 |
 |
 |
 |
Essere coraggiosi
nel guardare al futuro con realismo evangelico, richiede riflessione,
discernimento, preghiera. Le giovani ben sanno che "il consacrato
in modo radicale e ancora più evidente è chiamato a diventare icona
vivente di Cristo" (cf VC, 30) e traducono questa loro
consapevolezza in preghiera. Ma in una preghiera che, qua e là, negli
elaborati pervenuti in redazione, si connota di aneliti al bene, di
gratitudine, di espressioni "calde", proprio quelle di
un’innamorata all’innamorato, quasi un’eco di "Una voce! Il
mio diletto! Eccolo, viene! Ora parla e mi dice - alzati, amica mia, mia
bella - vieni!" (Ct 2,8.10):
"Sono
innamorata… e LUI… ‘magicamente’ corrisponde, anzi mi ama più
di me. Ha trasformato i miei occhi rendendoli capaci di trasfigurare
l’essenza delle cose. Il mondo non mi appare più vuoto, arido: tutto
è più luminoso, i colori più intensi. Io ho scoperto l’amore di Dio
e non posso tenerlo per me. Devo raccontarlo agli altri, annunciare a
tutti il suo amore. Ho nel cuore un sogno che condivido con il mio
sposo, nel buio della notte, nel silenzio della preghiera" (sr.
Maria Eduarda de Lima, ancella del Sacro Cuore);
"Chi sei,
donna consacrata, se non la sposa innamorata che ha fatto esperienza
della fedeltà dello Sposo e vigila nell’attesa del suo ritorno? Ti
sogno come donna di preghiera, anzi come maestra di preghiera che
diventa veicolo d’incontro tra l’uomo e Dio" (sr. Ester
Papatola, francescana ancella di Maria);
"Sogno Te,
Gesù, anzitutto Te, perché quando si ama non si può non sognare
l’Amato e sospirare a Lui coi palpiti del cuore, nel desiderio
rinnovato di voler essere sempre più una cosa sola con Lui (sr. Silvia
Paradiso, figlia di M. Ausiliatrice);
"Desidero
una vita consacrata che sappia vivere e testimoniare la vita di
preghiera. L’amore vero non affievolisce il cuore, ma lo rende
eternamente nuovo, giovane, libero, accogliente, disponibile" (sr.
Monica Auccello, suora della S. Famiglia di Spoleto);
"Voglio
sempre più Lui, ascoltare i suoi sospiri, diventare le Sue braccia, le
Sue mani, i Suoi piedi, il Suo cuore" (sr. Daniela Lazzaroni,
adoratrice del Sangue di Cristo);
"Il Signore
è il Dio della vita, mi aiuti sempre a scrivere nella mia vita il Suo
nome. Egli è l’unico protagonista, l’attore principale di questa
grande storia d’amore che mi farà vivere sempre al suo fianco"
(sr. Antonietta Tufano, povera figlia della Visitazione di Maria);
"Voglio
vivere immersa in Lui. Per vivere pienamente la propria consacrazione
non esiste altro modo più completo che quello di immergerti totalmente
nel divino" (sr. Florence Okoro, ancella del Signore);
"C’è un
sogno che mi riempie il cuore. Un sogno che è più di un sogno, è
esigenza, è desiderio, è il sogno dei sogni. E’ Dio! E’ lo Sposo,
il Tutto, il Senso!" (sr. Paola Rizzi, adoratrice del SS.
Sacramento);
"Si, il mio
diletto è proprio venuto, e mi ha presa con sé. Ha rivestito il mio
cuore di meraviglia nuova, ha plasmato del suo amore la mia esistenza e
mi ha chiamata sua sposa. Si, la donna consacrata di ieri, di oggi, di
sempre è Sposa di Cristo, è irradiazione gioiosa, libera, piena,
totale della sua splendida Luce e del suo Amore" (sr. Paola Vailati,
suora misericordina).
C’è chi si
sente "debole" e ripone tutta la sua fiducia in Dio
chiedendogli soccorso:
"Signore,
fammi essere donna di preghiera perché i miei occhi possano arrivare a
contemplare la Tua presenza ovunque, nelle persone, nelle realtà
positive e anche negative della storia. Una preghiera che non termina
davanti all’Eucarestia ma continua nella vita di ognuno di noi, con
l’impegno e la responsabilità di rivelare il Tuo volto alle persone
che ti cercano e non ti conoscono ancora. Tenere lo sguardo fisso a Te e
lasciarmi guardare da Te, immersa in questo profondo sguardo d’amore
perché risplendano su di me e in me il Tuo volto, i tuoi sentimenti, i
lineamenti della Tua persona, del Tuo stile, del Tuo essere Figlio e in
me possa leggere la tua presenza che vive, che si fa carne" (sr.
Ivana Signorelli, suora adoratrice del SS. Sacramento);
"Concedimi,
Signore, di vivere positivamente i miei comportamenti di superficialità
e di distacco, i miei momenti di crisi o di prova, che posso solo
superare con la preghiera e con il tuo aiuto" (sr. M. Gisella Ngono,
domenicana figlia del S. Rosario di Pompei);
"Signore,
aiutami a fiorire nel giardino dove mi hai seminato" (sr. Epiphana
Lubangula, suora della Presentazione di M. V., ‘Pietrine’).
Ma c’ è anche
chi trasforma la preghiera in slanci del cuore, in effusioni
affettuosissime, in un filo diretto con Dio per continuare, senza
interruzioni, quel dialogo dolcissimo che intercorre tra la sposa e lo
Sposo:
"Sogno una
vita consacrata alimentata dal continuo rapporto con Cristo e con il
Padre nello Spirito Santo, in un quotidiano confronto con la Parola,
divenuta familiare; una vita consacrata nella quale la preghiera più
che pia pratica sia uno slancio del cuore che si snoda per tutta la
giornata per poi continuare inevitabilmente durante la notte, quando il
corpo riposa ma il cuore, che si è addormentato in Lui, continua il suo
canto di lode. La preghiera, libera dai lacci del legalismo e della
formalità, è un dialogo semplice, continuo, una lunga telefonata fatta
con il "cellulare", cioè con un telefono sempre a portata di
mano" (sr. Elena Scida, suora maestra di S. Dorotea, figlia dei
Sacri Cuori);
"Sogno
comunità di donne che sintonizzano ogni giorno il loro cuore sui Sacri
Cuori di Gesù e di Maria e che danzano la vita nella preghiera"
(sr. Maria Costa, suora maestra di S. Dorotea, figlia dei Sacri Cuori);
"Per
realizzare il mio sogno, voglio entrare nella preghiera di ascesi e
coltivare all’ombra del silenzio dell’Adorazione Eucaristica il
libero distacco dall’esteriorità, dal turbine dei sensi per lasciarmi
afferrare dallo Spirito Santo e volare in terra di missione con Cristo
Signore" (sr. Felicita Ouedraogo, suora apostola del Sacro Cuore);
"E’ bella
una vita consacrata che sa scegliere la parte migliore: ‘Marta, tu ti
preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una cosa sola di cui c’è
bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta (Lc
10, 41- 42)" (sr. Thérese Mushia, missionaria scalabriniana);
"Vorrei
appropriarmi del pensiero di Dio quando mi pensò come sua consacrata.
Vorrei navigare su questo meraviglioso mare del disegno di Dio con gli
occhi aperti di un bambino che si lascia stupire davanti alla novità di
ogni momento. Davvero mi sento di essere chiamata a lodare Dio che mi
stupisce scegliendo piccole cose per compiere grandi meraviglie del suo
amore" (sr. Twinkle Seena Francis, suora figlia di Nazareth).
Ma perché la
preghiera non sia limitata, legata all’abitudine, defraudata di quello
slancio vitale che le dà sempre nuovo vigore, ecco quale spinta dare:
"Spesso la
preghiera personale e comunitaria è priva di entusiasmo, spesso si
affievolisce lo slancio iniziale, allora è necessario scuotersi per
vivacizzarla e testimoniarla con creatività. L’amore vero non
appassisce il cuore, ma lo rende eternamente giovane, nuovo, libero,
attento" (sr. Monica Auccello, suora della S. Famiglia di Spoleto);
"Mi piace
una preghiera liturgica molto curata. Occorre riscoprire i mezzi
ascetici tipici della tradizione spirituale della Chiesa e del proprio
Istituto" (sr. Genoveffa Piculthong Kamsangiam, suora ministra
degli infermi di S. Camillo);
"Dobbiamo
essere più donne di preghiera, ma di una preghiera sempre ‘nuova’
che dica Dio e lo dia a tutti" (sr. Augustina Efuneshi, oblata di
S. Benedetto G. Labre).
Particolarmente
‘gustosa’ la considerazione di una iuniore che esalta la capacità
delle consacrate di "saper gustare" Dio:
"Nella vita
di una consacrata è più vivo, esaltante, interessante conoscere Dio,
che il saper di Dio. Un sapere che, pur derivando dalla fede, deve
arrivare ad essere il gusto di Dio, una capacità di conoscere Dio,
spinta a tal punto da farcelo gustare. Conoscere nel senso di capire,
entrarci dentro, esserne assimilati, essere profondamente in sintonia e
quindi averne il gusto. Noi per il dono della fede siamo chiamate a
conoscere Dio a livello di ‘sapere’, di gustare Dio, di assaporare
Dio" (sr. Zenaida Pena, ancella della Visitazione).
Le iuniori,
infine, colgono, nella preghiera, l’essenzialità della vita
religiosa, e la pongono a suo fondamento…:
"Non
dimentico che la base di tutta la vita consacrata risiede nella
preghiera, nella sua qualità, che ci sintonizza con Dio, si traduce
nella vita quotidiana, dove un amore sempre più sentito, valorizza il
nostro essere per Dio, con i fratelli" (sr. Agnes Bernadette Diouf,
suora adoratrice del SS. Sacramento);
"La
consacrata è chiamata a dare il suo contributo alla Chiesa e al mondo,
ponendo Dio al centro della propria vita" (sr. Cristina Mecheri e
Marzia Platania, serve di Maria Addolorata).
… anche in modo
chiaro e deciso, senza mezzi termini:
"Di fronte
alle provocazioni del terzo millennio e al fenomeno della
secolarizzazione, che ci presenta un mondo senza Dio, la vita consacrata
deve rappresentare l’immagine viva dell’uomo che cammina verso la
sua pienezza umana e la sua realizzazione in Cristo, l’Uomo
nuovo" (sr. Maria Chiara Mellace, apostola della Sacra Famiglia).
Veramente
spontanea, sentita, talvolta sofferta, la varietà di espressioni sulla
preghiera che le iuniori percepiscono come condizione indispensabile e
vitale per qualificare la vita di consacrazione e che costituisce, per
noi che leggiamo, una garbata antologia, particolarmente indicata in
questo tempo quaresimale. Certamente tutte hanno intuito, nello stupore
della loro giovinezza, che "il parlare con il dolce ospite
dell’anima diventa una costante dimensione della quotidianità, che si
traduce in parole interiori: parola di preghiera, di domanda,
implorazione, adorazione, ringraziamento, lode" (cf E. Antonello,
Dall’interiorità alla comunione, in Nella cella del cuore, supp.to al
n. 2/1997 di Consacrazione e servizio, p.132).
E allora le
ringraziamo, pregando, con tutte loro e con loro contemplando.
Paola Silvestri
|