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Il
2004 è terminato con un grande
dono che il Padre dei cieli ha fatto alla Sua Chiesa: il Congresso mondiale
della vita consacrata, che a fine novembre ha visto riunite a Roma circa 850 tra
religiose e religiosi provenienti da tutti i continenti, per approfondire la
tematica fondamentale che si esprimeva in “Passione per Cristo Passione per
l’umanità”.
«La passione di Cristo per
l’umanità, manifestata in tutta la sua vita e in modo particolare sulla croce,
non è cosa di altri tempi. Si prolunga nell’arco della storia e in questa storia
troviamo segni evidenti della sua fecondità. Oggi, all’inizio del XXI secolo,
Cristo condivide le croci di milioni di persone in molte parti del mondo. Egli
ci rivolge nuovamente la sua esigente e stimolante chiamata a seguirlo
appassionatamente e a condividere, mossi dalla compassione, la sua passione per
ogni essere umano»1.
Noi, rappresentanti della vita
consacrata nel mondo, siamo desiderosi/e di essere docili agli insegnamenti del
nostro Maestro e Signore Gesù Cristo e agli impulsi dello Spirito, che
continuamente ci invita a “prendere il largo”, aprendoci nuovi orizzonti di
evangelizzazione e nuovi campi di intervento missionario per annunciare alle
donne e agli uomini del terzo millennio l’amore immenso che Cristo nutre per
ogni creatura.
Per essere testimoni autentici
e fedeli del Cristo, vogliamo crescere nel suo amore e impegnarci a condividere
ciò che siamo e abbiamo con le nostre sorelle e i nostri fratelli sparsi nel
mondo. A tale scopo, i congressisti e le congressiste, per cinque giorni, hanno
cercato con passione e generosità di «discernere ciò che Dio sta facendo sorgere
tra noi, per rispondere alle sfide del nostro tempo e costruire il regno di
Dio».
L’interesse è stato altissimo e
l’impegno dei partecipanti ha avuto modo di esprimersi in studio, preghiera,
confronto culturale e spirituale, condivisione, collaborazione e solidarietà.
Nessuno e nessuna si è sentita estraneo/a, messo/a da parte, non valorizzato/a.
Tutte e tutti ci siamo sentiti/e membri di una sola grande famiglia: la famiglia
di Dio, che insieme al Padre, sull’esempio di Cristo e guidati dallo Spirito, si
è posta in ascolto e in ricerca delle esigenze e dei bisogni del mondo
contemporaneo, per capire dove lo Spirito vuole condurre la vita consacrata,
rispondervi in pienezza e portare a tutti/e un messaggio di speranza, un gesto
di fraternità, un cuore amante e accogliente della diversità e varietà di
carismi, situazioni esistenziali, storia, cultura, spiritualità.
Le linee guida di quest’assise
ci sono state offerte dall’icona del buon samaritano e dall’icona della
samaritana al pozzo di Giacobbe, dove incontra Gesù.
Anche noi, sull’esempio del
buon samaritano, vogliamo prenderci cura di chi è ferito ed è nel bisogno
(materiale e spirituale), di chi, abbandonato e mezzo morto, giace abbandonato
lungo la strada della vita quotidiana, senza guardare alla razza, alla
religione, alla cultura, al sesso, al ceto sociale, ma spendendo del nostro in
gratuità e tenerezza, versando sulle sue piaghe l’olio del lenimento e della
contemplazione e il vino della consolazione e del vigore, per sanare e
confortare, curare e aiutare a riprendere il cammino verso nuove mete di libertà
e di crescita integrale, consapevoli che tutte e tutti siamo fratelli e sorelle,
figlie e figli di uno stesso Padre.
Come la samaritana, anche noi
abbiamo sete di acqua viva e andiamo ad attingerla al pozzo, dove, nell’ora di
Dio, è possibile incontrare il Signore della vita, che è la sorgente dell’acqua
che disseta per la vita eterna.
«Chiunque beve di questa acqua,
avrà ancora sete, ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete,
anzi l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per
la vita eterna», dice, infatti, Gesù2.
Sotto la guida sapiente dello
Spirito che ci guida nel cammino verso la verità tutta intera (Gv 16,3),
«avvertiamo sempre più forte la necessità di una intensa esperienza
contemplativa, vissuta tra le angustie e le speranze del popolo, in particolare
dei più deboli e piccoli. Si sta definendo, infatti, un nuovo modello di vita
consacrata, nato dalla compassione per i feriti e i flagellati della terra,
attorno a nuove priorità, nuovi modelli di organizzazione e di collaborazione
aperta e flessibile con tutti gli uomini e le donne di buona volontà…»3.
Riflettendo e contemplando
insieme queste icone, come vita consacrata a Dio per il mondo, non si poteva non
notare che la nostra esperienza di vita è nata e nasce dall’incontro vitale e
dal dialogo costante con Gesù, che ci ha chiamate e continua a chiamarci ogni
istante, e con l’umanità, vicina e lontana, specialmente quella parte più
bisognosa e ferita, che attende servizio e cura, dedizione e amore.
Incontrandoci con le varie
persone del congresso, pregando e studiando insieme, ascoltandoci e
confrontandoci con la loro spiritualità, cultura, stile di vita, desideri,
sogni, necessità e realtà, abbiamo notato che sta nascendo un nuovo volto di
Chiesa pasquale, una Chiesa che si sente al servizio dell’umanità, ed è
arricchita dalla testimonianza di tante persone che dedicano tutta la propria
vita, fino al martirio, perché Cristo cresca in noi e nel mondo in cui viviamo,
e nella quale ogni persona possa sentirsi accolta, valorizzata e amata, secondo
le esigenze del proprio cuore e in fedeltà al piano amoroso e provvidente del
Dio di Gesù Cristo.
Il Congresso è stato una pietra
miliare nella storia della vita consacrata: i suoi contenuti riusciranno a
passare e dare nuova vitalità alle nostre comunità e ai nostri istituti? Mentre
ringraziamo Dio per averci donato questo momento di Kairos, siamo
coscienti che è iniziato un nuovo processo di vita – che si unisce ai
tanti vissuti nei secoli passati – che sta a noi portare avanti con
responsabilità, apertura di mente e di cuore, discernimento e generosità,
cambiando la nostra mentalità e rendendo le nostre strutture più agili e
flessibili. Possa l’invito di Gesù al dottore della Legge: «Va’ e fa’ anche tu
lo stesso…», essere accolto e realizzato in pienezza da ciascuna/o di noi, nei
nostri ambienti, nella Chiesa tutta.
Possa questo nuovo anno che
iniziamo, trovarci impegnate nel campo del Signore per trovare le vie ed essere
come la samaritana che cerca, assieme a tutti gli assetati, l’acqua viva,
attorno alle fonti, ai pozzi della memoria e della felicità, per curare i volti
feriti, senza dimenticarci di lottare contro i sistemi violenti e ingiusti che
vi sono alla base.
La vita consacrata, consapevole
di dover passare attraverso la croce per giungere alla risurrezione, sotto la
protezione di Maria, chiede allo Spirito la fedeltà alla propria vocazione, la
donazione e la trasparenza nel servizio all’umanità, il coraggio di affrontare
le sfide del nostro tempo e la grazia di portare a tutte/i la benignità e la
buona novella del Salvatore nostro Gesù Cristo.
1.
Instrumentum Laboris.
2.
Gv 4,12-15
3.
Instrumentum Laboris.
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