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Si ripiegano i bianchi abiti
estivi
e tu discendi sulla meridiana,
dolce ottobre, e sui nidi.
Trema l’ultimo canto nelle altane
dove sole era l’ombra
e ombra il sole,
tra gli affanni sopiti.
E mentre indugia tiepida la rosa
l’amara bacca già stilla il sapore
dei sorridenti addii.
(CRISTINA CAMPO)
La
natura è il testimone più attendibile delle metamorfosi che viviamo,
nessuna stagione è perfettamente identica a quella precedente, i colori
e i profumi si fanno messaggeri del tempo. Succede, non improvvisamente:
le foglie ingiallite d’autunno sono più eloquenti dell’anno prima. E il
ritorno della primavera ci trova “altri” da quello che eravamo. Così le
sue gemme, quando non sia- mo più bambini, le vediamo diverse. Da
piccoli la prima preoccupazione è quella di poter finalmente giocare al
parco senza pioggia, o di mettersi i vestiti a mezze maniche. Con gli
anni il sentimento che prevale è il silenzio dell’attesa, la domanda di
uno stupore che si evolve.
Muta la percezione e il senso che si
attribuisce agli eventi, ma dentro di noi rimane il
puer aeternus,
quel bimbo interiore con il quale certo bisogna dialogare: con tenerezza
e determinazione. Diversamente, si rischia di rimanere vittime dei suoi
capricci e vivere una sorta di disagio oscillante tra entusiasmi da
giovani visionari e rassegnazioni spente, caratteristiche queste di chi
si sente vecchio e fuori gioco. Ci vogliono tempi di sosta, perché la
fuga è un inganno pericoloso, una soluzione apparente.
Sostare…
Per trovare motivi ispiratori di
percorsi, nelle diverse stagioni della vita, bisogna sostare. Fermarsi
significa anche essere disposti a conoscere la realtà e prepararsi
all’accettazione di luci e ombre che abitano nell’interiorità non
visibile. L’ambiente vitale nel quale si manifestano le inclinazioni
profonde e si radicano le abitudini non è lo stesso per tutti. Se si è
disposti a riflettere, sulla storia di ognuno si aprono spiragli di
conoscenza intorno a vulnerabilità che appaiono inspiegabili: «È una
curiosa creatura il passato. E a guardarlo in viso, si può approdare
all'estasi. O alla disperazione» (Emily Dickinson). Ci sono persone
mature molto infantili e bambini che sono stati costretti dalla vita a
diventare adulti prima del tempo: «Essere anziani non significa essere
sapienti, essere vecchi non significa saper giudicare », esclama il
giovane Eliu nel libro di Giobbe (Gb 32,9).
Sostare significa anche valutare con
serietà, disincanto e speranza, se stiamo vivendo il tempo che ci
appartiene o cerchiamo per tanti motivi di spingerci in altre direzioni.
I mezzi d’informazione, in particolare la televisione, nella cui
compagnia si trascorre molto tempo, non sono uno strumento adeguato per
educare ad un sano realismo: esiste tutta una campagna di consumi che
propugna un ingenuo giovanilismo, da far rimanere col fiato
sospeso. Una sorta di falsificazione
dei ritmi naturali. Donne con identico linguaggio e l’aspetto fisico
molto simile impediscono, quasi per gioco, l’identificazione dei ruoli
di madre e di figlia. Un vecchio
slogan
un po’ banale sostiene che il segreto
è sentirsi giovani più che esserlo realmente!
Ma se lo stile di vita che si
desidera vivere non è quello dei
reality,
dove il tempo è divorato dal vuoto, si comprende che fermarsi diventa
una necessità vitale. Lo esprime bene l’implorazione del salmista:
«Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del
cuore» (Sal 90,12).
… per dare
un senso
Attorno a noi sono più affermate ben
altre tendenze: i bambini vengono poco stimolati ad osservare, molti di
loro hanno un taccuino dell’organizzazione quotidiana allarmante per le
cose che contiene! E gli adulti devono poter guadagnare abbastanza per
garantirne la realizzazione. Spesso le molteplici attività, anche
professionali, annullano l’importanza dei tempi dedicati al silenzio e
alla verifica. La sosta aiuta a prendere consapevolezza che i ritmi
frenetici e l’ipervelocità (che è ben diversa dall’efficienza) provocano
risultati imprevedibili, e mettono in fuga dalla naturale esigenza di
dare un senso all’esperienza. Si tende a dare solo valutazioni razionali
all’iperattività di tanti bambini e non pochi adulti manifestano segni
di crisi, somatizzazioni diversificate, movimenti continui quasi privi
di fine e scopo. Sono sintomi che esprimono disagi profondi e non sempre
comprensibili solo con l’analisi del genoma! Se si concede un tempo
sufficiente al discernimento, si comprende che c’è un tempo per tutto,
come ricorda il saggio (cf Qo 3,28).
È importante vigilare per evitare di
cadere nella trappola meschina di rimuovere la propria età e perdere il
lume della ragione come i due anziani del libro del profeta Daniele che:
«distolgono lo sguardo dal cielo per non ricordare i giusti giudizi» (Dn
13,9). Al contrario il giovane Daniele sa che il discernimento autentico
fugge dalla presunzione che si possa afferrare e possedere il mistero
nascosto negli eventi della vita: «Al Signore appartengono la sapienza e
la potenza. Egli alterna tempi e stagioni» (Dn 2,20-21). «Ci si deve
allora domandare: esiste veramente dal punto di vista spirituale e
personale nel corso delle esperienze fatte, una linea di sviluppo
passante per le varie età?».1
Maturare
Quando la vita cambia è importante
non essere del tutto sprovvisti di sogni e di realismo. «Bisogna trovare
il proprio sogno perché la strada diventi facile. Ma non esiste un sogno
perpetuo. Ogni sogno cede il posto a un sogno nuovo, e non bisogna
volerne trattenere alcuno».2 Apparentemente contrapposti, il sogno e il
realismo sono i piedi della speranza. I cambiamenti fisiologici, gli
eventi lieti e quelli tristi ci ridefiniscono, se si coltiva l’abitudine
a fermarsi, e si avverte la necessità di comporre un’altra immagine di
sé e ripartire. Ma ci sono partenze e partenze. Chi pensa che i progetti
di un uomo di mezza età possano essere identici a quello di un
adolescente, si sta semplicemente opponendo ad un processo inevitabile.
È naturale avvertire gli anni che passano come una perdita di potere e
di possibilità, ma è saggio pensare che non siamo un prodotto finito, in
ogni momento della vita ci sono possibilità di cambiamento, c’è sempre
qualcosa da scoprire, dimensioni e orizzonti nuovi da acquisire e
abitare: bisogna desiderare di vivere oltre!
Non è superfluo ricordare che ogni
tappa dell’esistenza rimane segnata dalla finitezza. La vita è come una
bisaccia, contiene grazia e abisso, scelte generose e chiusure
egoistiche. La maturità è diversa dal- la semplice vecchiaia, è un
processo che comincia da quando si ha il desiderio di capire e costruire
con gli altri un mondo più abitabile, senza dimenticare che non siamo
gli unici protagonisti della storia.
Le parole di Gesù a Nicodemo sono
chiare: maturare è come rinascere, anche se si è vecchi (Gv 3,3-4), è la
prospettiva attraverso la quale guardiamo alla vita che conta (Gv 3,7).
Gli anni segnati all’anagrafe certo non sono irrilevanti, ma è il
bambino il discepolo autentico(cf Mt 18,3-4). Il contesto delle parole
di Gesù nel vangelo di Matteo è indicativo.
Alla domanda: «Chi dunque è il più
grande nel regno dei cieli?» (Mt 18,1), Gesù dà una risposta
inequivocabile, perché attira l’attenzione su un bambino. Ci si
incammina verso la maturità quando si prende coscienza che il delirio e
la bramosia del potere fanno di ogni essere umano un vecchio avido e
crudele, anche se non ha ancora i capelli bianchi. Paradossalmente,
tornando ad essere quieti e sereni «come bimbo svezzato in braccio alla
madre» (Sal 131,2), ci si incammina verso una saggezza radicalmente
nuova, fatta di pazienza e illuminata dalla quieta certezza che ogni
giorno ha il suo affanno (cf Mt 6,34)! Lo aveva capito profondamente
Giovanni XXIII, l’anziano «papa buono», il cui sorriso da fanciullo,
nonostante gli anni, ha lasciato un segno nella storia del secolo
scorso:
«Solo per oggi dedicherò dieci minuti
del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come
il cibo è necessario alla vita del corpo, così il silenzio e l'ascolto
sono necessari alla vita dell'anima [...]. Solo per oggi, compirò una
buona azione e non lo dirò a nessuno. Solo per oggi mi farò un
programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò. E mi guarderò
dai due malanni: la fretta e l'indecisione».3
Note
1 K. RAHNER,
Saggi di spiritualità,
Paoline, Roma 1969, 67.
2 H. HESSE,
Le stagioni della vita,
Mondadori, Milano 1985, 76.
3
http://www.romaexplorer.it/divertimento-online/poesie/poesia_vita.htm
Antonietta Augruso
Docente di Religione
Via Eurialo, 91 - 00181 Roma
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