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Ogni
giorno Tv e giornali ci presentano in quale mondo noi viviamo. Un mondo lacera
dall’odio etnico e da follie omicide, un mondo ricco di comunicazioni e povero
di relazioni, un mondo sempre più chiuso nell’egoismo e in preda alla violenza,
un mondo diviso e ingiusto. Di fronte a questa situazione generale, credo che
non siano necessarie elevate considerazioni teologiche per comprendere le forze
distruttive e costruttive che esistono dentro di noi e che si manifestano con
più forza quando si vive in un gruppo. Eppure nella Chiesa e nella società
d’oggi, specie tra i giovani, c’è una gran voglia di fraternità e comunione, e
si aspira all’unità nonostante i molti ostacoli che si sperimentano nel
quotidiano. Di fatto, il discorso sulla vita fraterna in comunità si fa ogni
giorno più difficile, ma non eludibile, perché una situazione, un luogo, un
incontro influiscono sempre e molto su quello che una persona è o diventa. Per
questo i consacrati sono chiamati a dare testimonianza di comunità fraterne, ad
essere segni dell’amore trasformante dello Spirito che è più forte dei vincoli
della carne e del sangue, in una parola sono chiamati ad essere «profezia di
comunione».
Al riguardo, il documento
Vita consecrata
(1996) - che consolida e conferma le esigenze
di fraternità descritte nell’Esortazione apostolica
La vita fraterna in comunità
(1992) - aiuta a cogliere i segni/ sfide di
una vita fraterna autentica e profetica. La seconda parte del documento,
intitolata significativamente
signum fraternitatis, e per
sottotitolo: «La vita consacrata
segno di comunione nella Chiesa
»,
parla della vita comunitaria come immagine della Trinità. Il vescovo di Rimini,
F. Lambiasi, in una lettera ai suoi sacerdoti ha scritto che la riscoperta della
Chiesa-comunione - idea centrale e fondamentale nei documenti del Concilio - è
andata di pari passo con la riscoperta della Trinità come mistero centrale della
fede cristiana: essendo Dio una comunione di persone, la forma di vita che più
esprime tale realtà non può che essere la vita di comunione nella comunità
ecclesiale. C’è stato un tempo in cui la Trinità era adorata nei cieli e
nell’intimo dei cuori, fatti sua dimora. L’inabitazione della Trinità è stata
verità feconda, che ha prodotto una spiritualità di ottima lega. Ora è giunto il
momento di passare dalla dimensione
intrapersonale
- la Trinità dentro di me - alla dimensione
interpersonale
- la vita della Trinità tra di noi. Dobbiamo transitare dall’intimo al
comunitario, dall’io al noi, per mostrare il contagioso potenziale di comunione
del grande mistero del Dio trino e uno (cf
Prima di tutto
fratelli,
Rimini 2009, 5-6).
La dimensione ecclesiale che maggiormente
viene messa in risalto dal nostro documento è proprio quella di additare la vita
consacrata quale segno della
koinonia trinitaria, che si
attualizza in relazioni di amore reciproco, di fraternità, di amicizia. Afferma
in modo provocatorio Vita
consecrata: «La Chiesa è
essenzialmente mistero di comunione, “popolo adunato dall'unità del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo”. La vita fraterna intende rispecchiare la
profondità e la ricchezza di tale mistero, configurandosi come spazio umano
abitato dalla Trinità, che estende così nella storia i doni della comunione
propri delle tre Persone divine. Molti sono, nella vita ecclesiale, gli ambiti e
le modalità in cui s'esprime la comunione fraterna. La vita consacrata ha
sicuramente il merito di aver efficacemente contribuito a tener viva nella
Chiesa l'esigenza della fraternità come confessione della Trinità» (VC 41).
L’affermazione, forte e impegnativa, della
comunità religiosa quale «spazio umano abitato dalla Trinità» collega in modo
esplicito la vita fraterna alla Trinità, conduce al cuore della teologia del
Vangelo di Giovanni che, per l’unione con Gesù, immette il discepolo nella
famiglia di chi è unito a lui, e, in lui, nel cuore della Trinità. La comunità
dei consacrati è memoria di quest’opera di Dio. Diventa - commenta F. Ciardi -
come un’eloquente confessio
Trinitatis, proclamando ad alta
voce, con la vita, a livello di segno, ciò che tutta la Chiesa confessa. Diventa
signum fraternitatis:
la comunione trinitaria fonda, in modo
radicale e costruttivo, la comunione tra i credenti e dà vita ad ogni comunità
cristiana. Ogni tipo di vita consacrata diventa epifania della vocazione
all’unità. Se la comunità dei consacrati si riscopre manifestazione della vita
trinitaria è perché essa appare come segno di una Chiesa che, a sua volta, si è
riscoperta icona della Trinità.
Oltre all’orizzonte trinitario della vita
consacrata, altre prospettive ecclesiali di vitale importanza sono indicate
dall’Esortazione. La Chiesa, ad esempio, avverte la necessità di avere dei
luoghi contagiosi di fraternità, proprio per crescere essa stessa, nel suo
insieme, nella fraternità: «La Chiesa tutta, si legge nell’Esortazione, conta
molto sulla testimonianza di comunità ricche “di gioia e di Spirito Santo” (At
13,52). Essa desidera additare al mondo l'esempio di comunità nelle quali
l'attenzione reciproca aiuta a superare la solitudine, la comunicazione spinge
tutti a sentirsi corresponsabili, il perdono rimargina le ferite, rafforzando in
ciascuno il proposito della comunione. In comunità di questo tipo, la natura del
carisma dirige le energie, sostiene la fedeltà ed orienta il lavoro apostolico
di tutti verso l'unica missione. Per presentare all'umanità di oggi il suo vero
volto, la Chiesa ha urgente bisogno di simili comunità fraterne, le quali con la
loro stessa esistenza costituiscono un contributo alla nuova evangelizzazione,
poiché mostrano in modo concreto i frutti del “comandamento nuovo”» (VC 45).
Al nostro desiderio di comunità fraterne, di
climi comunitari più umanizzanti, di fraternità più gioiose, più libere e
liberanti l’Esortazione apostolica risponde in modo eloquente e fattibile. Ma la
forza missionaria della vita fraterna può essere presentata mediante altri
segni/ sfide. Ad esempio P. G. Cabra nel volume
Per una vita fraterna
(Brescia 1998) ne ha individuati sette.
Accenniamo solo al primo: «La vita fraterna è segno della novità cristiana. Dove
arriva il Vangelo, dice l’autore, i rapporti umani migliorano, si umanizzano, la
qualità delle relazioni si affina, la società si ingentilisce, acquista il senso
della pietas
e, al di sopra di tutto, viene posto l’amore
e il rispetto per il fratello» (p. 153). Si tratta della novità cristiana che
affascina, provoca, attrae, conquista: «guardate come si vogliono bene».
Amiche lettrici e cari lettori, il numero di
Consacrazione e Servizio
che avete tra mano - l’ultimo dell’anno
2009 - si apre con la rubrica
«Anno Sacerdotale». L’intervista di
Paola Bignardi dà la parola
a don Franco Mosconi, monaco camaldolese.
Oggi fa parte della comunità
monastica dell’Eremo di S. Giorgio, a
Bardolino del Garda, meta di numerose persone. Don Franco ha fatto della parola
di Dio il cuore della sua vita, della sua testimonianza e del suo ministero.
Continuano le rubriche:
«L’uomo nascosto in fondo al cuore»,
a cura della prof.ssa Antonietta Augruso e
«Orizzonti»,
che arricchisce il fascicolo con tre contributi. Il primo, di Ernesto Diaco,
membro del Comitato per il progetto culturale della CEI, presenta il volume su
La sfida educativa
delineando alcune risposte a tale compito. Il
secondo, di Graziella Merlatti, pubblicista e insegnante di Genova, si sofferma
sul 1° Meeting della vita consacrata organizzato dall’Usmi regionale ligure,
dalla Cism e dalla Ciis e svoltosi a Chiavari il 3 ottobre 2009, cui hanno
partecipato circa cinquecento persone. Il terzo articolo, di mons. Bruno Forte,
arcivescovo di Chieti-Vasto, presenta stralci della relazione tenuta ad Assisi
il 14 ottobre 2009 sul tema: «Deus caritas est. Il Vangelo della carità
sorgente, anima e scopo delle nostre opere».
Una parola particolare per il
«Dossier».
Sotto l’espressione latina: «Sentire cum Ecclesia» e il sottotitolo «I
consacrati e la comunione ecclesiale», sono raccolti sei studi su alcuni aspetti
di ambito teologico, spirituale, esistenziale. Affidati a vari studiosi, gli
articoli risultano un valido contributo al rinnovato interesse per il tema della
spiritualità di comunione. Il presente
Editoriale
si pone su questa prospettiva.
Oltre alle consuete esplorazioni sui film e
le segnalazioni di libri, la rubrica
«Sorelle in libreria»,
affidata alla teologa Cettina Militello, presenta il volume: «Una suora per
amico», scritto da Andrea Pamparana e suor Maria Gloria Riva.
Il numero termina con l’indice generale
dell’anno 2009: un modo per riprendere in mano alcuni fascicoli su cui
ulteriormente soffermarsi e riflettere.
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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