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risorgere s’impara. Ma per imparare a risorgere è necessario, prima ancora,
imparare a morire. Questo è il senso del cammino quaresimale appena concluso:
ognuno dei quaranta giorni - attraverso un progressivo itinerario di conversione
- ci ha educato ad accogliere l’evento fondante della nostra fede: la
risurrezione di Gesù.
Abbiamo imparato a vivere
meglio da cristiani, cioè a fare Pasqua: a morire e a risorgere alla vita del
Crocifisso-Risorto. Al riguardo viene opportuno richiamare quanto scrive Ermes
Ronchi nella
Premessa al volume
I racconti di Pasqua
(Milano 2008):
«L’immagine scolpita da Igor Mitoraj – uno dei maggiori rappresentanti della
scultura di questi ultimi
decenni nel mondo – sulle porte
bronzee della basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma, traduce visivamente
un’intuizione teologica luminosa e determinante: il Cristo risorto è immaginato
come una figura giovane e bella, forza e leggerezza in un equilibrio perfetto,
come nei grandi classici. Ma la figura porta incisa nel corpo una croce. La
croce scava la carne e penetra in profondità nella materia, fa tutt’uno con il
corpo: il Risorto è il Crocifisso. Croce e gloria inseparabili. Croce e Pasqua,
i due volti dell’unico evento. Parafrasando Kant, si può dire che la croce senza
la Pasqua è cieca, la Pasqua senza la croce è vuota. In quel corpo l’amore ha
scritto il suo racconto con l’alfabeto delle ferite, indelebili ormai come
l’amore» (p. 5-6).
«È risorto, non è qui!».
«Cristo è veramente risorto. Alleluia!». Questo gioioso annunzio che risuona
nella liturgia del giorno di Pasqua è come un canto a due cori, unendo nel
giubilo il cielo e la terra. È l’esultante invito a lasciarsi coinvolgere e
incontrare dal Risorto come singoli, come gruppo, e nell’ambito della comunità
ecclesiale/religiosa. Con mons. Francesco Lambiasi possiamo dire che la
risurrezione di Cristo, cuore dell’annuncio della fede cristiana, rivela al
credente che «è un figlio da sempre amato, gratuitamente candidato alla felicità
eterna; proclama che la vita è un dono incalcolabile e la storia un cammino, per
quanto tortuoso e faticoso, diretto infallibilmente alla casa del Padre; afferma
che la fede si fonda su una roccia incrollabile, la speranza è la grande leva
che innalza il mondo, la carità è la declinazione dell’amore della Santa Trinità
nel nostro quotidiano. Non solo. Alla luce di Cristo morto e risorto per noi, la
preghiera diviene incontro, la liturgia esperienza, il sacramento azione dello
Spirito, la missione cooperazione con Cristo, il primo missionario,
l’instancabile pellegrino che continua a camminare con noi, tutti i giorni, fino
alla fine del mondo» (Il
Pane della domenica,
Roma 2007, 244-245).
In altre parole, Gesù risorto
annuncia all’umanità intera che lui è accanto ad ogni persona smarrita e
confusa, fragile e disperata, che piange ed è nel dolore. La sua presenza
sconvolgente e insperata vicino a noi indica come passare da una vita
egocentrica, consumata per sé, ad una vita aperta, donata totalmente per amore a
Cristo e ai fratelli. Questo significato profondo della Pasqua motiva il
richiamo di Paolo al fedele discepolo Timoteo: «Ricordati che Gesù Cristo della
stirpe di Davide, è risuscitato dai morti» (2Tm 2,8). Il monito paolino ci mette
in guardia dal ridurre l’evento della risurrezione ad un argomento più o meno
interessante.
Siamo dunque chiamati a vivere
«da risorti». Nella
Proposizione n. 30
della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi troviamo un
esempio da seguire: «I padri sinodali desiderano esprimere la più viva stima e
gratitudine nonché l’incoraggiamento per il servizio dell’evangelizzazione che
tanti laici, e in particolare le donne, offrono con generosità e impegno nelle
comunità sparse per il mondo, sull’esempio di Maria di Magdala prima testimone
della gioia pasquale». Con lei infatti l’annuncio della risurrezione esplode in
modo persuasivo perché è scaturito da un cuore innamorato. Maria di Magdala è il
personaggio che in tutti e quattro i Vangeli è presente al momento della morte
di Gesù in croce e davanti alla tomba, al mattino della risurrezione. I
discepoli erano assenti. Nessun altro personaggio è stato presente in questi
momenti. Pertanto, senza le donne, e soprattutto senza Maria di Magdala, il
Vangelo
non sarebbe quello che è
adesso. Gli esegeti sottolineano che si potrebbe addirittura dire che non
esisterebbe o sarebbe del tutto diverso. La buona notizia del vangelo della
Pasqua è stata proclamata prima dalle donne e la loro testimonianza è la pietra
angolare di tutta la fede pasquale.
L’esperienza di Maria di
Magdala è tuttavia graduale, come mostra il racconto di Giovanni 20,11-18. La
sua esperienza è proposta al lettore del Vangelo come paradigma del cammino che
conduce dal buio alla luce, dalla tristezza alla gioia pasquale, dal dolore
della separazione alla nuova missione per i fratelli. L’evangelista Giovanni
descrive più a lungo
l’incontro del Risorto con
Maria di Magdala. Tra i numerosi studi e commenti sull’episodio, in questi
ultimi anni si distinguono quelli di alcune donne interessate alla problematica
femminile. È fresco di stampa il volume di Maria Tondo intitolato in modo
suggestivo: Con
Maria di Magdala nel giardino del Risorto
(Bologna 2009). L’Autrice
confessa: «Quando ci accostiamo al giardino pasquale per capire “chi cerchiamo”
nella nostra vita, troviamo in lei la risposta. Soprattutto nei momenti di
assenza e di perdita, il germoglio fiorisce quando ci arrendiamo alla nostra
fragilità... Come per lei perplessa e in attesa, anche per noi esiste la
possibilità di essere disorientati nel buio e di esultare di gioia per un
incontro che ci invita a cercare “un’altra Presenza”» (p. 15).
La carmelitana Maria Anastasia
di Gerusalemme esplora alla luce della Parola ventidue percorsi di donne nel suo
volume Grembi che
danzano (Padova
2008), e dedica il ventunesimo a «Maddalena, l’amore più forte della morte», con
un chiaro riferimento al
Cantico dei Cantici.
Anche qui, l’esperienza molto
forte di vita e di risurrezione dell’«Apostola degli apostoli», così chiamata
dai Padri della Chiesa, non riguarda solo la Maddalena, ma anche noi che
leggiamo il vangelo di Giovanni. «Diventa allora fondamentale – dice Maria
Anastasia - seguire i suoi passi, i suoi movimenti, soffermandoci sulle parole e
sui verbi a lei riferiti:
si recò, stava, piangeva, si
chinò, si voltò indietro, andò subito ad annunciare
e ancora la ripetizione del
verbo vedere
per quattro volte. Dietro a
queste parole, nella semplicità del racconto, che si snoda lineare e chiaro, c’è
sicuramente un enorme percorso interiore di rinascita, di vittoria sulla morte:
un passaggio dall’assenza alla presenza della persona amata; dalla tenebra del
mattino non ancora sorto alla luce piena della ede matura che diventa capacità
di annuncio; dalla solitudine e dall’isolamento alla comunità dei fratelli; dal
pianto alla gioia dirompente, quella di una vita piena della presenza del
Signore Gesù, il vivente risorto » (p. 224).
L’esperienza della Maddalena
non è altro che la nostra ricerca di Gesù Risorto e Signore, la ricerca verso
un’amicizia che non tramonta, verso una pienezza di Dio che sola è capace di
riempire il cuore.
Amiche lettrici e cari lettori,
il numero di
Consacrazione e Servizio
che avete tra mano - il quarto
dell’anno 2009 – si apre con la consueta rubrica
«Speciale Anno Paolino»,
dove mons. Francesco Lambiasi attira
la nostra attenzione sulla
Lettera ai Romani
- il capolavoro
teologico di Paolo - il cui capitolo ottavo è tutto un inno all’azione dello
Spirito di Cristo in noi.
Nella rubrica:
«L’uomo nascosto in fondo al
cuore», la prof.ssa
Antonietta Augruso si sofferma sulla «Tenerezza», realtà umana non riconducibile
a gesti isolati o ad episodi sporadici. Non la si possiede, né la si improvvisa.
Chiede di essere disarmati; di saper riconoscere il suo peggiore avversario:la
superficialità; di credere nel primato dell’essere sull’avere.
Continua la rubrica
«Orizzonti»,
arricchendo il fascicolo con due contributi di viva attualità. Mons. Angelo
Amato - Prefetto della Congregazione per le cause dei Santi – rispondendo
all’interrogativo: «La Chiesa è ancora la Chiesa di martiri?», si sofferma
sull’attualità delle persecuzioni,l’uso equivoco del termine «martire»,
l’identità del martire, la
spiritualità del martirio.
Alessandra Smerilli, Figlia di Maria Ausiliatrice, docente di Economia politica
all’«Auxilium» di Roma, commenta brevementela crisi economica attuale
evidenziandone le cause, le opportunità, la sfida della gratuità.
Una parola particolare per il
«Dossier».
Sotto il titolo: «Autorità e obbedienza.In ascolto della Parola», sono raccolti
i tre studi presentati al ConvegnoNazionale promosso dalla Presidenza dell’USMI
ed indirizzato alleSuperiore Maggiori e loro Consigli, riuniti presso la sede
centrale nei giorni14-15 novembre 2008. Padre Giovanni Odasso dei Somaschi,
docente di Sacra Scrittura alla Lateranense, ha presentato il tema in
prospettiva biblica: «La diaconia dell’autorità nel cammino della fede». Il
padre Bernardino Prella, Assistente generale dei Domenicani, ha svolto
l’argomento: «Liberare le volontà» in due parti, tenendo presente il processo
formativo attuale; nella prima il relatore aiuta a riflettere su «Creatività e
libertà», nella seconda su «Percorsi di maturità». Il terzo contributo di suor
Enrica Rosanna, Sotto-Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita
Consacrata e le Società di Vita Apostolica, approfondisce in prospettiva
spirituale il tema autorità e obbedienza, a partire dalla recente Istruzione.
Oltre alle consuete
esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e le segnalazioni di libri (Luciagnese
Cedrone), la rubrica:
«Sorelle in libreria»,
affidata alla teologa Cettina Militello, presenta il volume: «Storia laica delle
donne religiose», della nota antropologa Ida Magli.
In conclusione ritorniamo sul
tema della Pasqua, facendo nostro l’inno pasquale che ci ha lasciato il martire
Ippolito di Roma († 235 ca.) nella sua
Tradizione apostolica:
«Per mezzo tuo, Cristo Signore, sono state messe in fuga le tenebre della morte,
la vita è data a tutti, le porte del cielo si sono spalancate. O Pasqua divina,
luce del nuovo splendore, non si spegneranno più le lampade delle nostre anime.
Divino e spirituale, brilla in tutti il fuoco della grazia, alimentato dalla
risurrezione di Cristo. Leva, o Cristo il tuo stendardo di luce sopra di noi!».
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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