n. 4
luglio/agosto 2013

 

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Cristo origine e compimento della nostra fede
 

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

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L'Anno della Fede, definito da Benedetto XVI «tempo di grazia spirituale che il Signore ci offre per fare memoria del dono prezioso della fede» (PF 8), è un’occasione che ci è data per riscoprire e approfondire il nostro cammino di fede, mettendo in luce con evidenza sempre maggiore la gioia e il rinnovato entusiasmo del nostro incontro con Cristo (cf PF 2). Ma il Motu proprio ci indica al n. 13 anche la via per ripercorrere la storia della nostra fede: «In questo tempo terremo fisso lo sguardo su Gesù Cristo, “colui che dà origine alla fede e la porta a compimento” (Eb 12,2). Proprio questo testo di Ebrei 12,2, richiamato da Benedetto XVI in Porta Fidei, è stato scelto quale tema di fondo della 60° Assemblea Nazionale delle Superiore Generali, svoltasi a Roma presso l’Università Urbaniana dal 3 al 6 aprile 2013. La nostra rivista si fa portavoce della sua vitale esperienza, pubblicandone le relazioni. Qui vogliamo fare solo qualche cenno alla molteplice ricchezza contenuta nel famoso passo di Ebrei 12,2 richiamato nel titolo.

Il noto teologo contemporaneo Ch. Theobald dice che tale versetto non può essere compreso in modo adeguato se non considerando la Lettera agli Ebrei nel suo insieme, in particolare a partire dal capitolo 11, dedicato ai testimoni della fede dell’Antico Testamento. L’analisi e la lettura del testo biblico offrono una teologia della fede che «è al cuore di quest’opera».

La struttura della Lettera - tra il proemio (1,1-4) e la conclusione(13,19-25) - si articola in cinque parti. Nella quarta parte (11,1-12,13), dove sono introdotti gli argomenti della perseveranza e della fede, figura il brano che qui interessa: «Cristo, “colui che dà origine alla fede e la porta a compimento”» (Eb 12,2). È questa la versione italiana dell’edizione della CEI del 2008, mentre in altre edizioni (Bibbia di Gerusalemme, TOB…) vi sono differenti traduzioni. Nel versetto preso in considerazione, possiamo notare che non si dice semplicemente: «Gesù che dà origine alla fede…», ma «Gesù, colui che dà origine… e porta a compimento». Viene messo cioè in maggior rilievo il rapporto di Gesù con la fede, un rapporto del tutto privilegiato (A. Vanhoye).

Cristo solo è l’autore, l’iniziatore, il perfezionatore della fede, affermano i biblisti, a motivo del suo cammino di obbedienza e di sottomissione al Padre, della sua dedizione e del suo sostegno ai poveri amati da Dio, agli emarginati, agli indifesi ed esclusi dalla società, del suo impegno per dare voce e dignità a coloro che erano stati ridotti al silenzio e privati di ogni diritto di riconoscimento umano. Siamo dunque sollecitati ad aderire a Cristo con sguardo contemplativo, vale a dire con quell’attenzione, intrisa di fede e di perseveranza, verso colui che è il prototipo di chi crede. Non c’è nessun’altra persona che possa pretendere di occuparela posizione di Cristo. Gesù non è un semplice credente, venuto a prendere posto nella lunga fila di quelli elencati nel cap. 11: egli ha una funzione unica. Fissando lo sguardo su di lui, che ha sofferto serenamente la feroce ostilità degli uomini e si è meritato la glorificazione eterna alla «destra» del Padre, i credenti troveranno la forza per non venire meno nelle prove.

Rivolgendosi ai cristiani che hanno già sperimentato la sofferenza e che sono ancora provati da essa, l’autore della Lettera indirizza la loro attenzione su Gesù stesso e, in particolare, sulla sua sopportazione della croce e sull’esito glorioso di questo suo atteggiamento. In tal modo Cristo è diventato l’esempio supremo della loro perseveranza e la meta della loro corsa. Quale «pioniere» dei cristiani ha inaugurato per primo la strada d’ingresso nel santuario celeste e su di essa è stato abilitato da Dio a guidarli. Così facendo, egli riesce a «perfezionare» la loro fede. Pertanto, Gesù «mediatore» e «garante» della fede, ha dato inizio all’inedita situazione religiosa dell’alleanza nuova, migliore ed eterna, nella quale, per mezzo di lui, si può davvero avvicinarsi a Dio «in pienezza di fede».

Amiche lettrici e cari lettori, con questo n. 4 del 2013 di Consacrazione e Servizio vogliamo augurarci di mantenere fisso lo sguardo su Cristo «origine e compimento della nostra fede», colui che la alimenta, la fa crescere e la perfeziona fino a farla diventare dialogo intimo nello scorrere dei nostri giorni. Oggi egli è la forza trainante nella fede per noi che abbiamo scelto di appartenergli e anche per coloro che pongono in lui ogni speranza di salvezza.

A tutti «Buona lettura» e «buone vacanze».

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it 

 

 

 
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