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Assemblea Annuale
USMI - Forum 19 aprile 2001
Sr.
Teresa Joseph, fma
Difficoltà, positività e prospettive
vissute da una comunità religiosa in ordine al dialogo interreligioso
"Dammi da bere" (Gv 4,8)
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Incontro con la vita
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Al pozzo della quotidianità
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Come narrare, in gesti e parole, che il Messia
è con noi
Credere nella capacità di
trasformazione di una comunità
Ritornare
alla radicalità evangelica
-
Avventura affascinante
-
Invito alle congregazioni missionarie di fare
tesoro delle esperienze di consorelle e confratelli che operano in terre
multi religiose e pluri -culturali
-
Rivisitare tali esperienze e dar loro voce
ancora oggi
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Con lo sguardo rivolto a Cristo rileggere i
fondatori/la fondatrice
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Dare un nuovo volto alla propria spiritualità
Orizzonti ampi
-
Allargare l'ambito dell'azione
-
Condividere la freschezza evangelica
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Abbattere i pregiudizi
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Scoprire la fede presente negli altri
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Dalla grande opzione ai piccoli passi
quotidiani
-
Il coraggio di tornare all'essenziale
"Prendere
il largo" (Lc 5,4) - DUC
IN ALTUM!
LE RELIGIOSE IN UN MONDO
DALLE MOLTE RELIGIONI
Difficoltà, positività e prospettive
vissute da una comunità religiosa in ordine al dialogo interreligioso
"Dammi
da bere" (Gv 4,8)
Gesù
inizia subito un dialogo semplice e profondo con la Samaritana. Nelle
sue parole emblematiche "Dammi da bere" è già delineata la
dinamica coinvolgente di una conversazione che rimanda ad un orizzonte
più ampio. Dalla semplice richiesta di un po' d'acqua da bere, il
dialogo si snoda in tematiche profonde che abbracciano l'intera
dimensione della persona . E' interessante la replica della Samaritana:
«Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna
samaritana?» (Gv 4,9). I Giudei infatti non hanno buone relazioni con i
Samaritani. Gesù supera la barriera e con coraggio prosegue il dialogo
con la Samaritana. E' noto come si conclude quel dialogo. Dinanzi ad un
evento cosi affascinante e coinvolgente:
«Signore,
gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e
non continui a venire qui ad attingere acqua» (Gv 4,15).
L'Asia ha una
storia relativamente lunga rispetto al dialogo interreligioso. La vita
quotidiana, con le sue mille esigenze di incontri formali ed informali,
è rimasta il luogo privilegiato per un dialogo, generalmente, sereno e
fraterno, ma, a volte, anche segnato da tensioni e conflitti. In Asia è
cosa di tutti i giorni che i cristiani e i fratelli e le sorelle di
altre religioni si incontrino e vivano l'uno accanto all'altra.
Nell'evolversi
della via quotidiana, spesso, avvengano gli incontri più significativi:
sull'autobus, al mercato, nei negozi, nella scuola e lungo la strada;
nelle famiglie e con gli amici è quasi normale incontrarsi e
condividere la vita di ogni giorno, con le sue fatiche e le sue
speranze.
Negli incontri con
la vita di ogni giorno le nostre comunità religiose dell'Asia sono
chiamate a narrare che il Messia è vivo e presente tra noi. Un compito
assai delicato e impegnativo.
Delicato
perché chiama in causa la fedeltà alla rivelazione, impegnativo perché
si tratta di entrare in dialogo con religioni che hanno una storia
millenaria carica di forte pressione sociale e culturale, connessa
all’identificazione della religione con la cultura (1). Il compito
diventa ancora più arduo di fronte alla molteplicità di culture e alla
varietà di lingue, per cui, e proprio in un contesto simile, sentiamo
l'urgenza di vivere una nuova e perenne Pentecoste: 'Si trovavano allora
in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo.
Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché
ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori
di sé per lo stupore dicevano': "Costoro che parlano non sono
forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra
lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia,
della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e
della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène,
stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi e li udiamo
annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio (At 2,6-11)".
In
Asia la presenza cristiana si rende maggiormente visibile attraverso
l'impegno nel servizio mediante le varie opere sociali, le scuole, gli
ospedali, i centri promozionali ecc. Queste strutture ci permettono di
comunicare, attraverso umili prestazioni, agli uomini e alle donne che
il Dio d'amore continua ancora oggi a compiere meraviglie nella nostra
storia.
Credere nella capacità di
trasformazione di una comunità
Una
piccola comunità può e deve diventare sempre più un centro di
irradiazione dell'amore di Dio. Margaret Mead (1901 - 1978) Antropologa
afferma: "Non bisogna mai dubitare del potere che anche un piccolo
gruppo di persone impegnate ha di cambiare il mondo. Questa è stata
l'unica via percorsa anche nel passato". Cosi è stato per la
piccola comunità di Gesù. Credo di poter dire che cosi sarà anche
oggi e sarà domani e sempre.
Narrare
la vita di ogni giorno è un'avventura
sulla quale vale la pena scommettere. Mi limito a cinque semplici
esperienze per darvi una pallida idea della gioia che sperimentiamo nel
dialogo interreligioso. Queste esperienze ci fanno anche intravedere la
semplicità dei gesti concreti attraverso i quali, in Asia, il dialogo
si sta avverando.
La
Chiesa e le comunità religiose dell'Asia hanno un forte punto di
riferimento nella Federation of
Asian Bishops Conference FABC (Federazione dei Vescovi Asiatici). Il
tema del dialogo interreligioso è
ormai diventato uno dei riferimenti irrinunciabili nell'agenda della
FABC.
Traggo qui, ora,
uno scorcio d’informazione da "Asia News" (2)
"Bangkok
- I vescovi dell'Asia presenti alla settima assemblea plenaria della
Federazione delle conferenze episcopali del continente (FABC), si sono
uniti ai circa 30 mila cattolici thai per la celebrazione del giubileo
dell'anno 2000 e per festeggiare il settantaduesimo compleanno del re
Bhumibol Adulyadej.
L'evento,
celebrato con una messa, ha avuto luogo il 9 gennaio allo Sports Stadium
dell'università Thammasat, a nord di Bangkok. Il raduno è stato
considerato una manifestazione significativa della sintonia che esiste
tra la Chiesa locale e i sentimenti della gente thai, riconoscendo il
loro legame con il re.
Il
vescovo George Yod Phimphisan di Udon Thani, presidente della conferenza
episcopale thailandese, ha spiegato il senso della doppia celebrazione:
'Sua maestà è il protettore di tutte le religioni della Thailandia.
Sotto il patrocinio reale, gente di diverse religioni ha vissuto e vive
in pace e armonia' "
L'Asia
ci offre mille occasioni per imparare
anche dai nostri confratelli. Dalle loro molte esperienze di vita
potremmo scrivere volumi e volumi sul dialogo interreligioso; ne
presento una che riguarda la comunità dei padri Gesuiti,
anche come espressione della mia viva riconoscenza verso la
Gregoriana per il suo impegno
nel campo del dialogo interreligioso portato avanti con competenza
intellettuale, con qualificata professionalità, con apertura
universale, in ascolto del Magistero della Chiesa, nella ricerca di
nuove strade (3) e anche di nuovi metodi affinché possano nascere nuove
strutture.
'Religione,
modo di vivere' così intitola la rivista Mission
Today (4), l'avventura missionaria dei Gesuiti in Bhutan. Bhutan è
un piccolo regno sulla cima dell' Himalaya. I gesuiti giocano un ruolo
fondamentale nella storia recente di Bhutan. Non solo il re, ma quasi
tutti i ministri sono andati a scuola a Darjeeling, nell'India, e sotto
la guida dei padri gesuiti hanno imparato l'inglese la matematica e
hanno esteso il loro modo di vedere il cristianesimo. E' stato un
gesuita, Padre William Mackey, ad introdurre il sistema moderno nella
scuola in Bhutan.
Molti
Buddisti considerano il dialogo con il cristianesimo come un
arricchimento. Il ministro delle finanze di Bhutan, che ha studiato in
una scuola Cattolica, afferma: "Ho imparato valori molto importanti
dalla Chiesa: la giustizia, l'umanità, la carità. A me non piacerebbe
portare avanti il mio operato senza questi valori".
I
rapporti fra la Chiesa Cattolica e il governo di Bhutan sono
particolarmente significativi, nonostante che il Buddismo sia la
religione nazionale nello stato dell'Himalaya.
Padre
Mackey, insegnante di matematica nella scuola di Darjeeling, India, ha
insegnato al futuro re di Bhutan. Il Padre ha lasciato una tale
impressione sul principe che questi gli ha chiesto di sviluppare lo
stesso sistema di scuola in Bhutan. Fino alla sua morte, nel 1995, P.
William Mackey era consigliere del re e il supervisore di altissimo
grado nelle scuole. Egli è stato l'unico straniero al quale è stata
conferita la cittadinanza di Bhutan,
ed ha costatato come il suo impegno: 'sia stato testimone di
Cristo in una terra proibita ai missionari'. Qui preferisco tacere i
commenti e lasciare spazio ai fatti perché ci parlino.
I
nostri umili sforzi nei confronti del dialogo interreligioso come
vengono percepiti dai nostri fratelli e dalle sorelle delle altre
religioni? Pretendere di dipingere una situazione tutta positiva sarebbe
troppo ambizioso e poco rispondente alla realtà concreta. Mentre in
alcuni luoghi il rapido cambiamento delle mentalità della Chiesa nei
loro confronti crea interrogativi e perplessità, in altri luoghi non
mancano riconoscimenti e apprezzamenti.
Come
dobbiamo comportarci con i buddisti, i protestanti, i
confuciani e i seguaci di altre religioni? A tale domanda i missionari della
Consolata, in Corea, hanno risposto dando vita a un piccolo centro di
dialogo interreligioso, chiamato 'Fonte di Consolazione. Ecco un breve
racconto: "Fin dall'arrivo in Corea del Sud dei primi quattro
missionari della Consolata, nel 1988, abbiamo stabilito che il dialogo
interreligioso sarebbe stato uno dei punti qualificanti della nostra
presenza nel paese. E poiché i sogni non sempre si realizzano al
mattino, tale scelta è rimasta nel cassetto, in attesa di tempi
migliori. Intanto abbiamo allacciato relazioni con vari leader
religiosi. La scoperta di altri gruppi di dialogo interreligioso ci ha
convinti che il nostro progetto era realizzabile. Appena Padre Antonio
Domenech del Rio ebbe ottenuto la licenza in Scienze delle religioni
comparate e padre Luiz Elmer quelle in Filosofia orientale, abbiamo
ritenuto che il tempo fosse maturo per attuare il nostro sogno. Nel giro
di un anno abbiamo trovato il terreno adatto, costruito le strutture,
ottenuto l'approvazione del vescovo, insediatala nuova comunità,
avviato il nostro programma e inaugurato ufficialmente la 'Sorgente
della consolazione. Il centro è aperto e disponibile per qualsiasi tipo
di incontro a carattere interreligioso. Non passa giorno senza che
numerosi cattolici e non cristiani, conoscenti o nuovi amici ci facciano
visita, si interessino della nostra iniziativa e prenotino il posto per
i loro incontri" (5)
Durante
l'incontro di "Inter-Faith unity and Harvest Feast" svoltosi
il giorno 18 ottobre 1999, Sr. Isabella Joseph, fma (India Madras)
membro della commissione diocesana del dialogo ecumenico e Inter-Faith,
è stata pubblicamente encomiata per il suo inestimabile contribuito nei
confronti dell'armonia ecumenica e interreligiosa e per il dialogo
portato avanti negli incontri dei vari movimenti che sta animando. A
nome dell'Associazione Ecumenica il Pastore della Chiesa Centrale ha
consegnato a Sr. Isabella una targa ricordo interpretando anche tutte le
Chiese presenti (6).
Tra
le varie esperienze condivise, grazie alla divina provvidenza, con i
credenti delle altre religioni ce ne sono alcune che, credo, non riuscirò
mai a cancellare dalla mia memoria. La preside Sr. Flavia Mascarenhas
della nostra scuola Superiore dell'Auxilium Wadala, a Bombay, mi aveva
affidato il compito di animare 'le giornate con Dio' per gli studenti
delle altre religioni. Il giorno in cui proiettammo una parte del film
di "Gesù di Nazareth" dello Zeffirelli, le ragazze non si
accontentarono, volevano saperne di più e attuarono una tale insistenza
decidendo, unanimemente, di aspettare anche dopo la scuola, che dovemmo
cedere alla loro richiesta, sconvolgendo alquanto l'orario scolastico.
Un'altra
volta, alla fine di una semplice meditazione in occasione di una
giornata con Dio, una ragazza mi avvicinò e mi confidò: "Sai Sr.
Teresa, la mia mamma ogni giorno fa la meditazione e arriva fino
all'ultimo grado".
Con
l'intento di andare sempre più incontro alle esigenze di queste
ragazze, spesso abbiamo cercato di capire quali fossero le loro attese.
Un giorno presi nota delle loro richieste alla Professoressa Jaya, la
quale aveva un modo di fare molto distinto e trattava tutti con un
rispetto profondo. Inoltre sapeva trovare sempre vie adeguate per
comunicare, con gesti concreti, gli alti valori in cui credeva. Ciò che
mi sorprendeva era la sua capacità di accostare i valori e il messaggio
di Cristo.
Ritornare
alla radicalità evangelica
Testimonianze,
studi, riflessioni e ricerche stanno mettendo sempre più in evidenza
che nel campo del dialogo interreligioso la sfida, per noi è quella di
ritornare alla radicalità evangelica. Tornare alle Sorgenti del
Cristianesimo perché anche oggi nella nostra società possa
riecheggiare il : "vedi come si amano fra loro" dei primordi
della Chiesa. Solo andando sempre più alle sorgenti, con rinnovata
consapevolezza, riusciremo ad annunciare la Buona Novella e farla
diventare Buona Novella per tutti.
E'
un’avventura affascinante. Scorrendo le pagine della storia della
Chiesa e della storia dei nostri istituti religiosi, restiamo sempre più
sbalorditi e meravigliati di fronte alla vita di coloro, uomini e donne,
che hanno intrapreso lunghi e faticosi viaggi verso terre sconosciute,
spinti solo dalla forza del Vangelo. E con stima e venerazione
inchiniamo il nostro capo facendo memoria dei martiri odierni dei nostri
cinque continenti.
La
mia esperienza nel contesto Indiano mi ha radicato in questa forte
convinzione: un tempo parlavamo poco del dialogo interreligioso e
vivevamo il dialogo nella profondità della vita quotidiana, per cui
tante storie e tante testimonianze restano tuttora inedite e credo che
le Congregazioni missionarie possano
fare tesoro delle esperienze vissute da consorelle e confratelli
in terre multi religiose e pluri-culturali.
Rivisitare tali
esperienze con l'aggiornato concetto del dialogo interreligioso che
possediamo oggi per avviare, all'interno delle nostre Congregazioni, un
processo di azioni-riflessioni-azioni.
Ritornando
alla radicalità evangelica e fissando il nostro sguardo su Cristo,
siamo invitate a guardare i nostri fondatori e le nostre fondatrici
perché, oggi, spetta a noi far vibrare il nostro cuore in sintonia con
i grandi dialoghi nei quali la Chiesa intera si è compromessa,
specialmente a partire dal Vaticano Il e, in modo ancora più avvertito,
sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II.
L'Esortazione
Apostolica Post-Sinodale 'Vita
Consacrata' nel n° 74 evidenzia:
"La vita consacrata, per il fatto stesso di coltivare il valore
della vita fraterna, si propone come esperienza privilegiata di
dialogo". Il dialogo nella carità che si attua all'interno della
comunità, tra le fatiche e le speranze di ogni giorno, deve dare la
forza di aprirci ai fratelli e alle sorelle delle altre religioni, per
comunicare la freschezza e il vigore che la comunione con il Signore e
con le nostre sorelle ci dona. Dare un volto alla propria spiritualità
è un invito a scoprire la fede presente negli altri come Cristo ha
scoperto nell'ufficiale dell'esercito (Mt 8, 5-13) e nella donna pagana
(Mt 15, 21-28) per arrivare gradualmente a ciò che il professore R.D.
Michael Fuss, ha proposto a un
gruppo di noi durante il seminario sulla formazione al dialogo
interreligioso e tra le religioni: "Contemplare
i semi del Verbo presenti nelle altre religioni" (7).
Specializzarsi in un nuovo stile di dialogo simile a quello di Gesù,
con rispetto, ammirazione, ascolto e incoraggiamento.
I grandi processi
globali e il rapido e forte movimento di emigrazione ci chiamano a dare
un nuovo volto alla nostra spiritualità. Oggi, non possiamo escludere
dalla nostra spiritualità il dialogo interreligioso. Con semplicità
vorrei, a questo punto, esprimere il mio apprezzamento per le
riflessioni che L'USMI sta portando avanti in questa direzione. Non mi
sembra poco che sia stato scelto: "Le religiose in un mondo dalle
molte religioni" come tema per la XLVIII Assemblea Nazionale con
l'impegno di “far emergere alcuni orientamenti e atteggiamenti di
fondo che ci aiutino a vivere il dialogo interreligioso come esperienza
di fede e di amore”. (8)
Orizzonti
ampi
Il
rinnovato interesse per il dialogo interreligioso ci richiede, a
volte, di allargare l'ambito della nostra azione perché assuma le
caratteristiche dei vari contesti socio-culturali. All'interno della
nostra Congregazione i vari incontri (9) regionali e alcune richieste
(10) fatte, hanno messo in evidenza come l'impegno al dialogo
interreligioso apra nuove strade e metta in atto nuove Iniziative.
Oggi
condividere la freschezza evangelica richiede il coraggio di abbattere i
pregiudizi di metterci a studiare in profondità le altre religioni e le
tradizioni religiose per metterci in umile ascolto. "Quando Chiara
Lubich, nel 1981, mandò per la prima volta a Tokyo due suoi primi
compagni a incontrare un gruppo di buddisti, rivolse loro questa
raccomandazione: 'Andate non con la voglia di parlare, ma di morire, cioè
ascoltate fino in fondo, fatevi uno con loro, poi parlate' (11)
Nel
nostro secolo, segnato dai grandi progetti, abbiamo bisogno di persone
convinte, capaci di decifrare le grandi opzioni in piccoli passi
quotidiani. Il passaggio dalle grande opzione per il dialogo
interreligioso al coraggio di disegnare passi concreti nel nostro
servizio apostolico esige momenti di contemplazione dinanzi al
Santissimo, lettura attenta della Parola e ascolto fraterno, unitamente
all'impegno quotidiano, con curata e attenta valutazione per rimanere
all'essenziale.
Il
compito è enorme ma è necessario affrontarlo. Un organo come L'USMI
e le donne consacrate che
in esso studiano, riflettono, sognano, e si impegnano nel concreto,
possono farlo.
In
questo periodo Pasquale la liturgia ci sta proponendo testi molto
suggestivi della Sacra Scrittura. La morte e la risurrezione di Cristo
segnano decisivamente la storia dell'umanità. Tutto l'universo,
infatti, è coinvolto in questo meraviglioso mistero: grazie a Cristo,
la dimensione universale della salvezza si radica nella prima comunità
dei credenti e suscita in loro una nuova consapevolezza della loro
missione. Entrando in sintonia con le letture proposte nel periodo
Pasquale, si sorge una svolta sorprendente: Pietro, Paolo e Barnaba, i
due discepoli di Emmaus, Maria, la madre di Gesù, Maria, nativa di
Magdala e le altre donne si ritrovano impegnati nell'annuncio della
Buona Novella: Cristo è Risorto! Sentiamoci inserite all'interno di
questo grande gruppo. L'entrata di Pietro nella casa di Cornelio (At 10,25-27.34-35.44-48) segna l'inizio di una grande apertura:
ufficialmente la Chiesa compie il primo passo verso i pagani. L 'Amore
di Dio apre la strada verso l'annuncio e il dialogo.
Il
Cristo Risorto manda i suoi discepoli nel mondo e accompagna
questo mandato con le parole emblematiche: "Andate... E sappiate
che io sarò sempre con voi, tutti i giorni, sino alla fine del
mondo" (Mt 28,19-20). Piene di fiducia, sulla parola del Risorto,
possiamo e dobbiamo anche noi;
"Prendere
il largo" (Le 5,4) - DUC IN ALTUM!
1.
Cf. Joseph GEVAERT, Prima Evangelizzazione = Studi e Ricerche Di
Catechetica, Elle Di Ci, Torino, 1990, p. 17. (Torna al
testo)
2.
Asia News - Supplemento a Mondo e Missione n0.2 febbraio 2000
p.20. (Torna al testo)
3.
Cf Pontificia Università Gregoriana, programma e libretto Solenne Atto
Accademico in occasione del 450° Anniversario
della Fondazione del Collegio Romano, 4-5 Aprile 2001. (Torna
al testo)
4.
Religion a way of life, in Mission Today vol. 59, n01, January -
February 2001, P. 14-15.
(Torna al testo)
5.
Diego Cazzolato, Sognando l'arcobaleno in Missioni Consolata
settembre 199913-15.
6 Vibrations, bollettino Ispettoriale FMA Madras,
November-December '99. (Torna al testo)
6.
Vibrations, bollettino Ispettoriale FMA Madras, November-December ‘99.
(Torna al testo)
7.
Dagli appunti pressi in classe durante il seminario, Università
Gregoriana, 26.02.2001, ore 16.00-17.30. (Torna al
testo)
8.
Unione Superiore Maggiori d’Italia, Le religiose in un mondo dalle
molte religioni, strumento di lavoro, XLVIII Assemblea Nazionale, Roma
19-21 aprile 2001, P. 1. (Torna al testo)
9.
Cf Salesiani dicastero per le missioni - Figlie di Maria Ausiliatrice
missioni, Evangelization and Interreligious dialogue,
Hyderabad (India) MarcIi 7-11, 1994 P. 104-110.
(Torna al testo)
10.
fatta alle
comunità FMA dopo il seminario 011 Missionary Praxis and Primary
Evangelization, Calcutta -Nitika, 1-7 March 1999.
(Torna al testo)
11.
Dario Cumer, Come dialogare?, I dialoghi nell’Opera di Maria in Unità
e Carismi, interpellati dai grandi dialoghi, n° 3-4 maggio-agosto 1998,
p.13. (Torna al testo)
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