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La
primavera fa rinverdire e rinascere ogni cosa: rinnova la natura, dà nuova
energia e nuovo sprint al nostro corpo e alla nostra psiche e anche il
nostro umore ne resta influenzato… In primavera siamo portati ad aprire ciò che
prima era chiuso… ad esporre alla luce del sole ciò che prima si trovava
nell’ovattato calore artificiale… e il cuore ha voglia di cantare, di ammirare,
meravigliato, l’incanto rinnovato del creato e di lasciarsi coinvolgere nel
ritmo e nella danza non solo delle farfalle e degli uccelli, ma anche dei
piccoli granellini di polvere che intravediamo ai raggi del tiepido sole
primaverile: tutto è più verde, più caldo, più trasparente, più luminoso e
accogliente.
La primavera è in piena
sintonia con la Pasqua del Signore e dà ali ai nostri piedi e alla nostra anima
per volare con Lui, passando dalla morte alla vita, dalla chiusura all’apertura,
dal dolore alla gioia, dalla tristezza alla speranza, dal rifiuto
all’accettazione del progetto di Dio su di noi e sulla nostra vita personale e
comunitaria,
«perché, ecco, l’inverno è
passato,
è cessata la pioggia, se n’è andata,
i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
Il fico ha messo fuori i primi frutti
e le viti fiorite spandono fragranza.
Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!...» (Ct 2,11-13).
Sì, risorgiamo con Cristo,
ascoltiamo la sua voce che parla al nostro cuore e al nostro orecchio interiore,
invitandoci a seguirlo gioiosamente e coscientemente sulla sua strada…
Diventiamo anche noi creature nuove, rinnoviamo i nostri germogli, rivestiamoci
di nuova fioritura e comportiamoci da discepole del Maestro divino. Anche per il
nostro essere interiore è primavera, perciò rinverdiamoci, buttiamo via le
foglie secche e aride dell’autunno, lasciamo che Egli poti i nostri rami morti e
apriamoci a nuova vita. Nutriamoci della nuova linfa vitale che ci ricrea dal di
dentro, accogliamo l’invito del Signore, qualunque esso sia, e seguiamolo con
tutto il nostro essere, sapendo che chi segue Lui non resterà mai delusa/o,
perché Egli è il Signore della vita e della storia.
Impariamo da Gesù ad essere
misericordiose con noi stesse e con il nostro prossimo, cambiamo radicalmente la
nostra mentalità, rinnoviamo i nostri occhi perché possano vedere sempre il
positivo, il bene che c’è in chi ci sta accanto e nel mondo intero e non solo il
male; rifacciamoci il gusto per assaporare i piccoli semi di bontà che ci
circondano, aspiriamo a pieni polmoni il profumo di Cristo che si innalza dalle
persone più impensate e viviamo davvero, con tutto noi stesse/i, i suoi valori,
camminando sui suoi passi: solo così saremo felici, solo in questo modo
realizzeremo noi stesse, solo se viviamo di Lui e per Lui possiamo testimoniare
il suo amore per ogni creatura e dare senso alla nostra vita, alla nostra
vocazione e alla nostra piccola storia.
«Se il Signore è con noi, chi
potrà essere contro di noi?». Coraggio… forza… viviamo da persone redente, da
persone amanti, da persone appassionate di Dio e del mondo, che sanno di essere
amate infinitamente e che perciò sono capaci di amare, di aiutare, di perdonare,
di essere solidali, soprattutto con le persone più bisognose, di accogliere
sempre e comunque tutti e tutte, perché discepole di Colui, che per amore nostro
non ha esitato a morire per noi sul legno della croce.
Al tramonto della nostra vita
saremo giudicate/i sull’amore verso il prossimo, nel quale vive il Cristo.
Capiremo perfettamente, allora, che nulla aveva (ha) importanza: né il successo
né le umiliazioni, né la carriera né il riconoscimento e gli onori ricevuti, né
il lavoro importante né la poca considerazione, né l’essere in alto né l’essere
in basso… ma soltanto quel po’ di bene che siamo riuscite a fare agli altri e
alle altre; quell’amore che abbiamo donato e ricevuto, quella bontà,
misericordia e comprensione che abbiamo manifestato verso il nostro prossimo
vicino e lontano; le relazioni che abbiamo costruito, la testimonianza autentica
che abbiamo dato con la nostra vita, vissuta per il Signore e per i nostri
simili, nell’impegno costante di crescere nelle vie di Dio a favore del mondo.
Se avremo vissuto gioiosamente
secondo il Vangelo, allora il nostro passaggio sulla terra sarà stato un inno
alla vita secondo Gesù, e anche secondo i sentimenti e le parole di Pablo Neruda,
il grande poeta cileno. La sua poesia, per chi la condivide, potrebbe, allora,
diventare anche la nostra.
Ode alla vita
Lentamente muore chi diventa schiavo/a dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una
passione,
chi preferisce il nero sul bianco
e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti a un errore
e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non
capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza,
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire i consigli sensati.
Lentamente muore chi non
viaggia, chi non legge,
chi non ascolta la musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge
l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare,
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona
un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole
dosi,
ricordando sempre che essere vivi
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.
Pablo Neruda
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