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Da oltre trentacinque anni
la Bibbia è nelle mani del popolo di Dio, in particolare delle persone
consacrate, sia per
la
Liturgia delle Ore, sia per la lectio divina personale e comunitaria.
«Questa – dice Enzo Bianchi - è la più grande grazia che il Signore ha fatto
alla Chiesa e che la vita religiosa ha saputo accogliere». A volte, tuttavia,
la
Liturgia delle Ore non
sempre è considerata come norma di ogni preghiera cristiana e luogo privilegiato
della presenza della parola di Dio. Sappiamo che la sua struttura comprende:
testi biblici (salmi, cantici, letture), testi di afflato biblico (inni,letture
patristiche, responsori, preghiere…), testi magisteriali e agiografici.
Senz’altro, i brani della Bibbia prevalgono su tutti gli altri e, tra
di essi, quelli salmici li superano di gran lunga. A ragione si può affermare
che i salmi sono il linguaggio privilegiato della Liturgia delle Ore.
Il
Salterio, fin dai primi secoli, è il libro per eccellenza della preghiera
ecclesiale. E lo stesso Signore Gesù nella sua vita terrena ha pregato coi
salmi, e continua oggi a pregare con noi. Coi salmi hanno pregato
la Vergine Maria e tutte le generazioni cristiane.
La
Liturgia delle Ore
proponendoci la recita dei salmi mette sulle nostre labbra il canto di risposta
con la stessa parola di Dio: come tutte le altre pagine della Bibbia divinamente
ispirate, i salmi sono vera e appassionata preghiera dell'uomo. In tal modo si
avvera quanto dice Paolo: «Nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare,
ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili»
(Rm 8,26). Lo Spirito Santo dunque, «che ha parlato per mezzo dei profeti» ed è
l'autore principale dei salmi, prega con la nostra voce e assicura alla nostra
implorazione il gradimento del Padre. Sarebbe interessante introdurci alla
comprensione dei salmi considerando i vari sentimenti dell’animo umano da essi
manifestato: gioia, riconoscenza, rendimento di grazie, amore, tenerezza,
entusiasmo, ma anche intensa sofferenza, richiesta di aiuto e di giustizia, che
sfociano talvolta in rabbia e imprecazione. Nei salmi l’essere umano ritrova se
stesso interamente.
«Quale uomo, dotato di sensibilità - s’interroga sant’Ambrogio - non
arrossirebbe di concludere la sua giornata senza la recita dei salmi, dal
momento che anche gli uccelli piccolissimi accompagnano il sorgere del giorno e
della notte con un atto di pietà abituale e con un dolce canto?». «Che cosa vi è
di più bello del salmo? - si domanda ancora sant’Ambrogio -. È benedizione per i
fedeli, risponde il vescovo di Milano, lode a Dio, inno di lode del popolo,
plauso di tutti, parola universale, voce della Chiesa, professione in canto
della fede, espressione di autentica devozione, gioia di libertà, grido di
giubilo, esultanza di letizia. Il salmo mitiga l'ira, libera dall'angoscia e
solleva dalla tristezza. Nella notte protegge, nel giorno insegna, è scudo nel
timore, festa nella santità. Come una cetra, sa ricavare un’unica melodia da
suoni diversi e diseguali. Lo spuntare del giorno fa risonare il canto del
salmo, col canto del salmo risponde il tramonto».
Come tradurre in esperienza di vita
la Parola che la
Liturgia delle Ore ci offre ogni giorno? In quel libretto succoso di Amedeo
Cencini: La vita al ritmo della Parola, - espressione suggestiva che ha
ispirato il titolo di questo Editoriale - viene proposto un itinerario di
lectio divina a ritmo quotidiano, settimanale, mensile, annuale, e si
privilegia quello quotidiano ritenuto essenziale e fondante. Su di esso
concentriamo la nostra riflessione. La lectio del mattino normalmente
apre la giornata dei consacrati, i quali credono nella Parola, si nutrono di
essa, e solo di essa. L’approccio meditativo mattutino è bene che sia rivolto
alla Parola offerta dalla liturgia del giorno, intesa come Parola che il Padre
ha preparato oggi per tutti i suoi figli. Parola sempre nuova, stabilita dalla
Chiesa e non scelta dal singolo. Parola che in quel giorno si ascolta in ogni
comunità di credenti e in ogni parte della terra. «Oggi» il Padre mi dona quella
Parola, perché si compia nella mia storia, come quella volta che Gesù commentò
il brano d’Isaia nella sinagoga di Nazaret: «Oggi si è adempiuta questa
scrittura» (Lc 4,21). Occorre giungere alla libertà di lasciarsi educare,
formare e trasformare dalla Parola celebrata ogni giorno nell’Eucaristia e nella
Liturgia delle Ore.
L’approccio mattutino alla Parola del giorno non si esaurisce in quel
momento, poiché la sua comprensione continua lungo la giornata. È necessario che
il consacrato si porti via dalla meditazione un’espressione, un versetto, una
scena o immagine precisa e la lasci penetrare nel proprio cuore, per esservi
custodita e conservata. Durante il giorno dovrà diventare la radice di ogni
gesto e pensiero, affetto e desiderio, in modo che tutto nell’essere e
nell’agire del consacrato trovi in essa la propria sorgente e forza. In questo
modo cresce, giorno dopo giorno, la familiarità profonda e appassionata con
la Scrittura, mentre la Parola
del giorno rimane nel cuore e nella mente. Proprio questo rapporto tra la Parola del giorno e il consacrato dà luogo a quel processo di incarnazione
della Parola che ne renderà più comprensibile il mistero. Attraverso di esso si
viene a creare come un filo rosso che lega tra loro tutti gli istanti della
giornata, dando unità alla vita e alla personalità del consacrato.
A sera, l’incontro con
la Parola
che ha aperto la giornata, e che è proseguito lungo il giorno, non cessa, ma
continua ancora. In altre parole, la lectio prosegue con la preghiera di
Compieta, posta al termine del giorno. È il momento in cui le voci tacciono e le
tensioni s’allentano, ed è un’altra la luce quieta che illumina gli occhi e
rende mente e cuore capaci di comprendere. Ora
la Parola ti
osserva, ti fissa, ti rivolge uno sguardo tenero e pure severo, ti accusa e ti
ferisce, ti risana e ti salva, ti chiama e t’accarezza, ti trafigge il cuore. È
il momento in cui assume importanza l’esame di coscienza a partire, anch’esso,
dalla Parola del giorno. In tal modo non sarà mai ripetitivo e scontato, anzi
farà conoscere sempre aspetti nuovi della mia povertà e debolezza, della mia
dedizione e fedeltà. Così la conoscenza di me, del mio mondo interiore, mediante
l’accoglienza della Parola, cresce assieme alla conoscenza di Dio.
L’intera giornata è come avvolta nella Parola vivente di Dio che
suscita e nutre la fede. Allora si può pregare con Simeone: «Ora lascia, Signore
che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza»
(Lc 2,29-30). La persona consacrata prega così al termine della giornata, di
ogni giornata, perché ogni giorno vissuto alla luce della Parola è per lei il
tempo in cui si compie la salvezza. La giornata è proprio finita, attraversata
dalla Parola che si è compiuta in essa. E l’animo è pieno di gioia, quella gioia
serena e distesa che concilia il sonno e prepara ad una nuova giornata, in cui
un’altra Parola si compirà. Con la sua costante fedeltà alla celebrazione della
Liturgia delle Ore e della lectio divina, la persona consacrata un
po’ alla volta giunge alla maturità spirituale, e ad assumere gli stessi
sentimenti di Cristo Gesù (cf Fil 2,5).
Amiche lettrici e cari lettori, il fascicolo di Consacrazione e
Servizio che avete tra le mani - il n. 9° del 2011 - si apre con le solite due
rubriche. Nella prima: «Vi affido alla Parola», Bruno Secondin indugia - alla
luce della Verbum
Domini - su una espressione suggestiva, e cioè
la Chiesa vista come «La casa della Parola». L’altra rubrica: «E tu chi dici che
io sia?», ospita un’intervista di Paola Bignardi ai coniugi Sabrina Vecchi e
Riccardo Bettucci, ambedue impegnati nel servizio alla parrocchia e alla diocesi
di Fermo. La rubrica «Orizzonti» arricchisce il fascicolo con due studi. Nel
primo, Laura Tortorella, Direttore didattico dell’Istituto «Mulieris
dignitatem», presso il Seraphicum, informa sulla mattinata di studio svoltasi a
Roma il 28 maggio 2011, sull’intraprendenza femminile nella Chiesa e nella
società. Nel secondo studio, Giancarlo Rocca, docente alla Gregoriana, presenta
il volume sulla storia delle Figlie di Maria Ausiliatrice, pubblicato in
occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
Una parola particolare per il «Dossier» dedicato a:
«La Chiesa vive della Parola».
Vi sono raccolti quattro studi sulla «Verbum Domini». I primi tre riguardano le
relazioni presentate Domenica 6 marzo 2011 nel «Pomeriggio a più voci»: un
incontro promosso e organizzato dal nostro Centro Studi (si veda
Consacrazione e Servizio n. 5/2011, 38-42). Dal 2007 al 2011 la nostra
rivista per altre cinque volte ha privilegiato il tema sulla Parola di Dio,
della quale i consacrati sono chiamati ad essere «esegesi vivente». Al riguardo
si vedano i Dossier: n. 3/2007: «Ripartire dalla parola di Dio»; n. 6/2008: «La
Parola di Dio è viva ed efficace»; n. 1/2009: «La parola di Dio nella trama
della storia»; n. 2/2009: «Ascoltare
la Parola nella città»; n. 3/2011: «Sulla tua Parola…». Seguono: la rubrica «Religiose
digitali» a cura di Caterina Cangià, l’esplorazione sulla musica (Giulio
Osto), le segnalazioni di libri (Rita Bonfrate e Emma Zordan). Un’attenzione va
data al volume indicato dal «Libro del mese»: Gesù di Nazaret di
Benedetto XVI, presentato da Marcella Farina, docente all’Auxilium. Un numero
ricco di provocazioni e opportunità. Buona lettura!
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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