n. 7
luglio/agosto 2009

 

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Un riposo che onori il nome di Dio

   

 

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Ricerche americane e italiane hanno rilevato che, da quindici anni a questa parte, tra quanti lavorano, c'è la tendenza a mettere al primo posto, tra le richieste, non più il denaro o i benefit di varia natura - servizi, sussidi, facilitazioni -, ma il tempo libero, quasi si fossero resi conto che, se è vero che per vivere occorre lavorare, non è più vita quella totalmente assorbita dal lavoro. Chiedere tempo libero e non più solo denaro e benefit è un modo per recuperare l’umano e non soccombere a quella debolezza emotiva in cui uno non solo non è più in grado di riconoscere l’altro, ma alla fine neppure se stesso.

Se riusciremo a rivendicare tempo libero potremo riconsegnare una speranza all'uomo nell'età della tecnica che, col suo sguardo guidato solo dalla più fredda razionalità, fatica a distinguere una persona da una macchina. Il fenomeno del tempo libero è forse uno dei più grandi segni rivoluzionari della modernità, in continua crescita quantitativa, ma anche continuamente manipolato dai miti del divertimento, dello spettacolo, del viaggiare… Con evidenti esiti spesso disumanizzanti: si pensi ad esempio al mito del turismo esotico e dispendioso, al fanatismo violento che spesso accompagna gli sport negli stadi, allo spreco e al degrado di risorse della natura, alle molteplici forme d’inquinamento che avvelenano la vita.

Nell’ambito del tempo libero sono in gioco elementi fondamentali non solo del tempo, ma anche dell’identità cristiana: come la memoria e la speranza, la festa e la contemplazione, l’espressività corporea e i valori morali, l’ospitalità e il pellegrinare, la celebrazione rituale e quella spontanea, l’incontro fra culture e popoli.

Il tempo libero non è tempo da «ammazzare», da «perdere», da «consumare», da «capitalizzare», ma da progettare, liberandolo dall'ansia, dalla frenesia e dalla banalità. È un tempo da crearci per lo spirito, per ritemprarci in profondità: questo è il tempo libero che noi qui intendiamo. Non possiamo però illuderci: questa dimensione spirituale non si prenota come una stanza con «vista mare». Presuppone che si possieda un minimo di abitudine all’ascolto dell’interiorità; si coltivi una libertà profonda che scardini antiche e nuove schiavitù; si custodisca la qualità dei rapporti interpersonali, svincolandoli dal tornaconto. Il tempo libero è allora l’occasione per ridestare la vita interiore mediante letture, silenzio, ascolto della creazione e delle creature, dialogo cordiale con il prossimo; è ancora un aiuto per rileggere se stessi e gli altri accanto a sé, con sguardo limpido che trasfigura le opacità che ogni giorno porta con sé, ridando al vissuto quotidiano il sapore della scoperta e la gioia della novità.

Questo è il nostro tempo libero: libero dal lavoro e libero per il Signore. Il cristiano sa che prendere le distanze da una vita frenetica è un dono da vivere nella gratitudine e nella vigilanza, cercando di farne un’azione di grazie in una vita che non ha tempo per essere vigili e grati. Più che realizzare chissà quali obiettivi, siamo chiamati a dedicare un periodo più o meno lungo per la ricerca del Signore, anzi, più semplicemente,per il suo ascolto. Godere di questo tempo e farlo liberamente fruttare è un’arte difficile: richiede lunga disciplina e continua difesa da molteplici nemici. Un primo antagonista è il lavoro: le vacanze talvolta costituiscono – soprattutto per le religiose - un lavoro aggiuntivo, diverso, ma sempre lavoro. Invece va ricercato un tempo libero da tutto e da tutti; tutto per noi, e tutto per il Signore, cui appartengono tutti i giorni e gli anni della nostra vita.

Un altro nemico del tempo libero è la fretta. In questo caso esso va difeso non solo dall’invadenza delle ore lavorative, ma anche dal suo ritmo: la frenesia che si è imparata sul lavoro spesso si prolunga nel tempo di riposo e lo droga, se non l’uccide. Per gioire della libertà dei figli di Dio e di una vacanza che sia tale, è necessario non solo un progetto, un programma minimo, ma anche sfatare il luogo comune contrassegnato dal detto: «Non ho tempo». Al riguardo, quanto mai suggestivo risuona il messaggio dell’Antica ballata irlandese in cui l'anonimo autore dice: «Trova il tempo di riflettere, è la fonte della forza.

Trova il tempo di giocare, è il segreto della giovinezza. Trova il tempo di leggere, è la base del sapere. Trova il tempo d’essere gentile, è la strada della felicità. Trova il tempo di sognare, è il sentiero che porta alle stelle. Trova il tempo di amare, è la vera gioia di vivere. Trova il tempo d’essere contento, è la musica dell’anima». La ballata invita a non farsi regolare dal chronos - il tempo segnato dagli orologi – ma a lasciarsi portare dal kairos, il tempo colmo di atti e parole, di emozioni e passioni, di pensieri e scelte; dal tempo trascorso nella riflessione, gioco, studio, generosità, sogni, amore, preghiera.

Il magistero dei Papi non è rimasto indifferente di fronte al dilatarsi del fenomeno del tempo libero e alla sua incidenza a livello di mentalità e costume. Di Paolo VI richiamiamo il breve discorso pronunciato domenica 25 luglio 1965 da Castelgandolfo, prima della recita dell’Angelus: «Ancora una volta - disse il Papa – esprimeremo il voto che questo periodo sia veramente ristoratore delle forze fisiche.

La vita moderna è per tutti così impegnata che ha bisogno di queste ore di distensione per le forze fisiche, ma anche per le forze spirituali. Profittatene davvero per raccogliere un po’ lo spirito e dare anche all'anima il ristoro di cui ha bisogno [...]. Date pure all'incontro con altre persone qualche momento di buona conversazione, specialmente con quelle domestiche: le famiglie si ritrovano forse separate durante l'anno dagli impegni che ciascuno deve osservare con orari così stringenti. Concedetevi momenti di pace domestica e poi anche incontri con gli amici, con i gruppi affini ai quali siete vincolati. Date davvero questa distensione della buona amicizia».

Anche per Giovanni Paolo II le ferie sono occasione per riscoprire la vicinanza di Dio nel silenzio e nel contatto con la natura. Il 15 agosto 1979, da Castelgandolfo, dedica per la prima volta qualche parola alle vacanze. «Un pensiero beneaugurante - disse - rivolgo a quanti trascorrono, in meritato riposo, il tradizionale periodo di ferie di questi giorni di agosto, detto appunto ferragosto. Auguro di cuore che questa vacanza dalle quotidiane assillanti preoccupazioni del lavoro sia per tutti occasione quanto mai propizia per essere più a contatto con la natura, scrigno delle ineffabili bellezze di Dio creatore, e generosa dispensatrice, al mare o ai monti, di ritemprato benessere fisico. Ma soprattutto mi è caro auspicare che alle rinnovate energie del corpo sia strettamente congiunto l'arricchimento dello spirito, che, dalla contemplazione di tante meraviglie, più facilmente può unirsi a Colui che ne è la fonte e il principio increato».

 Il 20 luglio del 1980, sempre da Castelgandolfo, rivolgendosi in particolare ai giovani, disse: «Il riposo significa lasciare le occupazioni quotidiane, staccarsi dalle normali fatiche del giorno, della settimana e dell'anno. […]. È importante che il riposo sia riempito con l'incontro: con la natura, con le montagne, con il mare e con le foreste. L'uomo, a contatto sapiente con la natura, ricupera la quiete e si calma interiormente. Bisogna tuttavia che il riposo sia riempito anche con l'incontro con Cristo, con Dio. Ciò significa aprire la vista interiore dell'anima alla sua presenza nel mondo, aprire l'udito interiore alla Parola della sua verità».

Dalla sua ultima vacanza estiva in Valle d’Aosta, a Les Combes, Giovanni Paolo II domenica 11 luglio 2004 parla ancora delle vacanze: «In questa oasi di quiete, di fronte al meraviglioso spettacolo della natura, si sperimenta facilmente quanto proficuo sia il silenzio, un bene oggi sempre più raro. Le molteplici opportunità di relazione e d’informazione che offre la società moderna rischiano talora di togliere spazio al raccoglimento, sino a rendere le persone incapaci di riflettere e di pregare. In realtà, solo nel silenzio l’uomo riesce ad ascoltare nell’intimo della coscienza la voce di Dio, che veramente lo rende libero. E le vacanze possono aiutare a riscoprire e coltivare questa indispensabile dimensione interiore dell’esistenza umana».

Domenica 17 luglio 2005 Benedetto XVI trovandosi in vacanza a Le Combes (Valle d'Aosta), spiega il significato delle ferie estive: «Questa pausa estiva è un dono di Dio davvero provvidenziale, dopo i primi mesi dell'esigente servizio pastorale che la Provvidenza divina mi ha affidato. […]. Nel mondo in cui viviamo, diventa quasi una necessità potersi ritemprare nel corpo e nello spirito, specialmente per chi abita in città, dove le condizioni di vita, spesso frenetiche, lasciano poco spazio al silenzio, alla riflessione e al distensivo contatto con la natura. Le vacanze sono, inoltre, giorni nei quali ci si può dedicare più a lungo alla preghiera, alla lettura e alla meditazione sui significati profondi della vita, nel contesto sereno della propria famiglia e dei propri cari.

Il tempo delle vacanze offre opportunità uniche di sosta davanti agli spettacoli suggestivi della natura, meraviglioso "libro" alla portata di tutti, grandi e piccini. A contatto con la natura, la persona ritrova la sua giusta dimensione, si riscopre creatura, piccola ma al tempo stesso

unica, “capace di Dio” perché interiormente aperta all'Infinito. Sospinta dalla domanda di senso che le urge nel cuore, essa percepisce nel mondo circostante l'impronta della bontà, della bellezza e della provvidenza divina e quasi naturalmente si apre alla lode e alla preghiera.

Recitando insieme l'Angelus da questa amena località alpina, chiediamo alla Vergine Maria di insegnarci il segreto del silenzio che si fa lode, del raccoglimento che dispone alla meditazione, dell'amore per la natura che fiorisce in ringraziamento a Dio. Potremo così più facilmente accogliere nel cuore la luce della Verità e praticarla nella libertà e nell'amore».

E il tempo libero delle religiose? Come ogni cristiano, anche la religiosa necessita di riposo, silenzio, solitudine, preghiera, contemplazione, stupore. In breve, di coltivare il mondo interiore. Le vacanze per le religiose potrebbero essere un periodo in cui: - riscoprire la propria umanità e perseguire la pace e la serenità interiore; - avere uno sguardo nuovo sulle abitudini, buone e cattive, assunte nei rapporti con le sorelle, con gli altri, con la realtà circostante; - apprendere l’arte di una compassione e solidarietà più quotidiane, attente al “prossimo” che ci sta accanto e che magari infastidisce, e non al “bisognoso” ideale che resta sempre lontano da noi; - abitare la “compagnia” degli uomini in amicizia, che si nutre innanzitutto di interiorità, di vita dello Spirito in noi; - riscoprire il gusto della preghiera nel silenzio di una chiesa o di fronte alle meraviglie del creato, sedendosi a guardare e ascoltare: ascoltare prima di guardare, perché la bellezza si ascolta ancor prima di guardarla.

 In tal modo le cose e le persone diventano una presenza e si accende la possibilità di comunione; - tralasciare le troppe parole di cui riempiamo le nostre giornate e riaccostarci alla sempre nuova parola di Dio che ci rivolge la Scrittura; - riscoprire la ricchezza del dialogo fraterno e misurarsi su quello che si è anziché su quello che si fa o si possiede; avere la gioia e il gusto per la lettura come benessere.

Amiche lettrici e cari lettori sono passati appena tre mesi dallo svolgimento dei lavori della 56a Assemblea Nazionale delle Superiore generali e provinciali, riunite a Roma presso la Pontificia Università Urbaniana dal 15 al 17 aprile 2009, per riflettere, pregare e confrontarsi su un tema di viva attualità: «Quale profezia della vita religiosa oggi in ascolto della Parola». Con soddisfazione e gioia la nostra rivista Consacrazione e Servizio si fa portavoce della arricchente esperienza di quei giorni, mettendo a disposizione delle Superiore Maggiori, delle religiose che non vi hanno partecipato e dei numerosi lettori della rivista, i contributi dei qualificati relatori e relatrici. Attraverso l’apporto delle varie voci viene messo a fuoco il compito profetico della vita religiosa nell’oggi della Chiesa e della società.

Questo fascicolo doppio di Consacrazione e Servizio, relativo ai mesi di luglio-agosto, oltre a raccogliere gli Atti dell’Assemblea, promossa dalla Presidenza dell’USMI, conserva pure le altre rubriche. Il fascicolo si apre con la nuova rubrica: «Anno Sacerdotale». L’intervista di Paola Bignardi dà la parola a mons. Francesco Lambiasi, indicato come «una delle voci più autorevoli per parlare del significato di questo anno e per riflettere sulla condizione del prete nella Chiesa e nel mondo di oggi».

Continuano le rubriche: «L’uomo nascosto in fondo al cuore», a cura della prof.ssa Antonietta Augruso che si sofferma su un argomento dal titolo suggestivo: «Cuore femminile»; e l’altra: «Orizzonti», che arricchisce il fascicolo con due contributi sulla prossima assemblea del sinodo dell’Africa.

Oltre alle consuete esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e le segnalazioni di libri (Luciagnese Cedrone), la rubrica: «Sorelle in libreria», affidata alla teologa Cettina Militello, presenta il romanzo: «La stanza del cuore» dello scrittore Luciano Marigo.

Il periodo estivo è un’occasione in più per riflettere sui temi qui presentati, che riguardano direttamente la nostra vita consacrata.

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it