L'attuale
società complessa e globalizzata vive, da tempo, una graduale scomparsa
di certezze permanenti e la nostra umanità, sebbene a fatica, riconosce
le dimensioni provvisorie e contingenti della sua realtà e della sua
storia. A lungo l’età adulta è stata ritenuta quasi come la fase della
vita caratterizzata dall’assenza di crescita, in quanto età di maturità
raggiunta e definitiva. Nel contesto odierno è scomparsa l’idea
dell’adulto come soggetto definitivamente “cresciuto e compiuto”. Si è
aperto lo spazio per una sua nuova immagine contrassegnata
dall’evoluzione e dal continuo cambiamento.
La vita consacrata interagisce intensamente con le
situazioni storico-culturali della propria epoca che, secondo una
dinamica di reciprocità, influiscono anche su di essa. Pertanto
l’attuale contesto esistenziale interpella i suoi sistemi di formazione
iniziale e permanente, come risorse a cui attingere in modo innovativo,
per continuare ad essere segno evangelico di contraddizione e profezia
per la comunità dei credenti e per il mondo (cf VC 15). Ciò chiama in
causa il ruolo dei formatori e delle formatrici, il discernimento e la
lungimiranza dei superiori affinché agiscano con strategie formative
adeguate all’oggi, senza però svuotarle di contenuti e di significati
consolidati dalla stessa prassi formativa.1
Uno sguardo d’insieme
Come testimoniano i numerosi interventi del Magistero, la
formazione comporta essenzialmente un’adesione conformativa,
graduale e progressiva, di ogni dimensione della vita a Cristo. Se «la
formazione è un processo vitale attraverso il quale la persona si
converte al Verbo di Dio fin nelle profondità del suo essere» (VC 68),
essa dovrà assumere uno specifico carattere evolutivo e trasformativo;
esso, a sua volta, dovrà coinvolgere la persona nel profondo e nel
concreto dell’esistenza quotidiana, alla ricerca costante del senso di
ciò che si è e si fa, in sintonia con le trasformazioni e
gli sviluppi del contesto ecclesiale e socioculturale.
La formazione, dunque, deve condurre la persona a
un’adeguata e globale percezione della propria identità, nel triplice
rapporto con se stessa, con gli altri e con Dio, perché l’identità
personale affonda le radici nel carisma della Famiglia religiosa che si
è chiamati e impegnati ad esprimere con gioia e passione sulle strade
dell’umanità.
Formazione iniziale e
permanente
La formazione come itinerario di vita è un cammino di
maturazione che si snoda in una dinamica di conversione continua.
Compito urgente e delicato è dunque quello di mantenere vivo «un agire
interiore che deve essere coscientemente voluto, preparato e mantenuto
con cura e protratto per tutto l’arco della vita».2
E ciò per facilitare il cambiamento e promuovere, nella fedeltà
quotidiana, una risposta sempre più libera e matura, che trova nel
servizio agli altri la sua viva e autentica espressione. Per raggiungere
tale obiettivo la crescita vocazionale si articola nei periodi della
formazione iniziale e permanente secondo leggi e tappe
specifiche.
La formazione iniziale è un «processo evolutivo»
che passa per ogni grado della maturazione personale al quale «si deve
riservare uno spazio di tempo sufficientemente ampio». «Si tratta di un
itinerario di progressiva assimilazione dei sentimenti di Cristo verso
il Padre», che ha come «obiettivo centrale la preparazione della persona
alla totale consacrazione di sé a Dio nella sequela di Cristo, a
servizio della missione». Come tale, «deve abbracciare tutta la persona»
e facilitare «l’integrazione armonica dei vari aspetti» (cf VC 65).
Nella formazione iniziale vengono designate
diverse tappe: il pre-noviziato o postulantato, il noviziato, lo
juniorato. Queste fasi sono considerate in una linea di progressivo
sviluppo e approfondimento dei vari aspetti in cui si svolge il cammino
della vita di una persona verso la piena maturità, in quanto
consacrato/a. Le singole tappe, «nella loro funzione di “servizio alla
crescita integrale della persona e della sua vocazione”, insistono su
alcune componenti chiave, capaci di dinamizzare la vita interiore e la
donazione apostolica in quel particolare momento dell’esistenza».3
L’attenzione alla formazione permanente è
una necessità assoluta. Se il processo formativo consiste nel giungere
alla piena adesione a Cristo, non può che essere permanente e
coinvolgere tutta la persona. Infatti esso «non si riduce alla sua fase
iniziale, giacché, per i limiti umani, la persona consacrata non potrà
mai ritenere di aver completato la gestazione di quell’uomo nuovo che
sperimenta dentro di sé, in ogni circostanza della vita, gli stessi
sentimenti di Cristo» (VC 69).
Un’intera esistenza non è sufficiente per con-formare
la propria vita al Figlio di Dio. La formazione iniziale prepara
alla consacrazione, ma è la formazione permanente che forma il
consacrato perché il servizio apostolico, la vita comune divengano luogo
primario di formazione.
Una relazione concorde
L’assetto delle fasi formative dovrebbe essere integrale
e armonico nel succedersi del cammino di sviluppo della vocazione
religiosa, contrassegnato da quattro aspetti fondamentali: esperienza di
Dio, comunità, missione e studio. Si tratta di una relazione che dovrà
essere concorde, e avere alcuni tratti caratteristici.
Il primo è la continuità. Con la formazione
iniziale si pongono le fondamenta per vivere la vita consacrata in
pienezza, ma essa non esaurisce il processo formativo. «Deve, pertanto,
saldarsi con quella permanente, creando nel soggetto la disponibilità a
lasciarsi formare in ogni giorno della vita».4
Tra i due periodi vi è un rapporto di continuità, non di fotocopia o
discontinuità.
La formazione è ben riuscita quando la continuità
dell'esperienza consente una crescita effettiva, in termini di capacità
di acquisizione e assimilazione di nuove esperienze, di una migliore e
positiva interazione con Dio, con se stessi e con il mondo. È possibile
che lo sviluppo si arresti perché la continuità ha determinato
abitudini che bloccano, piuttosto che favorire nell’individuo il
conseguimento di nuove esperienze. Tutto ciò attiva la partecipazione e
la responsabilità di diversi protagonisti: la persona con quello che
nativamente porta in sé, l’impegno attivo e sapiente delle
mediazioni formative e soprattutto l’azione misteriosa di Dio che crea e
forma continuamente ogni creatura.
Il secondo è la circolarità. L’itinerario umano e
spirituale è stato spesso paragonato alla “salita sul monte”; per
compierla bisogna impegnarsi a salire, ma anche accamparsi a diverse
latitudini, acquisire nuove abilità, riposarsi prima di affrontare il
livello successivo. Ogni fase richiede rinnovate conoscenze ed energie.
Se ogni segmento della vita rappresenta qualcosa di nuovo, «ogni ora,
ogni giorno, ogni anno - come afferma Romano Guardini - sono vive fasi
della nostra esistenza concreta; ciascuna di esse accade una volta sola,
venendo a costituire, nella totalità dell’esistenza, una parte che non
si lascia scambiare con altre. In effetti, la tensione dell’esistenza e
il pungolo che dal profondo ci muove a viverla risiedono proprio nel
fatto che ogni fase della vita è nuova, e non era mai accaduta prima, ed
è unica, e poi passa per sempre».5
La circolarità stimola nuove domande e nuove risposte. La
realizzazione e il compimento della crescita vocazionale si attuano
proprio in questo continuo movimento circolare, paragonabile al
movimento di una spirale che, mentre avanza verso una meta
superiore, ritorna sui suoi passi e ritrova, ad un livello più alto di
maturazione, possibilità o rischi e compiti specifici che aveva già
incontrato e forse superato. Tutti i processi formativi e della vita in
genere sono a spirale; basti pensare l’anno liturgico, una spirale
virtuosa in cui è racchiuso l’itinerario di fede per il cammino dei
credenti.
L’ultima caratteristica è la progressività. La
relazione tra formazione iniziale e permanente è caratterizzata dalla
progressività del cammino in conformità con la natura umana, che si
esprime in passaggi concreti da noi detti tappe della vita e/o
tappe formative. È attraverso un’azione progressiva e graduale che
si effettua il processo lento di assimilazione dei valori e di
trasformazione dei sentimenti e dei comportamenti. Il tutto e subito
è dannoso a ogni livello, umano e spirituale. Il rapporto tra
formazione iniziale e permanente potrebbe paragonarsi ad un corso di
acqua, che, mentre procede, si ingrossa, per la pioggia, per il disgelo
dei ghiacciai, per le varie piccole sorgenti sviluppando energia,
dinamismo per se stessi e per gli altri.
Nella maggior parte degli Istituti di vita consacrata si
va riconoscendo con sempre maggior chiarezza e convinzione l’urgenza
della pianificazione di una formazione che favorisca la continuità e la
gradualità. E che sia sempre più condivisa.
Considerazione conclusiva
Non va dimenticato che la formazione, sia iniziale che
permanente, oggi deve tenere conto della cultura digitale. Essa incide
in modo suadente, soprattutto sui giovani, e ha un peso e un valore
sull’esperienza della vita quotidiana. Non può mancare la formazione
all’uso responsabile dei media, che non sono soltanto dispositivi in
mano all’utente e/o canali di informazione, bensì un nuovo ambiente che
permea e avvolge la vita delle persone, indipendentemente dal consumo
che se ne fa. Pertanto si rende indispensabile, anche per i consacrati,
la formazione a un corretto e critico utilizzo delle nuove tecnologie,
per imparare a distillare ciò che si può apprendere o immettere nella
Rete, divenendo addirittura «apostoli digitali».6
Il compito di distillare implica la capacità di discernimento, un
esercizio che si snoda lungo tutto l’arco della vita, il saper
distinguere tra le molte vie e l’ampia costellazione di scelte, sia nel
mondo on line che off line, quelle che portano al bene,
alla verità fino a raggiungere la meta: «Crescere fino alla pienezza di
Cristo» (Ef 4,13).
Il progetto formativo rappresenta una strategia
fondamentale, una progressiva e graduale maturazione umana, spirituale e
intellettuale. Un progetto che deve fare i conti, tra l’altro, con i
potenti mezzi dell’era della comunicazione digitale, sia nella fase
iniziale come nel processo formativo permanente, in una linea di
continuità e progressività. Un progetto dinamico e creativo, che attinge
la forza propulsiva dal respiro di Cristo, Spirito d’amore, di donazione
e di comunione.
________________________
1 Cf P. DEL
CORE,
«La formazione, oggi. Esigenze, sfide e problematiche alla luce delle
nuove prospettive culturali ed ecclesiali», in
Rivista di Scienze dell'Educazione
39 (2001) 1, 49-78, qui 53.
2 E. DUCCI,
«Educabilità umana e formazione», in
Educarsi per educare. La formazione in un
mondo che cambia, Paoline,
Milano 2002, 25-44, qui 27-28.
3 B. GOYA,
Formazione integrale alla vita
consacrata. Alla luce della esortazione post-sinodale,
Edizioni Dehoniane, Bologna 1997, 191.
4 Idem.
5 R. GUARDINI,
Le età della vita: loro significato educativo e morale,
Vita e Pensiero, Milano 2006, 32.
6 Al riguardo si veda: P. RICCIERI,
Formazione a portata di click. Comunicazione digitale e santificazione
della mente,
Paoline, Milano 2011.
Pina
Riccieri fsp
pina.riccieri@gmail.com