n. 12
dicembre 2003

 

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di Tiziana De Rosa
 

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L'’icona del Natale ci offre, ancora una volta, la manifestazione d’amore del nostro Dio che con struggente passione vuol essere come noi, per stare sempre con noi, e a tal fine viene a condividere la nostra vita, prendendo forma umana nel grembo di una donna.

L’autore della vita assume carne mortale per donarci l’immortalità, il Dio si fa uomo, perché l’uomo possa diventare Dio, l’infinito si fa finitudine, il creatore si fa creatura, il principio dell’amore si fa bisogno e recettività per stabilire la sua dimora in mezzo a noi, uno di noi.

Quest’anno, il 2003, ancora una volta il Signore, il nostro Dio, viene a visitarci, viene a casa mia, a casa tua, viene nel nostro cuore e nella nostra vita: Dio irrompe nella nostra storia.

Il nostro Dio poteva venire a visitarci in tutta la sua potenza: con tuoni, fulmini e saette, con diluvi e terremoti, con venti e tempeste e con sconvolgimenti naturali, ma non l’ha fatto. Dio è venuto a noi sotto le sembianze di un bambino, per condividere con noi tutto, anche la debolezza e la fragilità umana.

Un bimbo appena nato è l’essere più indifeso che possa esistere, perché è totalmente dipendente dagli altri. Infatti, dipende dagli altri per mangiare, bere, muoversi, vestirsi, ricevere stimoli tattili, visivi, olfattivi, ecc., ma soprattutto ha bisogno di tenerezza e di amore, per aprirsi alla vita e crescere. Un bimbo chiede amore e stimola amore e tenerezza nelle persone che lo circondano. Senza amore e senza tenerezza non può vivere, non può crescere, non può diventare persona autonoma. Egli ha bisogno d’amore come ha bisogno dell’aria per respirare.

Il nostro Dio ha voluto farsi bambino in Gesù Cristo, per donarci la sua vita e insegnarci ad amare. A tale scopo si è fatto tenerezza, abnegazione, donazione. Vuole crescere dentro il nostro cuore, in mezzo a noi e renderci capaci di sorridere, di essere come lui: figlie nel Figlio. Anche noi, come lui, dobbiamo essere dono le une per le altre, sorridere alla vita e al prossimo che ci circonda, scoprire le ricchezze incommensurabili della tenerezza che il Padre ci ha mostrato in Gesù, per far crescere la vita in noi e nei nostri ambienti.

E ogni anno si ripete il mistero del Natale, che attualizza la Grazia, il Dono, l’Amore: l’Incarnazione.

Ancora oggi, ogni bambino che nasce ci rivela l’amore che Dio Padre ha per ciascuna delle sue figlie e dei figli amatissimi; e in ogni bambino il Padre ci chiede ancora amore, rendendoci capaci di realizzarci nel dono, nell’abnegazione, nell’oblazione verso il nostro prossimo nella gratuità. La tenerezza, l’amore, infatti, o è gratuito, oppure non è tale. Nell’amore non si fanno calcoli, non vi possono essere secondi fini: non si può amare per interesse, per convenienza: l’amore lo si può solo donare e riceverlo, accogliendolo in dono, oppure lo si può rifiutare. O si ama o non si ama, ma chi si rifiuta di amare, chi si chiude alla tenerezza e al dono di sé, si chiude alla vita, si chiude al futuro e finisce con l’avvizzire e morire, se non fisicamente, certamente dal punto di vista psicologico e spirituale. Solo l’amore ci aiuta a trascenderci, a superare noi stesse e i nostri limiti, ad accogliere il dono e aprirci alla vita stessa di Dio.

Natale ci ricorda non solo che Dio ci ama, con amore di Madre e di Padre, ma che in ogni Natale Egli rinnova per noi questo mistero d’amore indicibile, ridonandoci la pienezza della sua vita e del suo amore, perché possiamo essere felici, crescere fino a raggiungere la statura perfetta del suo Unigenito, per mezzo del quale diventiamo veramente figli e figlie nel Cristo diletto del Padre.

 

Questo è il progetto del padre: «Fare di Cristo il cuore del mondo», fare di noi una sola famiglia, fare del mondo la casa di Dio.

Natale, allora, diventa per ciascuna di noi il serbatoio del mistero d’amore al quale il Padre ci chiama ad abbeverarci, il mistero di amore e di gioia che copre i nostri peccati, spezzando la nostra solitudine e facendo fiorire la nostra terra arida, riarsa e senz’acqua. Nel deserto del nostro cuore, infatti, Dio fa sbocciare un seme e desidera che insieme a Lui ce ne prendiamo cura, amandolo e facendolo crescere fino alla maturità del raccolto.

E’ per noi e a noi che è rivolto l’invito del profeta Isaia: 

«Nel deserto preparate la via al Signore,
appianate nella steppa
la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia colmata,
ogni monte e colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in pianura.
Allora si rivelerà la gloria del Signore,
e ogni uomo la vedrà,
poiché la bocca del Signore ha parlato».
                                                 (Is 40,3-5)

Sta a noi accogliere il dono, diventare madri e padri nello spirito, accogliendo il dono, accogliendo la Grazia di vivere autenticamente il Natale, abbeverandoci alla fonte della Vita e condividendo con le persone che ci stanno accanto questo grande mistero d’amore che è la venuta del Figlio di Dio in noi e nelle nostre case.

Natale è gioia, Natale è grazia, Natale è dono, Natale è sorriso.

Ma, per ciascuna di noi, è Natale ogni volta che rinunciando alle nostre difese interiori ed esteriori ci apriamo all’altra, all’altro, con un caldo sorriso.

E’ Natale ogni volta che dimentichi di noi stessi, riusciamo a perdonare il nostro prossimo.

E’ Natale ogni volta che riusciamo ad accettare con gioia di essere dimenticate, di essere messe in disparte, di essere ignorate.

E’ Natale tutte le volte che accogliamo qualche persona, anche se ci dà fastidio, ci fa ombra, ci chiede qualcosa che ci scomoda o calpesta i nostri sentimenti.

E’ Natale quando amiamo comunque e sempre, anche chi ci sembra non amabile, quando prestiamo attenzione a chi sembra non abbia nulla da dire, quando accogliamo con calore chi non ci è simpatico e rendiamo giustizia a chi è misconosciuto e dimenticato dai piccoli o grandi potenti di turno.

E’ Natale ogni volta che riusciamo a trascenderci e a corrispondere alla grazia del momento storico che viviamo, per vivere all’altezza del dono ricevuto dal padre.

E’ Natale per noi, quando amiamo gratuitamente e teneramente i piccoli e i bisognosi e ci facciamo dono per loro, in modo che attraverso la nostra tenerezza possano incontrare e scoprire l’amore di Dio per ciascuno di essi.

E’ Natale tutte le volte che accogliamo il Signore e lo lasciamo vivere e crescere in noi e per mezzo di noi nel mondo.

E’ Natale quando doniamo a Dio le nostre mani perché possano curare, sanare, dare sollievo a chi è nell’indigenza e nel bisogno.

E’ Natale quando prestiamo a Dio il nostro cuore perché possa amare chi si sente non amato, escluso, emarginato, dimenticato; quando gli prestiamo i nostri piedi per evangelizzare e portare la Pace, ovunque andiamo e dove viviamo…

E’ Natale, quando guardiamo il mondo, le cose e le persone con occhi nuovi, arricchiti di positività e benevolenza, di stupore e di meraviglia: lo stesso sguardo con cui Adamo ed Eva guardarono al mondo il primo mattino della vita, per ringraziare il Signore e dargli la lode.

Buon Natale a tutte e a ciascuno.

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