n. 11
novembre 2012

 

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Quattro colonne a fondamento della vita consacrata
 

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

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«Sono convinto che ancora a lungo sarà dato alle nuove generazioni di attingere alle ricchezze che il Concilio del XX secolo ci ha elargito». Con questa espressione che si legge nel suo «Testamento spirituale» (17 marzo 2000) Giovanni Paolo II rilanciava in modo efficace l’intento formativo dei documenti conciliari. Per esprimersi con le parole di Benedetto XVI, l'ispirazione che sta alla base di un tale esercizio di memoria storica muove dalla persuasione che il Vaticano II sia da valorizzare come «bussola con cui orientarsi nel vasto oceano del nuovo millennio» (cf Novo Millennio Ineunte, 57). A 50 anni dal suo inizio, che cosa oggi resta dello spirito del Concilio, della sua carica profetica? Il dibattito è aperto. Ce lo ricordano i documenti e il vissuto di tanti cattolici: il Vaticano II è entrato nella vita della comunità cristiana come via da seguire per ritornare alle fonti, alla Parola e all’Eucaristia, alla carità e alla fede. «Col passare degli anni - afferma Papa Ratzinger - i documenti conciliari non hanno perso di attualità; anzi, i loro insegnamenti si rivelano particolarmente pertinenti in rapporto alle nuove istanze della Chiesa e della presente società globalizzata» (Primo Messaggio, 20 aprile 2005). Il primo atto di onestà verso il Concilio è proprio quello di riprendere in mano i documenti, leggerne i testi e comprenderne il messaggio. Occorre far maturare i semi fecondi che i Padri conciliari, nutriti dalla Parola di Dio, gettarono sul buon terreno, cioè i loro autorevoli insegnamenti e le loro scelte pastorali. Qui intendiamo focalizzare l’attenzione sulle quattro Costituzioni conciliari, che immaginiamo come quattro colonne che reggono la vita consacrata. Con una breve introduzione alla rilettura dei testi, tentiamo di individuare i punti chiave del Concilio.

 

Vitalità della liturgia

Sacrosanctum Concilium (4 dicembre 1963). Perché il Concilio ha prodotto per prima la Costituzione sulla liturgia? Dietro questa scelta stavano vari motivi: l’urgenza pratica segnalata da molti vescovi: il 20% delle risposte inviate alla Commissione preparatoria si riferivano alla liturgia, auspicando una semplificazione e un adattamento dei riti, in vista di una maggiore partecipazione dei fedeli; si trattava di una materia che poteva contare su uno schema che recepiva il meglio della riflessione del movimento liturgico; più in profondità, era viva la coscienza dell’importanza di una riforma liturgica per una riforma della Chiesa che partisse dalla centralità del mistero di Cristo e dal primato di Dio. Il Concilio invita ad un contatto più vivo col mistero di Cristo e con la storia della salvezza; assume la Scrittura come norma e giudizio del comprendere la liturgia e sperimentare la sua riforma, realizzando quello che in maniera simbolica veniva espresso dal rito di intronizzazione dell’Evangeliario all’apertura di ogni assemblea conciliare; indica gli effetti della liturgia, la quale «ogni giorno edifica quelli che sono nella Chiesa tempio santo del Signore, in abitazione di Dio nello Spirito Santo, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (SC 2). Il ritorno alla liturgia, dopo 50 anni, è determinante per la vita consacrata: un richiamo a impostare in termini fondativi e teologali il legame tra liturgia e vita.

«Mezzo fondamentale per alimentare efficacemente la comunione col Signore - ci ricorda Vita consecrata - è senza dubbio la santa liturgia, in modo speciale la celebrazione eucaristica e la Liturgia delle Ore. Innanzitutto l'Eucaristia […], cuore della vita ecclesiale […] sta per sua natura al centro della vita consacrata, personale e comunitaria. Essa è viatico quotidiano e fonte della spiritualità del singolo e dell'Istituto […]. E nella celebrazione del mistero del Corpo e del Sangue del Signore si consolida ed incrementa l'unità e la carità di coloro che hanno consacrato a Dio l'esistenza[…]. Accanto all'Eucaristia, e in intimo rapporto con essa, la Liturgia delle Ore, celebrata in comunione con la preghiera della Chiesa, esprime la vocazione alla lode e all'intercessione, che è propria delle persone consacrate» (VC 95).

 

Una Chiesa misurata sulla comunione

Lumen Gentium (21 novembre 1964). In una sintesi suggestiva il noto teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, presenta la Chiesa come «splendore» della Trinità nella storia. In questa formula - sottolinea - è riassunta la profezia del Vaticano II sulla Chiesa, espressa nella Costituzione Lumen Gentium, la cui struttura portante è costituita dalla meditazione sul rapporto tra la Trinità e la Chiesa. Il richiamo dell’origine trinitaria ci fa capire che la Chiesa è dono e grazia: non si inventa né si produce, si riceve; inoltre, la Chiesa si offre come mistero: è opera di Dio; ancora, nel suo aspetto di comunità, la Chiesa è impegnata nella storia. Rivisitando la Lumen Gentium, a 50 anni dal Concilio, siamo sollecitati a rimeditare il I capitolo di Vita consecrata, intitolato appunto Confessio Trinitatis. Ad esempio i nn. 20-21 sono particolarmente incisivi: «La vita consacrata è annuncio di ciò che il Padre, per mezzo del Figlio nello Spirito compie con il suo amore, la sua bontà, la sua bellezza. [...] Primo compito della vita consacrata è di rendere visibili le meraviglie che Dio opera nella fragile umanità delle persone chiamate. Più che con le parole, esse testimoniano tali meraviglie con il linguaggio eloquente di un'esistenza trasfigurata, capace di sorprendere il mondo» (VC 20). Pertanto, «la persona consacrata è chiamata ad approfondire in dimensione trinitaria il dono dei consigli evangelici con un amore sempre più sincero e forte: amore al Cristo, che chiama alla sua intimità; allo Spirito Santo, che dispone l'animo ad accogliere le sue ispirazioni; al Padre, prima origine e scopo supremo della vita consacrata. Essa diventa così confessione e segno della Trinità» (VC 21).

 

Rivalutazione della Parola di Dio

Dei Verbum (18 novembre 1965). Definito il documento-base di tutto l’«edificio conciliare», la Dei Verbum è il testo più breve di tutto il Vaticano II: consta di sei capitoli articolati in ventisei numeri. L’ultimo capitolo, il VI, oggi il più attuale, ha un’importanza fondamentale là dove esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere “la sublime scienza di Gesù Cristo” (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. “L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo” (san Girolamo). Il Concilio ha ritenuto opportuno insistere sulla lettura personale della Scrittura accompagnata dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogo tra Dio e l’uomo. Il Dio vivente ci parla, ci interpella, ci chiama, ci invita a seguirlo, e con lo Spirito Santo ci illumina sul cammino da prendere.

L’esortazione Vita consecrata afferma: «Per affrontare adeguatamente le grandi sfide che alla nuova evangelizzazione pone la storia attuale, è necessaria innanzitutto una vita consacrata che si lasci continuamente interpellare dalla Parola rivelata» (VC 81). «La Parola di Dio è la prima sorgente della spiritualità cristiana: alimenta un rapporto personale con il Dio vivente e con la sua volontà salvifica e santificante. Per questo la lectio divina, fin dalla nascita degli Istituti di vita consacrata, ha ricevuto la più alta considerazione. Dall’assiduo ascolto orante della Parola di Dio, e in particolare dei misteri di Cristo, nascono, come insegna la tradizione spirituale, l'intensità della contemplazione e l'ardore dell'azione apostolica» (VC 94).

 

Una Chiesa aperta all’umanità

Gaudium et spes (7 dicembre 1965). È utile e illuminante rileggere oggi la Gaudium et spes chiamata “l’imprevisto del Concilio”. Con ragione il card. W. Kasper ha considerato questo documento come un unicum, non solo perché all’interno del Concilio la Gaudium et spes ha avuto una storia molto complicata, che ha reso necessarie otto stesure prima di arrivare al testo definitivo. Si tratta di un unicum soprattutto perché rappresenta un’assoluta novità nel corso dei duemila anni di storia dei Concili. La novità del titolo annuncia la novità del contenuto. Questa Costituzione infatti non espone soltanto princìpi generali di fede, ma si esprime anche in merito a questioni concrete del mondo contemporaneo. Esamina i «segni dei tempi», parla della scienza e della cultura, del matrimonio e della famiglia, dell’ordine sociale, del lavoro, dell’economia, della pace e della guerra, evocando persino quella nucleare. Il Concilio s’interroga sulle questioni fondamentali dell’esistenza: Cos’è l’uomo? Quale è il significato del dolore, del male, della morte, che continuano a sussistere malgrado ogni progresso? La Gaudium et spes può essere chiamata anche la Costituzione del dialogo della Chiesa con il mondo. La Chiesa non vive per se stessa, è al servizio degli uomini, solidale con le loro speranze e le loro gioie, con le loro tristezze e le loro angosce. A quest’uomo la Costituzione addita l’immagine luminosa di Cristo: «In realtà, dice il Concilio, solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo» (GS 22)».

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Amiche lettrici e cari lettori, il fascicolo di Consacrazione e Servizio che avete tra le mani, l’undicesimo del 2012, si apre con le consuete due rubriche. Nella prima: «I 50 anni dell’Usmi», p. Giordano Cabra, quale testimone del cammino della vita consacrata e della sua evoluzione dal Concilio Vaticano II ad oggi, dà voce alla parola «Profezia». Nell’altra rubrica: «Per educare alla fede», la nostra collaboratrice Paola Bignardi riflette sul valore del servizio. La rubrica: «Orizzonti» arricchisce il fascicolo con il contributo di Maria Trigila, salesiana, che presenta i tre volumi dedicati ai santi e da poco pubblicati dal cardinal Angelo Amato.

Una parola particolare per il Dossier. Sotto il titolo: «Una bussola per il cammino» tratto dal n. 57 della Novo Millennio Ineunte di Giovanni Paolo II, sono raccolti sette studi sul tema: «Vaticano II e vita consacrata». Tra le numerose iniziative dedicate a fare memoria del Concilio a mezzo secolo dalla sua apertura non poteva mancare il nostro contributo. Attraverso una pluralità di voci, il fascicolo mette a disposizione di lettrici e lettori un approccio all’evento conciliare che ha segnato il XX secolo. Gli studi forniscono cenni storici sulla vita religiosa alle soglie del Concilio, si soffermano a cogliere le novità che hanno portato ad una profonda riforma della Chiesa, riflettono su come ritrovare il soffio conciliare. Anche il presente Editoriale si pone nella prospettiva del Dossier.

La rubrica: «Vedere-Leggere» presenta il film «Quasi amici» (T. Braccio) e le segnalazioni di libri (M. M. Pedico). Nella rubrica: «Libro del mese» Paola Bignardi recensisce il volume: «La “Mulieris dignitatem” nel postmoderno alla luce di Maria».

Un fascicolo ricco e impegnativo. Non resta allora che augurare: buona lettura!

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it 

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