La
via della bellezza
Comunicare
la fede con l’arte vuol dire percorrere la via della bellezza.
È stato sperimentato come
nell’annuncio assumere la categoria della “bellezza”, che ben si coniuga
con quella del “vero” e del “bene”, è avvalersi di più di una
opportunità. E questo perché con la valorizzazione del visuale il
messaggio raggiunge la totalità della persona: affetti, intelletto,
volontà, sensibilità.
Bisogna allora dire che il percorso
educativo dell’arte è un percorso da imparare a valorizzare per scoprire
la parte ancora inedita della prassi dell’annuncio cristiano. L’arte,
infatti, costituisce una risorsa al tempo stesso biblico-teologica e
antropologica, caratterizzata dalla dimensione estetica che tutta la
percorre aprendo alla conoscenza del mistero per via contemplativa e
affettiva.
La nostra catechesi non ignora le
immagini dell’arte; i catechismi ne sono ricchi, in particolare il
Catechismo degli adulti1. Tuttavia, il più
delle volte queste vengono proposte ed usate come sussidio più che come
testo autonomo per una vera e propria esperienza religiosa. Esigenze pur
legittime di oggettivazione della fede cristiana sono state per secoli
esasperate e assolutizzate, sottovalutando il dato emotivo ed estetico
nella nostra precomprensione.
Valorizzare l’arte nella
comunicazione della fede, sia nell’ambito della catechesi come
dell’insegnamento scolastico della religione vuol dire attivare un
processo che può scandirsi così:
Imparare a contemplare il Volto di Cristo e penetrarne il mistero
lasciandosi coinvolgere in una esperienza religiosa che emerge dal dato
estetico.
Incominciare a inoltrarsi sulla “via
della bellezza” e imparare a percorrerla.
Fare silenzio, contemplare, essere
attenti a cogliere la voce dell’arte perché anch’essa fa risuonare la
Parola.
Una
vera mistagogia per i nostri ragazzi: un entrare nel mistero lasciandosi
invadere dal messaggio.
Certamente è un modo nuovo di usare
l’immagine. L’immagine non è un sussidio, ma un testo per una vera
esperienza religiosa. È chiaro che una nuova mentalità deve maturare:
dare più spazio al dato estetico ed emotivo, così anche il conoscere si
riveste di amore; diventa conoscenza amorosa di Dio.
La riscoperta
dell’arte nell’annuncio del Credo cristiano
Aggiungendo nuovi elementi a dimostrazione dello stretto rapporto tra
annuncio della fede e arte, bisogna dire che la stessa complessità del
mistero che siamo chiamati ad annunciare fa appello alla sinergia di
approcci diversi per dire a tutto campo il Credo cristiano. Tra gli
approcci c’è appunto quello del linguaggio visivo che, valorizzato fin
dalle origini del cristianesimo, richiede oggi di essere riscoperto nel
processo della comunicazione della fede.
Non mancano impegni a questo
riguardo. Sta nascendo una nuova sensibilità verso il messaggio mediato
dall’arte. Il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana ha
proposto iniziative per la riscoperta dell’arte quale patrimonio della
Tradizione cristiana2.
Molte sono le ragioni a sostegno di questa
riscoperta:
*
il superamento degli effetti
spersonalizzanti delle molte immagini medianiche che condizionano la
vita;
* il bisogno della
bellezza che racchiude la totalità della bontà e della verità che danno
senso alla vita per non cadere nella disperazione;
* la consapevolezza che
l’arte rende più trasparente all’intelligenza i contenuti evangelici;
* le esigenze della
gente del nostro tempo mediatico che accolgono più facilmente il
messaggio se detto con un linguaggio e un metodo che fanno appello ai
valori presenti nell’audiovisivo più autentico;
* il bisogno di
riscoprire le radici cristiane della nostra cultura, la nostra identità
spirituale aperta a sempre nuove forme di creatività;
+ la facilitazione
all’apprendimento favorito dall’arte cristiana che per via di induzione
conduce sempre a un’esperienza biblica e, attraverso il dialogo, alla
formazione religiosa personale e comunitaria.
Emerge ancora una volta come l’arte
non sia soltanto espressione estetica, ma un vero “luogo” di
comunicazione della fede.
Per le ragioni appena accennate si
può allora cominciare a parlare di una “riscoperta” e “riappropriazione”
dell’arte cristiana per annunciare la fede. Una via metodologica che per
se era stata oscurata dal prevalere del razionale sull’affettivo. Al
contrario come già accennato - l’arte coniuga queste due dimensioni
dell’essere umano. Così narrare con l’arte è annunciare il mistero in
modo coinvolgente e interpellante, ed è pure un continuo richiamarsi
alla Bibbia che è la vera matrice dell’arte, ed è per sua natura
iconografia della Scrittura.
In ultima istanza, la ragione
teologica e metodologica della scelta del testo-arte è correlata
nell’unico atteggiamento spirituale che porta la Chiesa a scegliere la
via più adatta per mediare l’incontro di Dio con l’uomo. Detto con le
parole di Giovanni Paolo II, «per trasmettere il messaggio affidatole da
Cristo, la Chiesa ha bisogno dell’arte. Essa deve, infatti, rendere
percepibile e, anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello
spirito, dell’invisibile, di Dio»3.
Un approccio convalidato
Quanto appena enunciato ha già
trovato attuazione nella realizzazione della Collana Insegnare la
religione con l’arte, edita dalla Elledici-Il Capitello. La Collana
è l’espressione di un’esperienza triennale di ricerca-azione promossa
dell’Istituto di Catechetica dell’Università Salesiana con la
collaborazione della Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”. Ad
essa vi hanno partecipato una trentina di classi di alcune scuole di
Roma e provincia, con una media di venti alunni per ciascuna classe.
Il progetto della Collana prende in
considerazione temi fondamentali del messaggio cristiano che sono stati
fonte di ispirazione di molti artisti: la Creazione, l’Incarnazione, la
Missione di Gesù, la Pasqua, la Chiesa4.
I testi sono strutturati secondo una
dinamica interna che si sviluppa in tre momenti: interpretazione
simbolica dei testi-arte (prima parte), riflessione biblico-teologica
(seconda parte), indicazioni per l’azione didattica (terza parte)5.
La metodologia per la lettura del
documento artistico può e deve essere quella applicata della “lettura”
di ogni altro documento della Tradizione cristiana, rispettandone lo
specifico.
- Un primo passo da
fare è la scelta dell’opera d’arte
Occorre puntare su documenti
artistici esemplari e tipici. La semplicità e l’essenzializzazione delle
linee sarà proporzionata all’età.
La scelta dell’opera d’arte, come
nucleo generatore di esperienze totalizzanti, si fonda su alcune
convinzioni che orientano l’educazione alla fede. Se il documento
scritto si esprime per concetti e procede nel rispetto delle categorie
narrative spazio-temporali, l’arte cristiana si esprime in modo del
tutto singolare:
*
si pone nell’ordine del
simbolo;
*
ri-dice visivamente i
contenuti delle fonti cristiane;
*
si propone in termini di
bellezza;
*
narra, accostando nella stessa
scena, eventi, luoghi e tempi anche lontanissimi tra di loro;
*
rende presente il Credo delle
prime comunità cristiane;
*
costituisce un patrimonio
storico-culturale da riscoprire;
*
è il luogo della “memoria” in
cui affondano le radici dell’identità cristiana.
Un’attenzione che non va disattesa è quella di proporre ai ragazzi
espressioni artistiche di diversa complessità a seconda della loro età e
delle loro capacità di apprendimento religioso ben sapendo che ogni
traccia, ogni espressione dell’arte cristiana è un testo che può essere
letto, compreso e interpretato a vari livelli.
- Un secondo
passo da fare è quello dell’approccio al testo-arte
Ogni tematica si sviluppa tenendo
presenti tre momenti:
Presentazione e osservazione dell’opera
d’arte
Si sollecitano i ragazzi a guardare
con attenzione tutti gli elementi presenti nell’opera proposta e ad
elencarli.
Passaggio dalla descrizione dell’opera
all’interpretazione simbolica
Si invitano i ragazzi a scoprire che
tutti gli elementi presenti nell’opera corrispondono a un preciso
intento comunicativo e a tentarne un’interpretazione; si provocano
interrogativi che consentono di formulare ipotesi di significato da
convalidare alla luce di varie fonti, in particolare il testo biblico
come fonte privilegiata. Tutto questo per scoprire gli elementi di
significato di cui il testo-arte è portatore.
Riespressione dei contenuti trasmessi dall’opera d’arte mediante la
produzione dei ragazzi.
Si offrono momenti di verifica delle
competenze acquisite e si valuta l’apporto dato alla lettura e alla
comprensione dell’opera d’arte, la quale nasce sempre da un’idea
biblico-teologica che si materializza in personaggi, forme, colori,
volumi, disposizioni spaziali, ecc. I ragazzi sono invitati ad assumere
i seguenti atteggiamenti: silenzio immaginativo, esternazione delle
proprie idee, dialogo, produzione individuale e/o di gruppo. In questo
modo il gruppo può trasformarsi in operatori di una “bottega d’arte”
dove viene potenziata l’immaginazione e la creatività attraverso
processi di reinterpretazione e di rielaborazione.
Una conclusione
aperta
Appartiene alle due forme
dell’evangelizzazione, l’educazione alla fede nella comunità ecclesiale
e l’insegnamento scolastico della religione a scuola, la consapevolezza
crescente, sempre nel rispetto del loro specifico, di come il ricorso
all’arte sia significativo su un duplice binario: facilita la
comunicazione di contenuti religiosi a volte difficili da trasmettere
nel nostro tempo mediatico solo attraverso la narrazione orale; comunica
significati religiosi attraverso la via simbolica.
In ordine agli itinerari di
iniziazione cristiana o alle unità di apprendimento è conveniente
richiamare che il contatto con le immagini – come è dimostrato anche
dalla prassi educativa – produce una sollecitazione sensoriale che
coinvolge i ragazzi non solo nel comprendere il significato delle opere
che vengono loro presentate, ma produce in essi anche una risonanza che
si traduce in competenza comunicativa. Una tale competenza si acquisisce
sia quando il ragazzo è abilitato alla lettura dei testi artistici, sia
quando egli si abilita a produrli.
Anche questa seconda via è
un’occasione che contribuisce a rendere efficace e a vivacizzare il
momento didattico. Si tratta di un approccio che può far seguito alla
lettura di un passo biblico e/o anche alla riflessione su una situazione
esistenziale. In questo modo i ragazzi, singolarmente o in gruppo,
assumono la veste “del pittore” che ri-dice la Parola biblica. Da notare
che in questo processo è sempre previsto il riferimento ai Catechismi
per l’iniziazione cristiana della Conferenza Episcopale Italiana o per
la scuola al libro di testo.
Alla produzione può seguire il
confronto del prodotto con lo stesso testo biblico che è stato
visualizzato. Dal dialogo emergerà facilmente l’autonomia espressiva e
significativa dei due linguaggi - quello visivo e quello verbale.
Si può anche procedere alla
comparazione fra il prodotto dei ragazzi e l’opera di alcuni artisti,
possibilmente appartenenti a epoche diverse. Se ne coglieranno
somiglianze e differenze, ma soprattutto ci si renderà conto come anche
l’arte esprime la perennità del mistero cristiano, attualizzandolo nello
spazio e nel tempo.
L’efficacia di un tale procedimento
didattico è indubbia perché si riesce a catturare subito l’attenzione
dei ragazzi e ciascuno si sente coinvolto in prima persona. Inoltre, la
spiegazione che essi stessi fanno di ciò che hanno osservato e/o
prodotto rafforza l’apprendimento.
Un’attenzione imprescindibile da
parte degli educatori sarà – come si è detto – quella di abilitare i
ragazzi all’osservazione attenta. Un’osservazione che coinvolgerà non
solo la percezione visiva, ma anche quella uditiva e olfattiva di tutti
gli elementi che strutturano un’opera d’arte. Questa capacità
“osservativa” diventa capacità “immaginativa” che, se da un lato aiuta a
comprendere un’opera, allo stesso tempo fornisce ai ragazzi strutture
segniche significanti di cui ci si potrà servire nella produzione.
Un insegnamento del Credo cristiano che utilizza il testo artistico non
è per nulla riduttivo, al contrario è arricchente ed è nell’ottica
evangelica: Gesù dice, infatti, “Venite e vedete”. E le cose di Dio sono
racchiuse nelle cose dell’uomo. Solo un occhio attento riesce a
coglierle.
*Catecheta nella Facoltà di Scienze dell’Educazione,
presso l’Auxilium, Roma.
1. Cfr. Conferenza Episcopale Italiana, La verità vi
farà liberi = Catechismo per la vita cristiana 2, Libreria Editrice
Vaticana, Città del Vaticano, Roma 1995.
2.
Una
concretizzazione al riguardo è -tra le altre- quella della Diocesi di
Firenze: cfr. Verdon T., Arte e catechesi. La valorizzazione dei beni
culturali in senso cristiano, Firenze, Società Editrice Fiorentina
2002.
3.
Lettera agli artisti,
Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1999, n. 12.
4. Attualmente sono editi i
testi seguenti: Il mistero dell’Incarnazione (2002), La
missione di Gesù (2003), Il mistero della Pasqua (2004). Di
prossima pubblicazione: La Chiesa
nel tempo e La creazione.
5.
Si possono vedere le tematiche trattate da Maria Franca Tricarico -
Cesare Bissoli - Maria Luisa Mazzarello in: Il mistero
dell’Incarnazione, Leumann-Torino, Elledici 2002, pp. 3-18.
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