n. 1
gennaio 2005

 

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di Tiziana De Rosa
 

 

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Il 2004 è terminato con un grande dono che il Padre dei cieli ha fatto alla Sua Chiesa: il Congresso mondiale della vita consacrata, che a fine novembre ha visto riunite a Roma circa 850 tra religiose e religiosi provenienti da tutti i continenti, per approfondire la tematica fondamentale che si esprimeva in “Passione per Cristo Passione per l’umanità”.

«La passione di Cristo per l’umanità, manifestata in tutta la sua vita e in modo particolare sulla croce, non è cosa di altri tempi. Si prolunga nell’arco della storia e in questa storia troviamo segni evidenti della sua fecondità. Oggi, all’inizio del XXI secolo, Cristo condivide le croci di milioni di persone in molte parti del mondo. Egli ci rivolge nuovamente la sua esigente e stimolante chiamata a seguirlo appassionatamente e a condividere, mossi dalla compassione, la sua passione per ogni essere umano»1.

Noi, rappresentanti della vita consacrata nel mondo, siamo desiderosi/e di essere docili agli insegnamenti del nostro Maestro e Signore Gesù Cristo e agli impulsi dello Spirito, che continuamente ci invita a “prendere il largo”, aprendoci nuovi orizzonti di evangelizzazione e nuovi campi di intervento missionario per annunciare alle donne e agli uomini del terzo millennio l’amore immenso che Cristo nutre per ogni creatura.

Per essere testimoni autentici e fedeli del Cristo, vogliamo crescere nel suo amore e impegnarci a condividere ciò che siamo e abbiamo con le nostre sorelle e i nostri fratelli sparsi nel mondo. A tale scopo, i congressisti e le congressiste, per cinque giorni, hanno cercato con passione e generosità di «discernere ciò che Dio sta facendo sorgere tra noi, per rispondere alle sfide del nostro tempo e costruire il regno di Dio».

L’interesse è stato altissimo e l’impegno dei partecipanti ha avuto modo di esprimersi in studio, preghiera, confronto culturale e spirituale, condivisione, collaborazione e solidarietà. Nessuno e nessuna si è sentita estraneo/a, messo/a da parte, non valorizzato/a. Tutte e tutti ci siamo sentiti/e membri di una sola grande famiglia: la famiglia di Dio, che insieme al Padre, sull’esempio di Cristo e guidati dallo Spirito, si è posta in ascolto e in ricerca delle esigenze e dei bisogni del mondo contemporaneo, per capire dove lo Spirito vuole condurre la vita consacrata, rispondervi in pienezza e portare a tutti/e un messaggio di speranza, un gesto di fraternità, un cuore amante e accogliente della diversità e varietà di carismi, situazioni esistenziali, storia, cultura, spiritualità.

Le linee guida di quest’assise ci sono state offerte dall’icona del buon samaritano e dall’icona della samaritana al pozzo di Giacobbe, dove incontra Gesù.

Anche noi, sull’esempio del buon samaritano, vogliamo prenderci cura di chi è ferito ed è nel bisogno (materiale e spirituale), di chi, abbandonato e mezzo morto, giace abbandonato lungo la strada della vita quotidiana, senza guardare alla razza, alla religione, alla cultura, al sesso, al ceto sociale, ma spendendo del nostro in gratuità e tenerezza, versando sulle sue piaghe l’olio del lenimento e della contemplazione e il vino della consolazione e del vigore, per sanare e confortare, curare e aiutare a riprendere il cammino verso nuove mete di libertà e di crescita integrale, consapevoli che tutte e tutti siamo fratelli e sorelle, figlie e figli di uno stesso Padre.

Come la samaritana, anche noi abbiamo sete di acqua viva e andiamo ad attingerla al pozzo, dove, nell’ora di Dio, è possibile incontrare il Signore della vita, che è la sorgente dell’acqua che disseta per la vita eterna.

«Chiunque beve di questa acqua, avrà ancora sete, ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete, anzi l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna», dice, infatti, Gesù2.

Sotto la guida sapiente dello Spirito che ci guida nel cammino verso la verità tutta intera (Gv 16,3), «avvertiamo sempre più forte la necessità di una intensa esperienza contemplativa, vissuta tra le angustie e le speranze del popolo, in particolare dei più deboli e piccoli. Si sta definendo, infatti, un nuovo modello di vita consacrata, nato dalla compassione per i feriti e i flagellati della terra, attorno a nuove priorità, nuovi modelli di organizzazione e di collaborazione aperta e flessibile con tutti gli uomini e le donne di buona volontà…»3.

Riflettendo e contemplando insieme queste icone, come vita consacrata a Dio per il mondo, non si poteva non notare che la nostra esperienza di vita è nata e nasce dall’incontro vitale e dal dialogo costante con Gesù, che ci ha chiamate e continua a chiamarci ogni istante, e con l’umanità, vicina e lontana, specialmente quella parte più bisognosa e ferita, che attende servizio e cura, dedizione e amore.

Incontrandoci con le varie persone del congresso, pregando e studiando insieme, ascoltandoci e confrontandoci con la loro spiritualità, cultura, stile di vita, desideri, sogni, necessità e realtà, abbiamo notato che sta nascendo un nuovo volto di Chiesa pasquale, una Chiesa che si sente al servizio dell’umanità, ed è arricchita dalla testimonianza di tante persone che dedicano tutta la propria vita, fino al martirio, perché Cristo cresca in noi e nel mondo in cui viviamo, e nella quale ogni persona possa sentirsi accolta, valorizzata e amata, secondo le esigenze del proprio cuore e in fedeltà al piano amoroso e provvidente del Dio di Gesù Cristo.

Il Congresso è stato una pietra miliare nella storia della vita consacrata: i suoi contenuti riusciranno a passare e dare nuova vitalità alle nostre comunità e ai nostri istituti? Mentre ringraziamo Dio per averci donato questo momento di Kairos, siamo coscienti che è iniziato un nuovo processo di vita – che si unisce ai tanti vissuti nei secoli passati – che sta a noi portare avanti con responsabilità, apertura di mente e di cuore, discernimento e generosità, cambiando la nostra mentalità e rendendo le nostre strutture più agili e flessibili. Possa l’invito di Gesù al dottore della Legge: «Va’ e fa’ anche tu lo stesso…», essere accolto e realizzato in pienezza da ciascuna/o di noi, nei nostri ambienti, nella Chiesa tutta.

Possa questo nuovo anno che iniziamo, trovarci impegnate nel campo del Signore per trovare le vie ed essere come la samaritana che cerca, assieme a tutti gli assetati, l’acqua viva, attorno alle fonti, ai pozzi della memoria e della felicità, per curare i volti feriti, senza dimenticarci di lottare contro i sistemi violenti e ingiusti che vi sono alla base.

La vita consacrata, consapevole di dover passare attraverso la croce per giungere alla risurrezione, sotto la protezione di Maria, chiede allo Spirito la fedeltà alla propria vocazione, la donazione e la trasparenza nel servizio all’umanità, il coraggio di affrontare le sfide del nostro tempo e la grazia di portare a tutte/i la benignità e la buona novella del Salvatore nostro Gesù Cristo.

 

 

1.       Instrumentum Laboris.

2.       Gv 4,12-15

3.       Instrumentum Laboris.

 

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