M. Teresa come dopo quella di P. Bartolomeo Sorge le
partecipanti sono state invitate a dialogare. La segretaria di ogni
“tavolo” ha poi comunicato la sintesi di quanto espresso all’Assemblea. In
questo modo la voce dell’Assemblea è ritornata all’Assemblea stessa.
Sono emerse alcune
linee fondanti già espresse in parte nei contributi inviati alle
referenti.. L’urgenza di fare sintesi tra fede e vita; l’urgenza di
impostare una vita comunitaria flessibile e vera. Gli uomini e le donne di
oggi esigono, pur senza saperlo, una testimonianza sincera il che
significa essere “profeti”, annunziatori, comunicatori di Dio. Altrimenti
le stesse opere servono a ben poco.

Si è pure insistito sulla necessità inderogabile di una formazione
culturale adeguata. Preparare persone capaci di rendere ragione della
propria fede e non soltanto della propria speranza. Il dialogo sincero non
è acquiescenza, accomodamento. E’ discorso chiaro, rispettoso, ma fermo.
Quindi si richiede un certo” risanamento mentale”, anche nostro, aperto e
intenso.
La vera carità è
permettere a Gesù di amare tutti, attraverso di noi. E’ essere espressione
e prova del suo amore. Di lui morto in croce e risorto per tutti salvare.
Allora saremo capaci anche di andare per la strada degli uomini come vi è
andato Gesù il quale ha incontrato sulla loro strada i discepoli di Emmaus.
Sapremo farlo?

La Celebrazione
eucaristica presieduta da p. M. Aldegani,
Presidente CISM, ha sigillato la comunione esistente da tempo tra le due
Conferenze della vita religiosa presente in Italia. Insieme si vuole
camminare per costruire insieme una vita consacrata aperta, dialogante,
incisiva.
|