n. 3
maggio/giugno2013

 

Altri articoli disponibili



Accogliere Maria
nostra sorella nella fede
 

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

Per dare una risposta integrale alla domanda che il Signore Gesù continua a porre alla sua Chiesa: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mc 8,29) è necessario “accogliere” Maria. Conoscere meglio la Madre, infatti, fa parte della conoscenza del Figlio. Al riguardo la Lumen Gentium è esplicita: «Le varie forme di devozione verso la Madre di Dio […] fanno sì che, mentre è onorata la Madre, il Figlio […] sia debitamente conosciuto, amato, glorificato e siano osservati i suoi comandamenti» (LG 66). È necessario perciò fare attenzione perché la venerazione verso Maria non oscuri la finalità: rendere onore al Figlio.

In questa ottica rigorosamente cristologica e perciò stesso trinitaria, anche le apparizioni mariane sono un dono che Dio ci fa, sono uno squarcio di cielo che ci viene offerto per orientarci nella nostra travagliata esistenza e aiutarci a rileggere e vivere il Vangelo di Gesù. Come se la Madre di Dio e Madre nostra continuasse a ripetere ai suoi figli il comando rivolto ai servi delle nozze: «Quello che Cristo vi dirà, voi fatelo» (Gv 2,5).

Nel rinnovato interesse odierno per la Scrittura, è naturale che l’immagine emergente della Vergine sia quella biblica. In questa prospettiva, incontriamo nei Vangeli vari episodi in cui Maria viene accolta da singole persone o da comunità. Il primo riferimento va a Giuseppe, l’«uomo giusto» (Mt 1,19), cui viene rivolto l’invito: «Non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20). Possiamo solo immaginare l’accoglienza cordiale che Giuseppe ha riservato a Maria che sperimenta il calore della sua custodia. Uniti da un vincolo di amore sponsale e verginale Maria e Giuseppe condividono tutto in una umile vita di preghiera, di silenzio, di fatica. Sono poi Elisabetta e Zaccaria ad accogliere Maria nella propria casa quando ella vi si recò a far loro visita. Questa accoglienza ospitale fu ricca di frutti spirituali: lo Spirito Santo si effuse nella casa e il sussulto di gioia raggiunse perfino il nascituro Giovanni nel grembo materno.

******

La fortunata famiglia di Cana di Galilea, che invitò Maria al banchetto nuziale e l’accolse festosamente, potè offrire - per il suo intervento - un vino prelibato e abbondante, simbolo della gioia messianica che Gesù stava per comunicare al nuovo popolo di Dio. Inoltre, Gesù con i suoi discepoli, accolse Maria in qualche casa ospitale ed ella sperimentò la gioia di testimoniare di essere anche lei discepola di Cristo e di appartenere alla

famiglia di coloro che fanno la volontà del Padre. Ma è soprattutto Giovanni, il discepolo amato, a ricevere da Cristo dall’alto della croce l’invito ad accogliere Maria tra i suoi beni. E per l’evangelista accogliere è il verbo della fede, esprime il credere e implica una comunione personale e un dono fiducioso di sé.

Ai suoi discepoli Gesù ha fatto tanti doni, che costituiscono i loro beni spirituali: ha donato la sua Parola, l’Eucaristia, il comandamento nuovo, lo Spirito Santo. Ora dona anche sua adre. Dinanzi a tale dono ai discepoli non resta altro che accoglierlo come eredità di Cristo crocifisso, e quindi con fede, con amore, con gratitudine, instaurando con Maria di Nazaret un rapporto filiale, meglio una comunione di vita, un’ospitalità interiore che rende il cristiano una persona dal cuore mariano. Giovanni aprì a Maria soprattutto il suo cuore e l’accolse.

Paolo VI nel n. 56 della Marialis cultus ha espresso con una sintesi felice ciò che la rivelazione dice su Maria. Dopo aver affermato che Dio «tutto compie secondo un disegno di amore», Papa Montini aggiunge: «Egli amò Maria ed in lei operò grandi cose, l’amò per se stesso e l’amò per noi, la donò a se stesso e la donò anche a noi». L’amò e la donò. Anche Giovanni Paolo II nella Redemptoris Mater, commentando il brano di Giovanni 19,25-27, sottolinea il carattere di dono che riveste la duplice consegna fatta da Gesù: della Madre al discepolo e del discepolo alla Madre. Un dono che Cristo stesso fa personalmente ad ogni uomo e in particolare ai discepoli: la Madre di Gesù è data ad essi come loro vera Madre nell’ordine della grazia.

Dunque, non temiamo di accogliere Maria. Apriamo a lei il nostro cuore… Introduciamola anche noi in tutto lo spazio della nostra vita interiore, cioè nel nostro “io” umano e cristiano (cf Redemptoris Mater 45) per diventare veri discepoli del Figlio.

******

Amiche lettrici e cari lettori, il fascicolo di Consacrazione e Servizio che avete tra le mani - il terzo del 2013 - presenta la struttura di fondo uguale alla formula ormai collaudata dal 2007. Questo numero però si apre con un articolo sul nuovo vescovo di Roma, cui le religiose hanno fatto sentire la loro vicinanza. Anche l’aver riprodotto lo stemma del Papa evidenzia l’attenzione data al primo papa sudamericano, primo papa gesuita, primo papa a scegliere il nome di Francesco. Ha spiazzato tutti l’arcivescovo di Buenos Aires con il suo stile informale e con le sue parole che raggiungono subito il cuore dell’ascoltatore. Il testo dedicato a Papa Francesco raccoglie alcuni messaggi ufficiali giunti in Redazione e altri via web e porta la firma della nostra collaboratrice suor Maria Trigila.

Come già indicati nei numeri precedenti, altri accorgimenti risaltano in questo nuovo anno: le immagini di copertina, eseguite dal Centro Aletti, raffigurano i misteri della fede proposti dal Simbolo Apostolico, un modo per celebrare l’Anno della fede in comunione con tutta la Chiesa. Al riguardo, in 4a di copertina si offre un breve commento all’immagine.

Il fascicolo prosegue con la rubrica: «Lampada ai miei passi…» (dal salmo 119,105). Posta all’inizio di ogni numero, vuole sottolineare che alla luce della Parola di Dio va letto quello che segue. Questa volta la biblista Maria Ko fissa lo sguardo su Abramo «nostro padre nella fede» (Rm 4,12) con un contributo sapienziale. Segue la rubrica: «Donne di fede»: ospita due profili di donne delineati da Maria Pia Giudici e dal parroco e docente Luciano Luppi. La rubrica: «Orizzonti» arricchisce il fascicolo con due contributi: il primo sull’epistolario del grande educatore e fondatore Francesco Antonio Marcucci (Card. Angelo Amato); il secondosul recente convegno promosso dal Claretianum su: «Vita consacrata e psicologia. A che punto siamo?» (Maria Elena Zecchini).

Una parola particolare per il Dossier dedicato alla riflessione su «Maria di Nazaret una fede in cammino»: è in sintonia con l’Anno della fede e in continuità con i precedenti Dossier: «L’Anno della fede interpella i consacrati» (n. 12/2012); «La porta della fede è sempre aperta » (n. 2/2013). Il tema del presente numero viene svolto da sei studiosi che ne focalizzano aspetti diversi, ma fondamentali. In questa prospettiva si pone anche il presente Editoriale. La rubrica: «Vedere-Leggere» presenta il film: «Maria di Nazaret» (Teresa Braccio), cui seguono le segnalazioni di libri (Maria Gina Casumaro). Nella rubrica: «Libro del mese» è recensito il volume: Per una fede matura del monaco Luciano Manicardi, da parte di Marcella Farina nostra collaboratrice.

Mentre andiamo in stampa ci sono giunti i nominativi della nuova Presidente dell’Usmi (madre Regina Cesarato) e della vice presidente (madre Marta Finotelli). Alle neoelette giungano da Consacrazione e Servizio i migliori auguri dalle religiose d’Italia.

Non resta che augurare: Buona lettura!

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it 

 

 

 
Condividi su: