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Invochiamo tutti e tutte la pace:
pace nel mondo, pace fra le nazioni, pace nella società, pace nelle famiglie,
pace nei nostri cuori, ma non può esserci vera pace senza il rispetto della
vita.
Dobbiamo rieducarci a rispettare la
vita, qualsiasi vita: da quella umana a quella animale, dalla vita vegetale,
alla vita del nostro pianeta; soprattutto, però, dobbiamo rispettare la vita
umana, a cominciare da quella degli esseri più indifesi e innocenti, che hanno
bisogno delle nostre cure e del nostro amore (come i bambini, gli anziani, i
malati, ecc.). Oggi, invece, c’è come un offuscamento del senso della vita e non
si riesce più a percepirla come un grande e meraviglioso mistero da custodire e
alimentare con impegno e attenzione amorevole, con stupore e con grande
rinnovata meraviglia.
In un lucido
brano di Evangelium Vitae, Giovanni Paolo II afferma che: «L’uomo non
riesce più a percepirsi come “misteriosamente alto” rispetto alle diverse
creature terrene; egli si considera come uno dei tanti esseri viventi, come un
organismo che, tutt’al più, ha raggiunto uno stadio molto elevato di perfezione.
Chiuso nel ristretto orizzonte della sua fisicità, si riduce in qualche modo a
“una cosa” e non coglie più il carattere “trascendente” del suo esistere come
uomo. […] Così di fronte alla vita che nasce e alla vita che muore, non è più
capace di lasciarsi interrogare sul senso più autentico della sua esistenza,
assumendo con vera libertà questi momenti cruciali del proprio “essere”. Egli si
preoccupa solo del “fare” e, ricorrendo a ogni forma di tecnologia si affanna a
programmare, controllare e dominare la nascita e la morte. Queste, da esperienze
originarie che chiedono di essere “vissute”, diventano cose che si pretende
semplicemente di “possedere” o di “rifiutare”» (EV n. 22).
Le conseguenze di
tale modo di intendere e agire stanno sotto gli occhi di tutti: la vita non è
più considerata un bene sommo, una realtà sacra, una ricchezza inalienabile,
dono immenso datoci da Dio per compiere una missione nel mondo a Sua gloria e
nostra realizzazione umana, e per futili motivi, o per sete di guadagno, la si
mette a repentaglio, quando non la si elimini per interesse di parte, per odio,
per eccesso di nervosismo o per altri inconfessati e inconfessabili motivi.
Il progetto di
Dio, però, è un altro: egli vuole che noi viviamo in pienezza, che rispettiamo
la vita nostra e quella degli altri perché, come ci ricorda il libro della
Genesi, la creazione dell’uomo, maschio e femmina, è una creazione fatta ad
immagine e somiglianza di Dio stesso. Solo per l’uomo, infatti, Dio ha usato il
Suo alito divino per infondergli la vita: la rûah. E Gesù, assumendo la vita
umana, per essere come noi e insegnarci a vivere in pienezza, non esita ad
affermare: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
La vita, ogni
vita, è un bene prezioso dunque, e dobbiamo non solo rispettarla ma aiutarla a
svilupparsi in pienezza e totalità. Dobbiamo custodirla, incrementarla, averne
cura e amarla. Solo così saremo persone adulte, persone che collaborano con Dio
alla crescita, allo sviluppo e alla maturazione della vita e di ogni essere
vivente.
Agendo in questo modo potremo non
solo lodare Dio e dire con il salmista:
«Ti lodo, perché
mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo».
Ma potremmo anche sentire
applicate a noi le parole del salmo 1:
«Sarà come un
albero piantato lungo corsi d’acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno
mai:
riusciranno tutte le sue
opere».
In questo mese
di febbraio 2004 impegniamoci in modo tutto speciale a salvaguardare la vita, ad
alimentare la vita, a far crescere le persone che ci stanno accanto, a far
fiorire il nostro ambiente e il nostro piccolo, grande universo con l’unico, il
più importante, l’irrinunciabile fertilizzante che abbiamo a disposizione: la
gentilezza, il sorriso, l’attenzione benevola, l’amore.
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