“Perché io possa conoscere Lui,
e la potenza della sua resurrezione”
(Fil 3,10).
Sul
finire dell’Ottocento Friedrich Nietzsche, un pensatore non certo tenero nei
confronti del cristianesimo, rimproverava ai cristiani di non essere testimoni
della novità sconvolgente della vita risorta, testimoni di una visione positiva
dell’uomo. “I cristiani dovrebbero cantarmi canti migliori perché io impari a
credere al loro redentore: più gioiosi dovrebbero sembrarmi i suoi discepoli!”.
La resurrezione dai morti di
Gesù, per il credente, è evento unico eccezionale, singolarissimo, in cui è
rivelata l’identità di Dio e l’identità dell’uomo. Cristo ha sconfitto la morte
ed ha aperto la strada alla resurrezione di tutti gli uomini. L’umanità ha
potuto aprirsi allo spazio di Dio. Le domande fondamentali che affiorano alle
radici della coscienza umana - chi è Dio? Chi è l’uomo? - trovano, qui, la loro
risposta. Allora è opportuno porsi con franchezza una domanda: perché Gesù è
risorto da morte? È risorto perché la sua vita è stata “agape”, è stata amore
vissuto per Dio e per gli uomini fino all’estremo: “avendo amato i suoi che
erano nel mondo, li amò fino alla fine” (Gv 13,1). Gesù è stato risuscitato da
Dio in risposta alla vita che aveva vissuto, al suo modo di vivere nell’amore
fino alla morte. La resurrezione di Gesù è il sigillo che Dio ha posto sulla sua
vita.
Perché è importante la
risurrezione di Cristo? Perché attraverso il Crocifisso Risorto ci è dato un
nuovo tipo di esistenza. “Cristo è risorto!” è la realtà che cambia l’uomo. “È
un grande e atteso ‘sì’ a tutto ciò a cui il cuore umano anela con verità; è un
‘sì’ di salvezza e promessa di umanità piena e nuova” (Benedetto XVI). Cristo è
venuto nella nostra carne fin nelle profondità della nostra morte, ha
attraversato il muro della morte e ha messo in comunicazione la nostra vita con
la vita di Dio. Il suo corpo “seminato nella corruzione”, per la potenza dello
Spirito risorto nella gloria, dà a noi la possibilità di un nuovo tipo di
esistenza: “egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per
se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (2Cor 5,15).
***
Qual è questa vita della
risurrezione? Se il peccato è la chiusura dell’io su di sé, la risurrezione è
un’esistenza centrata su Cristo, non è più un “io” chiuso su se stesso. L’“io” è
passato in Cristo come riconosce l’apostolo Paolo: “Sono stato crocifisso con
Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella
carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se
stesso per me” (Gal 2,20). Nella vita del cristiano non c’è più nulla che si
sottragga a questa influenza di Cristo: Cristo vive nel credente, il credente
vive in Cristo. Si può dunque dire che “la vita in Cristo” è ciò che
contraddistingue l’esistenza cristiana.
Nel tempo della tecnologia e
della scienza, nel contesto culturale di una concezione antropologica guidata
dal “saper fare”, più che da un “fare sapiente”, è necessario attivare una nuova
capacità di generare l’uomo nuovo. Occorre saper presentare in modo persuasivo
che cosa significa essere uomini e donne di resurrezione. Uomini e donne della
Pasqua, dell’amore. Come scrive Solov’ev “Il principio della vera vita è
l’amore, l’amore che vince il male: il suo fine è la risurrezione che vince la
morte”. (Fondements spirituels de la vie, ed. fr. p. 160).
Affermare che Gesù Cristo è
il Risorto significa avere trovato in Lui la misura della riuscita della vita
dell’uomo. Nella parola della Resurrezione è possibile cogliere il percorso che
porta alla pienezza di senso ogni esistenza, che la apre a qualcosa di
completamente inedito. L’inedito non viene da noi. Può venire solo da Dio. Solo
lui può rigenerarci, farci nascere di nuovo: nessuno si genera da solo. Il
Risorto è la chiave che struttura la persona umana, e la base che sostiene le
radici ultime della convivenza tra gli uomini. Gesù Risorto si fa presente
nell’uomo, quando questi, vuotandosi di sé, si offre ai fratelli. La donazione
fatta a Dio senza passare per i fratelli è un’evasione (1Gv. 3,14). “Solo in
un’unione che non esclude nessuno, nella comunione di tutti, c’è vera garanzia
di vita” (M. I. RUPNIK, L’esame di coscienza, Lipa 2002, p. 51).
***
Allora diventa urgente
prendere le distanze dalla mentalità che smentisce la vita da risorti.
Anzitutto da una visione
della vita in cui tutto ruota intorno alle nostre esigenze. Il Signore risorto
conduce tutte le relazioni umane verso la fraternità. È Lui il creatore della
fraternità degli uomini. Questa è la forza della Risurrezione. Allora è tempo di
guardare l’esistere dal punto di vista degli altri e dare un addio alla cultura
dell’individualismo, del fai da te, che ci domina, di ragionare per il bene di
tutti recuperando un forte senso di comunità. Per riuscire in questo impegno ci
è prezioso l’amore di Dio che ci fa sentire amati, voluti, attesi; che ci libera
da un bisogno ossessivo di avere e di apparire; che ci spinge a riconoscere e
rispettare volentieri la dignità di ogni uomo; che ci accusa per tutto quanto
c’è in noi di non umano, ma nello stesso tempo ci perdona e ci dà la forza di
ricominciare. Grazie al potere trasformante della resurrezione di Gesù, la
fraternità non è più un’illusione; è diventata carne, vita e storia. Nel Risorto
sono superate le grandi divisioni: “Non c’è più distinzione tra giudeo e greco,
schiavo e libero, uomo e donna, perché tutti siete uno in Cristo Gesù” (Gal.
3,28).
Superare la visione di morte,
di pessimismo: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è
risorto”. Sono le parole dell’angelo alle donne che vanno al sepolcro il mattino
di Pasqua e pensano che il dramma è ormai consumato e a loro resta solo di
compiere un gesto di pietà verso il corpo del Signore. Pensano di concludere
così un’esperienza di vita che le aveva coinvolte profondamente. Ma trovano la
pietra ribaltata: Colui che cercano tra i morti è vivo! Il significato è chiaro:
non ripiegatevi sul passato, non vivete di nostalgia; quel Gesù che avete amato
è vivo; il rapporto con lui non è chiuso nel passato. Si tratta di credere e
appoggiare su questa sicurezza di vita, di amore, di speranza con sincerità e
semplicità.
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Presentazione
Amiche lettrici e lettori, il
fascicolo di “Consacrazione e Servizio” - il secondo del 2014 - prende
intonazione sul potere trasformante della “fede viva” che lo Spirito del Risorto
ci dona.
La rubrica “Talità kum. Io ti
dico: alzati!” (Mc 5,41) apre al fulgore della resurrezione di Cristo che si
anticipa nel gesto di Maria a Betania: profezia e bellezza di un certo modo di
rapportarsi a Cristo Signore che dà profumo al nostro esistere in terra,
pellegrini di un Amore che appunto è Bellezza infinita (M. P. Giudici).
La sezione “Orizzonti” è a
due voci: la prima riguarda il Convegno organizzato dal Claretianum su “la fede
nella vita consacrata”. Dal credere delle religiose e dei religiosi si riverbera
l’importanza, per la vita consacrata, di testimoniare in forme significative e
feconde la propria natura di “segno” nel cammino di fede che ha la sua
inevitabile maturazione nell’amore (M. Bevilacqua).
L’invito a Firenze orienta la
vita religiosa nel cammino della Chiesa italiana. L’appuntamento al Convegno
ecclesiale nazionale è per il prossimo autunno. Il tema: “In Gesù Cristo il
nuovo umanesimo” porterà a riflettere sull’umanesimo, su quel di più che rende
l’uomo unico tra i viventi, su ciò che significa libertà, senso del limite in un
contesto sfidato da mille possibilità, e sulla persona di Gesù, fulcro del nuovo
umanesimo, e sull’esperienza cristiana che ne scaturisce (E. Diaco).
Gli studi del “Dossier”
costituiscono un mosaico di approfondimenti e di aperture sulla confessione di
fede “È Risorto non è qui (Mc 16,6). In cammino con il Vivente”. Un quadro da
cui partono itinerari e percorsi per trasformare l’uomo vecchio in uomo nuovo e
scoprire una visione dell’uomo a partire dal Cristo Risorto.
Nel contesto culturale
odierno un contributo rilevante può darlo la vita consacrata. Nel Risorto nasce
la nuova umanità. La testimonianza dei cristiani prende volto dal Risorto che ha
sconfitto la morte ed è entrato in una condizione di vita nuova. Lo evidenzia
l’approfondimento su “Il mistero pasquale nella vita cristiana”. Nella luce del
Risorto la vita dell’uomo non è una notte invincibile, ma un giorno senza
tramonto (card. A. Amato).
La Pasqua, primo giorno dopo
il sabato, è il primo giorno della nuova umanità, della chiesa assemblea dei
risorti. “La Chiesa
che nasce dalla Pasqua” è una chiesa che tiene davanti gli occhi il mistero di
vita e di amore manifestato in Cristo. In una chiesa pasquale le relazioni sono
trasformate, e prese dentro il circuito della comunione che si accompagna in
modo fecondo e inevitabile con il paradosso della croce e della gioia, della
morte e della vita (F. Barbiero).
La risurrezione non è una
generica vittoria della vita sulla morte, è la vittoria della vita donata per
amore; generosamente spesa per gli altri nel dono di sé. Questa sola è la vera
vita cristiana, la vita di chi è discepolo di Gesù il crocifisso risorto. “Il
Triduo pasquale”, al vertice dell’anno liturgico, ne è il centro celebrativo (E.
Zecchini).
“Gente di Pasqua. La comunità
cristiana, profezia di speranza” è il titolo del libro del cardinale di Manila,
L. A. G. Tagle. Viene offerta una interessante lettura teologico sapienziale in
cui risuona l’invito a riscoprire nella Pasqua il segreto per rinnovare e
rinvigorire, come credenti e come comunità ecclesiale, la vita in questo
presente della storia che sembra abitata da un diffuso senso di disperazione (A.
Matteo).
“Dal profumo di Betania alla
pietra rotolata, In cerca della memoria di lei”, ci regala una brillante lettura
dell’icona della donna senza nome e senza parole che parla con il suo corpo, con
il suo gesto, con il profumo dell’amore che feconda di luce l’incontro con il
Risorto; il profumo della vita più forte della morte (U. Sartorio).
“Donne di resurrezione donne
di profezia” è uno scavo sull’esperienza al femminile; sul modo femminile
dell’amore che porta a Cristo. La rilevanza delle donne nel giorno della
resurrezione è letto come legame speciale delle donna con il Dio ritornato dalla
morte. La voce dolce e acuta di Maria di Magdala, che riconoscendo il Risorto lo
chiama “Rabbuni” é il primo suono della resurrezione. L’altra è la voce di Etty
Hillesum, ebrea misteriosamente affascinata dal cristianesimo che dal fango di
Westerbork osa dire parole di profezia, parole di vita (M. Corradi.).
La rubrica: “Vedere-Leggere”
presenta il film: “Un giorno devi andare” del regista Giorgio Diritti (a cura di
T. Braccio). “Seguono le segnalazioni di libri” (L. Cedrone).
Nella rubrica “Libro del
mese” si legge un’avvincente presentazione del volume di Papa Francesco, “È
l’amore che apre gli occhi” (F. Cosentino).
Quale apporto al concerto di
voci del Dossier in ricerca di nuove forme di umanità, a partire dalla
folgorante realtà del Cristo risorto si pone anche il presente Editoriale.
Un numero ricco di stimoli su
cui riflettere e lasciarsi interrogare perché la ricchezza del mistero della
Resurrezione di Gesù sia fonte di vita, di luce e forza attrattiva, sulla vita
consacrata e su tutta la Chiesa.
Fernanda
Barbiero
Suore Maestre di S. Dorotea
Via R. Conforti, 25 - 00166 Roma
fernandabarbiero@smsd.it
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