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«Poco
dopo il mio arrivo nel lager, verso sera, mi si avvicinò un tale e mi chiese con
cautela se volessi ascoltare l’Apocalisse. Mi condusse nel locale della caldaia
e lì, nella penombra di quel covile simile a una caverna, si erano già raccolte
alcune persone. Illuminato dai bagliori rossastri della caldaia, un uomo si alzò
e cominciò a recitare, parola per parola, l’Apocalisse. Poi disse a un altro: E
adesso, continua tu! E quegli si alzò e recitò a memoria il capitolo successivo…
Mi resi conto che quei detenuti si erano suddivisi tutti i principali testi
della Bibbia, li avevano imparati a memoria e li ripetevano per non
dimenticarli». In questo brano che si legge nella Parabola di Pasqua (Ed. La
Locusta) dello scrittore Andrei Siniavskij (1925-1997) «ciò che emoziona -
commenta Gianfranco Ravasi - non è tanto la capacità di tener vivo un libro
sacro, ma di comunicarlo, anche in mezzo a rischi gravi, perché diventi sorgente
di vita e di speranza in un orizzonte desolato e disumano. Oggi più che mai
abbiamo bisogno di sentire questa necessità della parola di Dio in un tempo in
cui essa è dimenticata e ignorata». In verità, nella nostra società complessa
sta avvenendo qualcosa di simile a quanto è descritto nel libro del profeta
Amos: «Verranno giorni – dice il Signore Dio – in cui manderò la fame nel paese,
non fame di pane né sete d’acqua, ma d’ascoltare la parola del Signore» (Am
8,11). Molteplici segni convergono nel provocarci a far nostra l’attenzione
della Chiesa alla parola di Dio. Ci sono innanzitutto le istanze del Convegno
ecclesiale di Verona (vedi il Dossier del n. 1/2007 di Consacrazione e Servizio)
tra le quali possiamo rievocare le parole del monaco camaldolese Franco Mosconi:
«Quale posto per la parola di Dio nella nostra vita? A 40 anni dalla Dei Verbum,
che ne abbiamo fatto della Parola? Da molti penitenti che ancora si confessano –
dice ancora dom Mosconi – se provate a chiedere quale primato abbia l’ascolto
della Parola nella loro vita, sentirete, purtroppo, una risposta desolante!». Un
altro segno che aiuterà a tracciare il nostro stile di vita è l’annunciato
Sinodo dei vescovi che si svolgerà dal 5 al 26 ottobre 2008 sul tema scelto da
Benedetto XVI: «La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa».
Infine, tra le iniziative delle Chiese locali, emerge la lettera pastorale per
l’anno 2006-2007 di mons. Bruno Forte, dal titolo: «La parola di Dio per vivere.
La Sacra Scrittura e la bellezza di Dio». Da questa lettera suddivisa in dodici
brevi paragrafi stralciamo i seguenti brani.
«Se capisci che la Bibbia –
dice mons. Forte - è la “lettera di Dio”, che parla proprio al tuo cuore, allora
ti avvicinerai ad essa con la trepidazione e il desiderio con cui un innamorato
legge le parole della persona amata. Allora, il Dio, che è Padre e Madre
nell’amore, parlerà proprio a te e l’ascolto fedele, intelligente, umile e
pregato di quanto Lui ti dice sazierà poco a poco il tuo bisogno di luce, la tua
sete d’amore. Imparare ad ascoltare la voce che ti parla nella Sacra Scrittura è
imparare ad amare: la parola di Dio è la buona novella contro la solitudine!
Perciò, l’ascolto delle Scritture è ascolto che libera e salva. Solo Dio poteva
rompere il silenzio dei cieli e irrompere nel silenzio del cuore: solo Lui
poteva dirci - come nessun altro - parole d’amore. È quanto è avvenuto nella sua
rivelazione, dapprima al popolo eletto, Israele, e poi in Gesù Cristo, la Parola
eterna fatta carne. […]. Nutrirsi della Scrittura è nutrirsi di Cristo:
“L’ignoranza delle Scritture - afferma San Girolamo - è ignoranza di Cristo”.
Chi vuole vivere di Gesù deve ascoltare incessantemente le divine Scritture,
nessuna esclusa. È in esse che si rivela il volto dell’Amato, in questo oggi che
passa e nel giorno dell’amore senza fine. Come incontrare il Vivente nel
giardino delle Scritture, simile al giardino del sepolcro? Perché avvenga a noi
ciò che avvenne alla donna, i cui occhi si aprirono a riconoscere il Signore
Risorto in colui, che prima aveva preso per il custode del giardino (cf. Gv
20,15s), è necessario essere chiamati dall’Amato, toccati dal fuoco del Suo
Spirito (cf Gv 14,26). Nessun incontro con la parola di Dio andrà vissuto,
allora, senza aver prima invocato lo Spirito, che schiude il libro sigillato,
muovendo il cuore e rivolgendolo a Dio, aprendo gli occhi della mente e dando
dolcezza nel consentire e nel credere alla verità (cf. DV 5). È lo Spirito a
farci entrare nella Verità tutta intera attraverso la porta della parola di Dio,
rendendoci operatori e testimoni della forza liberante che essa possiede e che è
così necessaria a un mondo in cui spesso sembra si sia perso il gusto e la
passione per la Verità. Prima di leggere le Scritture, invoca sempre il datore
dei doni, la luce dei cuori: lo Spirito Santo! Per renderci capaci di accogliere
fedelmente la parola di Dio, il Signore Gesù ha voluto lasciarci - insieme col
dono dello Spirito - anche il dono della Chiesa, fondata sugli Apostoli. […]. La
lettura fedele della Scrittura non è opera di navigatori solitari, ma va vissuta
nella barca di Pietro: l’annuncio, la catechesi, la celebrazione liturgica, lo
studio della teologia, la meditazione personale o di gruppo, vissuta anche in
famiglia, l’intelligenza spirituale maturata nel cammino della fede, sono
altrettanti canali che ci rendono familiari alla Bibbia nella vita della Chiesa.
È poi particolarmente bello e fecondo meditare la Parola secondo la
distribuzione che ne fa ogni giorno la liturgia, lasciandosi guidare per mano da
essa nella rigogliosa foresta dei testi biblici. Accompagnato dalla Chiesa Madre
nessun battezzato deve sentirsi indifferente alla Parola di Dio: ascoltarla,
annunciarla, lasciarsene illuminare per illuminare gli altri è compito che ci
riguarda tutti, ciascuno secondo il dono ricevuto e la responsabilità che gli è
affidata, con la passione missionaria che Cristo chiede ai Suoi discepoli,
nessuno escluso (cf Mc 16,15).
«Il Dio, che si comunica al tuo
cuore - prosegue mons. Forte - ti chiama ad offrirgli non qualcosa di te, ma te
stesso. Questo ascolto accogliente ti rende libero. Nella Parola è Dio stesso a
raggiungerti e trasformarti (cf Eb 4,12). Affidati, allora, alla Parola. Fidati
di essa. Essa è fedele in eterno, come il Dio che la dice e la abita. Perciò, se
accogli con fede la Parola, non sarai mai solo: in vita, come in morte, entrerai
attraverso di essa nel cuore di Dio: “Impara a conoscere il cuore di Dio nelle
parole di Dio” (San Gregorio Magno). Ascoltare, leggere, meditare la Parola;
gustarla, amarla, celebrarla; viverla e annunciarla in parole e opere: è questo
l’itinerario che ti si apre dinanzi, se comprendi che nella parola di Dio sta la
sorgente della vita. Dio in persona ti visita in essa: perciò la Parola ti
coinvolge, ti rapisce il cuore e si offre alla tua fede come aiuto e difesa
nella crescita spirituale. Come leggere la parola di Dio? Una via ben collaudata
per approfondirla e gustarla è la lectio divina, che costituisce un vero e
proprio itinerario spirituale in varie tappe. La prima è la lectio, la lettura
propriamente detta. Leggi attentamente, più volte, un passo della Scrittura, e
domandati: “Che cosa dice il testo in sé?”. Passa quindi alla meditatio,
la meditazione, che è come una sosta interiore: raccogliti e chiedi a Dio: “Che
cosa dici a me con queste Tue parole?”. Mettiti nell’atteggiamento del giovane
Samuele: “Parla, Signore, perché il Tuo servo Ti ascolta!” (1Sam 3,10).
Rispondi, quindi, con l’orazione, l’oratio, rivolgendoti così al Dio che
ti ha parlato: “Che cosa dirò io a Te, mio Signore?”. La risposta la darai
invitando il tuo Dio ad abitare nella casa del tuo cuore, perché trasformi i
tuoi pensieri e i tuoi passi. Giungerai, così, alla contemplatio, quel
contemplare agendo, in cui il tuo cuore, toccato dalla presenza di Cristo, si
chiederà: “Che cosa devo fare ora per realizzare questa Parola?”, e cercherà di
viverlo».
Amiche lettrici e lettori,
oltre a consigliare la lettura completa della lettera pastorale di mons. Bruno
Forte, invito ad accogliere con particolare attenzione il presente numero di
Consacrazione e Servizio. La riproduzione in copertina di una pagina dell’evangeliario
del IX secolo sul Vangelo di Luca ci ricorda che quest’anno la liturgia lo
propone come luce sul nostro cammino di vita. Aprendo il fascicolo possiamo
soffermare lo sguardo sui vari contributi raccolti nel Dossier dedicato alla
riscoperta della parola di Dio. Essi intendono stimolare l’approfondimento di
cui abbiamo bisogno per ridare slancio, senso, bellezza alla nostra vita
consacrata. Il presente numero offre inoltre le consuete rubriche, ricche di
sapienza e di ardore apostolico. Certamente abbiamo tra le mani uno sussidio che
può aiutare efficacemente ogni lettore/lettrice a fare un esame di coscienza sul
posto che riserva a quanto esce dalla bocca di Dio.
Maria Marcellina Pedico
delle Serve di Maria Riparatrici
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