Anche se ambientata in luoghi e tempi lontani da noi, la storia di Ester non solo è avvincente ma ti afferra il cuore, con la forza di una donna la cui bellezza è avvenenza del corpo ma anche di virtù profonde e direi tipicamente femminili.
Non è un racconto placido come un bel fiume dalle acque trasparenti.
La storia di questa donna, la cui avvenenza è motivo di controverse posizioni in chi le è intorno, s'intreccia con le vicende di uno dei periodi più terribili per il popolo d'Israele. Incombe infatti sui Giudei il pericolo di venire non solo sottoposti a dura prigionia, da parte dei Persiani, ma addirittura di essere sterminati.
Mardocheo, Israelita colto e giusto, accreditato presso i Persiani, è tutore di Ester. Proprio perché intelligente lei si lascia consigliare da colui che, nei confronti di Ester, è come l'ombra di una robusta palma accanto a un giovane roseto.
Ester: trasparenza del bene nel groviglio d'imbrogli e tradimenti
Alla corte del re persiano Artaserse, vivevano però anche uomini tutt'altro che intemerati. Fra questi un certo Aman, potente presso il sovrano ma despota tanto più pericoloso quanto disonesto e malvagio.
Si sa, nel cuore di tali uomini l'invidia e la gelosia allignano più facilmente che le ortiche in sentieri campestri. Così nel caso di Aman che prese a odiare Mardocheo e tutto il suo popolo.
Ecco, la storia di Ester è dentro il groviglio di continui intrighi, menzogne, tradimenti perpetrati specialmente da Aman. Quel che ti prende l'anima, leggendo il testo biblico, non è tanto il brivido di pericoli incombenti né l'improvviso sussulto di fatti inattesi e gremiti di violenza. Tutto ciò - semmai - dà risalto alla figura di questa giovane donna che acquista consapevolezza del potere da lei esercitato con la sua avvenenza perfino sul re, proprio mentre entra nella persuasione sempre più profonda che da Dio le viene quel bene, finalizzato all'utilità salvifica non tanto sua quanto del suo popolo.
Dopo essere entrata fino in fondo nel gorgo oscuro di quel che le si prospetta se andrà dal re a perorare salvezza per il popolo, Ester afferma: "Andrò dal re, sebbene ciò sia contro le sue prescrizioni; andrò anche se dovrò perire." (4,16).
Queste parole, proferite in un momento tutt'altro che lieto, sono il fuoco di una decisione maturata in un cuore di donna equilibrato e consapevole. Non basta. Esse sono fuoco che viene alimentato da quell'aiuto indispensabile a chi deve sfidare minacce e pericoli. Quando Ester chiede al popolo per mezzo di Mardocheo: "Digiunate per me, state per tre giorni senza mangiare e senza bere; così faremo io e le mie damigelle", è davvero regina.
Esercita infatti un potere che ha sorgive profonde, anzitutto nella certezza che ogni opera coraggiosa e forte nel bene è Dio a volerlae a compierla. A noi Egli però dona di lasciarci ispirare e guidare da lui nell'eseguirla. Preghiera e penitenza: due mezzi asceticisempre di somma importanza, sono appunto gli strumenti che si rivelano efficacissime armi nella lotta per il trionfo del bene.
Ester, valendosi del suo fascino di persuasione, tramite Mardocheo chiede a tutto il suo popolo oppresso e dolente d'impegnarsi con queste armi. Poi lei, in prima persona, entra in un colloquio con Dio di un'intensità che il passare dei secoli non ha per nulla affievolito.
Nel quarto volume dei dieci quaderni di Simone Weil, leggo: "L'anima, giunta a vedere la luce, deve prestare la sua vista a Dio e volgerla verso il mondo. Il nostro io, sparendo, deve diventare un foro attraverso il quale Dio e la creazione si guardano (Ed. Adelphi 2005, pag. 315).
La preghiera di Ester effonde ancora luce
Questo guardarsi di Dio e di tutto il suo creato è la meraviglia che affiora proprio nella lunga preghiera di Ester che, pur "presa da un'angoscia mortale" (4,12), non si ripiega su gemiti di un "io" totalmente affogato in sé e nel proprio dolore.
"Mio Signore, nostro Re - grida Ester - Tu sei l'Unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se non te".
La preghiera (che è tutta da leggere e lasciar venire come rugiada nel nostro cuore) dice un altro tratto caratteristico di Ester: il coraggio di denunciare non solo il male di chi perseguita il suo popolo, ma anche quello che lo stesso suo popolo tanto amato ha commesso, oscillando tra una fede indebolita e la proposta di aderire agli idoli. "Ricordati, o Signore - prega la regina mortalmente afflitta - manifestati nel giorno della nostra afflizione e a me dà coraggio, o Re e Signore di ogni autorità" (4,23).
Con l'intelligenza e il coraggio dell'umiltà, Ester chiede aiuto a Dio: "Metti sulla mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone e volgi il suo cuore all'odio contro colui che ci combatte, allo sterminio di lui e di coloro che sono d'accordo con lui (cfr. 4,24).
Il diapason di una preghiera rivolta a Dio nel vortice dell'angoscia credo sia qui, in queste parole di Ester: "Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non ho altri che te, Signore!"(…) Detesto l'emblema (la corona) della mia fastosa posizione che cinge il mio capo nei giorni in cui devo fare comparsa; lo detesto come un panno immondo" (…) "La tua serva, da quando ha cambiato condizione fino ad oggi, non ha gioito di nulla, se non di te, Signore, Dio di Abramo" (4,27-29).
La preghiera volge al termine ancora con una invocazione che anzitutto riguarda la salvezza del suo popolo, poi la sua: "Dio, che su tutti eserciti la forza, ascolta la voce dei disperati e liberaci dalla mano dei malvagi; libera me dalla mia angoscia!" (4,30)
Proprio con la forza che le viene da Dio, questa giovane donna, interiormente vibrante di sdegno per le minacce ormai di programmato sterminio del suo popolo, accantona ogni sua repulsione, e decide di presentarsi al re nel fascino della sua avvenenza.
Il testo biblico non sorvola i particolari dapprima drammatici di questo incontro, ma ciò che ha più rilievo è il momento di grazia dove la vittoria è della luce. A Ester il potente sovrano chiede: "Che desideri, Ester, qual è la tua richiesta? Fosse pure metà del mio regno, prometto che sarà per te." (5,3).
Più che il lieto fine verso cui questa avventura biblica sta volgendo, vale la pena di cogliere, in drastico confronto, quel che la madre di Erodiade fece dire a Erode che aveva pronunciato queste stesse "parole - promessa", in premio del ballo eseguito da sua figlia. E sappiamo bene quale fu l'esito: su un piatto d'argento la testa di San Giovanni Battista.
È il dramma che attraversa tutta la storia: quella di allora, di oggi, di sempre. Le tenebre contro la luce e la luce che - lo crediamo con tutta la decisione del cuore - vince le tenebre, perché coincide con la nostra stessa fede che vince il mondo.
"Che cosa desideri, Ester?" La domanda del grande sovrano provocò la risposta di una donna che, conoscendo la sua bellezza come talento ricevuto da Dio, subito parlò a Lui perché, attraverso la sua strategia profondamente femminile, trionfasse il bene: la salvezza del suo popolo.
Ester: esemplare anche per noi, oggi
Anche dentro ciascuna di noi, a volte, c'è una donna attanagliata da prove e dolore di morte. L'appartenenza a Dio, per grazia Sua, non ci privilegia, esimendoci da momenti di angoscia. Li
provò, nell'orto degli ulivi e sulla croce, Gesù stesso. Li provò una donna di straordinaria bellezza: Ester, l'ebrea.
Proprio a questo proposito è consolante approdare a una considerazione vitale: dei talenti che Dio ci ha dato, vale la pena di essere coscienti grate e responsabili. Così come Ester fu nei riguardi della sua bellezza.
Ci sono occasioni di gioire (perché non dovrebbero esserci?), però anche, a volte, di pena. Ed è bene. Perché così impariamo a gestirle sapientemente, in luce e forza di Spirito Santo, nel canto di un cuore pienamente libero da attaccamenti egoistici. È lì che può vivere la gioia: quella di seguire l'Agnello Sgozzato e Risorto, il Sovrano di ogni spendente libertà.
Lo seguiamo per la gloria del Padre e per collaborare con Lui umilmente alla salvezza del mondo. Ed è tutto. Che altro di più bello potremmo mai chiedere a Dio per la nostra vita? Davvero, come disse il grande filosofo e teologo russo Evdokimov: "La bellezza salverà il mondo".
Maria Pia Giudici fma
Casa di Preghiera San Biagio
00028 Subiaco (Roma)
info@sanbiagio.org - www.sanbiagio.org
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