n. 11
novembre 2010

 

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Educare alle relazioni

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

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Parlare di "relazione" significa parlare della persona umana, un soggetto-in-relazione fin dal suo principio: con Dio, con se stesso, con gli altri. La relazione più importante e forse la più difficile che la persona impara a instaurare è quella con se stessi. Il rapporto con Dio è senza dubbio la relazione che caratterizza in maniera fondamentale la vita del cristiano, ed è molto simile al modo in cui egli si relaziona con gli altri: fiducia-sfiducia, accoglienza, condivisione, ascolto-rifiuto. L’intera storia biblica è storia di relazioni, perché nasce dalla relazione originaria che la fonda: quella con il Dio Trinità, che in se stesso è pluralità di persone, in comunione e reciprocità. Il Dio biblico, a differenza degli dèi, ama, parla, comunica, cerca, crea relazioni.

Oggi, più che in passato, sembra che vi sia un crescente numero di persone che vive il proprio essere in relazione con disagio e sofferenza. Le relazioni sono alla base del nostro vivere sociale; incidono sul benessere psicofisico, influenzano la nostra autostima e il nostro senso di identità;possono renderci felici o amareggiati, irritati e depressi, fino a favorire l’insorgere di vere e proprie patologie. La crisi delle "relazioni" ha messo in difficoltà anche le strutture del sistema di vita civile che ci siamo dati e che tanti beni e vantaggi ha prodotto finora. Relazionarsi con gli altri è un’arte che, come tutte le arti, deve essere imparata e educata. Un bravo artista parte, sì, da un’ispirazione, da un sentimento, da una visione spontanea, ma poi la plasma, la esprime e la rende opera d’arte grazie alla sua abilità tecnica e alla sua sensibilità acuita. Non è mai troppo tardi per migliorare le relazioni. L’educazione relazionale mira a perfezionare la consapevolezza di sé e dell’altro e a sviluppare una più corretta comprensione delle dinamiche interpersonali e intrapersonali che stanno dietro ogni relazione. Ognuno di noi è chiamato nella vita ad esercitare le arti difficili e sublimi del comunicare e del relazionarsi. Perciò più che mai oggi è necessario parlare di "riconciliazione" delle relazioni personali, sociali, religiose.

Un contributo specifico a questo impegno di "riconciliazione" lo può dare la vita consacrata attraverso la testimonianza pubblica dei consigli evangelici e il dono della carità nell’impegno culturale e sociale. Dallo sguardo fisso su Gesù, modello di ogni autentica relazione, i consacrati comprendono il cammino che sono chiamati a percorrere. La sequela - come è raccontata nei Vangeli - è una profonda relazione con una Persona, che è Gesù stesso. E come ogni vera e profonda relazione, è segnata dalle note della gratuità e della libertà. Se i primi quattro pescatori di Galilea hanno vissuto insieme, non è stato perché si sono scelti fra loro, ma perché tutti hanno scelto di stare vicino alla stessa Persona. Il loro sguardo è stato sempre rivolto a Cristo. Prima sono stati scelti da Gesù, poi è nata la vita comunitaria. Il rapporto con Gesù genera la comunità, non viceversa. La sequela di Cristo genera la comunione, permettendo di costruire fraternità, per un di più di umanità (B. Maggioni).

Considerando l’attuale crisi nelle relazioni personali, sociali e religiose, la Chiesa, i fedeli laici, le persone consacrate sono interpellati direttamente, sono chiamati a svolgere con funzioni diverse la medesima missione di coscienza critica e profetica, secondo il Vangelo. Il consacrato sa che la comunità religiosa è da costruire. La comunità è il luogo dove si diventa sorelle e fratelli, oppure dove si può negare la fraternità. Nella Lettera ai Galati l’apostolo Paolo ci ricorda una dinamica che diviene quasi un imperativo per la costruzione della comunità: "Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo" (Gal 6,2). Dunque, per divenire maestri nel condividere, è necessario crescere nella relazione con Cristo e con gli altri, curare le ferite relazionali e addestrarsi nelle relazioni, un impegno centrale che richiede un gran lavoro su se stessi, una fatica per lasciarsi levigare dalla grazia di Dio.

L’autenticità nella costruzione di relazioni fraterne è complementare all’autenticità della comunicazione. Comunicare, mettersi in relazione, fa parte di un cammino di ascesi e chiede ai cristiani, ai consacrati, una lettura sapienziale della realtà. È questa la prospettiva che può dare vita e verità alle relazioni. Relazioni caratterizzate da compartecipazione, da compassione, permettono di superare superficialità di giudizio, rigidità mentali, schemi che ingabbiano la vita dando false sicurezze. I consacrati, forse più degli altri, sono chiamati a investire la risorsa preziosa del tempo in relazioni, condivisione, ascolto. Ascolto degli altri, di se stessi, di Dio. Consapevoli che questo cambia i cuori (S. Gorla).

Con ragione, il grande filosofo contemporaneo Emmanuel Lévinas sottolinea che "il tempo è relazione". L’incontro con l’altro fa vivere il tempo come dinamismo, come processo continuo di uscita da sé o continuo esodo, come apertura verso ciò che ci precede, trascende, arricchisce. Il tempo diventa così l’atto in cui l’alterità si dona. E da come si vive la relazione con l’altro dipende profondamente anche il modo di vivere il tempo. Relazioni significative, rasserenanti, gioiose rendono portatori di gioia nella triplice valenza di accoglienza, con sorriso, serenità, allegria, abbraccio, parola buona, esclamazione del "che bello!", convivialità; di sollecitudine, come aiuto, sostegno, consiglio, ascolto, correzione fraterna, interessamento discreto, consolazione; di valorizzazione dell’altro, con la fiducia, l’assenso, l’apprezzamento, la gratitudine.

Avere buone relazioni non è dunque questione di fortuna, ma essere incamminati verso una meta che si consegue mediante lo studio, l’impegno, l’esercizio, sviluppando la consapevolezza di sé e dell’altro e le abilità comunicative.

Amiche lettrici e cari lettori, l’undicesimo numero del 2010 di Consacrazione e Servizio che avete tra mano si apre con la consueta rubrica: "Figlie della promessa", affidata al biblista Tiziano Lorenzin, in sintonia con il tema annuale indicato dalla Presidenza USMI. La storia di Abramo viene letta alla luce della Lettera agli Ebrei: l’autore sacro ci spiega in concreto che cos’è la fede e a che cosa essa tende.

"Anno Sacerdotale" e "Orizzonti". Nella prima rubrica Paola Bignardi intervista padre Aristide Serra, religioso dell’Ordine dei Servi di Maria, innamorato della Parola di Dio e della Vergine Madre, come testimoniano le sue numerose opere. La seconda rubrica arricchisce il numero con tre contributi. Il primo di Serenella Del Cinque ci informa sull’incontro annuale nazionale dell’Ordo virginum, svoltosi a Loreto nei giorni 14-18 agosto del 2010 sul tema: "La profezia della fedeltà".

Il secondo contributo di Grazia Loparco, docente di storia all’Auxilium, presenta l’originalità del volume di Maria Teresa Lucchetta, soffermandosi su "Congregazioni religiose e spiritualità mariama", viste nel contesto storico-spirituale dell’Ottocento. Il terzo apporto di Lilia Sebastiani, offre una interessante lettura critica del volume del teologo moralista Luigi Lorenzetti, sul cammino di 40 anni della morale (1969-2009).

Una parola particolare per il "Dossier". Sotto il titolo: "Abbiamo creduto all’amore", espressione tratta dalla Prima Lettera di Giovanni 4,16, sono raccolti sei studi sintetizzati nel sottotitolo con la frase: "Persone di relazioni". Il primo articolo vuol far vedere come la fonte del nostro essere relazionale è un Dio comunione (Maria Campatelli). Il secondo - incentrato sui primi capitoli della Genesi - intende far emergere la relazione originaria di Dio creatore con l’uomo e la donna (Giacomo Morandi). Il terzo ci presenta la figura di Maria di Nazaret quale persona in relazione (Alfonso Langella). Il quarto articolo declina alcune relazioni - uomo e donna, padri-madri e figli, fratelli e sorelle… - cercando di cogliere il loro significato spirituale (Michelina Tenace). Il quinto articolo – appunti per una conferenza trovati dalla moglie di Olivier Clément († 2009) - presenta gli atteggiamenti necessari a vivere e a promuovere la comunione. Il sesto contributo infine illustra come la psicologia può arrecare beneficio alla guarigione di certe ferite inerenti alle nostre relazioni. Nel contesto tematico sulle relazioni ricordiamo che il Dossier del n. 11/2007 di Consacrazione e Servizio aveva per titolo:"Per una cultura delle relazioni".

Oltre alle consuete esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e le segnalazioni di libri (Rita Bonfrate), un accenno va alla rubrica: "Facce di preti", affidata alla teologa Cettina Militello, che rilegge in maniera critica il volume Sussulti di speranza del noto presbitero milanese Angelo Casati.

A tutti e a ciascuno l’augurio di buona lettura.

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it