 |
 |
 |
 |
Ricerche
americane e italiane hanno rilevato che, da quindici anni a questa parte, tra
quanti lavorano, c'è la tendenza a mettere al primo posto, tra le richieste, non
più il denaro o i benefit di varia natura - servizi, sussidi, facilitazioni -,
ma il tempo libero, quasi si fossero resi conto che, se è vero che per vivere
occorre lavorare, non è più vita quella totalmente assorbita dal lavoro.
Chiedere tempo libero e non più solo denaro e benefit è un modo per recuperare
l’umano e non soccombere a quella debolezza emotiva in cui uno non solo non è
più in grado di riconoscere l’altro, ma alla fine neppure se stesso.
Se riusciremo a rivendicare
tempo libero potremo riconsegnare una speranza all'uomo nell'età della tecnica
che, col suo sguardo guidato solo dalla più fredda razionalità, fatica a
distinguere una persona da una macchina. Il fenomeno del tempo libero è forse
uno dei più grandi segni rivoluzionari della modernità, in continua crescita
quantitativa, ma anche continuamente manipolato dai miti del divertimento, dello
spettacolo, del viaggiare… Con evidenti esiti spesso disumanizzanti: si pensi ad
esempio al mito del turismo esotico e dispendioso, al fanatismo violento che
spesso accompagna gli sport negli stadi, allo spreco e al degrado di risorse
della natura, alle molteplici forme d’inquinamento che avvelenano la vita.
Nell’ambito del tempo libero
sono in gioco elementi fondamentali non solo del tempo, ma anche dell’identità
cristiana: come la memoria e la speranza, la festa e la contemplazione,
l’espressività corporea e i valori morali, l’ospitalità e il pellegrinare, la
celebrazione rituale e quella spontanea, l’incontro fra culture e popoli.
Il tempo libero non è tempo da
«ammazzare», da «perdere», da «consumare», da «capitalizzare», ma da progettare,
liberandolo dall'ansia, dalla frenesia e dalla banalità. È un tempo da crearci
per lo spirito, per ritemprarci in profondità: questo è il tempo libero che noi
qui intendiamo. Non possiamo però illuderci: questa dimensione spirituale non si
prenota come una stanza con «vista mare». Presuppone che si possieda un minimo
di abitudine all’ascolto dell’interiorità; si coltivi una libertà profonda che
scardini antiche e nuove schiavitù; si custodisca la qualità dei rapporti
interpersonali, svincolandoli dal tornaconto. Il tempo libero è allora
l’occasione per ridestare la vita interiore mediante letture, silenzio, ascolto
della creazione e delle creature, dialogo cordiale con il prossimo; è ancora un
aiuto per rileggere se stessi e gli altri accanto a sé, con sguardo limpido che
trasfigura le opacità che ogni giorno porta con sé, ridando al vissuto
quotidiano il sapore della scoperta e la gioia della novità.
Questo è il nostro tempo
libero: libero dal lavoro e libero per il Signore. Il cristiano sa che prendere
le distanze da una vita frenetica è un dono da vivere nella gratitudine e nella
vigilanza, cercando di farne un’azione di grazie in una vita che non ha tempo
per essere vigili e grati. Più che realizzare chissà quali obiettivi, siamo
chiamati a dedicare un periodo più o meno lungo per la ricerca del Signore,
anzi, più semplicemente,per il suo ascolto. Godere di questo tempo e farlo
liberamente fruttare è un’arte difficile: richiede lunga disciplina e continua
difesa da molteplici nemici. Un primo antagonista è il lavoro: le vacanze
talvolta costituiscono – soprattutto per le religiose - un lavoro aggiuntivo,
diverso, ma sempre lavoro. Invece va ricercato un tempo libero da tutto e da
tutti; tutto per noi, e tutto per il Signore, cui appartengono tutti i giorni e
gli anni della nostra vita.
Un altro nemico del tempo
libero è la fretta. In questo caso esso va difeso non solo dall’invadenza delle
ore lavorative, ma anche dal suo ritmo: la frenesia che si è imparata sul lavoro
spesso si prolunga nel tempo di riposo e lo droga, se non l’uccide. Per gioire
della libertà dei figli di Dio e di una vacanza che sia tale, è necessario non
solo un progetto, un programma minimo, ma anche sfatare il luogo comune
contrassegnato dal detto: «Non ho tempo». Al riguardo, quanto mai suggestivo
risuona il messaggio dell’Antica
ballata irlandese in
cui l'anonimo autore dice: «Trova il tempo di riflettere, è la fonte della
forza.
Trova il tempo di giocare, è
il segreto della giovinezza. Trova il tempo di leggere, è la base del sapere.
Trova il tempo d’essere gentile, è la strada della felicità. Trova il tempo di
sognare, è il sentiero che porta alle stelle. Trova il tempo di amare, è la vera
gioia di vivere. Trova il tempo d’essere contento, è la musica dell’anima». La
ballata
invita a non farsi regolare dal
chronos
- il tempo segnato dagli
orologi – ma a lasciarsi portare dal
kairos,
il tempo colmo di atti e parole, di emozioni e passioni, di pensieri e scelte;
dal tempo trascorso nella riflessione, gioco, studio, generosità, sogni, amore,
preghiera.
Il magistero dei Papi non è
rimasto indifferente di fronte al dilatarsi del fenomeno del tempo libero e alla
sua incidenza a livello di mentalità e costume. Di Paolo VI richiamiamo il breve
discorso pronunciato domenica 25 luglio 1965 da Castelgandolfo, prima della
recita dell’Angelus:
«Ancora una volta - disse il Papa – esprimeremo il voto che questo periodo sia
veramente ristoratore delle forze fisiche.
La vita moderna è per tutti
così impegnata che ha bisogno di queste ore di distensione per le forze fisiche,
ma anche per le forze spirituali. Profittatene davvero per raccogliere un po’ lo
spirito e dare anche all'anima il ristoro di cui ha bisogno [...]. Date pure
all'incontro con altre persone qualche momento di buona conversazione,
specialmente con quelle domestiche: le famiglie si ritrovano forse separate
durante l'anno dagli impegni che ciascuno deve osservare con orari così
stringenti. Concedetevi momenti di pace domestica e poi anche incontri con gli
amici, con i gruppi affini ai quali siete vincolati. Date davvero questa
distensione della buona amicizia».
Anche per Giovanni Paolo II
le ferie sono occasione per riscoprire la vicinanza di Dio nel silenzio e nel
contatto con la natura. Il 15 agosto 1979, da Castelgandolfo, dedica per la
prima volta qualche parola alle vacanze. «Un pensiero beneaugurante - disse -
rivolgo a quanti trascorrono, in meritato riposo, il tradizionale periodo di
ferie di questi giorni di agosto, detto appunto ferragosto. Auguro di cuore che
questa vacanza dalle quotidiane assillanti preoccupazioni del lavoro sia per
tutti occasione quanto mai propizia per essere più a contatto con la natura,
scrigno delle ineffabili bellezze di Dio creatore, e generosa dispensatrice, al
mare o ai monti, di ritemprato benessere fisico. Ma soprattutto mi è caro
auspicare che alle rinnovate energie del corpo sia strettamente congiunto
l'arricchimento dello spirito, che, dalla contemplazione di tante meraviglie,
più facilmente può unirsi a Colui che ne è la fonte e il principio increato».
Il 20 luglio del 1980,
sempre da Castelgandolfo, rivolgendosi in particolare ai giovani, disse: «Il
riposo significa lasciare le occupazioni quotidiane, staccarsi dalle normali
fatiche del giorno, della settimana e dell'anno. […]. È importante che il riposo
sia riempito con l'incontro: con la natura, con le montagne, con il mare e con
le foreste. L'uomo, a contatto sapiente con la natura, ricupera la quiete e si
calma interiormente. Bisogna tuttavia che il riposo sia riempito anche con
l'incontro con Cristo, con Dio. Ciò significa aprire la vista interiore
dell'anima alla sua presenza nel mondo, aprire l'udito interiore alla Parola
della sua verità».
Dalla sua ultima vacanza
estiva in Valle d’Aosta, a Les Combes, Giovanni Paolo II domenica 11 luglio 2004
parla ancora delle vacanze: «In questa oasi di quiete, di fronte al meraviglioso
spettacolo della natura, si sperimenta facilmente quanto proficuo sia il
silenzio, un bene oggi sempre più raro. Le molteplici opportunità di relazione e
d’informazione che offre la società moderna rischiano talora di togliere spazio
al raccoglimento, sino a rendere le persone incapaci di riflettere e di pregare.
In realtà, solo nel silenzio l’uomo riesce ad ascoltare nell’intimo della
coscienza la voce di Dio, che veramente lo rende libero. E le vacanze possono
aiutare a riscoprire e coltivare questa indispensabile dimensione interiore
dell’esistenza umana».
Domenica 17 luglio 2005
Benedetto XVI trovandosi in vacanza a Le Combes (Valle d'Aosta), spiega il
significato delle ferie estive: «Questa pausa estiva è un dono di Dio davvero
provvidenziale, dopo i primi mesi dell'esigente servizio pastorale che la
Provvidenza divina mi ha affidato. […]. Nel mondo in cui viviamo, diventa quasi
una necessità potersi ritemprare nel corpo e nello spirito, specialmente per chi
abita in città, dove le condizioni di vita, spesso frenetiche, lasciano poco
spazio al silenzio, alla riflessione e al distensivo contatto con la natura. Le
vacanze sono, inoltre, giorni nei quali ci si può dedicare più a lungo alla
preghiera, alla lettura e alla meditazione sui significati profondi della vita,
nel contesto sereno della propria famiglia e dei propri cari.
Il tempo delle vacanze offre
opportunità uniche di sosta davanti agli spettacoli suggestivi della natura,
meraviglioso "libro" alla portata di tutti, grandi e piccini. A contatto con la
natura, la persona ritrova la sua giusta dimensione, si riscopre creatura,
piccola ma al tempo stesso
unica, “capace di Dio” perché
interiormente aperta all'Infinito. Sospinta dalla domanda di senso che le urge
nel cuore, essa percepisce nel mondo circostante l'impronta della bontà, della
bellezza e della provvidenza divina e quasi naturalmente si apre alla lode e
alla preghiera.
Recitando insieme l'Angelus
da questa amena
località alpina, chiediamo alla Vergine Maria di insegnarci il segreto del
silenzio che si fa lode, del raccoglimento che dispone alla meditazione,
dell'amore per la natura che fiorisce in ringraziamento a Dio. Potremo così più
facilmente accogliere nel cuore la luce della Verità e praticarla nella libertà
e nell'amore».
E il tempo libero delle
religiose? Come ogni cristiano, anche la religiosa necessita di riposo,
silenzio, solitudine, preghiera, contemplazione, stupore. In breve, di coltivare
il mondo interiore. Le vacanze per le religiose potrebbero essere un periodo in
cui: - riscoprire la propria umanità e perseguire la pace e la serenità
interiore; - avere uno sguardo nuovo sulle abitudini, buone e cattive, assunte
nei rapporti con le sorelle, con gli altri, con la realtà circostante; -
apprendere l’arte di una compassione e solidarietà più quotidiane, attente al
“prossimo” che ci sta accanto e che magari infastidisce, e non al “bisognoso”
ideale che resta sempre lontano da noi; - abitare la “compagnia” degli uomini in
amicizia, che si nutre innanzitutto di interiorità, di vita dello Spirito in
noi; - riscoprire il gusto della preghiera nel silenzio di una chiesa o di
fronte alle meraviglie del creato, sedendosi a guardare e ascoltare: ascoltare
prima di guardare, perché la bellezza si ascolta ancor prima di guardarla.
In tal modo le cose e le
persone diventano una presenza e si accende la possibilità di comunione; -
tralasciare le troppe parole di cui riempiamo le nostre giornate e riaccostarci
alla sempre nuova parola di Dio che ci rivolge la Scrittura; - riscoprire la
ricchezza del dialogo fraterno e misurarsi su quello che si è anziché su quello
che si fa o si possiede; avere la gioia e il gusto per la lettura come
benessere.
Amiche lettrici e cari
lettori sono passati appena tre mesi dallo svolgimento dei lavori della 56a
Assemblea Nazionale delle Superiore generali e provinciali, riunite a Roma
presso la Pontificia Università Urbaniana dal 15 al 17 aprile 2009, per
riflettere, pregare e confrontarsi su un tema di viva attualità: «Quale profezia
della vita religiosa oggi in ascolto della Parola». Con soddisfazione e gioia la
nostra rivista
Consacrazione e Servizio
si fa portavoce della
arricchente esperienza di quei giorni, mettendo a disposizione delle Superiore
Maggiori, delle religiose che non vi hanno partecipato e dei numerosi lettori
della rivista, i contributi dei qualificati relatori e relatrici. Attraverso
l’apporto delle varie voci viene messo a fuoco il compito profetico della vita
religiosa nell’oggi della Chiesa e della società.
Questo fascicolo doppio di
Consacrazione e
Servizio, relativo ai
mesi di luglio-agosto, oltre a raccogliere gli Atti dell’Assemblea, promossa
dalla Presidenza dell’USMI, conserva pure le altre rubriche. Il fascicolo si
apre con la nuova rubrica:
«Anno Sacerdotale».
L’intervista di Paola Bignardi dà la parola a mons. Francesco Lambiasi, indicato
come «una delle voci più autorevoli per parlare del significato di questo anno e
per riflettere sulla condizione del prete nella Chiesa e nel mondo di oggi».
Continuano le rubriche:
«L’uomo nascosto in
fondo al cuore», a
cura della prof.ssa Antonietta Augruso che si sofferma su un argomento dal
titolo suggestivo: «Cuore femminile»; e l’altra: «Orizzonti»,
che arricchisce il fascicolo con due contributi sulla prossima assemblea del
sinodo dell’Africa.
Oltre alle consuete
esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e le segnalazioni di libri (Luciagnese
Cedrone), la rubrica:
«Sorelle in libreria»,
affidata alla teologa Cettina Militello, presenta il romanzo: «La stanza del
cuore» dello scrittore Luciano Marigo.
Il periodo estivo è
un’occasione in più per riflettere sui temi qui presentati, che riguardano
direttamente la nostra vita consacrata.
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
|