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BENEDETTO XVI è entrato in Turchia,
nel Paese dalle antiche memorie neotestamentarie, in cui i cristiani sono un
puntino nell’orizzonte musulmano, come un uomo mite e sereno, un profeta
disarmato che ha lasciato il segno. All’udienza generale del mercoledì 6
dicembre 2006 lo stesso Santo Padre ha voluto ricordare e far rivivere lo
storico Pellegrinaggio in Turchia (martedì 28 novembre - venerdì 1°
dicembre), che ha suscitato un grande fervore spirituale nel «piccolo gregge»
dei cattolici di quel Paese. A un mese di distanza rievochiamo lo storico evento
con le parole stesse del Santo Padre.
«Lungo tutto il viaggio mi
sono sentito spiritualmente sostenuto dai miei venerati predecessori, i Servi di
Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II, che hanno compiuto entrambi una memorabile
visita in Turchia, e soprattutto dal beato Giovanni XXIII, che fu rappresentante
pontificio in quel nobile Paese dal 1935 al ’44 lasciandovi un ricordo ricco
di affetto e di devozione. Rifacendomi alla visione che il Concilio Vaticano II
presenta della Chiesa, potrei dire che anche i viaggi pastorali del Papa
contribuiscono a realizzare la sua missione che si snoda "a cerchi
concentrici". Nel cerchio più interno il successore di Pietro conferma
nella fede i cattolici, in quello intermedio incontra gli altri cristiani, in
quello più esterno si rivolge ai non cristiani e all’intera umanità.
La prima giornata della mia
visita in Turchia si è svolta nell’ambito di questo terzo
"cerchio", il più largo […]. Ho avuto l’occasione propizia per
rinnovare i miei sentimenti di stima nei confronti dei musulmani e della
civiltà islamica. Ho potuto, nel contempo, insistere sull’importanza che
cristiani e musulmani s’impegnino insieme per l’uomo, per la vita, per la
pace e la giustizia, ribadendo che la distinzione tra la sfera civile e quella
religiosa costituisce un valore e che lo Stato deve assicurare al cittadino e
alle comunità religiose l’effettiva libertà di culto.
La seconda giornata mi ha
portato ad Efeso, e dunque rapidamente mi sono trovato nel "cerchio"
più interno del viaggio, a contatto diretto con la Comunità cattolica. […].
Presso la "Casa di Maria" ci siamo sentiti davvero "a casa",
e in quel clima di pace abbiamo pregato per la pace in Terra Santa e nel mondo
intero. Lì ho voluto ricordare Don Andrea Santoro, prete romano, testimone in
terra turca del Vangelo con il suo sangue. Il "cerchio" intermedio,
quello dei rapporti ecumenici, ha occupato la parte centrale di questo viaggio,
avvenuto in occasione della festa di sant’Andrea, il 30 novembre. Tale
ricorrenza ha offerto il contesto ideale per consolidare i rapporti fraterni tra
il Vescovo di Roma, Successore di Pietro, e il Patriarca Ecumenico di
Costantinopoli, Chiesa fondata secondo la tradizione dall’apostolo sant’Andrea,
fratello di Simon Pietro. Sulle orme di Paolo VI, che incontrò il Patriarca
Atenagora, e di Giovanni Paolo II, che fu accolto dal successore di Atenagora,
Dimitrios I, ho rinnovato con Sua Santità Bartolomeo I questo gesto di grande
valore simbolico, per confermare l’impegno reciproco di proseguire sulla
strada verso il ristabilimento della piena comunione tra cattolici ed ortodossi.
A sancire tale fermo proposito ho sottoscritto insieme con il Patriarca
Ecumenico una Dichiarazione Comune, che costituisce un’ulteriore tappa in
questo cammino. È stato particolarmente significativo che questo atto sia
avvenuto al termine della solenne Liturgia della festa di sant’Andrea, alla
quale ho assistito e che si è conclusa con la duplice Benedizione impartita dal
Vescovo di Roma e dal Patriarca di Costantinopoli, successori rispettivamente
degli apostoli Pietro ed Andrea. In tal modo abbiamo manifestato che alla base
di ogni sforzo ecumenico c’è sempre la preghiera e la perseverante
invocazione dello Spirito Santo».
«LA
mia visita si è conclusa, proprio prima della partenza per Roma, ritornando al
"cerchio" più interno, e cioè incontrando la Comunità cattolica
presente in ogni sua componente nella Cattedrale latina dello Spirito Santo, ad
Istanbul. […]. Erano riuniti in preghiera tutti i cristiani, nella diversità
delle tradizioni, dei riti e delle lingue. Confortati dalla Parola di Cristo,
che promette ai credenti "fiumi d’acqua viva" (Gv 7,38), e dall’immagine
delle molte membra unite nell’unico corpo (cf 1Cor 12,12-13), abbiamo vissuto
l’esperienza di una rinnovata Pentecoste. Nell’ambito del dialogo
interreligioso, la divina Provvidenza mi ha concesso di compiere, quasi alla
fine del mio viaggio, un gesto inizialmente non previsto, e che si è rivelato
assai significativo: la visita alla celebre Moschea Blu di Istanbul».
Rievochiamo le impressioni a questo gesto attraverso la stampa che vi ha dato
molto risalto.
L’immagine di Benedetto XVI a
piedi scalzi, nel più imponente tempio islamico, con le mani strette al
crocifisso che gli pende sul petto, assorto in preghiera con gli occhi chiusi, «ha
fatto il giro delle televisioni del mondo musulmano, tanto sensibile al valore
della preghiera. È un’immagine che resterà» (A. Riccardi). «Anzi –
sottolinea Igor Man, editorialista della Stampa e studioso di religioni – il
Papa si è letteralmente astratto, è volato via, si è fatto interamente
preghiera. Una preghiera lunga, tanto che a un certo punto gli astanti hanno
iniziato a guardarlo. Benedetto XVI guardava in alto. Una scena stupenda da
fermare per sempre. Questa preghiera ha svelato un nuovo Papa Ratzinger, il vero
Benedetto XVI».
Con le parole, i gesti, l’atteggiamento
orante, si è mostrato il Papa della Deus caritas est. Il primato dell’amore
si è fatto attenzione rispettosa verso gli uni, dialogo sensibile verso gli
altri, ricerca dell’unità con i cristiani. Mentre il Papa prega il Dio unico
di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, mostra al mondo che è la preghiera quella
che vale, perché seppellisce divisione e visioni che ognuno vorrebbe imporre
all’altro (A. Riccardi). La preghiera sembra poca cosa, invece è potente e l’immagine
del Santo Padre in preghiera è più eloquente di qualsiasi frase (A. Bobbio). I
quattro giorni di Benedetto XVI in Turchia sono stati davvero un segno di
speranza per tutti.
AMICI lettrici e lettori, il
presente numero di Consacrazione e Servizio che hai tra le mani si affaccia al
nuovo Anno 2007 con alcune novità: cambio di direzione, inserimento di nuove
rubriche, un dossier monografico. L’intento, tuttavia, rimane quello di
contribuire alla formazione delle religiose in questo nostro tempo di profondo
travaglio anche per la vita consacrata, sia in Italia che all’estero.
«Sulla tua
Parola…» (Lc 5,5). Il contributo
posto all’inizio del numero mira a rivolgere lo sguardo all’orientamento
fondamentale della nostra esistenza: la Parola di Dio, anima della vita
consacrata.
Profili.
Il contributo intende evidenziare alcune figure di religiose giovani e meno
giovani che hanno incarnato la Parola di Dio nella loro esistenza in questi
ultimi anni della vita ecclesiale. Esse costituiscono modelli per tutti.
Nella chiesa
locale. Questa rubrica si propone di
ospitare esperienze significative vissute dalle religiose nelle comunità
cristiane. Si inizia con la chiesa locale di Roma.
Dossier.
Osservatorio su Verona. Sei contributi costituiscono il primo discorso
monografico portante: lettura globale dell’esperienza del IV Convegno di
Verona, echi e prospettive sui cinque ambiti dei lavori di gruppo, i quali si
sono rivelati il cuore del Convegno: vita affettiva, lavoro e festa, fragilità,
tradizione, cittadinanza.
Vedere-leggere-ascoltare.
La rubrica continua ad arricchirsi con la presentazione di film e di recenti
volumi.
Non resta allora che augurare
da parte della rivista Consacrazione e Servizio: «Buon Anno di grazia del
Signore! Buon cammino con Maria verso Dio Trinità!».
Maria Marcellina Pedico
delle Serve di Maria Riparatrici
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