n. 12
dicembre 2009

 

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«Signum fraternitatis»
Profeti di comunione nella Chiesa
 

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

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Ogni giorno Tv e giornali ci presentano in quale mondo noi viviamo. Un mondo lacera dall’odio etnico e da follie omicide, un mondo ricco di comunicazioni e povero di relazioni, un mondo sempre più chiuso nell’egoismo e in preda alla violenza, un mondo diviso e ingiusto. Di fronte a questa situazione generale, credo che non siano necessarie elevate considerazioni teologiche per comprendere le forze distruttive e costruttive che esistono dentro di noi e che si  manifestano con più forza quando si vive in un gruppo. Eppure nella Chiesa e nella società d’oggi, specie tra i giovani, c’è una gran voglia di fraternità e comunione, e si aspira all’unità nonostante i molti ostacoli che si sperimentano nel quotidiano. Di fatto, il discorso sulla vita fraterna in comunità si fa ogni giorno più difficile, ma non eludibile, perché una situazione, un luogo, un incontro influiscono sempre e molto su quello che una persona è o diventa. Per questo i consacrati sono chiamati a dare testimonianza di comunità fraterne, ad essere segni dell’amore trasformante dello Spirito che è più forte dei vincoli della carne e del sangue, in una parola sono chiamati ad essere «profezia di comunione».

Al riguardo, il documento Vita consecrata (1996) - che consolida e conferma le esigenze di fraternità descritte nell’Esortazione apostolica La vita fraterna in comunità (1992) - aiuta a cogliere i segni/ sfide di una vita fraterna autentica e profetica. La seconda parte del documento, intitolata significativamente signum fraternitatis, e per sottotitolo: «La vita consacrata segno di comunione nella Chiesa », parla della vita comunitaria come immagine della Trinità. Il vescovo di Rimini, F. Lambiasi, in una lettera ai suoi sacerdoti ha scritto che la riscoperta della Chiesa-comunione - idea centrale e fondamentale nei documenti del Concilio - è andata di pari passo con la riscoperta della Trinità come mistero centrale della fede cristiana: essendo Dio una comunione di persone, la forma di vita che più esprime tale realtà non può che essere la vita di comunione nella comunità ecclesiale. C’è stato un tempo in cui la Trinità era adorata nei cieli e nell’intimo dei cuori, fatti sua dimora. L’inabitazione della Trinità è stata verità feconda, che ha prodotto una spiritualità di ottima lega. Ora è giunto il momento di passare dalla dimensione intrapersonale - la Trinità dentro di me - alla dimensione  interpersonale - la vita della Trinità tra di noi. Dobbiamo transitare dall’intimo al comunitario, dall’io al noi, per mostrare il contagioso potenziale di comunione del grande mistero del Dio trino e uno (cf Prima di tutto fratelli, Rimini 2009, 5-6).

La dimensione ecclesiale che maggiormente viene messa in risalto dal nostro documento è proprio quella di additare la vita consacrata quale segno della koinonia trinitaria, che si attualizza in relazioni di amore reciproco, di fraternità, di amicizia. Afferma in modo provocatorio Vita consecrata: «La Chiesa è essenzialmente mistero di comunione, “popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. La vita fraterna intende rispecchiare la profondità e la ricchezza di tale mistero, configurandosi come spazio umano abitato dalla Trinità, che estende così nella storia i doni della comunione propri delle tre Persone divine. Molti sono, nella vita ecclesiale, gli ambiti e le modalità in cui s'esprime la comunione fraterna. La vita consacrata ha sicuramente il merito di aver efficacemente contribuito a tener viva nella Chiesa l'esigenza della fraternità come confessione della Trinità» (VC 41).

L’affermazione, forte e impegnativa, della comunità religiosa quale «spazio umano abitato dalla Trinità» collega in modo esplicito la vita fraterna alla Trinità, conduce al cuore della teologia del Vangelo di Giovanni che, per l’unione con Gesù, immette il discepolo nella famiglia di chi è unito a lui, e, in lui, nel cuore della Trinità. La comunità dei consacrati è memoria di quest’opera di Dio. Diventa - commenta F. Ciardi - come un’eloquente confessio Trinitatis, proclamando ad alta voce, con la vita, a livello di segno, ciò che tutta la Chiesa confessa. Diventa signum fraternitatis: la comunione trinitaria fonda, in modo radicale e costruttivo, la comunione tra i credenti e dà vita ad ogni comunità cristiana. Ogni tipo di vita consacrata diventa epifania della vocazione all’unità. Se la comunità dei consacrati si riscopre manifestazione della vita trinitaria è perché essa appare come segno di una Chiesa che, a sua volta, si è riscoperta icona della Trinità.

Oltre all’orizzonte trinitario della vita consacrata, altre prospettive ecclesiali di vitale importanza sono indicate dall’Esortazione. La Chiesa, ad esempio, avverte la necessità di avere dei luoghi contagiosi di fraternità, proprio per crescere essa stessa, nel suo insieme, nella fraternità: «La Chiesa tutta, si legge nell’Esortazione, conta molto sulla testimonianza di comunità ricche “di gioia e di Spirito Santo” (At 13,52). Essa desidera additare al mondo l'esempio di comunità nelle quali l'attenzione reciproca aiuta a superare la solitudine, la comunicazione spinge tutti a sentirsi corresponsabili, il perdono rimargina le ferite, rafforzando in ciascuno il proposito della comunione. In comunità di questo tipo, la natura del carisma dirige le energie, sostiene la fedeltà ed orienta il lavoro apostolico di tutti verso l'unica missione. Per presentare all'umanità di oggi il suo vero volto, la Chiesa ha urgente bisogno di simili comunità fraterne, le quali con la loro stessa esistenza costituiscono un contributo alla nuova evangelizzazione, poiché mostrano in modo concreto i frutti del “comandamento nuovo”» (VC 45).

 

Al nostro desiderio di comunità fraterne, di climi comunitari più umanizzanti, di fraternità più gioiose, più libere e liberanti l’Esortazione apostolica risponde in modo eloquente e fattibile. Ma la forza missionaria della vita fraterna può essere presentata mediante altri segni/ sfide. Ad esempio P. G. Cabra nel volume Per una vita fraterna (Brescia 1998) ne ha individuati sette. Accenniamo solo al primo: «La vita fraterna è segno della novità cristiana. Dove arriva il Vangelo, dice l’autore, i rapporti umani migliorano, si umanizzano, la qualità delle relazioni si affina, la società si ingentilisce, acquista il senso della pietas e, al di sopra di tutto, viene posto l’amore e il rispetto per il fratello» (p. 153). Si tratta della novità cristiana che affascina, provoca, attrae, conquista: «guardate come si vogliono bene».

Amiche lettrici e cari lettori, il numero di Consacrazione e Servizio che avete tra mano - l’ultimo dell’anno 2009 - si apre con la rubrica «Anno Sacerdotale». L’intervista di Paola Bignardi dà la parola a don Franco Mosconi, monaco camaldolese. Oggi fa parte della comunità

monastica dell’Eremo di S. Giorgio, a Bardolino del Garda, meta di numerose persone. Don Franco ha fatto della parola di Dio il cuore della sua vita, della sua testimonianza e del suo ministero.

Continuano le rubriche: «L’uomo nascosto in fondo al cuore», a cura della prof.ssa Antonietta Augruso e «Orizzonti», che arricchisce il fascicolo con tre contributi. Il primo, di Ernesto Diaco, membro del Comitato per il progetto culturale della CEI, presenta il volume su La sfida educativa delineando alcune risposte a tale compito. Il secondo, di Graziella Merlatti, pubblicista e insegnante di Genova, si sofferma sul 1° Meeting della vita consacrata organizzato dall’Usmi regionale ligure, dalla Cism e dalla Ciis e svoltosi a Chiavari il 3 ottobre 2009, cui hanno partecipato circa cinquecento persone. Il terzo articolo, di mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, presenta stralci della relazione tenuta ad Assisi il 14 ottobre 2009 sul tema: «Deus caritas est. Il Vangelo della carità sorgente, anima e scopo delle nostre opere».

Una parola particolare per il «Dossier». Sotto l’espressione latina: «Sentire cum Ecclesia» e il sottotitolo «I consacrati e la comunione ecclesiale», sono raccolti sei studi su alcuni aspetti di ambito teologico, spirituale, esistenziale. Affidati a vari studiosi, gli articoli risultano un valido contributo al rinnovato interesse per il tema della spiritualità di comunione. Il presente Editoriale si pone su questa prospettiva.

Oltre alle consuete esplorazioni sui film e le segnalazioni di libri, la rubrica «Sorelle in libreria», affidata alla teologa Cettina Militello, presenta il volume: «Una suora per amico», scritto da Andrea Pamparana e suor Maria Gloria Riva.

Il numero termina con l’indice generale dell’anno 2009: un modo per riprendere in mano alcuni fascicoli su cui ulteriormente soffermarsi e riflettere.

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it