Si contano a migliaia i quotidiani in formato digitale presenti su
Internet. Ogni giorno sono scrupolosamente aggiornati e offrono ai loro
lettori/naviganti informazione e formazione a seconda della tipologia
alla quale appartengono. Un quotidiano digitale potrebbe essere la
versione su web del parallelo cartaceo oppure potrebbe essere nato solo
per il web e lo si può consultare solo online con la possibilità
di stampare una schermata o una singola notizia che interessa. Il fatto
di poter “andare sul web” ha fatto spazio anche alle piccole testate
giornalistiche che riescono così a competere con le grandi testate (il
cosiddetto broadcast journalism) per farsi conoscere e apprezzare
da un grande numero di lettori/naviganti. Ricordiamolo anche a nostro
uso.
Incuriosire il lettore
I giornali online sono molto simili ai giornali cartacei
perché ambedue le tipologie presentano livelli. Ci spieghiamo: per un
singolo articolo, a cominciare dall’alto, possiamo trovare un
occhiello che anticipa l’argomento; il titolo vero e proprio
di dimensione varia ed esteso su una o più colonne; un sommarietto
che presenta, in forma più ampia di quanto faccia l’occhiello, i
contenuti fondamentali dell’articolo; ci può essere anche un
catenaccio tra il sommarietto e l’articolo vero e proprio, che serve
ad attirare l’attenzione su particolari contenuti dell’articolo.
Perché, sia nel giornale cartaceo sia in quello digitale, i titoli
sono così stratificati? In primo luogo, per consentire a chi ha poco
tempo di rendersi conto delle notizie importanti e di quelle meno e di
farsi un’idea rapida dei contenuti; poi per caricare l’informazione di
allusioni orientando in un certo modo l’interpretazione della notizia;
infine per incuriosire il lettore, quando si fa credere sicura una
notizia che nel corso dell’articolo viene poi smentita. Un esempio
chiaro è il titolo apparso su un’intervista fatta a monsignor Fiorenzo
Facchini, illustre paleoantropologo, seguace della teoria evolutiva e in
perfetta armonia con il pensiero della Chiesa, da Il Sole 24 ore
del 1° giugno 2008: «Il sacerdote darwinista». Ebbene, il titolo scuote,
incuriosisce, fa reagire, mentre il contenuto è della più schietta
ortodossia.
La grande, straordinaria differenza fra un quotidiano cartaceo e
uno digitale sta tutta nell’interattività, ovvero nella possibilità di
avere a disposizione, dopo un semplice clic del mouse, centinaia di
fotografie, video e audio che corredano le singole notizie, che fanno
spaziare sui luoghi dove sono accaduti i fatti e che presentano commenti
e interviste. Non solo. L’altra grande differenza sta nel coinvolgimento
diretto del lettore che può partecipare a dibattiti, inserirsi in un
Forum, arricchire una particolare sezione del quotidiano con fotografie
e video che egli stesso ha scattato e girato e crearsi un link al
proprio blog o trasmettere immediatamente una notizia interessante al
suo social network di amici.
Un’altra differenza ci sarebbe anche sul piano del testo: la
scrittura per il web è sostanzialmente diversa dalla scrittura per il
cartaceo. I testi per il web sono brevi, il periodo fa largo uso della
punteggiatura, ha pochi aggettivi e avverbi e si presenta, molte volte,
sotto forma di liste per consentire al lettore/navigante di scegliere
cosa leggere. Quest’ultimo punto fa cogliere al volo l’essenziale di un
articolo quando si ha poco tempo per leggerlo. A questo riguardo, le
scuole di giornalismo abituano i loro studenti a scrivere la stessa
notizia sia per la carta sia per il web perché si tratta di due supporti
di comunicazione con caratteristiche diverse e con modalità di fruizione
diverse. Ciò che è unico e tipico del giornalismo online è la
possibilità di andare “lontano” e “altrove”, per la presenza di numerosi
link di solito presenti sulla testata. E di link in link, ci si può
trovare dove non si voleva arrivare, non solo, ma ci si può accorgere
con tristezza di aver bruciato tempo prezioso che si sarebbe potuto
spendere nell’azione pastorale o in una costruttiva formazione continua.
Criteri per la scelta delle testate
Le testate online sono davvero molte. Per vedere quante sono
basta visitare il link http://www.onlinenewspapers.com/italy.htm. Vi si
trovano tutte le testate italiane regolarmente registrate presenti sul
web. Non manca nessuna all’appello.
Invece al link
http://www.onlinenewspapers.com/ si trovano le testate di
tutto il mondo, in tante lingue, suddivise per continenti, a loro volta
suddivise per zone che portano alle singole nazioni. Quello citato è un
sito ben organizzato e molto utile per operare confronti fra le testate
e le singole notizie.
http://www.newspapers.com/search.php?country=Italy è un altro
bel link che ci porta direttamente alle testate digitali italiane.
È opportuno, quando si vuol leggere una notizia senza commenti o
colori partitici, andare al sito delle Agenzie stampa. Il sito italiano
risponde all’indirizzo http://www.ansa.it, ma non brilla per
obiettività. Neanche il sito italiano dell’agenzia Reuters
(http://it.reuters.com/) è scevro da tendenze di colore. Le maggiori
agenzie internazionali sono la citata Reuters (http://www.reuters.com/),
la Associated Press
(http://www.ap.org/) e France Presse (http://www.afp.com//afpcom/fr),
per citare le maggiori, mentre il sito
http://www.mediatime.net/agencies.html offre link attivi che portano a
numerose agenzie giornalistiche e fotografiche.
Quali criteri adottare nella scelta delle testate? Quali
orientamenti potrebbero guidare la lettura comunitaria e personale? Un
criterio-guida potrebbe essere quello di decidersi per una stampa
online di qualità che si dichiara per la persona e si comporta
secondo quanto dichiarato, con il confronto di almeno una voce
alternativa per capire e pesare come la notizia viene vista da ottiche
diverse da quella abbracciata.
Un secondo criterio-guida ci chiede di scegliere una testata che si
interroga sui grandi eventi del mondo; un terzo che la testata vada
oltre la notizia e sia capace di confronto, di dialogo, di dialettica
rispettosa. Una comunità che discute di queste tematiche non dimentica
che Internet struttura, anche in noi, un nuovo modo di pensare per la
presenza di un numero sconfinato di informazioni che non si presentano
in formato lineare, ma a rete, che sono interattive, fluttuanti,
avvolgenti. Il modo “autonomo” che abbiamo di fruire della rete ci può
portare a rinforzare il senso di responsabilità affinandoci nella
formazione o a de-formarci perdendo la forma “buona” del Vangelo che
deve trasparire dai nostri pensieri, giudizi e vissuto.
Leggere e interpretare il quotidiano online
Ci rendiamo conto se ciò che leggiamo sono davvero notizie? Per
esserlo, devono possedere alcuni requisiti indispensabili: l’interesse
provocato in chi legge; l’eccezionalità del fatto; l’emozione che può
suscitare; la sua utilità; le sue conseguenze; l’importanza oggettiva
del fatto; la notorietà del protagonista. Le testate online, come
quelle cartacee, “scelgono” le notizie e le “raccontano”. Selezione e
narrazione sono inevitabilmente coerenti con la visione ideologica del
quotidiano. Ecco perché la comunità o il singolo consacrato che
s’informa quotidianamente da una sola fonte rischia di guardare la
realtà solo dal punto di vista della testata frequentata. È opportuno
confrontarsi con più testate e su Internet – ahimè – è sotto gli occhi
di tutti la superficialità di alcune testate, il vuoto e i pregiudizi
che trasmettono e l’invito al sincretismo che propongono.
Per giudicare con sapiente senso critico dovremmo procedere secondo
una griglia che considera, come primo momento, l’analisi della
cosiddetta “notiziabilità”, in altre parole, chiedersi: per quale motivo
viene riportata questa notizia? Su quali aspetti dell’avvenimento si
concentra il racconto? Va poi preso in considerazione il livello
sintattico e lessicale nonché la tecnica con la quale la notizia è stata
elaborata che risponde alle domande: come viene sviluppato il racconto?
Quanto influisce l’inizio dell’articolo (in gergo si chiama “attacco”)
sul suo sviluppo successivo? Quanti e quali punti di vista emergono nel
riferire la notizia? A che scopo viene riferita la notizia? Il terzo
momento ci fa chiedere cosa giustifica la collocazione della notizia o
dell’articolo all’interno del quotidiano online, mentre il quarto
livello riguarda il genere. Il “pezzo” infatti può essere un commento,
un’inchiesta, un’intervista o un reportage.
Più importante ancora è l’analisi del contenuto, fatta con
l’intento di scomporre il messaggio comunicativo per far emergere i
significati nascosti o simbolici che vengono veicolati. Tre sono le fasi
di un processo di analisi del contenuto: acquisizione del materiale,
ovvero “lettura” di tutte le informazioni disponibili; organizzazione,
elaborazione e sintesi delle informazioni; restituzione, cioè
comunicazione dei risultati in una nuova forma. Solo nell’impegno di
rielaborare il contenuto o restituzione, emerge quanto non è
immediatamente palese. Quest’operazione si chiama, in inglese,
content analysis e ha come obiettivo la scoperta del contesto di
riferimento dell’autore dell’articolo o dei suoi fondi mentali. Quante
scoperte si farebbero! Cimentiamoci.
Uscire dalla massa
I media in generale, e Internet in particolare, convivono con le
nostre scelte di vita che, in un’epoca caratterizzata dall’efficienza,
dal rendimento, dall’egocentrismo hanno bisogno di essere testimoniate
anche sul web. Come? Strutturando il sito web ufficiale della nostra
famiglia religiosa con una sezione giornalistica che brilli per qualità,
contenuto e ottica evangelica. Ci vuole grinta, voglia d’annuncio e
competenza professionale. Le prime due caratteristiche sono declinate
direttamente nel carisma di appartenenza, mentre della terza ci possiamo
appropriare con le letture dei testi giusti, con la pratica e con la
curiosità di visitare bei siti per imparare e poi arricchirle con
materiali multimediali e link. Il cardinale Carlo Maria Martini ne Il
lembo del mantello ci ricorda che anche «mediante gli strumenti
della massificazione dei messaggi è possibile una vera comunicazione
umanizzante e addirittura salvifica. È necessario favorire il processo
di “uscita dalla massa”, perché le persone, dallo stato di fruitori
anonimi dei messaggi e delle immagini massificate, entrino in un
rapporto personale come recettori dialoganti, vigilanti e attivi». I
mediatori, perché questo avvenga, potremmo essere noi. Perché no?
Caterina Cangià fma
Università LUMSA
Via Mauro Morrone, 25 - 00139 Roma
Per
saperne di più
C.
BALDI-R. ZARRIELLO, Penne digitali 2.0. Fare informazione online
nell’era del blog
e del
giornalismo diffuso,
Centro Documentazione Giornalistica, Roma 2008.
L.
LORENZETTI, Fare un giornale online, Audino, Roma 2005.
M.
PRATELLESI, New Journalism. Teorie e tecniche del giornalismo
multimediale,
Bruno
Mondadori, Milano 2008.