Sono
tre le tappe indispensabili da seguire per far conoscere il proprio
carisma sulla Rete. La prima si articola attorno a un insieme di
operazioni che possiamo riassumere con le parole “strutturazione di un
sito”; la seconda è concentrata attorno alla “ricerca ed elaborazione
dei contenuti” da inserire e la terza si chiama “mantenimento del sito”.
Le tre tappe sono in successione temporale, ma trascorso circa un anno è
necessario ripartire dalla strutturazione per migliorare la fruibilità
del sito, per aggiornarne lo stile secondo i gusti grafici del momento
e, soprattutto, per mantenerlo vivo e “appetibile”.
Presentare il carisma
La
volontà di raccontare il proprio carisma sulla Rete nasce dall’amore per
il proprio Istituto o congregazione religiosa, dal desiderio di far
sapere come viene attualizzato il carisma nella società attuale e tutto
ciò che il fondatore o fondatrice hanno da dirci oggi. Già nel 2000 il
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali evidenziava che «la
Chiesa riceverebbe un servizio migliore se quanti detengono cariche e
svolgono funzioni a suo nome venissero formati nella comunicazione».1
Ricordiamo che un sito è una presenza immediata, interattiva e -
oggi più che mai - partecipativa.
Occorre mettere in gioco abilità creative e coltivare le idee in vista
della buona strutturazione del sito. Dopo aver individuato le persone
che possono prendersene cura si inizia facendo un intenso
brainstorming
di
gruppo (o tempesta del cervello) dove si espongono tutti i punti di
vista sulla strutturazione e sui contenuti da inserire nel sito; si
cercherà poi di praticare e coltivare la visualizzazione creativa, quel
processo che ci aiuta a pensare e raffinare la metafora del sito, ovvero
quell’insieme di grafica e di testo che rappresenta il nostro carisma.
Chi lavora con e per i giovani potrebbe scegliere la metafora di un
sentiero con, sullo sfondo, le sagome di alcuni giovani in controluce.
In questa fase di progettazione è necessaria la presenza di un
“direttore dei lavori” che tiene le fila di quanto si va a mano a mano
realizzando. Chi dirige i lavori di progettazione e realizzazione del
sito dovrebbe appartenere all’Istituto per la conoscenza che ha,
dall’interno, del carisma. Non è necessario che sappia programmare o che
sia competente in grafica, è indispensabile però che sappia far tradurre
in linee e colori il carisma.
Passo passo
Iniziamo dalla struttura del sito: è il contesto che rende possibile
orientarsi, che organizza i contenuti informativi e ne definisce le
relazioni. È la risposta alle aspettative delle persone alle quali è
indirizzato. L’esperto più grande in questo campo, Jacob Nielsen, ha più
volte affermato quanto sia importante conoscere gli schemi mentali
dell’utenza di un sito: «Progettare la struttura del vostro sito senza
raccogliere indicazioni al riguardo dai vostri utenti può costarvi
molto. Non importa quanto il vostro sito sembri accattivante o
sofisticato: se gli utenti non riescono a comprenderlo, non vale niente.
Dovete progettare per la loro comodità, non per la vostra».2
Ecco perché il linguaggio dev’essere adeguato ai nostri giorni! Ci
sarebbe tutta un’antologia da esporre qui su ciò che si trova sui siti
di alcuni Istituti religiosi. La struttura di base più utilizzata è
gerarchica: da una
home
page
si
arriva alle pagine del livello successivo e da queste si giunge al
successivo e così via. Una struttura che è possibile rappresentare
tramite un diagramma ad albero e che deve soddisfare le seguenti
condizioni: suddivisione coerente con gli obiettivi prefissati;
immediata comprensione da parte dei visitatori; assenza di
sovrapposizioni di contenuti fra le varie sezioni del sito; l’uso di una
terminologia chiara per indicare le varie sezioni.
La
mappa del sito ha una funzione simile a quella dell’indice di un libro,
mostra come sono organizzati i vari contenuti e aiuta ad arrivarci
rapidamente. È uno strumento di accesso a ogni singola pagina del sito,
facilita la comprensione della sua struttura senza costringere l’utente
a fare degli
scroll
inutili. È una «rappresentazione grafica al livello più alto di
astrazione dell’architettura del sito».3 Con
la mappa, va progettata una buona navigazione nel sito che dev’essere
prevedibile, deve far sentire il visitatore in grado di esplorare il
sito; deve permettere di spostarsi avanti e indietro con la certezza di
non perdersi.
Zone
e grafica
Parte importante del sistema di navigazione sono gli strumenti che
servono a farci traghettare da un punto all’altro del sito: barre di
navigazione, menu a tendina, indice, casella per la ricerca, tavola dei
contenuti e mappa del sito. La
home
page
spiega in modo sintetico lo scopo del sito e ciò che offre all’utente.
Due zone della pagina contengono un’esplicita dichiarazione
dell’argomento del sito: la
tagline
e il
welcome
blurb.
La prima di queste zone, la
tagline,
collocata a destra nel sito, viene letta come una descrizione
dell’intero sito, mentre il
welcome
blurb
o
parole di benvenuto, è una descrizione concisa del sito, un blocco
testuale in evidenza e a sé stante, visibile senza dover scrollare. Non
bisogna dilungarsi nel descrivere la propria
mission,
ma va lasciata al visitatore la gioia dell’esplorazione. Attenzione che
niente batte una buona
tagline!
Cerchiamo una bella frase stringata che caratterizza l’intero carisma,
che ne riassume il significato e l’identità. Gli utenti si aspettano di
trovare una dichiarazione concisa dei fini del sito: sei/otto parole
sono sufficienti. Un esempio? Al sito istituzionale dei salesiani,
www.sdb.org leggiamo: “camminando con i
giovani”.
Quando si parla della grafica di un sito, vanno evidenziati i seguenti
elementi: il
layout
delle pagine va ottimizzato per i formati video più diffusi;
l’impostazione grafica e la scelta dei colori devono far individuare
velocemente le informazioni più importanti; i colori devono essere
gradevoli; vanno utilizzati caratteri ben leggibili e chiari in rapporto
al colore dello sfondo; la grafica dev’essere gradevole nel suo insieme.
Non vanno dimenticati gli spazi “vuoti” che separano logicamente i vari
blocchi all’interno della pagina e aiutano a riconoscere i contenuti che
dovrebbero coprire dal 50% all’80% della pagina. Un sito di qualità
supporta l’utente nello svolgimento delle funzioni che gli servono,
come, ad esempio, operare una ricerca e mettersi in comunicazione con
chi gestisce il sito.
I
contenuti e il loro atteggiamento
I
contenuti informativi del sito devono essere affidabili, aggiornati e
comprensibili. Vanno raggruppati sotto categorie adeguate agli obiettivi
che il sito si prefigge di raggiungere. A questo scopo è fondamentale la
creazione di una gerarchia visiva che consiste nella distinzione dei
contenuti più importanti da quelli secondari e quelli complementari, ad
esempio tramite la diversa grandezza del
font,
dei
colori e della spaziatura. Va inoltre evidenziata la similarità dei
contenuti raggruppandoli sotto un titolo, presentandoli con uno stile
simile o collocandoli in un’area definita con chiarezza. Ci sono vari
modelli di classificazione dei contenuti. In generale, un buono schema
organizzativo deve suggerire un chiaro modello mentale comprensibile dal
visitatore. In riferimento a come scrivere per un sito, la terza legge
di Krug sull’usabilità dice: «Sbarazzati di metà delle parole di ogni
pagina, e poi sbarazzati della metà di quello che resta».4
Su Internet i testi lunghi e “senza struttura” non funzionano. Occorre
scrivere testi concentrati e sintetici. La sintassi dev’essere piana,
non vanno utilizzati aggettivi inutili o avverbi. Curare il testo per il
web è un obbligo. Pensiamo alla bellezza del nostro carisma che si
declina in attività apostoliche. E mettiamo tutta la cura di cui siamo
capaci nel raccontarlo! In riferimento ai contenuti, è importante che le
informazioni offerte siano affidabili perché basta un’informazione poco
precisa per distruggere un patrimonio di credibilità, conquistato con
grande fatica. Va tenuto conto che «gli utenti sono così occupati, e sul
Web c’è talmente tanta informazione, che non vale la pena perder tempo
sul resto di una pagina se quello che si vede all’inizio non convince
subito del valore di quella pagina»5. Ciò
che scriviamo dev’essere curato e scritto per toccare la mente e il
cuore dei nostri lettori. Le immagini da associare ai testi non devono
pesare e devono essere di buona qualità oltre che evocative o di
documentazione. Il sito che racconta il nostro carisma e la nostra
presenza nella Chiesa va continuamente presidiato. Da chi? Dal
webmaster
o
gestore del sito, dai tecnici della
web
farm
dove
il nostro sito è ospitato e anche dall’Internet
Access Provider,
ovvero da tutte le persone che, direttamente o indirettamente, ne
garantiscono la corretta funzionalità.
Cura
e ascolto
Ogni
famiglia religiosa che gestisce il proprio sito deve prendersi cura
perché risponda agli obiettivi del carisma. Deve vegliare affinché venga
mantenuta l’architettura informativa del sito e deve vegliare altresì al
suo adeguamento alle esigenze che vanno via via cambiando. Un’attenzione
particolare va posta nella relazione con gli utenti del sito: non vanno
perciò mai lasciate senza risposta le
mail
che
arrivano al sito e la risposta che diamo dovrebbe essere curata, cortese
e personalizzata.
Essere presenti con un sito istituzionale realizzato secondo i canoni
più ortodossi e mantenuto con creatività e fedeltà al carisma è una vera
sfida per l’animazione vocazionale oggi. Dobbiamo andare verso le nuove
generazioni parlando il linguaggio che capiscono meglio. Questo impegno
sarà possibile se coltiviamo un atteggiamento di ascolto e una
coraggiosa proposta di valori nella prospettiva di una vita che non ha
paura di andare controcorrente. Usiamo la
chat
come
autentico dialogo valoriale, usiamo il
blog
per
discorrere sulla bellezza della risposta alla chiamata alla vita
consacrata, usiamo i
forum
per
conversare e rispondere alle domande che i giovani ci vorranno fare e
usiamo infine i
social network
per passare dallo stare in rete all’essere rete. Un sito ben fatto e
mantenuto quotidianamente impegna. Ne vale però la spesa perché sempre
di più i giovani abitano il
web,
sono nomadi del
web
e lì
ci devono trovare, consacrate e consacrati felici di raccontare il
carisma che ha dato senso alla nostra scelta di vita.
1. PONTIFICIO
CONSIGLIO
DELLE
COMUNICAZIONI
SOCIALI,
Etica nelle comunicazioni sociali,
2000, 26.
2. J. NIELSEN-H.
LORANGER,
Web usability 2.0. L’usabilità che conta,
Apogeo, Milano 2006, 173-174.
3. M. VISCIOLA,
Usabilità dei siti Web,
Apogeo, Milano 2000, 155.
4. S. KRUG,
Don’t make me think,
Hops Libri, Tecniche Nuove, Milano 45.
5. J. NIELSEN-H.
LORANGER,
Web usability…,
45.
Caterina Cangià fma
Facoltà di Scienze della Formazione
Università LUMSA – Roma
sisternet@thesisternet.it