Un libro importante, quello
di Luigi Lorenzetti, che raccoglie i contributi più significativi dei 40
anni della Rivista di Teologia Morale.1 La vastità del volume può
conferire un carattere quasi enciclopedico. In effetti, si sofferma su
tutte le questioni più rilevanti dell’etica cristiana e cattolica nel
momento presente, sia dal punto di vista dei fondamenti teorici sia da
quello delle questioni più specifiche e degli aspetti normativi. Ma
tuttavia è animato, caso per caso, da un’attenzione monografica. Il
lavoro ha nell’elemento ‘storia’ non solo l’occasione e lo stile di
approccio, ma il fulcro teologico e spirituale.
L’autore chiarisce all’inizio il senso duplice di
questo programmatico riferimento alla storia: "La storia ha un senso ed
è guidata dalla Provvidenza […]. La prospettiva storica (o della storia)
conduce la teologia morale, come disciplina teologica, a mettersi in
sintonia con il proprio tempo", sottolineando che dal messaggio
cristiano nasce una morale che porta ‘dentro la storia’, con tutti i
suoi problemi complessi, e nello stesso tempo delegittima ogni tipo di
morale funzionale all’ordine costituito.
Quattro grandi sezioni
Non occorre presentare l’autore, Luigi Lorenzetti,
uno tra i più importanti teologi moralisti italiani, docente allo Studio
Teologico S. Antonio di Bologna, e autore di numerose pubblicazioni che
hanno segnato il cammino dell’etica cattolica negli ultimi decenni. Qui
ricordiamo solo che è stato presidente dell’ATISM (Associazione
Teologica Italiana per lo Studio della Morale) e ha fondato nel 1969 la
Rivista di Teologia Morale (= RTM), pubblicata dalle Edizioni
Devoniane di Bologna, della quale a tutt’oggi è direttore.
Il volume di cui ci occupiamo raccoglie appunto i
suoi interventi ai Forum organizzati dalla RTM nell’arco del suo primo
quarantennio; non in ordine cronologico, ovviamente, bensì raggruppati
su base tematica, e preceduti da un’importante introduzione ("Un cammino
di quarant’anni"). Qui vengono ricordate tra l’altro le dimensioni che
la teologia morale ha recuperato dopo il Concilio: teologica - quindi
cristologica e biblica -, antropologica, storico-escatologica ed
ecclesiale; e si sottolinea come novità fondamentale il fatto che
"l’elaborazione della teologia morale cristiana non è più monopolio dei
chierici ad esclusione dei laici, degli uomini ad esclusione delle
donne. […] I laici, uomini e donne, non sono soltanto fruitori, ma anche
attivi e preparati insegnanti di morale" (p. 6).
Il contenuto si articola in quattro grandi sezioni.
La prima, La teologia morale del periodo postconciliare, ha
carattere generale: guarda in modo più specifico e sistematico ai
fondamenti (quantunque il problema dei fondamenti si ritrovi in tutto il
libro, assumendo un ruolo o anche nelle questioni di morale speciale) e
si divide in due grandi capitoli: 1. Una morale di fede e di ragione, 2.
La risposta alla domanda morale oggi.
Parlare di ‘capitolo’ forse non rende bene l’idea
dell’ampiezza di ognuno di questi ambiti. Il primo capitolo, ad esempio,
conta oltre cento pagine e si suddivide a sua volta in diversi capitoli;
non li chiameremmo sotto-capitoli e tantomeno paragrafi, essendo ognuno
dotato di una propria autonomia quantunque in correlazione con gli
altri. Ciò vale per l’intera opera.
Una morale "evangelizzata"
Nell’impossibilità anche solo di offrire un elenco
esaustivo degli argomenti, ricordiamo appena i principali, quelli cioè
che maggiormente contribuiscono a delineare anima e fisionomia del
libro:
- la morale come luogo di incontro comune tra
credenti e non credenti, la morale da ‘evangelizzare’ (nell’ambito
dell’impulso alla nuova evangelizzazione che caratterizza l’impegno
della chiesa negli anni ’90 e non solo, l’autore osserva che anche la
morale cristiana deve essere evangelizzata per ritrovare il suo ruolo
profetico nella storia umana);
- le vicende dell’amore nella morale cristiana;
l’autonomia della riflessione morale; la speranza (ultima) e le speranze
(penultime) in rapporto alla morale; fede e ragione; il Decalogo come
base di una morale universale;
- il peccato del mondo e il peccato originale, il
senso del peccato e la sua crisi, il fondamento di una ricomprensione
del peccato;
- la teologia morale nella storia, la sua conversione
e le nuove responsabilità verso il passato e il presente; distinzione e
possibile collegamento tra ‘mali collettivi’ e ‘peccati collettivi’;
- bilancio dei nuovi manuali di morale apparsi dopo
il Concilio; cristologia e morale; morale sociale nella Bibbia;
l’apporto dei cristiani e delle Chiese alla domanda di senso nella
società complessa;
- le nuove domande morali; il problema morale e
"l’impossibile neutralità morale" nell’educazione; la morale cristiana
come educazione alla felicità e offerta di senso ai tempi della vita.
In tutta l’articolazione di questa prima parte, ma
non solo, assume un particolare rilievo la questione antropologica come
base dell’etica.
La seconda sezione affronta i temi relativi a
Matrimonio e famiglia, e anche questa si articola in due capitoli.
Nel primo capitolo si affronta il senso del matrimonio ovvero - per
usare l’espressione dell’Autore - la proposta morale cristiana in
positivo: viene accordato ampio spazio all’enciclica Humanae vitae
di Paolo VI. Il tema ‘famiglia’ può apparire predominante, almeno
quantitativamente, rispetto ai temi relativi alla coppia e all’amore
coniugale. Nel secondo capitolo (Situazioni irregolari) si parla
ovviamente dei divorziati risposati, delle coppie di fatto e della
discussione al Parlamento Europeo sul possibile matrimonio delle persone
omosessuali.
Nell’insieme, questa sezione, nonostante i suoi pregi
e l’equilibrio e lo sforzo evidente di superare il tradizionale
linguaggio prescrittivo e proibitivo, può apparire meno approfondita o
meno innovativa delle altre, forse semplicemente per minore centralità
delle questioni relative nei Forum, organizzati dalla RTM nei suoi primi
quarant’anni di vita.
Bioetica e nuove frontiere
La terza sezione verte su Vita, bioetica,
biodiritto. Anche in questo caso la prima parte raccoglie i principi
fondamentali della riflessione cristiana sulla bioetica, mentre la
seconda affronta diverse questioni particolari. Idea di fondo del primo
capitolo è che la morale cristiana, più che enunciare regole, deve
promuovere atteggiamenti favorevoli alla vita. Il più importante
documento magisteriale considerato a questo riguardo è ovviamente l’Evangelium
Vitae di Giovanni Paolo II (1995), di cui vengono evidenziati alcuni
elementi di novità; si parla ancora delle affinità/differenze tra legge
morale e legge civile in difesa della vita, dei cosiddetti "valori non
negoziabili", della Commissione Veronesi, delle diverse posizioni a
riguardo dei trapianti di organo, dell’AIDS e della droga.
In questi campi evidentemente non è facile scindere
le questioni particolari dai principi generali. Comunque, il secondo
capitolo si occupa in particolare dei temi più dibattuti del momento
presente, quelli in cui possono verificarsi le contrapposizioni più
aspre, amplificate e radicalizzate dai mass-media: l’aborto,
l’eutanasia, la fecondazione assistita. Dal punto di vista teorico
(speriamo che l’aggettivo non suoni per nessuno come opposto a concreto,
vitale, operativo), la questione forse più coinvolgente in questa parte
è il rapporto problematico tra morale e diritto, la
dissociazione/correlazione dei due ambiti.
Infine la quarta sezione, Teologia morale nel
sociale, raccoglie tematiche diverse e costituisce quasi un volume
nel volume, per la sua ampiezza e complessità sempre unificate dal
fattore storia: non solo come indispensabile riferimento e come metodo,
ma come principio teologico. Si apre con un capitolo generale
introduttivo dal titolo "Nuove frontiere", in cui tra l’altro appare
molto rilevante e molto articolata la riflessione sulla globalizzazione
e sui nuovi problemi che da essa derivano anche in ordine all’etica. Il
secondo verte sulla morale sociale specifica, ed è articolato in quattro
ambiti (politica – economia - ecologia/ambiente - scienza/tecnica); il
terzo sui temi relativi alla pace e alla guerra.
Ricordiamo che Luigi Lorenzetti è curatore (e
direttore della sezione ‘teologia morale’, e autore di diverse voci) del
notevole Dizionario di Teologia della Pace che fu pubblicato
dalle Edizioni Dehoniane di Bologna nel 1997. Il quarto capitolo
affronta il magistero sociale della Chiesa, soprattutto attraverso le
encicliche sociali dei pontefici, a partire dalla Laborem exercens
di Giovanni Paolo II (1981). Tra i principali nodi teorici
affrontati in questa parte si rilevano: il passaggio dalla filosofia
alla teologia nella riflessione magisteriale, la
correlazione/distinzione tra dottrina sociale della chiesa e teologia
morale, i nuovi problemi sociali che urgono all’inizio del terzo
millennio.
Un libro militante
Le ultime pagine vertono su un argomento più
ristretto, ma di grande interesse per i lettori italiani: il magistero
della CEI e un profilo del cattolico italiano moderno, con sintetico
riferimento al significato e alle acquisizioni più rilevanti dei
convegni ecclesiali di Loreto (1985), Palermo (1990), Verona (2006).
Infine, anche se non è certo l’ultimo tra gli
elementi importanti del volume, è da segnalare l’ampio indice tematico
che, insieme a un indice dei nomi, si trova alla fine: reso
indispensabile dalla vastità dell’opera, semplifica la ricerca e agevola
l’uso del volume sia a fini scientifici che pastorali.
In questo lavoro, dunque, oltre alla riflessione
approfondita sui fondamenti della teologia morale, sul rinnovamento di
essa, segnato dal Concilio e sul suo statuto epistemologico, non mancano
le quaestiones vexatae oggetto da anni di non indolore dibattito
sia all’interno della Chiesa sia fuori di essa. Quindi, nonostante la
pacatezza e l’equilibrio dell’esposizione, si avverte bene di non essere
dinanzi a un manuale né a un dizionario né a un’enciclopedia, bensì a un
libro, nel senso più nobile del termine, militante.
Va detto che per quanto concerne la dimensione
strettamente normativa, insomma il ‘che fare’, l’Autore in sostanza non
si discosta mai dalle posizioni ufficiali del magistero della Chiesa, e
tuttavia l’opera è notevole soprattutto per il suo carattere
problematico e aperto, in gran parte dovuto proprio all’impostazione
storico-dinamica e solidale, all’aver interiorizzato profondamente il
messaggio più importante e durevole del Concilio Vaticano II:
l’atteggiamento riconciliato nei confronti del mondo contemporaneo e
della società pluralista, il valore del dialogo con le morali laiche
("nessuno può pensare che la morale laica sia sinonimo di non morale",
p. 6), l’attenzione alla persona.
Lilia Sebastiani
Articolista e conferenziera
in materia teologica
Via Isonzo, 9 - 05100 Terni