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La
vita è un dono, il dono è gratuito, la gratuità è la legge dell’amore, del
disinteresse personale, dell’uscir fuori da sé per dedicarsi all’altra persona,
stabilendo così una relazione autentica, che consolidandosi fa crescere in
umanità entrambi i poli di questa relazione.
Il Signore,
Dio nostro, ci ha donato la vita nella gratuità del Suo amore infinito, perché
noi vivessimo con Lui una relazione originaria, feconda e totalizzante, che ci
facesse crescere in pienezza, fino a raggiungere la statura di Cristo Gesù,
l’unigenito del Padre.
Questa vita
che ci è stata donata ab origine, si rinnova ogni giorno e ogni momento,
indipendentemente dalla nostra volontà, proprio perché non siamo noi gli autori
e le autrici della vita. Se, dunque, la vita, nostra e quella altrui, non ci
appartiene, ne deriva anche che non ne possiamo disporre a nostro piacimento ma
solo secondo il divino disegno di Dio Padre, che ce l’ha donata. A noi è chiesto
soltanto (!?) di custodirla, proteggerla, stimolarla, difenderla, prendercene
cura, farla crescere, secondo il piano di Dio, e amarla e difenderla sempre e
comunque, al di là di interessi particolari, oltre ogni logica di mercato o di
convenienza o di opportunità. La vita, infatti, poiché è una cosa sacra che non
ha prezzo, non si farà mai abbastanza per promuoverla e farla crescere
armonicamente e in tutta la sua pienezza.
Come per la
parabola di talenti (Mt 25,14-30), raccontataci da Gesù, dobbiamo sentirci
responsabili di ogni vita, in ogni sua espressione, e dobbiamo farla
fruttificare per quanto ci è possibile, senza secondi fini e senza sconti, ma
anche senza preoccuparci di alcunché, secondo il monito dello stesso Gesù: «Non
datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro
corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito…»
(Lc 12,13-14).
Questo dono,
che ci è stato fatto gratuitamente e che non dipende da noi in nessun caso, una
volta accettato e ricevuto, diventa un diritto inalienabile di ogni persona. Un
diritto che a nessuno è lecito togliere, ferire, carpire, eliminare,
disprezzare… Nessuno, infatti, a qualsiasi titolo, può arrogarsi il diritto di
togliere l’alito vitale a un essere umano, perché ogni persona ha il diritto di
vivere, anche se non è in grado di affermare questo suo diritto ad accogliere il
dono all’esistenza, perché non si può ancora difendere, – come nel
caso di un nascituro, – oppure perché non può più difendersi, – come nel
caso di un malato, di un anziano o di una persona gravemente handicappata –.
Nessun essere umano o istituzione può negare a queste persone il diritto alla
vita, il diritto ad essere se stessi, anche nei casi limite della sofferenza e
del dolore.
Come
conseguenza elementare di quanto sopra affermato, oltre che a ringraziare con
immensa riconoscenza il Padre dei cieli per averci fatto l’immenso dono della
vita, siamo chiamate sempre, e in ogni circostanza, a proteggere questo
germoglio, là dove dovesse essere in serio pericolo, sia in noi che attorno a
noi, sia si tratti della vita nel suo sorgere, alla fonte, sia concernente la
vita al suo naturale tramonto; sia quando è debole, sia quando è forte; sia
quando ci sembra gagliarda, sia quando la vediamo fragile e deperita: sempre e
comunque noi dobbiamo servire la vita, e non disporne mai come se ne fossimo i
proprietari, perché solo Dio è l’origine e il datore della vita, di ogni vita.
Solo Lui ha il potere di disporne in un modo o nell’altro: ha, cioè, il potere
di toglierla e il potere di donarla nuovamente. Noi siamo chiamate e aiutate
soltanto a farci capacità, apertura, accoglienza, vuoto e
attenzione amorevole verso tutte e tutti, in modo che il Signore della vita
possa farsi torrente impetuoso e riempirci della Sua grazia, colmarci dei Suoi
doni, fino a donarci l’abbondanza del Suo amore e a farci partecipare della Sua
stessa vita divina, nell’eternità beata del Suo Regno.
La giornata
della vita che si celebra ogni anno nel mese di febbraio, quest’anno il tema è:
“Fidarsi della vita”, vuole ricordarci questo immenso dono che il Padre ci ha
fatto e renderci coscienti e responsabili della vita del nostro prossimo vicino
e lontano, compresa la vita dell’intero creato, che come noi «attende con
impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla
caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e
nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla caducità della corruzione,
per entrare nella gloria della libertà dei figli di Dio» (Rm 8,18-22).
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