n. 12 dicembre 2007

 

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Maria di Nazaret: un cuore che ascolta

 

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«Per ascoltare bisogna fare silenzio, sembra ovvio, ma per molti non lo è. Ogni parola, anche la più banale, ha bisogno, per essere percepita, del silenzio, nel frastuono essa muore tra mille inutili rumori». Queste parole che si leggono nel volume Educare all’ascolto di Massimo Baldini, sottolineano una verità fondamentale: condizione per l’ascolto è il silenzio, il prestare attenzione, l’essere aperti e disponibili. L’ascolto riassume bene l’atteggiamento di chi si pone di fronte a Dio che gli parla.

Gesù stesso nello spiegare la parabola del seminatore nella quale «il seme è la parola di Dio», indica le varie forme di ascolto che possiamo offrire a Dio: un ascolto fisico, quello degli orecchi; un ascolto razionale, quello della mente; un ascolto spirituale, quello del cuore. Di queste possibilità di ascolto una sola risulta feconda, quella del cuore. Il cuore secondo la Bibbia è il luogo ove si celebra il mistero dell’incontro della Parola con il suo ascoltatore credente e dove la Parola diventa feconda. Il «cuore» infatti è come il «grembo materno», ove il «seme» della parola divina s’incarna e genera la fede.

La condizione necessaria è purificarci dalla sordità del cuore. Il cuore sordo non avverte la parola di Dio perché è incapace di ascolto. Non è Dio a tacere, è il cuore a non ascoltare. Il silenzio sembra vuoto, e invece in esso risuona l’unica voce che meriti ascolto: la voce di colui che sant’Agostino chiama appunto il «maestro interiore», lo Spirito Santo; quella voce che, ascoltata nel silenzio ci conforta, ci sostiene, ci permette di comprendere anche il perché di tante realtà, o almeno come siamo chiamati a vivere coraggiosamente in situazioni difficili. Nel silenzio del cuore risuona la Parola che insegna ciò che puoi e ciò che non puoi, ciò che potresti e ciò che dovresti, ma non fai. La Parola che ascolti nel tuo silenzio è Parola che illumina la tua oscurità. Un salmo prega così: «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (Sl 118,105).

Paolo VI nell’esortazione apostolica Marialis cultus ha fissato nell’espressione «La Vergine in ascolto» un’immagine caratteristica di uno degli aspetti della verità di Maria. Secondo i vangeli Maria ha parlato soltanto sette volte. Tre parole le rivolge all’angelo Gabriele che le annuncia la maternità divina (cf Lc 1,34.38); due a Gesù, in occasione del suo smarrimento nel tempio di Gerusalemme e alle Nozze di Cana (cf Lc 2,48; Gv 2,3); una volta parla per cantare il Magnificat (cf Lc 1,46-55); l’ultima parola la rivolge ai servi di Cana (Gv 2,5). Sono parole consegnate alle generazioni di tutti i tempi senza un filo cronologico, ma liberamente, come riaffioravano di volta in volta dalla memoria e dal cuore degli evangelisti.

Maria, dunque, pronuncia poche parole, mentre secondo i Vangeli, è sempre «in ascolto»: in ascolto delle parole che vengono proferite, in ascolto del messaggio che si esprime dagli eventi che si vanno compiendo. E l’atteggiamento dell’ascolto le dona di udire le molti voci che risuonano nel silenzio. Di fatto, gli evangelisti la presentano come donna «in ascolto» in tutti i tempi della sua vita di madre. Maria ascolta le parole dell’angelo Gabriele (Lc 1,28ss), il saluto profetico e la benedizione di Elisabetta (Lc 1,41-45), il canto degli angeli (Lc 2,14), le parole stupite e festose dei pastori (Lc 2,17-18), la profezia di Simeone (Lc 2,28-35), le lodi di Dio e gli elogi di Gesù della profetessa Anna (Lc 2,38), le oscure parole di Gesù dodicenne (Lc 2,49), il parlare di Gesù annunciatore del Vangelo a partire dal giorno di Cana (Gv 2,7) fino a quelle della sua morte in croce (Gv 19,26-30).

Maria ascolta e «tutto conserva nel suo cuore» (Lc 2,51), «tutto medita nel suo cuore» (Lc 2,19). Maria è davvero la «Vergine in ascolto», colei che per prima ha vissuto la beatitudine proclamata da Gesù: «Beati quelli che ascoltano la parola di Dio» (Lc 11,27; Mc 3,35). Maria è il prototipo di coloro che ascoltano la parola di Dio e ne fanno tesoro. È anche il modello di chi, nella Chiesa, cerca di scoprire nell’oggi il messaggio che la parola di Dio ci consegna, accogliendone gli insegnamenti, gli ammonimenti e gli inviti nella luce della fede.

L'evangelista Luca pone il «conservare» e il «meditare» di Maria nel «cuore», che biblicamente raffigura la sede dell’intelletto e della conoscenza e, soprattutto, il centro dell’interiorità e della spiritualità della persona. Il «cuore buono e perfetto» (Lc 8,15) di Maria, sede di parole ascoltate, ricordate e approfondite nello Spirito, appare in verità un cuore sapiente, simile a quello dello scriba, che dal suo tesoro sa trarre e comporre cose antiche e cose nuove (cf Mt 13,52). Maria ricorda, riesamina, ritorna sugli eventi della vita del Figlio, li custodisce nello scrigno del cuore, li confronta uno con l’altro, e così ne raggiunge l’intelligenza profonda. Ella è la Vergine sapiente, degna erede dei giusti d’Israele, e in comunione di fede con essi, cui era obbligo ricordare e meditare nel proprio cuore «le grandi cose» compiute da Dio.

Amiche lettrici e cari lettori, non è la prima volta che la nostra rivista tratta del silenzio. Il Dossier del presente numero, dal titolo suggestivo: «Nostalgia del silenzio», sollecita però ad una più ampia riflessione, stimolata da più parti, e che ora trova un suo approfondimento a più voci in vista di quello che rimane sempre l’obiettivo di Consacrazione e Servizio: la formazione. Gli studi del Dossier, infatti, riflettono sul rapporto silenzio-Bibbia (A. Augruso), sul silenzio dell’uomo-silenzio di Dio (E. Bianchi), ma anche indugiano lo sguardo sul silenzio-povertà (J. Rovina), silenzio/ascolto-obbedienza (G. Paris), silenzio/relazione-castità (A. Bissi), argomenti ancora troppo poco esplorati.

Le consuete rubriche, oltre ad allargare la visione ad ulteriori orizzonti, continuano ad accompagnare lettrici e lettori nel cammino di maturazione umana e spirituale.

Mi piace terminare riprendendo l’immagine di Maria, la Vergine dell’ascolto, particolarmente presente nella liturgia che stiamo vivendo. Alla sua scuola, la Chiesa impara come rivolgersi con fiducia al Padre e pregando:

«Signore Dio nostro
che hai fatto della Vergine Maria
il modello di chi accoglie la tua Parola
e la mette in pratica,
apri il nostro cuore alla beatitudine dell’ascolto,
e con la forza del tuo Spirito
fa’ che diveniamo luogo santo
in cui la tua parola di salvezza oggi si compie»
(Messale Romano).

Maria Marcellina Pedico
delle Serve di Maria Riparatrici