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L'idea di fondo di questo articolo è che lo sviluppo della
rete stia già offrendo una grande opportunità di comunicare il Vangelo
ai nostri contemporanei, donne e uomini, nei cinque continenti. Ma a
patto che la presenza sulla rete e nella rete, avvenga all’insegna della
“consapevolezza”. Infatti è stato detto e scritto1
che Internet porta con sé una rivoluzione nella comunicazione pari a
quella realizzata dalla diffusione della stampa nell’epoca di Gutenberg.
Oggi l’alfabetizzazione e il suo contrario, l’analfabetismo, sono di
natura “tecnologica”: non basta dunque saper leggere e scrivere, ma
occorre conoscere gli strumenti informatici, saperli utilizzare, e non
solo, ma anche riuscire a sapersi districare nel grande oceano delle
informazioni che possiamo ricevere. Dunque l’alfabetizzazione diventa un
processo complesso, multifase, di formazione permanente, che presuppone
una revisione continua dell’identità del fruitore, interrogata e messa
in discussione dai nuovi sviluppi e dalla acquisizione di nuove idee. Ma
solo se il fruitore avrà per proprio conto una sicura identità, potrà
districarsi nei meandri della società dell’informazione, diventare
utente consapevole, contribuire attivamente allo sviluppo sociale nel
suo complesso e non essere solo consumatore. In pochi anni,
considereremo “analfabeta” chi non comprende la tecnologia e
“l’analfabeta” del futuro sarà la persona incapace di usare i nuovi
mezzi e leggerne i messaggi2.
Quanto all’interpretarli, almeno dal punto di vista ecclesiale qui
vogliamo offrire qualche elemento di comprensione.
1 -
Siti cattolici in Italia
Per accettare la sfida, per
cogliere l’opportunità della rete, in Italia sono sorti in pochi anni
oltre settemila siti cattolici, di documentazione, a servizio
dell’evangelizzazione, ufficiali, di associazioni e gruppi, diocesi e
parrocchie, Congregazioni religiose, riviste, movimenti.
I dati diffusi da Francesco Diani
su www.siticattolici.it, indicano che al 4 settembre 2003, i siti
effettivamente funzionanti erano 7.823. L’incremento maggiore, negli
ultimi anni, è stato registrato dai siti di espressione culturale
(Università, Istituti di Scienze religiose e, soprattutto, Centri
Culturali) con un +35%, seguiti dalle Aggregazioni laicali (+30%). Sotto
la media, invece, i siti della Chiesa istituzionale (Diocesi e Uffici
Pastorali), cresciuti “solo” del 14% e del mondo dell’informazione
popolato da giornali e riviste, case editrici, settimanali diocesani
(+10,7%). E’ questa la categoria che comprende il sito della rivista per
i catechisti, Catechisti Parrocchiali, delle Paoline che ha avuto
l’onore di far tagliare il traguardo delle settemila presenze. A
dimostrare questa presenza sempre più capillare della Chiesa basta
osservare che i più numerosi sono i siti delle parrocchie (1643, pari al
23,5% del totale) e delle associazioni e movimenti ecclesiali che si
attestano al 20,3% (1422 siti). Seguono, staccati, gli ordini e gli
istituti religiosi, che sono all’11,4% (796) e via via gli altri, con
quote inferiori al 10%.
2 -
E la Vita Consacrata?
A proposito di esperienze
“significative” e di grado di ufficialità dei siti, Giuseppe Romano,
docente di “Comunicazione interattiva” alla Pontificia Università della
Santa Croce di Roma3,
ha distinto diverse tipologie di siti “cattolici”. A suo avviso,
infatti, possiamo distinguere tra diversi livelli, mettendo al primo
posto i siti istituzionali che esprimono il punto di vista ufficiale
della gerarchia; seguono siti di servizio, come portali o motori di
ricerca, siti tematici su temi devozionali, culturali o specifici; siti
sociali intesi come luoghi di incontro e dialogo, chat, comunità o
altro.
La definizione funziona molto bene
a livello concettuale, ma forse un po’ meno quando si passa poi,
concretamente, ad applicarla ai diversi siti che non solo troviamo ben
codificati in rete ma anche per quelli che stanno evolvendo. Infatti, se
la caratteristica della rete è nel proliferare delle informazioni e nel
metterne a disposizione più di quelle che servono, si rende necessario
trovare un modo di organizzazione delle informazioni, a beneficio
dell’utente e del sito stesso, che in questo modo trova una maniera per
venire più spesso frequentato e “chiamato”. Il “portale”4
diventa una risorsa preziosa nella misura in cui riesce a organizzare
l’informazione e a presentare, già suddivisi per temi, altri siti,
facilitando la ricerca dell’utente e facendolo diventare un cliente del
portale stesso. Inoltre, la capacità di organizzare l’informazione è
allo stesso tempo un indice di autorevolezza. Ad esempio, il sito
ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana è un “portale” nella
misura in cui organizza le informazioni e la documentazione relativa
alla presenza cattolica italiana ufficiale che si trova in rete, la
quale è, a sua volta, un aspetto particolare ma vastissimo della più
ampia realtà italiana.
A livello di Congregazioni
religiose, molti siti sono in grado oggi di fornire indicazioni con dei
rimandi o dei “links” ad altre realtà della stessa Congregazione o
analoghe. In questo modo il sito si configura come un “mini-portale”,
almeno relativamente a quei temi che interessano. Il sito della
Conferenza dei religiosi e delle religiose australiani, ad esempio
(www.aclri.org), presenta una fitta serie di collegamenti a indirizzi
postali ordinari, ma anche a posta elettronica e siti Internet delle
diverse Congregazioni presenti nel Continente. E anche siti di singole
Congregazioni, soprattutto negli Usa, si presentano allo stesso modo.
Mentre i siti di Case generali (uno per tutti: www.omiworld.org, per gli
Oblati di Maria Immacolata), hanno dei “links” con le riviste della
stessa Congregazione e con altre realtà in rete di diverse Province. E
senza dimenticare l’esperienza importante delle Comboniane
(www.femmis.org) che hanno realizzato un sito in grado di interagire
rapidamente su temi di grande attualità e di impatto sociale per il
lavoro delle Congregazioni femminili.
3 -
Un esempio “storico”
Se finora abbiamo considerato la
Vita consacrata solo a partire dai siti di singole Congregazioni, ricchi
fin che si vuole, ma sempre comunque relativi a una singola
Congregazione, dobbiamo anche dire che dal 1997 esiste in rete
un’esperienza del tutto nuova nel settore, perché si pone come “punto di
incontro” per la Vita Consacrata nel suo insieme. Si tratta del sito
“Vidimus Dominum” (www.vidimusdominum.org), nato dal Congresso
Internazionale dei Giovani Religiosi (Roma, 29 settembre - 4 ottobre
1997) il cui slogan era appunto “Vidimus Dominum”. In quell’occasione si
sperimentò un sito Internet, destinato ad accompagnare i lavori del
Congresso, mettendo a disposizione le relazioni, le voci del Congresso
stesso, e “incrociandole”, per così dire, con notizie di attualità per
collocare la Vita consacrata “nel mondo”. In questo modo il sito, a sua
volta, è diventato un “portale”: apre una finestra su una realtà
mondiale come la Vita consacrata, organizzando informazioni e fornendo
una pista di lettura a chi in rete si occupa di tale tematica. Dal 1997
all’anno 2000, il sito Internet è rimasto sotto l’Unione Superiori
Generali (USG). Attualmente è gestito dalla “Associazione Vidimus
Dominum” di cui fanno parte oltre 130 realtà che vanno dalle singole
Congregazioni alle Province, sia maschili sia femminili; ha un Consiglio
di Amministrazione presieduto da don Tarcisio Scaramussa, salesiano,
Consigliere per la comunicazione sociale. Sono due gli aspetti di
maggiore rilievo e novità che costituiscono questo sito: la sezione “Il
Giornale” e l’ “Area riservata”. Resta da accennare appena alla
caratteristica multilingue: la base del lavoro è in italiano, e il sito
si presenta con pagine di traduzione in inglese, francese e spagnolo.
Fin dall’inizio, è stato “Il Giornale” il vero “motore” del sito,
l’intuizione cioè che si dovesse parlare della Vita consacrata nel suo
rapporto concreto, vivo e vitale con il mondo, dando spazio così a
notizie e informazioni sulle attività di Congregazioni religiose, sulle
frontiere di impegno della Vita consacrata, informando su convegni,
fatti di cronaca, prese di posizione, ma sempre rispettando la
caratteristica di eventi “paradigmatici” della condizione e dell’impegno
della Vita consacrata. Guardando sia alle Congregazioni maschili sia a
quelle femminili.
L’intuizione si è dimostrata valida
e, anzi, ha costituito il vero successo del sito: infatti fino alla
costituzione di “Vidimus Dominum” è mancata un’informazione
specificamente rivolta alla Vita consacrata. Il sito ha colmato un reale
vuoto informativo, e ha interpretato un’esigenza sotterranea, forse, ma
molto forte. Attualmente le modalità di accesso alle notizie de “Il
Giornale” sono due: attraverso il collegamento alle pagine del sito
internet, oppure via posta elettronica. Esiste una “mailing list” che
riceve, in modo del tutto gratuito, via e-mail, le notizie di
aggiornamento quotidiano e che negli anni è progressivamente cresciuta
di numero, fino a sfiorare le 11 mila persone, cui si aggiungono,
ovviamente, le diverse migliaia di “contatti” mensili via Internet.
Spicca naturalmente, anche per la storia del sito, la presenza delle
Congregazioni maschili, anche nella quantità delle notizie che le
riguardano; mentre restano ancora in secondo piano le Congregazioni
femminili, non perché facciano meno o abbiano meno da dire, ma forse per
una maggiore ritrosia o minore abitudine a presentarsi all’esterno.
Tra gli altri servizi che si
offrono nel sito – con le diverse sezioni di riflessione e
approfondimento – c’è la possibilità di accedere alla cosiddetta “Area
riservata”, un settore dedicato alle Congregazioni che vi aderiscono e
che possono gestire attraverso una “user name” e “password”,
che regola gli accessi e gestisce l’informazione o i dati contenuti nel
settore specifico.
Al primo posto, nell’“Area
riservata”, c’è l’Unione Superiori Generali (USG), che ha deciso, dalla
metà del 2002, di dotarsi di questo strumento per entrare nel mondo
della rete e offrire ai Superiori generali la possibilità di avere
“on line” documenti integrali, circolari o informazioni
difficilmente accessibili in altro modo o da ricevere con mezzi di
comunicazione più tradizionali.
In maniera discreta, troppo
lenta per alcuni, già così troppo veloce per altri, “Vidimus Dominum”
sta realizzando un cambiamento di grande portata: parlare e far parlare
della Vita consacrata, dandole una visibilità pubblica, fornendo un
luogo virtuale ma da tutti raggiungibile, dove potersi informare, aprire
dibattiti, diventare luogo di confronto. I dibattiti o le discussioni
riservate al chiuso delle diverse Congregazioni oppure ai consessi
ufficiali, trovano in “Vidimus Dominum” una proiezione pubblica.
Attraverso le notizie, si vengono a conoscere iniziative o tematiche al
centro dell’attenzione di altre Congregazioni: si condivide il sapere,
si fa tesoro dell’esperienza altrui, si parla degli altri e magari si fa
strada anche la domanda: perché si parla poco della mia Congregazione?
Secondo i loro tempi, le Congregazioni stanno scoprendo che al di là dei
bollettini o notiziari interni, ci sono delle attività che meritano di
venir conosciute all’esterno della Congregazione stessa, perché appunto
c’è un messaggio da mandare e un pubblico intercongregazionale che
ascolta. E “Vidimus Dominum” sta facendo maturare la consapevolezza che
la Vita consacrata nel suo insieme abbia oggi ben più di qualcosa da
dire.
Ci siamo soffermati in maniera più
dettagliata sul sito “Vidimus Dominum” perché al suo interno coesiste
una pluralità di filosofie, che è assai difficile trovare tutte raccolte
all’interno di un unico sito. Infatti l’informazione che vi si trova non
riguarda una sola Congregazione, come avviene per altri siti anche assai
ben congegnati e ricchi di notizie, ma si fornisce una panoramica
sull’insieme della Vita consacrata. Allo stesso tempo il sito fornisce
riflessioni, materiale di documentazione, la possibilità di una
interazione e un’Area riservata dedicata ad una pluralità di soggetti
istituzionali. E’ dunque un sito cattolico nella sua concezione di fondo
ma operante su Internet con una mentalità “laica”, aperta al nuovo
linguaggio della comunicazione.
Il linguaggio infatti è il
discrimine per distinguere una “vecchia” ed una “nuova” comunicazione.
Anche su Internet, diversi siti sono semplicemente pensati come dei
testi scritti, ben scritti, naturalmente, ma si tratta della pura e
semplice trasposizione in formato elettronico di qualcosa nato da una
mentalità cartacea. Invece la comunicazione efficace in rete è efficace,
appunto, se più rapida, aggiornata, plurilingue, interessante perché
generale ma non generalista. Di solito qualcuno di questi aspetti manca
nei siti di Congregazioni religiose ed è raramente presente nei siti
istituzionali, a volte troppo complessi e dove raramente si trovano
interviste o commenti, che sono invece forme più rapide di comunicazione
e che consentono di viaggiare lungo i binari dell’approfondimento.
4 -
Problemi ed efficacia comunicativa
Quali sono gli ingredienti di una
presenza efficace su Internet? Ed è davvero utile essere in rete,
considerando le forze necessarie e la spesa che comunque occorre
affrontare?
La risposta non è univoca, ma
dipende dalle finalità e dall’uso che ogni singola Congregazione intende
fare, o che intende fare un gruppo di Congregazioni. Essere presenti
sulla scena del mondo è infatti una scelta alla quale non ci si può
sottrarre, per riuscire a parlare e a comprendere il linguaggio degli
uomini e delle donne di oggi. Ma Internet non ha solo questo aspetto,
piuttosto occorre soffermarsi a riflettere sulle caratteristiche che ha
la presenza in rete.
Dal punto di vista informativo,
certo non si può prescindere dal far conoscere le proprie attività ed
Internet fornisce una opportunità in questa direzione. Tuttavia il punto
debole di molti siti è nella possibilità di eseguire degli aggiornamenti
tempestivi, puntuali, frequenti, in modo da poter dare delle reali
informazioni sulle attività dell’Istituto. E qui si verificano le
maggiori difficoltà: tanti siti sono poco aggiornati oppure vengono
inseriti dei testi senza indicazione di data, vanificando l’efficacia
della presenza in rete. Eppure, se gli aggiornamenti ci sono, la
ricchezza informativa risulta veramente notevole. Un esempio può valere
per tutti e riguarda il sito Internet della Conferenza delle Religiose
statunitensi, la Leadership Conference of Women Religious
(www.lcwr.org). Nel sito sotto la voce “Press Releases” vengono
inseriti con tempestività i comunicati stampa relativi ad attività o a
prese di posizione su temi sociali di rilievo. Spiccano le lettere
inviate nel corso del 2003 al Presidente Bush, insieme alla Conferenza
dei Superiori (www.cmsm.org) sulla situazione in Iraq. Se non ci fosse
il sito, e se non venissero inseriti i documenti, chi potrebbe conoscere
queste importanti iniziative?
Dal punto di vista formativo ed
informativo insieme, un esempio importante viene dalle Province
Domenicane degli Usa, sia maschili che femminili, attraverso il sito
www.domlife.org, che presenta delle caratteristiche assai interessanti.
Prima di tutto perché porta degli aggiornamenti molto frequenti ed ha
notizie attuali sulle attività in corso, sulle iniziative, su temi
teologici e sociali di rilievo ed utili da conoscere. Ma la
caratteristica di punta del sito è nella possibilità che viene data agli
utenti di reagire ad un testo letto on line e scrivere il proprio
commento, che viene inserito in tempo reale e senza censura da parte del
“webmaster”. E’ un rischio, certo, ma anche una opportunità molto
interessante e indica che ci si dirige verso una reale interazione.
5 -
L’interattività, nuova frontiera
E’ quest’ultimo aspetto che
vogliamo prendere in considerazione in maniera specifica. Internet
infatti consente – o potrebbe consentire – una forma davvero nuova di
interattività, tutta da esplorare e – crediamo – di grande interesse per
la Vita consacrata. La frontiera qui riguarda il tema delle “comunità
virtuali”. Secondo alcuni studiosi5,
le diverse forme di presenza in rete si possono distinguere a seconda
dell’impostazione “verticale” oppure “orizzontale” dei siti, se
permettono lo scambio alla pari o siano strutturati in maniera
gerarchica da un centro verso una periferia. L’esperienza dei siti delle
religiose è spesso diversa. Infatti esistono delle possibilità nuove,
sfruttate da una Congregazione come le Sisters of Mercy
(www.sistersofmercy.org) negli Usa, in cui nel sito si offre la
possibilità di iscriversi ad una “newsletter”, di frequenza almeno
settimanale, che fornisce notizie varie sulle attività della
Congregazione nelle diverse zone del mondo e in coda ad ognuna delle
notizie c’è l’indicazione dell’indirizzo di posta elettronica della
religiosa di riferimento oppure il “link” ad un sito internet ulteriore
sempre della Congregazione, magari di qualche altra Provincia che cura
specificamente l’attività in questione. In questo modo, si sviluppa una
impostazione che potremo forse definire, in termini nuovi, non solo
“orizzontale” ma anche “circolare”: non ci si limita a distribuire
informazioni a tutti gli interessati e comunque al circuito più vasto
possibile, ma si dà agli utenti lo strumento per approfondire e
moltiplicare ulteriormente il canale informativo con la possibilità del
contatto con la fonte e la successiva eventuale moltiplicazione verso
altri lidi.
Chi scrive ha operato in questo
senso già in diverse occasioni, trovando ad esempio spunti per possibili
articoli nei siti di Congregazioni o attraverso le notizie di attività
fatte o da svolgere. Così si è potuto entrare in contatto con gli
organizzatori, ricevendo da loro ulteriore materiale o realizzando in
diversi casi delle interviste attraverso la posta elettronica, inviando
domande e ricevendo delle risposte. In questo modo l’informazione ha
avuto un percorso di andata e ritorno ma nel ritorno era stata resa
diversa, più ricca, dunque in grado di interessare un numero differente
di lettori. In diversi casi, la Congregazione coinvolta in questo
scambio si è resa protagonista di una nuova fase di moltiplicazione,
segnalando ai propri settori periferici o agli uffici di corrispondenza,
presso le ONG o le Nazioni Unite, l’esistenza di una o più notizie sulle
loro attività. Da orizzontale, l’informazione ha trovato un canale
circolare per aumentare il numero degli interessati e dunque lo stesso
raggio di azione.
Ma proprio in questo modo si apre
una via nuova di comunicazione. Si parla infatti di Internet come del
posto in cui nascono e si sviluppano delle “comunità virtuali”. A
partire dagli studi di autori come Ronald Rheingold, già all’inizio
degli anni Novanta, l’idea di “comunità virtuale” ha fatto strada,
definendosi come un gruppo di individui che nella rete trova lo spazio
per cementare interessi comuni, per dialogare, scambiarsi idee, anche
realizzare attività di tipo solidaristico e di volontariato, creando
rapporti nuovi. Ma cosa accade quando invece la comunità già esiste nel
mondo reale? Questo è il percorso inverso che può infatti compiere la
Vita consacrata: non passare dalla comunità virtuale alla comunità
reale, come accade nella esperienza comune di tanti che prima si
conoscono in rete e poi nella realtà, bensì allargare al virtuale una
comunità reale già presente.
Per Clif Figallo, animatore di “The
Well” insieme proprio a Rheingold, gli elementi portanti della comunità
virtuale sono: l’autopercezione dell’appartenenza comune, la costruzione
di una ragnatela di relazioni, lo scambio continuo su temi cui si
attribuisce valore, la condivisione di storie e relazioni durature e la
possibilità di partecipare a più gruppi, secondo lo schema di un
processo aperto, dinamico, interattivo ed interindividuale, regolato in
modo solidaristico e che tende alla formazione di una identità
collettiva. Tutti aspetti che per una comunità religiosa, sono già
presenti. E dunque il caso delle Congregazioni è – crediamo sempre
di più – un vero e proprio “esempio tipico”. Infatti la comunità reale
già esiste ed è quella della Congregazione, appunto, ai suoi diversi
livelli. Se esiste un sito della Casa generale è perché esiste una
comunità reale preesistente ed attiva nei diversi territori delle
nazioni in cui è presente ed il legame tra le Province è reale ed
effettivo. Allora lo spazio virtuale di Internet può soltanto rafforzare
e semmai estendere la realtà comunitaria, offrendo possibilità nuove di
interscambio e dialogo.
Questa è la strada da
esplorare per la Vita consacrata ed è la nuova opportunità che la rete
offre: favorisce infatti, e prima di tutto, la dimensione orizzontale
della velocità, della possibilità di far conoscere le idee, le
esperienze, nel momento stesso in cui si verificano e in tutte le realtà
in cui la Congregazione è presente.
Naturalmente restano ferme le
riserve di fondo sulla comunicazione elettronica in senso “generale”:
per la Chiesa è importante il legame con una comunità viva, è
fondamentale il contatto interpersonale per far scattare la molla
dell’evangelizzazione; l’incontro è sempre con una persona reale, sul
modello dell’incontro con Cristo.
Ma se queste considerazioni valgono
per la comunicazione dalla Chiesa al mondo e dal mondo alla Chiesa, se
ne deve dare una valutazione diversa nel momento in cui ci poniamo
all’interno di una realtà ecclesiale, in cui invece può crearsi un nuovo
modo di relazione comunitaria. Quando la comunità già esiste, può
allargarsi ancora, utilizzando le potenzialità elettroniche e
cementandosi come comunità “virtuale”. Le possibilità dei mezzi
diventano nuove potenzialità espressive o comunicative. Ad esempio nel
caso di una Congregazione religiosa, che per quanto vasta è pur sempre
un gruppo con caratteristiche comuni e dunque è relativamente più facile
che al suo interno possano svilupparsi forme di aumento delle
informazioni e di scambio di idee, di progetti, di testimonianze.
L’ipotesi di un Capitolo generale – la cui fase preparatoria dura anni –
è l’esempio di come, a differenza che in passato, una intera
Congregazione possa venire coinvolta, fino alla più remota delle sue
case, dove magari non c’è un apparecchio televisivo ma facilmente esiste
un collegamento on line. Diverse Congregazioni stanno percorrendo
questa strada e stiamo assistendo, proprio in questi anni, ad una fase
nuova della e nella Vita consacrata: la nascita cioè di
una religiosa e di un religioso più aperto ad una dimensione
extra-locale e con maggiore attenzione alla realtà specifica
inter-locale, che tende ad organizzare la conoscenza degli spazi che
attraversa. La rete virtuale, nella misura in cui si infittisce,
rafforza insomma la ricerca di maggiore consapevolezza, diminuisce la
chiusura e la atomizzazione, aumenta le relazioni sociali. Certo, a
patto che il cambiamento sia guidato, organizzato, gestito, faccia parte
integrante di un progetto a livello Congregazionale. Ma il rischio è
poca cosa, crediamo, rispetto ai vantaggi e alle interconnessioni
possibili. Un primo evidente risultato pratico si avrà già nei prossimi
mesi e in vista dell’importante appuntamento di novembre 2004, quando
proprio a Roma si svolgerà il Congresso mondiale della Vita consacrata,
maschile e femminile, sul tema “Passione per Cristo. Compassione per
l’umanità”, organizzato da USG e UISG, e che sarà veicolato a livello
mondiale proprio attraverso “Vidimus Dominum”. Dunque Internet è stato
scelto come il mezzo privilegiato per diffondere informazioni ed
attraverso il sito, “punto di incontro” per consacrati e consacrate,
sarà possibile assistere ai primi passi di una comunità virtuale di
nuovo tipo, basata su comunità reali. La strada è comunque lunga,
faticosa, prevede la collaborazione e la messa in secondo piano di tanti
particolarismi, ma è già tracciata.
Il gesuita Paul Soukup6,
dell’Università di Berkeley, commenta così che le nuove tecnologie
portano una rivoluzione paragonabile a quella che fu della stampa
scritta, cioè la possibilità di «trovare informazioni, creare comunità»,
sviluppare ricerca, offrendo “nuove strade” alle comunità religiose per
farsi conoscere. «Virtualmente, ognuno può pubblicare on line e può
farlo con o senza il sostegno della comunità».
Per gruppi omogenei – comunità
religiose, parrocchie, associazioni – può essere un modo per interagire
e velocizzare le comunicazioni, ma anche per ottenere dei risultati dal
punto di vista della formazione, utilizzando le tecnologie. Per la
Chiesa comunque – secondo Soukup – si profila il rischio che il
collegamento virtuale “stacchi” le persone dal riferimento alle comunità
reali e che «il tempo trascorso on line corrisponda a
minore tempo con la comunità locale o la parrocchia». In questo aspetto
c’è una problematica da prendere in considerazione, perché «molti
partecipanti on line cercano un senso di comunità che non trovano
nelle loro chiese locali. Per ovviare a questo problema, lo sforzo di
evangelizzazione può e dovrebbe promuovere una connessione interattiva
tra la gente», che nel medio periodo potrebbe portare nuovi modi per
riunirsi, segnati da una “orizzontalità” di presenza. Tuttavia, secondo
padre Soukup, c’è una domanda individuale molto forte e la Chiesa deve
rispondere, soprattutto perché “le comunità locali devono affrontare una
trasformazione e diventare luoghi di ascolto, accoglienza, calore”. “La
cultura digitale richiede flessibilità: non si possono semplicemente
trasferire risorse in forma elettronica. L’evangelizzazione nella
cultura digitale sarà diversa dall’evangelizzazione sviluppata dalla
Chiesa negli ultimi secoli. Anche qui, l’obiettivo sarà concentrato su
Cristo e non sui metodi passati”. Lo sa bene chi segue l’esperienza
portata avanti da suor Nella Letizia, che dal convento delle clarisse di
Rimini gestisce una “grata elettronica”: le persone si possono rivolgere
a lei via e-mail ponendo domande o esprimendo interrogativi sulla
propria fede. Un’esperienza che si raggiunge attraverso il sito
www.giovani.org, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana.
In questo modo sta cambiando,
lentamente, la comunicazione della fede, stanno cambiando le modalità e
il linguaggio stesso. Attraverso la rete si scoprono le possibilità di
entrare in contatto non più o non solo da uno a molti ma “molti-molti”,
espandendo le opportunità di interscambio e di comunicazione. Occorre
ancora esplorare una modalità organizzativa, per passare alla fase
progettuale, ma la strada della “comunità virtuale” è aperta.
6 -
Produrre conoscenza
Torniamo all’esempio di “Vidimus
Dominum”, da cui siamo partiti. Non è esagerato dire infatti che questo
sito, oggi, stia “producendo conoscenza”, nella misura in cui procede
allo scambio e alla condivisione di informazioni, comunicando in rete.
Infatti, anche se lentamente, si produce “interazione”. E’ probabilmente
vero che il “salto” alla comunicazione elettronica e ad un uso
consapevole della rete da parte delle Congregazioni e della Chiesa
richieda ancora molto tempo. Stiamo assistendo effettivamente a fenomeni
nuovi, che si chiamano comunicazione e “rete”, ovvero un modello in cui
a partire da un solo punto, si può parlare a molti in modi impensabili
in passato. Mentre ancora quarant’anni fa bisognava avere dei mezzi
molto potenti – giornali e televisioni e radio, per intenderci – oggi le
tecnologie consentono di ottenere il risultato di rivolgersi ad un
pubblico molto vasto a costi assai minori, infinitamente minori anche se
alti per una singola Congregazione. Da qui la necessità delle “sinergie”
ma soprattutto la necessità di cominciare una riflessione più organica
sulle modalità della comunicazione. Il che significa chiedersi quali
linguaggi utilizzare per annunciare il Vangelo, mettendo in secondo
piano un approccio che enfatizza i rischi della rete ma che rischia
proprio per questo di restare limitato ad un ambito più moralistico,
legato alla paura di un confronto vero con la realtà. Se Internet è una
opportunità, anzi una “nuova frontiera”, una “mentalità” adatta alla
rete ha delle caratteristiche di ricerca di linguaggio nuovo, e parte
dall’idea che nel grande oceano delle informazioni, la “carta vincente”
ha i volti della specializzazione, della scelta di un particolare
settore di cui ci si occupa e del presentare una possibilità formativa
che organizza le informazioni secondo una particolare chiave di lettura.
Il valore aggiunto è la comunità virtuale, che parte dal rapporto
personale preesistente e prosegue sul piano elettronico per tornare poi
al livello del contatto interpersonale. Ma a patto di condividere lo
stesso nucleo di valori e di interessi, cioè di far parte in precedenza
di una comunità reale, ovvero di potersi identificare all’interno di un
gruppo più omogeneo di modelli di riferimento e dunque di valori7.
Bibliografia
V. Comodo - G.F. Poli, Cliccate e
vi sarà @perto, Torino, Effatà, Milano 2002.
F. Mastrofini, «Interattività e
Vita Consacrata», in Vita Consacrata, n.5/2003, pp. 540-547.
Id., «Internet nella vita della
Chiesa: sfida, rischio, opportunità», in Aggiornamenti Sociali, n.09-10/2003,
pp. 616-625.
A. Pascale, «E-learning: produrre
conoscenza comunicando in rete», in Rinnovare la Scuola, n. 18-2002, pp.
5-18.
P. Soukup,
Christian Communication, Greenwood, New York 1989.
P. Soukup, Challenges for
Evangelization in the Digital Age, Relazione tenuta il 3 aprile 2003 al
Congresso continentale «Iglesia y Informatica», Monterrey, Messico.
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