n. 11
novembre 2011

 

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Il fascino di Internet

Raccontare sulla rete il proprio carisma

CATERINA CANGIÀ

 

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Sono tre le tappe indispensabili da seguire per far conoscere il proprio carisma sulla Rete. La prima si articola attorno a un insieme di operazioni che possiamo riassumere con le parole “strutturazione di un sito”; la seconda è concentrata attorno alla “ricerca ed elaborazione dei contenuti” da inserire e la terza si chiama “mantenimento del sito”. Le tre tappe sono in successione temporale, ma trascorso circa un anno è necessario ripartire dalla strutturazione per migliorare la fruibilità del sito, per aggiornarne lo stile secondo i gusti grafici del momento e, soprattutto, per mantenerlo vivo e “appetibile”.

Presentare il carisma

La volontà di raccontare il proprio carisma sulla Rete nasce dall’amore per il proprio Istituto o congregazione religiosa, dal desiderio di far sapere come viene attualizzato il carisma nella società attuale e tutto ciò che il fondatore o fondatrice hanno da dirci oggi. Già nel 2000 il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali evidenziava che «la Chiesa riceverebbe un servizio migliore se quanti detengono cariche e svolgono funzioni a suo nome venissero formati nella comunicazione».1 Ricordiamo che un sito è una presenza immediata, interattiva e - oggi più che mai - partecipativa.

Occorre mettere in gioco abilità creative e coltivare le idee in vista della buona strutturazione del sito. Dopo aver individuato le persone che possono prendersene cura si inizia facendo un intenso brainstorming di gruppo (o tempesta del cervello) dove si espongono tutti i punti di vista sulla strutturazione e sui contenuti da inserire nel sito; si cercherà poi di praticare e coltivare la visualizzazione creativa, quel processo che ci aiuta a pensare e raffinare la metafora del sito, ovvero quell’insieme di grafica e di testo che rappresenta il nostro carisma. Chi lavora con e per i giovani potrebbe scegliere la metafora di un sentiero con, sullo sfondo, le sagome di alcuni giovani in controluce. In questa fase di progettazione è necessaria la presenza di un “direttore dei lavori” che tiene le fila di quanto si va a mano a mano realizzando. Chi dirige i lavori di progettazione e realizzazione del sito dovrebbe appartenere all’Istituto per la conoscenza che ha, dall’interno, del carisma. Non è necessario che sappia programmare o che sia competente in grafica, è indispensabile però che sappia far tradurre in linee e colori il carisma.

Passo passo

Iniziamo dalla struttura del sito: è il contesto che rende possibile orientarsi, che organizza i contenuti informativi e ne definisce le relazioni. È la risposta alle aspettative delle persone alle quali è indirizzato. L’esperto più grande in questo campo, Jacob Nielsen, ha più volte affermato quanto sia importante conoscere gli schemi mentali dell’utenza di un sito: «Progettare la struttura del vostro sito senza raccogliere indicazioni al riguardo dai vostri utenti può costarvi molto. Non importa quanto il vostro sito sembri accattivante o sofisticato: se gli utenti non riescono a comprenderlo, non vale niente. Dovete progettare per la loro comodità, non per la vostra».2 Ecco perché il linguaggio dev’essere adeguato ai nostri giorni! Ci sarebbe tutta un’antologia da esporre qui su ciò che si trova sui siti di alcuni Istituti religiosi. La struttura di base più utilizzata è gerarchica: da una home page si arriva alle pagine del livello successivo e da queste si giunge al successivo e così via. Una struttura che è possibile rappresentare tramite un diagramma ad albero e che deve soddisfare le seguenti condizioni: suddivisione coerente con gli obiettivi prefissati; immediata comprensione da parte dei visitatori; assenza di sovrapposizioni di contenuti fra le varie sezioni del sito; l’uso di una terminologia chiara per indicare le varie sezioni.

La mappa del sito ha una funzione simile a quella dell’indice di un libro, mostra come sono organizzati i vari contenuti e aiuta ad arrivarci rapidamente. È uno strumento di accesso a ogni singola pagina del sito, facilita la comprensione della sua struttura senza costringere l’utente a fare degli scroll inutili. È una «rappresentazione grafica al livello più alto di astrazione dell’architettura del sito».3 Con la mappa, va progettata una buona navigazione nel sito che dev’essere prevedibile, deve far sentire il visitatore in grado di esplorare il sito; deve permettere di spostarsi avanti e indietro con la certezza di non perdersi.

Zone e grafica

Parte importante del sistema di navigazione sono gli strumenti che servono a farci traghettare da un punto all’altro del sito: barre di navigazione, menu a tendina, indice, casella per la ricerca, tavola dei contenuti e mappa del sito. La home page spiega in modo sintetico lo scopo del sito e ciò che offre all’utente. Due zone della pagina contengono un’esplicita dichiarazione dell’argomento del sito: la tagline e il welcome blurb. La prima di queste zone, la tagline, collocata a destra nel sito, viene letta come una descrizione dell’intero sito, mentre il welcome blurb o parole di benvenuto, è una descrizione concisa del sito, un blocco testuale in evidenza e a sé stante, visibile senza dover scrollare. Non bisogna dilungarsi nel descrivere la propria mission, ma va lasciata al visitatore la gioia dell’esplorazione. Attenzione che niente batte una buona tagline! Cerchiamo una bella frase stringata che caratterizza l’intero carisma, che ne riassume il significato e l’identità. Gli utenti si aspettano di trovare una dichiarazione concisa dei fini del sito: sei/otto parole sono sufficienti. Un esempio? Al sito istituzionale dei salesiani, www.sdb.org leggiamo: “camminando con i giovani”.

Quando si parla della grafica di un sito, vanno evidenziati i seguenti elementi: il layout delle pagine va ottimizzato per i formati video più diffusi; l’impostazione grafica e la scelta dei colori devono far individuare velocemente le informazioni più importanti; i colori devono essere gradevoli; vanno utilizzati caratteri ben leggibili e chiari in rapporto al colore dello sfondo; la grafica dev’essere gradevole nel suo insieme. Non vanno dimenticati gli spazi “vuoti” che separano logicamente i vari blocchi all’interno della pagina e aiutano a riconoscere i contenuti che dovrebbero coprire dal 50% all’80% della pagina. Un sito di qualità supporta l’utente nello svolgimento delle funzioni che gli servono, come, ad esempio, operare una ricerca e mettersi in comunicazione con chi gestisce il sito.

I contenuti e il loro atteggiamento

I contenuti informativi del sito devono essere affidabili, aggiornati e comprensibili. Vanno raggruppati sotto categorie adeguate agli obiettivi che il sito si prefigge di raggiungere. A questo scopo è fondamentale la creazione di una gerarchia visiva che consiste nella distinzione dei contenuti più importanti da quelli secondari e quelli complementari, ad esempio tramite la diversa grandezza del font, dei colori e della spaziatura. Va inoltre evidenziata la similarità dei contenuti raggruppandoli sotto un titolo, presentandoli con uno stile simile o collocandoli in un’area definita con chiarezza. Ci sono vari modelli di classificazione dei contenuti. In generale, un buono schema organizzativo deve suggerire un chiaro modello mentale comprensibile dal visitatore. In riferimento a come scrivere per un sito, la terza legge di Krug sull’usabilità dice: «Sbarazzati di metà delle parole di ogni pagina, e poi sbarazzati della metà di quello che resta».4 Su Internet i testi lunghi e “senza struttura” non funzionano. Occorre scrivere testi concentrati e sintetici. La sintassi dev’essere piana, non vanno utilizzati aggettivi inutili o avverbi. Curare il testo per il web è un obbligo. Pensiamo alla bellezza del nostro carisma che si declina in attività apostoliche. E mettiamo tutta la cura di cui siamo capaci nel raccontarlo! In riferimento ai contenuti, è importante che le informazioni offerte siano affidabili perché basta un’informazione poco precisa per distruggere un patrimonio di credibilità, conquistato con grande fatica. Va tenuto conto che «gli utenti sono così occupati, e sul Web c’è talmente tanta informazione, che non vale la pena perder tempo sul resto di una pagina se quello che si vede all’inizio non convince subito del valore di quella pagina»5. Ciò che scriviamo dev’essere curato e scritto per toccare la mente e il cuore dei nostri lettori. Le immagini da associare ai testi non devono pesare e devono essere di buona qualità oltre che evocative o di documentazione. Il sito che racconta il nostro carisma e la nostra presenza nella Chiesa va continuamente presidiato. Da chi? Dal webmaster o gestore del sito, dai tecnici della web farm dove il nostro sito è ospitato e anche dall’Internet Access Provider, ovvero da tutte le persone che, direttamente o indirettamente, ne garantiscono la corretta funzionalità.

 

Cura e ascolto

Ogni famiglia religiosa che gestisce il proprio sito deve prendersi cura perché risponda agli obiettivi del carisma. Deve vegliare affinché venga mantenuta l’architettura informativa del sito e deve vegliare altresì al suo adeguamento alle esigenze che vanno via via cambiando. Un’attenzione particolare va posta nella relazione con gli utenti del sito: non vanno perciò mai lasciate senza risposta le mail che arrivano al sito e la risposta che diamo dovrebbe essere curata, cortese e personalizzata.

Essere presenti con un sito istituzionale realizzato secondo i canoni più ortodossi e mantenuto con creatività e fedeltà al carisma è una vera sfida per l’animazione vocazionale oggi. Dobbiamo andare verso le nuove generazioni parlando il linguaggio che capiscono meglio. Questo impegno sarà possibile se coltiviamo un atteggiamento di ascolto e una coraggiosa proposta di valori nella prospettiva di una vita che non ha paura di andare controcorrente. Usiamo la chat come autentico dialogo valoriale, usiamo il blog per discorrere sulla bellezza della risposta alla chiamata alla vita consacrata, usiamo i forum per conversare e rispondere alle domande che i giovani ci vorranno fare e usiamo infine i social network per passare dallo stare in rete all’essere rete. Un sito ben fatto e mantenuto quotidianamente impegna. Ne vale però la spesa perché sempre di più i giovani abitano il web, sono nomadi del web e lì ci devono trovare, consacrate e consacrati felici di raccontare il carisma che ha dato senso alla nostra scelta di vita.

1.  PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI, Etica nelle comunicazioni sociali, 2000, 26.

2.  J. NIELSEN-H. LORANGER, Web usability 2.0. L’usabilità che conta, Apogeo, Milano 2006, 173-174.

3.  M. VISCIOLA, Usabilità dei siti Web, Apogeo, Milano 2000, 155.

4. S. KRUG, Don’t make me think, Hops Libri, Tecniche Nuove, Milano 45.

5. J. NIELSEN-H. LORANGER, Web usability…, 45.

Caterina Cangià fma
Facoltà di Scienze della Formazione
Università LUMSA – Roma
sisternet@thesisternet.it

 

 

 

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