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Si
auspica un continente africano in cui vivano la riconciliazione, la giustizia e
la pace? Usiamo allora il metodo antico e sempre nuovo dell’Africa, cioè il
dialogo, il rispetto dell’opinione altrui, l’ascolto. Il trinomio sopra evocato
richiede la consapevolezza che esso passa attraverso la donna. Dice un noto
proverbio: «Educhi un uomo, educhi una persona. Educhi una donna ed educhi un
popolo». C’è chi dice che se c’è una Chiesa in Africa che ancora esiste e
resiste, è grazie alle donne, alle madri che hanno generato la vita e vogliono
che sia custodita. Al Sinodo per l’Africa, dunque, non poteva mancare la voce
femminile. Infatti è risuonata nell’aula sinodale il 9 ottobre, quando due
uditrici sono intervenute ponendo un accorato accento sulle numerose forme di
esclusione che ancora la donna in Africa patisce tanto a livello sociale che
ecclesiale.
Suor Felicia Harry Ola,
superiora generale delle suore missionarie di Nostra Signora degli Apostoli
(Ghana), così ha detto: «Collaborazione è la parola chiave nella ricerca di
riconciliazione, di pace e di giustizia da parte della Chiesa nell’Africa
attuale. Noi religiose d’Africa vorremmo vedere una maggior collaborazione fra
noi e le Autorità della Chiesa nello sforzo congiunto di portare il messaggio di
Cristo alla nostra gente. Collaborazione non soltanto quando le decisioni già
prese devono essere applicate, ma prima, cioè partecipando al processo
decisionale contribuendovi con il nostro “genio” femminile della dolcezza, della
tenerezza, della disponibilità all’ascolto e al servizio degli altri, in modo da
poter influire sulla vita delle parrocchie dove lavoriamo».
«Inoltre, ha continuato
suor Felicia - le religiose africane che insegnano il catechismo ai bambini,
decorano le chiese parrocchiali, puliscono, rammendano e cuciono vestiti,
vorrebbero far parte dei diversi consigli parrocchiali. Non vogliamo restare al
margine del corpo principale della parrocchia, vogliamo esserne parte
integrante. Non vogliamo accollarci le responsabilità del sacerdote che guida la
parrocchia, vogliamo solo essere considerate alla pari nella vigna del Signore;
vogliamo condividere la responsabilità della Chiesa nell’operare per la
riconciliazione, la pace e la giustizia nel nostro continente. Se la nostra
Chiesa in Africa spera nella riconciliazione, nella pace e nella giustizia per
il nostro continente, dobbiamo incominciare dall’interno. Come? Ecco alcuni
suggerimenti: nessun gruppo dovrebbe ritenersi superiore allo scopo di dominare
sugli altri; nella Chiesa africana dovrebbe operarsi un cambiamento di mentalità
verso le donne, specialmente le religiose; tutti dovrebbero convertirsi in cuor
loro».
E su questa lunghezza
d’onda si è inserita suor Pauline Odia Buksa, superiora generale delle Suore
“Ba-Maria”, Buta Uele (R.D. Congo). «La donna africana - ha detto - è emarginata
a tutti i livelli. È quasi esclusa dal processo globale dello sviluppo del
continente. È vittima degli usi e costumi ancestrali ed è lei, attualmente, a
portare il peso di tutti i conflitti armati che lacerano l’Africa e in
particolare la Repubblica Democratica del Congo. In questo momento, in cui la
Chiesa in Africa s’impegna a lavorare per la riconciliazione dei suoi figli e
delle sue figlie, la donna non può più essere ignorata. Ha un grande ruolo da
svolgere. Ai nostri giorni, il dinamismo e la determinazione delle donne a
provvedere alla sopravvivenza delle loro famiglie, a stare con i loro figli e a
educarli, è una risorsa da capitalizzare per il suo pieno coinvolgimento nel
processo della riconciliazione in vista della pace autentica».
«Pur riconoscendo gli
sforzi che già mettete in atto - ha continuato – a favore della dignità della
donna, noi, vostre madri e donne consacrate, chiediamo a voi, vescovi nostri
padri in questa Chiesa-Famiglia, di promuovere la dignità della donna
assicurandole gli spazi necessari perché possa sviluppare i propri talenti
all’interno delle strutture ecclesiali e sociali; promuovere le associazioni o
le ONG femminili che già lottano per la promozione della donna mediante
l’alfabetizzazione e l’educazione; riprendere e creare scuole della Chiesa
cattolica per assicurare ai giovani un’educazione ai valori cristiani, africani
e umani in grado di consolidare la struttura familiare; denunciare tutte le
violazioni di cui sono vittime le donne, i bambini e tutto il popolo e dire ad
alta voce agli autori di questa tragedia, a livello nazionale e internazionale,
la grave responsabilità che hanno davanti a Dio e davanti alla storia. E che
giustizia sia fatta».
Il 2 febbraio 2010 ricorre
la XIV Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Come viverla? Ecco un
suggerimento. Se il Sinodo è stato poco seguito dai grandi mezzi d'informazione,
sia italiani che stranieri, inclusi quelli africani, le religiose potrebbero
impegnarsi a conoscere la documentazione sinodale. In particolare ad
approfondire e riflettere sui testi che le riguardano. Si legga ad esempio il n.
21 del Messaggio
al Popolo
di Dio,
dove si evidenzia che l’Africa è terra di vocazioni consacrate: «L’Africa in
questi ultimi anni è divenuta pure un terreno fertile per numerose vocazioni:
sacerdoti, religiosi e religiose. Ringraziamo Dio per questa grande benedizione.
Cari uomini e donne di vita consacrata, vi siamo grati per la testimonianza
della vostra vita religiosa nei consigli evangelici di castità, povertà e
obbedienza, che spesso vi rendono profeti e modelli di riconciliazione,
giustizia e pace in circostanze di estrema pressione. Il Sinodo vi esorta a dare
la massima efficacia al vostro apostolato attraverso la comunione leale e
impegnata con la gerarchia locale. Il Sinodo si congratula specialmente con voi,
religiose, per la dedizione e lo zelo nel vostro apostolato nel campo della
sanità, dell’educazione e di altri aspetti dello sviluppo umano».
Oppure si approfondisca la
Propositio
n. 42 dedicata
alla vita consacrata. In essa vi leggiamo: «La Chiesa riconosce l’inestimabile
valore della
vita consacrata, forma particolare del discepolato di Cristo, che ricopre un
ruolo fondamentale nella sua vita e missione al servizio del regno di Dio. La
Chiesa in modo particolare apprezza la testimonianza della vita consacrata nella
vita di preghiera e nella vita di comunità, nell’istruzione, nella sanità, nella
promozione umana e nel servizio pastorale. Il ruolo profetico delle persone
consacrate deve essere accentuato nel processo di riconciliazione, giustizia e
pace, e nel fatto che spesso esse sono molto vicine alle vittime di oppressione,
repressione, discriminazione, violenza e sofferenze di ogni tipo. In stretta
collaborazione con il clero nel ministero pastorale, la dignità delle donne
nella vita consacrata e la loro identità e carisma religioso devono essere
protetti e promossi. I vescovi devono assistere i giovani istituti religiosi
verso l’autosostentamento. La Chiesa si aspetta molto dalla testimonianza delle
comunità religiose, caratterizzate da diversità razziali, regionali ed etniche.
Con la loro vita in comune esse proclamano che Dio non fa distinzioni tra
persone, e che siamo tutti suoi figli, membri della stessa famiglia, vivendo in
armonia pur nella diversità, e nella pace».
Amiche lettrici e cari
lettori, il secondo numero del 2010 di
Consacrazione e Servizio
che avete tra
mano si apre con la nuova rubrica:
«Figlie della promessa»,
affidata al biblista Tiziano Lorenzin, in sintonia
con il tema
annuale della Presidenza dell’USMI. Continua il cammino
di Abramo che
impara ad obbedire a Dio permettendogli di compiere
le sue promesse e
a perseverare nel percorso verso la libertà anche se rischiosa.
«Anno Sacerdotale»
e
«Orizzonti».
Nella prima rubrica Paola Bignardi intervista don Enrico Moggi, parroco della
parrocchia S. Giuseppe al Combonino in Cremona, che conosce i problemi umani e
sociali di una periferia in rapido cambiamento. La seconda rubrica arricchisce
il numero con tre contributi di genere diverso: il primo, di suor Emma Zordan,
delegata USMI della diocesi di Palestrina, fa memoria del suo appassionato
cammino spirituale a 50 anni dal primo «sì» totale a Dio tra le Adoratrici del
Sangue di Cristo. Un’avventura che continua e ci provoca a riflettere sulla
nostra vocazione in occasione della XIV Giornata Mondiale della Vita Consacrata
che si celebra proprio in questo mese di febbraio. Il secondo contributo, di
Maria Grazia Fasoli, docente a Roma alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum,
evidenzia una figura di donna eccezionale, Alda Merini, scomparsa il 1° novembre
2009. Quale voce originale della poesia italiana, il carisma poetico ha fornito
alla Merini lo spunto per parlare di fede, malattia, dolore, gioia… Il terzo
contributo, di suor Eleonora Putortì, presenta la sintesi del XXXV Convegno di
studio svoltosi presso l’Università Urbaniana a Roma, programmato dal
Claretianum nei quattro pomeriggi dal 15 al 18 dicembre 2009, su un tema di viva
attualità: «Economia e vita consacrata a confronto».
Una parola particolare per
il «Dossier».
Sotto l’espressione: «Africa, alzati e cammina!», che riprende il titolo del
Messaggio al
popolo di Dio del
Sinodo per l’Africa ( 4 - 25 ottobre 2009), sono raccolti quattro studi
sull’importante assise svoltasi in Vaticano. Dapprima presentati presso la sede
nazionale dell’USMI a Roma, la domenica del 22 novembre, in un incontro a più
voci programmato dal Centro Studi, ora sono offerti alle nostre lettrici e
lettori per un coinvolgimento più ampio su un avvenimento sul quale c’è ancora
molto da conoscere, riflettere e approfondire. Anche il presente Editoriale si
pone su questa linea. Oltre alle consuete esplorazioni sui film e le
segnalazioni di libri, va segnalata la nuova rubrica:
«Facce di preti»,
affidata alla teologa Cettina Militello, che rilegge in maniera critica i
romanzi classici sui preti. Dopo il celebre
Diario di un curato di
campagna del
romanziere Georges Bernanos, nel presente fascicolo viene presentato Don
Camillo
dello scrittore Giovanni
Guareschi.
Ringraziamo di cuore i
nostri abbonati vecchi e nuovi. Quest’ultimi di giorno in giorno si affiancano
nel nostro cammino e ci incoraggiano a proseguire in una seria formazione
continua.
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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