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L'Anno
della Fede, definito da Benedetto XVI «tempo di grazia spirituale che il Signore
ci offre per fare memoria del dono prezioso della fede» (PF
8),
è un’occasione che ci è data per riscoprire e approfondire il nostro cammino di
fede, mettendo in luce con evidenza sempre maggiore la gioia e il rinnovato
entusiasmo del nostro incontro con Cristo (cf
PF 2).
Ma il
Motu proprio
ci
indica al n. 13 anche la via per ripercorrere la storia della nostra fede: «In
questo tempo terremo fisso lo sguardo su Gesù Cristo, “colui che dà origine alla
fede e la porta a compimento” (Eb
12,2).
Proprio questo testo di
Ebrei
12,2,
richiamato da Benedetto XVI in
Porta Fidei,
è stato scelto quale tema di fondo della 60° Assemblea Nazionale delle Superiore
Generali, svoltasi a Roma presso l’Università Urbaniana dal 3 al 6 aprile 2013.
La nostra rivista si fa portavoce della sua vitale esperienza, pubblicandone le
relazioni. Qui vogliamo fare solo qualche cenno alla molteplice ricchezza
contenuta nel famoso passo di
Ebrei
12,2
richiamato nel titolo.
Il noto
teologo contemporaneo Ch. Theobald dice che tale versetto non può essere
compreso in modo adeguato se non considerando la
Lettera agli
Ebrei
nel suo
insieme, in particolare a partire dal capitolo 11, dedicato ai testimoni della
fede dell’Antico Testamento. L’analisi e la lettura del testo biblico offrono
una teologia della fede che «è al cuore di quest’opera».
La struttura
della
Lettera
-
tra il proemio (1,1-4) e la conclusione(13,19-25) - si articola in cinque parti.
Nella quarta parte (11,1-12,13), dove sono introdotti gli argomenti della
perseveranza e della fede, figura il brano che qui interessa: «Cristo, “colui
che dà origine alla fede e la porta a compimento”» (Eb
12,2).
È questa la versione italiana dell’edizione della CEI del 2008, mentre in altre
edizioni (Bibbia di Gerusalemme, TOB…) vi sono differenti traduzioni. Nel
versetto preso in considerazione, possiamo notare che non si dice semplicemente:
«Gesù che dà origine alla fede…», ma «Gesù,
colui che
dà
origine… e porta a compimento». Viene messo cioè in maggior rilievo il rapporto
di Gesù con la fede, un rapporto del tutto privilegiato (A. Vanhoye).
Cristo solo
è l’autore, l’iniziatore, il perfezionatore della fede, affermano i biblisti, a
motivo del suo cammino di obbedienza e di sottomissione al Padre, della sua
dedizione e del suo sostegno ai poveri amati da Dio, agli emarginati, agli
indifesi ed esclusi dalla società, del suo impegno per dare voce e dignità a
coloro che erano stati ridotti al silenzio e privati di ogni diritto di
riconoscimento umano. Siamo dunque sollecitati ad aderire a Cristo con sguardo
contemplativo, vale a dire con quell’attenzione, intrisa di fede e di
perseveranza, verso colui che è il prototipo di chi crede. Non c’è nessun’altra
persona che possa pretendere di occuparela posizione di Cristo. Gesù non è un
semplice credente, venuto a prendere posto nella lunga fila di quelli elencati
nel cap. 11: egli ha una funzione unica. Fissando lo sguardo su di lui, che ha
sofferto serenamente la feroce ostilità degli uomini e si è meritato la
glorificazione eterna alla «destra» del Padre, i credenti troveranno la forza
per non venire meno nelle prove.
Rivolgendosi
ai cristiani che hanno già sperimentato la sofferenza e che sono ancora provati
da essa, l’autore della
Lettera
indirizza la loro attenzione su Gesù stesso e, in particolare, sulla sua
sopportazione della croce e sull’esito glorioso di questo suo atteggiamento. In
tal modo Cristo è diventato l’esempio supremo della loro perseveranza e la meta
della loro corsa. Quale «pioniere» dei cristiani ha inaugurato per primo la
strada d’ingresso nel santuario celeste e su di essa è stato abilitato da Dio a
guidarli. Così facendo, egli riesce a «perfezionare» la loro fede. Pertanto,
Gesù «mediatore» e «garante» della fede, ha dato inizio all’inedita situazione
religiosa dell’alleanza nuova, migliore ed eterna, nella quale, per mezzo di
lui, si può davvero avvicinarsi a Dio «in pienezza di fede».
Amiche
lettrici e cari lettori, con questo n. 4 del 2013 di
Consacrazione e Servizio
vogliamo
augurarci di mantenere fisso lo sguardo su Cristo «origine e compimento della
nostra fede», colui che la alimenta, la fa crescere e la perfeziona fino a farla
diventare dialogo intimo nello scorrere dei nostri giorni. Oggi egli è la forza
trainante nella fede per noi che abbiamo scelto di appartenergli e anche per
coloro che pongono in lui ogni speranza di salvezza.
A tutti
«Buona lettura» e «buone vacanze».
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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