Per
dare una risposta integrale alla domanda che il Signore Gesù continua a porre
alla sua Chiesa: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mc 8,29) è necessario
“accogliere” Maria. Conoscere meglio la Madre, infatti, fa parte della
conoscenza del Figlio. Al riguardo la
Lumen Gentium
è
esplicita: «Le varie forme di devozione verso la Madre di Dio […] fanno sì che,
mentre è onorata la Madre, il Figlio […] sia debitamente conosciuto, amato,
glorificato e siano osservati i suoi comandamenti» (LG 66). È necessario perciò
fare attenzione perché la venerazione verso Maria non oscuri la finalità:
rendere onore al Figlio.
In questa ottica rigorosamente cristologica e perciò stesso trinitaria, anche le
apparizioni mariane sono un dono che Dio ci fa, sono uno squarcio di cielo che
ci viene offerto per orientarci nella nostra travagliata esistenza e aiutarci a
rileggere e vivere il Vangelo di Gesù. Come se la Madre di Dio e Madre nostra
continuasse a ripetere ai suoi figli il comando rivolto ai servi delle nozze:
«Quello che Cristo vi dirà, voi fatelo» (Gv 2,5).
Nel rinnovato interesse odierno per la Scrittura, è naturale che l’immagine
emergente della Vergine sia quella biblica. In questa prospettiva, incontriamo
nei Vangeli vari episodi in cui Maria viene accolta da singole persone o da
comunità. Il primo riferimento va a Giuseppe, l’«uomo giusto» (Mt 1,19), cui
viene rivolto l’invito: «Non temere di prendere con te Maria, tua sposa.
Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20).
Possiamo solo immaginare l’accoglienza cordiale che Giuseppe ha riservato a
Maria che sperimenta il calore della sua custodia. Uniti da un vincolo di amore
sponsale e verginale Maria e Giuseppe condividono tutto in una umile vita di
preghiera, di silenzio, di fatica. Sono poi Elisabetta e Zaccaria ad accogliere
Maria nella propria casa quando ella vi si recò a far loro visita. Questa
accoglienza ospitale fu ricca di frutti spirituali: lo Spirito Santo si effuse
nella casa e il sussulto di gioia raggiunse perfino il nascituro Giovanni nel
grembo materno.
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La fortunata famiglia di Cana di Galilea, che invitò Maria al banchetto nuziale
e l’accolse festosamente, potè offrire - per il suo intervento - un vino
prelibato e abbondante, simbolo della gioia messianica che Gesù stava per
comunicare al nuovo popolo di Dio. Inoltre, Gesù con i suoi discepoli, accolse
Maria in qualche casa ospitale ed ella sperimentò la gioia di testimoniare di
essere anche lei discepola di Cristo e di appartenere alla
famiglia di coloro che fanno la volontà del Padre. Ma è soprattutto Giovanni, il
discepolo amato, a ricevere da Cristo dall’alto della croce l’invito ad
accogliere Maria tra i suoi beni. E per l’evangelista
accogliere
è
il verbo della fede, esprime il credere e implica una comunione personale e un
dono fiducioso di sé.
Ai suoi discepoli Gesù ha fatto tanti doni, che costituiscono i loro beni
spirituali: ha donato la sua Parola, l’Eucaristia, il comandamento nuovo, lo
Spirito Santo. Ora dona anche sua adre. Dinanzi a tale dono ai discepoli non
resta altro che accoglierlo come eredità di Cristo crocifisso, e quindi con
fede, con amore, con gratitudine, instaurando con Maria di Nazaret un rapporto
filiale, meglio una comunione di vita, un’ospitalità interiore che rende il
cristiano una persona dal cuore mariano. Giovanni aprì a Maria soprattutto il
suo cuore e l’accolse.
Paolo VI nel n. 56 della
Marialis cultus
ha espresso con una sintesi felice ciò che la rivelazione dice su Maria. Dopo
aver affermato che Dio «tutto compie secondo un disegno di amore», Papa Montini
aggiunge: «Egli amò Maria ed in lei operò grandi cose, l’amò per se stesso e
l’amò per noi, la donò a se stesso e la donò anche a noi». L’amò e la donò.
Anche Giovanni Paolo II nella
Redemptoris Mater,
commentando il brano di Giovanni 19,25-27, sottolinea il carattere di dono che
riveste la duplice consegna fatta da Gesù: della Madre al discepolo e del
discepolo alla Madre. Un dono che Cristo stesso fa personalmente ad ogni uomo e
in particolare ai discepoli: la Madre di Gesù è data ad essi come loro vera
Madre nell’ordine della grazia.
Dunque, non temiamo di accogliere Maria. Apriamo a lei il nostro cuore…
Introduciamola anche noi in tutto lo spazio della nostra vita interiore, cioè
nel nostro “io” umano e cristiano (cf
Redemptoris Mater
45) per diventare veri discepoli del Figlio.
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Amiche lettrici e cari lettori, il fascicolo di
Consacrazione e Servizio
che avete tra le mani - il terzo del 2013 - presenta la struttura di fondo
uguale alla formula ormai collaudata dal 2007. Questo numero però si apre con un
articolo sul nuovo vescovo di Roma, cui le religiose hanno fatto sentire la loro
vicinanza. Anche l’aver riprodotto lo stemma del Papa evidenzia l’attenzione
data al primo papa sudamericano, primo papa gesuita, primo papa a scegliere il
nome di Francesco. Ha spiazzato tutti l’arcivescovo di Buenos Aires con il suo
stile informale e con le sue parole che raggiungono subito il cuore
dell’ascoltatore. Il testo dedicato a Papa Francesco raccoglie alcuni messaggi
ufficiali giunti in Redazione e altri via web e porta la firma della nostra
collaboratrice suor Maria Trigila.
Come già indicati nei numeri precedenti, altri accorgimenti risaltano in questo
nuovo anno: le immagini di copertina, eseguite dal Centro Aletti, raffigurano i
misteri della fede proposti dal Simbolo Apostolico, un modo per celebrare l’Anno
della fede in comunione con tutta la Chiesa. Al riguardo, in 4a di copertina si
offre un breve commento all’immagine.
Il fascicolo prosegue con la rubrica:
«Lampada ai miei passi…»
(dal salmo 119,105). Posta all’inizio di ogni numero, vuole sottolineare che
alla luce della Parola di Dio va letto quello che segue. Questa volta la
biblista Maria Ko fissa lo sguardo su Abramo «nostro padre nella fede» (Rm 4,12)
con un contributo sapienziale. Segue la rubrica:
«Donne di fede»:
ospita due profili di donne delineati da Maria Pia Giudici e dal parroco e
docente Luciano Luppi. La rubrica:
«Orizzonti»
arricchisce il fascicolo con due contributi: il primo sull’epistolario del
grande educatore e fondatore Francesco Antonio Marcucci (Card. Angelo Amato); il
secondosul recente convegno promosso dal Claretianum su: «Vita consacrata e
psicologia. A che punto siamo?» (Maria Elena Zecchini).
Una parola particolare per il
Dossier
dedicato alla riflessione su «Maria di Nazaret una fede in cammino»: è in
sintonia con l’Anno della fede e in continuità con i precedenti Dossier: «L’Anno
della fede interpella i consacrati» (n. 12/2012); «La porta della fede è sempre
aperta » (n. 2/2013). Il tema del presente numero viene svolto da sei studiosi
che ne focalizzano aspetti diversi, ma fondamentali. In questa prospettiva si
pone anche il presente
Editoriale.
La rubrica:
«Vedere-Leggere»
presenta il film:
«Maria
di Nazaret»
(Teresa Braccio), cui seguono le segnalazioni di libri (Maria Gina Casumaro).
Nella rubrica:
«Libro del mese»
è
recensito il volume:
Per una fede matura
del monaco Luciano Manicardi, da parte di Marcella Farina nostra collaboratrice.
Mentre andiamo in stampa ci sono giunti i nominativi della nuova Presidente
dell’Usmi (madre Regina Cesarato) e della vice presidente (madre Marta Finotelli).
Alle neoelette giungano da
Consacrazione e Servizio
i
migliori auguri dalle religiose d’Italia.
Non resta che augurare: Buona lettura!
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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